Grazie di cuore, grazie a tutti.
Come vedete, si deve alla collaborazione di un gran numero di persone la possibilità, o meno,
che un lavoro di restauro così impegnativo sia iniziato, effettuato e, speriamo, fra non molto portato a felice compimento.
Un rapido sguardo alle successioni temporali degli atti: [NDR]»
atto | data |
---|---|
Raccomandata della Soprintendenza che riteneva indispensabile il consolidamento statico del Bene culturale |
17/11/83 |
Prog. mass. ing. Palladino | luglio 1984 |
Primo finanziamento G.R. n.2312: 200 M[ilioni di lire] | 18/03/85 |
Prog. generale approvato: 735 M[ilioni] | 18/01/86 |
Approvazione | 25/02/87 |
Decreto G.R.: + 400 M[ilioni] | 29/07/87 |
Appalto contratto | 08/02/88 |
Registrazione | 16/02/88 |
Inizio lavori (trascorsi 5 anni) | 22/03/88 |
Sospensione | 10/10/88 |
Decreto G.R.: + 100 M[ilioni] | 28/12/88 |
Perizia variante e suppletiva | 28/04/89 |
Delibera G.M. n.1615 | 28/09/90 |
Atto di sottomissione | 21/02/91 |
Verbale di ripresa | 22/02/91 |
Registrazione | 06/03/91 |
Sopralluogo Arch. Benedettelli per smontaggio cuspide | 08/04/91 |
Nota dell’Ente proprietario, con la quale si richiedevano ulteriori contributi:Un miliardo [di lire] | 25/04/91 |
Risposta interlocutoria della Regione | 22/05/91 |
In definitiva sono trascorsi circa quattro anni dalla data di inizio dei lavori ed i tempi persi
per la burocrazia sono stati di circa due anni, come il tempo di effettivo lavoro.
Sono del resto cose che succedono normalmente.
Ed ora passiamo alla successione temporale dei lavori eseguiti con qualche digressione, per non tediarvi, nel frattempo scorrerà per suo canto una video cassetta che illustra taluni interventi o ritrovamenti: tale cassetta è stata registrata dal geom. Riccardo Calvi per uso di cantiere, ma costituisce anche documentazione non priva di fascino.
Potrei leggere gli aridi stati di avanzamento, che sono alla base dei certificati di pagamento emessi, e quasi quasi mi piacerebbe, prima che passino completamente in disuso, ma preferisco esporvi l’andamento dei lavori cosi come li ho nel mio ricordo, perché possiate meglio partecipare all’andamento del restauro.
Si è assodato anzitutto che il campanile è alto m. 48,16 con rilevamento ottico a mezzo teodolite Wild. L’altezza riportata in tutte le precedenti pubblicazioni e data per scontata anche dalla Soprintendenza nel riconoscimento dell’interesse storico artistico - vincolo Legge 1-6-1939 n.1089, era sempre stata di 81 metri. Ma, con l’arch. Benedettelli, condivisi il dubbio che tale dato fosse errato e fu eseguita la misurazione ottica che è stata solo successivamente confortata dalla misurazione diretta, a impalcatura effettuata. Il riferimento è la quota pavimento del portico. C’è stata un po’ di delusione, ma il campanile rimane il più alto di Andria (quasi il doppio dell’altezza di un comune palazzo) e senz’altro il più bello.
Si sono eseguiti saggi conoscitivi prima della disposizione della impalcatura speciale intorno al campanile: ciò era indispensabile per rendersi conto del tipo e dello stato delle strutture che dovevano sopportarne il carico, dato che il campanile stesso risulta incastonato nel portico per l’altezza di due piani.
Si sono eseguiti rinforzi della struttura muraria della chiesa, molto povera verso il portico interno, con carotaggi incrociati, armatura ed iniezioni di malta cementizia.
Sono stati scoperti vuoti sotto la muratura stessa, con espansioni sotto il portico e sotto il pavimento della Chiesa; poiché i vuoti contenevano scheletri e resti umani è stata data comunicazione alla Soprintendenza, al Sindaco ed alla polizia; la Soprintendenza ci ha messo in guardia circa l’esistenza di un più ampio impianto tombale, con l’Ufficio Comunale di Igiene e con la locale Stazione di Polizia abbiamo concordato il da fare circa i resti umani.
Svuotati e puntellati i cavi impegnati dall’impalcatura si è proceduto agli svellimenti e pulizia delle strutture orizzontali dell’ex convento residuo (poi locali parrocchiali) ed al loro consolidamento prima della disposizione dei dormienti di appoggio delle strutture dell’impalcatura metallica Dalmine. È stata eseguita la centinatura e la puntellatura di volte e archi, nonché di murature.
Lo staff tecnico della Ponteggi Dalmine ha fornito un ponteggio a telai prefabbricati Tel-Dal per l’esecuzione dei lavori ed un ascensore da cantiere PD 1000/36 per un agevole trasporto in quota di persone e materiali. Un articolo con ampio servizio fotografico a colori, apparso sulla rivista Notizie, a carattere nazionale, ha evidenziato la grandiosità di questa struttura provvisionale.
Il campanile è stato quindi ingabbiato fino alla sua massima altezza di 48 metri e munito di piani di lavoro e parasassi: solo da questo momento si è potuto circolare in cantiere senza casco giallo di protezione.
Ultimata questa fase, ed avendo abbondantemente assorbito il primo stanziamento di 200 milioni, ci siamo dedicati all’esame dell’effettivo stato della struttura in pietra del campanile e delle sue opere e bassorilievi scultorei, facendo continue considerazioni circa le cause dei singoli fenomeni di degrado e sulle tecniche da adottare per opporvisi e per riportare in pristino ogni elemento lapideo, tenendo sempre presente la condizione essenziale posta dalla Sovrintendenza: "che la rimozione e il ricollocamento e la integrazione di elementi lapidei del paramento murario fosse eseguita con particolare cura, evitando un intervento estensivo e limitando lo stesso alle parti più sconnesse e deteriorate".
L’esistenza dei ponteggi poteva finalmente consentire, oltre a quanto detto, un perfetto rilievo grafico (e non più solo fotografico) (grazie a Franco Cafaro) del campanile barocco in tutta la sua interezza ed in ogni suo particolare e poiché mi ero già deliziato personalmente di tali operazioni all’interno della chiesa, ho affidato a mia figlia e a mio genero, entrambi giovani architetti, il compito del rilievo e successivo disegno in scala 1:10 di tutto il campanile e dei suoi particolari. Non ho fatto loro un favore, non augurerei a nessun altro un incarico del genere! Il barocco e bello da vedere, non da rilevare e disegnare. Figuratevi che nell’85 nessun disegnatore andriese volle lucidarmi (copiare a penna) la sezione longitudinale della Chiesa in scala 1:50, e solo con l’aiuto di Carla Palladino ho potuto superare l’ostacolo (se ne ricorderà don Peppino Lapenna che volle retribuirla con fondi privati).
Ci siamo quindi divisi i compiti e contemporaneamente al lavoro di rilievo è continuato
quello di direzione dello scavo nel pavimento della Chiesa.
E veramente è venuto fuori un impianto tombale completo, come avrete potuto vedere in video cassetta,
composto da un sistema di sepolture singole e da altro sistema di vani voltati e pozzi a campana
ripieni di resti umani. Con molta cura e il rispetto che si deve ai defunti è stato selezionato
ogni resto dal terriccio, vagliando ogni mastella di scavo ed al termine si sono riempiti
circa 450 sacchi di ossa, che sono state trasferite all’Ossario del Cimitero Comunale.
Si è rilevato quindi, ancora con grande difficoltà, l’impianto tombale e si è riconosciuta in esso la causa
di quella che si credeva una risalita di umidità di altro tipo specialmente attraverso le murature perimetrali.
Si è deciso poi di affrontare in maniera definitiva il problema serio del riassetto della cuspide a pera del campanile,
sconquassata da una serie di rami di fico cresciuto lassù.
Avevamo il serio sospetto che non si potesse dar corso ad interventi parziali, perché rami secondari comparivano
qua e là con verdi foglie, anche dopo il taglio dei rami principali che si concentravano nell’angolo Nord-Est del campanile,
segno evidente che l’apparato radicale era esteso e difficilmente raggiungibile e quindi distruttibile.
Esprimemmo questi nostri timori alla Soprintendenza sollecitando un ulteriore sopralluogo dell’Arch. Benedettelli.
Egli di persona si rese conto perfettamente della cosa, e comunque, alla nostra proposta di procedere allo smontaggio
e rimontaggio della cortina muraria in pietra dell’intera cuspide con il metodo dell’anastilosi,
cercò di resistere sollecitando la D.L. a trovare altra eventuale soluzione, e in ogni caso a relatare per iscritto
sulle motivazioni che rendevano impraticabili altre tecniche e sulla metodologia da seguire circa la disposizione
e lo smontaggio della informatura esterna della cuspide.
Non essendo in grado di fare miracoli, studiammo le apparecchiature necessarie (a dire il vero lo schema costruttivo
fu ideato dall’Impresa Calvi e da me solo leggermente corretto e perfezionato) e presentammo la richiesta relazione.
Ottenuta l’autorizzazione furono fatti costruire e montare i telai metallici secondo i meridiani della pera; i relativi orizzontamenti e le modine in legno che seguivano perfettamente l’andamento capriccioso della cuspide ed infine l’arch. Giovanna Calvi ha proceduto al paziente lavoro di anastilosi dei conci con riferimento ai meridiani. Tutto ciò ha costituito solo il lavoro preparatorio; dopo di che gli operai hanno eseguito materialmente e con la massima cura lo smontaggio e lo stoccaggio a livello cortile di ciascuno dei 715 conci di pietra costituenti la cuspide, la eliminazione delicata del bolo interno, la sua discesa ed il trasporto a rifiuto, l’isolamento completo dell’apparato radicale del fico (senza tagliare nulla) ed il suo fissaggio aereo nella originaria positura. Poi a completa pulizia dei paramenti murari interni in conci di tufo e dei conci di pietra della cortina esterna è iniziato l’ordinato rimontaggio di ciascun pezzo lapideo al suo posto ed il riempimento fra cortina interne e cortina esterna con bolo in conglomerato di peso specifico pari a quello del bolo originario.
Al termine la cuspide si presenta integra e con il suo originario splendido disegno. Il Sig. Sindaco, nella sua recente visita al cantiere, ha potuto osservare l’opera quasi finita. Occorre solo riparare la grande sfera di rame (diametro di 67 cm.) che reca i fori slabbrati di vandalici tiri al bersaglio di aerei di passaggio nell’ultima guerra, ricostruire sempre in lastra di rame battuto il cane con la fiaccola in bocca (simbolo dell’Ordine dei Domenicani) che funge da banderuola sulla sfera e di conseguenza curare il sistema di supporto in modo che ne consenta la rotazione, disporre il sistema iniziale di captazione delle scariche atmosferiche che verranno incanalate attraverso quattro barre di rame lungo tutta l’altezza del campanile e disperse nel sottosuolo.
Nel contempo due scalpellini davvero provetti hanno preparato conci scorniciati mancanti a varie quote
del campanile ed hanno ricomposto con l’aiuto di perni aciculari di acciaio inossidabile
ed opportune resine i pezzi rotti (sempre previo smontaggio e pulizia);
pedissequa la ricollocazione nel posto originario.
Per fortuna i bassorilievi davvero splendidi, anche perché ricavati dalla pietra migliore, sono in migliori condizioni.
Non è stata ancora ricomposta la balaustra dell’ultimo piano.
Si può affermare che l’opera di ripristino della cortina muraria e degli elementi scorniciati è stata effettuata al … %.
Abbiamo fatto moltissimo e credo bene, pur tuttavia ci manca molto, ma proprio molto, per dare il restauro pronto al riuso.
Dei 700 M[ilioni] stanziati sono stati spesi già 630 M[ilioni] al netto del ribasso d’asta,
restano pochi spiccioli difficili da utilizzare (altra perizia di variante, ecc.).
Per tale motivo l’Ente proprietario ha inoltrato in data 25-4-91 una richiesta di ulteriore finanziamento
di 1 miliardo [di lire] all’Assessorato alla cultura - Settore Musei e Beni Culturali.
Se è vero che la richiesta stessa risultava necessariamente carente di alcuni elaborati,
come ha fatto subito e pur giustamente osservare l’Assessorato nella nota di risposta in data. 22-5-91,
è pur vero che dal tono della risposta stessa si evince che attualmente
non vi è molta disponibilità … finanziaria, più che altro.
È bene comunque che la mia scarna relazione venga completata da quanto vi dirà l’arch. Annamaria Palladino circa l’analisi storico-artistica del monumento e da quanto vi dirà l’arch. Gianni Selano in merito alle problematiche circa il riuso del complesso.
Sono sicuro che vi convincerete che, come la Soprintendenza indicava sin dal 1983, il monumento di cui stiamo parlando merita, e direi esige, che si continui operativamente ed economicamente ad interessarsi di lui, perché ci possa ricambiare con le sue intrinseche qualità e con i suoi spazi godibilissimi da parte non solo dagli abitanti del Centro Storico, ma, nuovamente, da tutta la cittadinanza.
[testo tratto dalla relazione presentata in pubblica assemblea al termine di quella prima fase di lavori]