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Altari laterali di S. Domenico e Vergine del Rosario
Atto notarile del 18 luglio 1771
da Archivio di Stato di Trani, notaio Gaetano Frisardi, prot. 274, pp. 225r-228v.
Pro Ven.li Conv.tu S.ti Dom.ci ord.nis Predicator.um Andrie
Cum Mag.co Marino Palmieri.
Pro predetto Mag.co Palmieri
Cum eodem Ven.le Conv.tu
Die decimo octavo mensis iulij quarte ind.nis millesimo septingesimo septuagesimo primo, in civitate Andrie.
Ad istanza fattaci per l’infrascritta parti, personalmente ci siamo conferiti
nel Ven.le Convento di S. Domenico dell’ordine dei Predicatori di questa città d’Andria,
in dove abbiam rattrovato gl’infrascritti R.R. Priore, e P.P. del medesimo il molto
Rev. Fra’ Domenico Monteleone Priore, Molto Rev. Padre M. et Provinciale
Fra’ Vincenzo Mengalla, Rev. Padre Fra’ Vincenzo Raimondo, Rev. Padre Lett.re
Fra’ Giuseppe de’ Castro, e Rev. Padre Fra’ Arcangelo Lombardo, in unum capitolarmente congregati,
e coadunati a suon di campanello, giusta il costume, facendono la maggiore,
e più sana parte di detto Ven.le Convento, anzitutto lo stesso rappresentantino,
cong.ti prima in noi, aggentino, ed interventino alle cose infrascritte,
in nomi, e parte di detto Ven.le Convento, e suoi R.R. P.P. in quello presenti,
e di altri successori futuri assenti, in perpetuum, da una parte.
Il suddetto Sig.r Marino ingegnere, e marmoraro mediante convenzione avuta
con detto Ven.le Convento, sponte promette, e s’obliga formare nella chiesa
di detto Ven.le convento, situata nella istrada detta la Piazzetta,
giusta i suoi costumi, due altari, e cappelle di marmo nella maniera,
e forma sta espressato nel disegno firmato dalle parti, e che si conserva
dal detto Sig.r Marino, quali due altari, e cappelle devono essere
nella maniera seguente cioè la parte destra, che stà ornata con capi,
colonna quadra con suo capitello membretti, ed ornamenti dell’intercolumnio,
mezzi capitelli, carusi con freggio, architrave, cornici, e frontespizi,
e propriamente di quell’istessa maniera, e forma, che si vede situato
sopra il disegno suddetto con dover caminare il freggio di rosso
intieramente nella circonferenza, o sia punto depresso, che camina
sopra il festone, o sia cornice del quadro, qual festone debba essere commesso
con pietre di breccie di Francia, che forma d’un color rosso,
con dichiarazione, che nelle cappelle, ed altari debbano essere mutate
alcune cose, che stanno in detta parte destra del disegno con quelle
che s’osservano nella sinistra per elezione de’ P.P., come capo
per capo viene espressato qui di sotto.
Primo. Il capo altare che stà situato alla parte sinistra debba passare (p. 225v)
alla parte destra, e propriamente in quel luogo, dove si vede situato il puttino,
quale non deve venirci, atteso nel luogo, che stà dal medesimo occupato,
resta coll’ornamento d’intaglio del capo altare di sopra espressato.
Secondo. Li medaglioni, ed il piedistallo debbano essere lavorati come sono
nella parte destra del disegno, con mettersi in detti due piedistalli
due imprese in luogo del lavoro d’intaglio.
Terzo. Il paliotto debba essere lavorato con ottimo intaglio, e che abbia
nel mezzo una croce con i suoi raggi, ed il sporgimento sia di once otto,
che con tutta la composizione dell’ornamento, e di pietra liscia debba esser once nove.
Quarto. Il gradino piccolo debba essere abbognato, intagliato, siccome apparisce
nella parte destra del disegno colla sua tavoletta, e l’istesso debba essere
il secondo gradino secondo stà designato dell’istesso colore, e dell’istessa pietra,
a riserba del zoccolo, il quale stà colorino di rosso, che deve venire
di giallo di Siena, così anche le base situate sotto la cornice del quadro
quanto nel disegno si vede di rosso, deve mutarsi in verde antico.
Quinto. Il pezzo della custodia debba essere tale, quale comparisce scornicciata,
ed intagliata, e nel mezzo invece della portella debba situarsi una carta
di gloria colla (p. 226r) sua cornice di marmo di buona centinatura,
int. gradino piccolo l’inprincipio, e lavabo.
Sesto. L’angelo, o sia puttino, che stà situato di sopra il frontespizio
non deve venirci, ed in luogo di quello deve situarsi un giarrone di marmo
di lavoro differente dal giarrone, che viene situato nel modiglione di basso
nella parte destra del disegno qual modiglione abbia il suo commesso.
Settimo. L’ornamento di sopra detto cappellone, che fà finimento debba esser
lavorato di quell’istessa maniera delineata nella destra del disegno con restarsi
l’uvato con cornice d’intorno di marmo per situarsi un quadretto.
Ottavo. Tutti li marmi, che compongono li altari, e cappelle debbano essere
di marmo statuario della più ottima qualità, a riserva della mensa, bradella,
e grado, che devono essere di marmo, e di minor qualità, macchè siano
ben levigati col sottogrado bardiglio.
Nono. Nel zoccolo del piedistallo, che sarà bardiglio fiorito debba
commettere il broccato di Spagna col suo listello nero.
Decimo. Le pietre, che devono essere commesse in tutta l’opera siano del verde antico chiaro,
fior di persico, e giallo di Siena ben colorito boroleo di Francia
della miglior qualità con i rispettivi listelli. (p. 226v)
Undecimo. Tutta l’opera deve essere ben lustrata a specchio.
Duodecimo. Tutto l’intaglio deve essere ben rilevato, e scartucciato,
giusta gl’ordini dell’architettura con buon compartimento situati i pezzi
con tutta quella bontà, e polizia, che ricerca la perfezione dell’arte.
Decimo terzo. Il lavoro, compra, e trasporto de’ materiali debba tutto andare a conto,
e spesa di detto Sig.r Marino, come anche se ci fusse spesa
di dogana nel porto, ove capitarà detto materiale, e la spesa poi del trasporto
dal porto in Andria andare a conto di detto Convento.
Decimo quarto. Tutta l’opera delli due intieri altari, e cappelle debbano situarso dentro
la chiesa a proprie spese di esso Marino, e le spese cibarie, durante il tempo
di detta situazione debbano darsi gratis da detto Ven.le Convento,
come anche le casse, che bisogneranno per il trasporto de’ marmi debbano andare
a spesa del scritto convento, come anche ferro, piombo, calcina, ed ogn’altro,
che occorrerà per la situazione di dette cappelle, ed altari.
Decimo quinto, ed ultimo. La situazione dell’opera suddetta debba sortire
nel mese di giugno dell’entrante anno 1772.
E questo per il convenuto prezzo trà esse parti nelli detti nomi (p. 227v),
come sopra rispettivamente di docati mille, e due cento in moneta d’argento contante
per tutti li due intieri altari, e cappelle, cioè docati sei cento per ciaschuno di essi.
A conto de’ quali predetti docati mille, e due cento esso Marino dichiara,
e confessa con giuramento avanti di noi averne avuto, e ricevuto da detti R.R. Priore,
e P.P. di proprio denaro di detto Ven.le convento la somma di docati due cento
in moneta d’argento corrente, exceptionis; altri docati cinquecento promettono e
s’obligano essi R.R. Priore, e P.P. somministrare a detto Sig.r Marino
sino il detto tempo di esso mese di giugno prossimo di detto entrante anno,
tempo in cui dovranno essere trasportati detti marmi, eseguita detta situazione di altari,
e cappelle, e gl’altri docati cinquecento di obligano insieme essi RR. Priore, e PP. dare,
e pagarne qui in Andria, oppure in quella di Napoli, ove meglio verrà comodo
ad esso Sig.r Marino frà lo spazio di due anni, numerandi dal tempo alla situazione
di detti altari, e cappelle, che dovrà essere in esso mese di giugno prossimo fine
di ciascun anno docati due cento cinquanta; in presenza, e senza eccezione,
anche liquida pretenzione, cui.
Ed il presente istromento così per l’adempimento di quanto si è obligato esso
Sig.r Marino a favore di detto Ven.le convento,
quanto per li docati mille di resto da pagarsi a questo al scritto Sig.r Marino
nelli tempi convenuti; si passa dalla parte osservante (p. 227v) criminalmente,
e per liquido produrre, e presentare in ogni Corte con via esecutiva contro la parte
in’osservante con tutti le danni, secondo la forma del rito della G.C. della Vicaria,
ed a costumanza de’piggioni della case della città di Napoli,
obliganze liquide di detta G.C, ritui ipsius, cui.
Verum ricevuto avrà esso Sig.r Marino li restanti docati mille,
come sopra promessi per essi RR. Priore, e PP., sia tenuto, conpresente s’obliga
avanti di noi fare a beneficio di detto Ven.le Convento
la debbita quietanza in ampla, e valida forma, quibus.
Ed han promesso, e convenuto esse parti colla solenne stipola nelli nomi,
come sopra rispettivamente li oblighi, promesse, e dichiarazione predetta, e tutte le cose
anzidette avere sempre rate, e ferme, e non controvenirci per qualsiasi ragione.
E per la reale osservanza delle cose predette, esse parti, e qualunque di loro,
compresente ad ogn’una delle medesime nelli nomi come sopra rispettivamente spetta,
ed appartiene, seguente anno obligato, cioè essi RR. Priore, e PP. li beni, e rendite
di detto Ven.le convento, ed esso Sig.r Marino se medesimo, suoi eredi, successori, e beni tutti,
mobili, e stabili, presenti, e futuri una parte all’altra, e l’altra all’una (p. 228r),
come sopra in detti nomi rispettivamente presenti, sub pena, et ad penam duplis,
medietate, cum potestate captis, constitutione precariis, renunciaverunt,
tactis scripturis, et pectoribus, resque juraverunt, unde.
Presentibus Mag.
co Leonardo Frisardi regio indice ad contractus,
Rev. D.
no D. Francesco Xaverio Primicerio de’ Risis, M.
ro Nicolao Antolini,
et M.
ri Vito, et Dominico fratribus de’Jeva,
[ndr]
ac M.
ro Francesco Paulo Palombella ab Andria testibus.
(p. 228v)
[NDR]
Si noti tra i testimoni i due fratelli Jeva, maestri muratori che in quel tempo
hanno eretto in Andria i due campanili di San Domenico e di San Francesco.
Atto notarile del 16 luglio 1773
da Archivio di Stato di Trani, notaio Gaetano Frisardi, prot. 276, pp. 283r-287r.
Pro Ven.li Conv.tu S.ti Dom.ci ord.nis Predicator.um Andrie
Cum Mag.co Dominico Palmieri nomibus, ‘ut intus’.
Pro predetto Mag.co Dominicus Palmieri dictis nominibus
Cum eodem Ven.le Conv.tu
Die decimo sexto mensis iulij sexte ind.nis millesimo septingesimo
septuagesimo tertio, in civitate Andrie, habita lic.a ob festum S.te Marie de’ Monte Carmelo.
Ad istanza fattaci per l’infrascritta parti, personalmente ci siamo conferiti
nel Ven.le convento di S. Domenico dell’ordine de’ Predicatori di questa città d’Andria,
ove abbiam rattrovato gl’infrascritti RR. Priore, e PP. del medesimo.
Il molto Rev. Padre Fra’ Ludovico Bochicchio Priore, il Rev. Padre Lett.re
Fra’ Arcangelo Lombardo, il Rev. Padre Lett.re Fra’ Domenico Maria de’ Vanna,
ed il Rev. Padre Lett.re Fra’ Vincenzo Raimondo, in unum capitolarmente congregati,
e radunati a suon di campanello, giusta il costume, facendono la maggiore,
e più sana parte di detto Ven.le convento, e suoi RR. PP. in quello presenti,
e di altri successori futuri assenti, in perpetuum, da una parte.
E con essi in detto luogo abbiam rattrovato il Sig.r Dominico Palmiero maestro scoltore di marmi,
ed ingegniere marmoraro della città di Napoli, al presente in questa suddetta città d’Andria,
aggente similmente ed interveniente alle cose infrascritte, tanto per se, suoi eredi, e successori,
quanto in nome, e parte, e come procuratore specialmente costituito del Sig.r Marino Palmiero suo Padre,
in virtù d’istromento di procura del medesimo, copia del quale ‘ut infra’ ius.da, e degli eredi,
e successori dello stesso, per il quale suo padre promette, e si obliga a maggior cautela
detto Sig.r Dominico sè rato del presente istromento,
etiam in bonis propriis anni futuro tempore, alias, et ins.um, dall’altra parte.
Il suddetto Sig.r Domenico ingegnere, e scoltore nelli nomi, ut supra,
mediante convenzione avuta con detto Ven.le convento, sponte promette,
e si obliga avanti di noi, e de’ sopraddetti RR. Priore, e PP. presenti formare
nella chiesa dello stesso Ven.le convento situato in questo abbitato d’Andria
nella strada detta la Piazzetta, giusta li suoi (p. 283v) confini, due altari,
e cappelle di marmo nella maniera, e forma stà espresso nel disegno firmato dalle parti suddette,
e che si conserva dal detto Ven.le convento, sua cautela, quali due altari,
e cappelle devono essere, cioè uno di S. Domenico, e l’altro della Vergine SS.ma del Rosario
di rimpetto l’un l’altro, ove sono situati presentemente, senza punto appartarsi dal detto disegno,
e che li marmi colli quali devonsi componere li detti altari, e cappelle, debbono essere
di marmo statuario della più ottima qualità, a riserba della mensa, bradelle, e gradi,
quali devono essere di marmo di minor qualità, macchè siano ben levigati,
col sottogrado bardiglio, e li verdi antichi, ed altro nella maniera descritti
in detto disegno devono essere anche di ottima qualità, come dippiù tutto l’intaglio
deve essere ben rilevato, e scartucciato, giusta gli ordini di architettura
con buon compimento situati, e posti con tutta quella bontà, e polizia che ricerca
la perfezione dell’arte. Il lavoro, compra, e trasporto de’ materiali debba tutto andare a conto,
e spesa di detto Sig.r Domenico Palmiero in detti nomi, come anche se ci fusse spesa di dogana,
ova capitarà detto materiale (p. 284r), e la spesa poi del trasporto dal porto in Andria,
andare a conto di detto Ven.le convento. Più tutta l’opera delli detti due altari,
e cappelle debba situarsi dentro la detta chiesa a propria spesa di esso Sig.r
Domenico Palmiero in detti nomi, e le spese cibarie, durante il tempo di detta situazione,
come anche le casse, che bisogneranno per lo trasporto de’ marmi, debbano andare a carico
di detto Ven.le convento, così pavimenti ferro, piombo, calce, ed ogn’altro,
che occorrerà per la situazione dell’opera predetta debba sortire nel mese
di maggio prossimo venture dell’entrante anno 1774.
E questo per il convenuto prezzo tra esse parti in detti nomi rispettivamente di docati mille,
e cinquecento in moneta d’argento corrente per tutti li detti due altari, e cappelle,
cioè docati sette cento cinquanta per ciascheduno di quelli; a conto de’ quali suddetti docati mille,
e cinque cento prezzo convenuto, esso Sig.r Domenico Palmiero in detti nomi dichiara,
e confessa con giuramento avanti di noi aver avuto, e ricevuto da detto Ven.le convento,
e suddetti RR. Priore, e PP. di proprio denaro di esso Ven.le convento docati trecento
in detta moneta d’argento corrente per caparra, e docati cento cinquanta per ciascheduno de’ medesimi altari,
e cappelle (p. 284v), rinunciando all’eccezione non numerante pecunia.
E gli altri docati mille, e due cento a compimento, promettono, e si obligano detti RR. Priore,
e PP. dare, e pagare qui in Andria al suddetto Sig.r Domenico in detti nomi presente,
cioè docati due cento a conto delli docati sei cento resta del prezzo di detto altare di S. Domenico
nel mese di novembre anco primo venturo del corrente anno 1773; e gli altri docati quattrocento
a saldo di detti docati sei cento terminata si sarà detta opera cola sua situazione, come sopra;
e li rimanenti altri docati sei cento resta di detto altro altare della Vergine SS.ma del Rosario
fra’ lo spazio di anni trè, numerandi dal dì, che si saranno situati li detti due altari, e cappelle,
cioè in ogni fine di anno la terza parte di quelli importante docati due cento,
talchè terminati si saranno detti trè anni, abbia da restare intieramente soddisfatto detto
Sig.r Domenico in detti nomi di essi altri docati sei cento;
in pace, e senza eccezione alcuna, anco liquida prevenzione, alla quale espressamente
con giuramento ci rinunciano, e promettono non servirsene, cer.ti.
Ed il presente istromento per la consecuzione di detti docati mille, e due cento dovuti, come sopra,
per detto Ven.le convento, (p. 285r), come pure per l’adempimento, ed osservanza
di quanto è tenuto, e stà obligato detto Sig.r Domenico Palmiero in essi nomi, ut supra,
si possa da dette parti nelli suddetti nomi rispettivamente ‘ad invicem’ criminalmente, e liquida produrre,
e presentare in ogni Corte con via esecutiva, secondo la forma del rito della G. C. della Vicaria,
ed a costumanza de’piggioni delle case della città di Napoli, obliganze liquide di detta G. C., ritui ipsius, cui.
Verum ricevuto avrà detto Sig.r Domenico in essi nomi li detti docati mille,
e due cento dal suddetto Ven.le convento, sia tenuto farli la debbia quietanza in forma, quia sicut.
Ed anno promesso, e convenuto esse parti in detti nomi rispettivamente ‘ad invicem’ respettivamente presenti,
la convenzione, ed obligazioni future come sopra rispettivamente fatte, e tutte le cose predette
avere sempre rate, e ferme, e non controvenirci per qualsivoglia raggione.
Il tenore di detta copia d’istromento di procura è vigente. Ins.ro per la reale osservanza
delle cose suddette, esse parti nelli detti nomi, ut supra, rispettivamente, sponte anno obligato,
detti RR. Priore, e PP. li beni, ed entrade di detto loro Ven.le convento,
e il suddetto Sig.r Domenico Palmiero tanto se, suoi eredi, successori (p. 285v) e beni tutti,
mobli, e stabili, presenti, e futuri, quanto il predecessore lui Sig.r padre Marino,
eredi, successori, e beni tutti dello stesso, mobili, e stabili, presenti, e futuri, et ins.nis,
cioè una parte all’altra, e l’altra all’una in detti nomi, ut supra rispettivamente presenti, sub pena,
et ad penam duplis, medietate, cum potestate capiendi, constitutione precarii, renunciaverunt,
tactis pectoribus, et scripturis resque juraverunt, unde.
Presentibus Mag.co Not.rio Leonardo Frisardi regio indice ad contractus, M.ro Felice,
et M.ro Xaveris Padre, et filio resque de’Pasculli, et M.ro Vincentio de’Muccio ad Andria testibus. (p. 287r)
[Documenti dell'Archivio di Stato di Trani, resi noti dalla preziosa ricerca effettuata dall'arch. Gabriella Di Gennaro
e riportati nella tesi "Altari marmorei settecenteschi ad Andria" del 1994,
pubblicati a stampa nel suo studio "
Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 225-230.