il cappellone dell'Addolorata

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Le statue dell'Addolorata in San Francesco
[elaborazione elettr. su foto di. Michele Monterisi, 2010]
Oratorio dell'Arciconfraternita dei Servi di Maria SS. Addolorata
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 2012]

Oratorio dell'Arciconfraternita
dei Servi di Maria SS. Addolorata
(detto anche Cappellone)

Sul lato destro della chiesa, con un ingresso neoclassico distinto, sorge il grande Oratorio, o Cappellone, dell'Arciconfraternita dei Servi di Maria SS. Addolorata; esso comunica internamente con la navata attraverso l'ultimo fornice destro, la cui parete fu abbattuta per realizzarne l'accesso.

Una sintesi delle notizie storiche l'attingiamo dal Petrarolo:
"Nel 1834 il Vescovo di Andria mons. G. Cosenza … trasferì [alla chiesa di San Francesco] anche l'Arciconfraternita dei Servi di Maria Addolorata, che provvide ad abbellire la Chiesa a sue spese. L'Arciconfraternita era stata istituita il 1824 dal Vescovo mons. Bolognese, essendo presidente Giovanni Jannuzzi, e aveva come sede la Chiesa di S. Maria Mater Gratiae; il primo rettore fu don Giuseppe Jannuzzi, divenuto poi Vescovo di Lucera. Il 1854, elevata a nobile Arciconfraternita dal Vescovo mons. Longobardi, ottenne l'approvazione da Papa Pio IX e da re Ferdinando II di Borbone. Nel 1887 fu realizzato l'attuale Cappellone, essendo presidente il conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, con il beneplacito del Vescovo mons. Galdi e del rettore don Riccardo Fasoli. … … …
Il Cappellone, come si è detto, fu fatto costruire dal conte Onofrio Spagnoletti Zeuli e venne a costare £ 24000; mentre l'altare in marmo (al centro) fu donato il 1887 da mons. Stefano Porro Jannuzzi, Vescovo titolare di Cesaropoli e ausiliare di Andria, allora rettore dell'Arciconfraternita dei Servi di Maria Addolorata."

[tratto da "San Francesco - Santa Maria Vetere", di Pietro Petrarolo, Sveva Editrice, Andria, 2004, pagg. 15-16, 24]

La discutibile armonia dello stile architettonico esterno dell'Oratorio con il rimanente complesso conventuale è posto in evidenza dall'indagine conoscitiva condotta da Angelo Lauro e Giuseppe Pinto:
"L'ingresso [dell'Oratorio] è rappresentato da una piccola facciata neoclassica del tutto autonoma per stile e decorazione. Quest'ultima, eseguita con materiali di rivestimento provenienti da una cava diversa da quella sfruttata per la realizzazione della facciata principale, determina un evidente contrasto cromatico ed espressivo. Va per altro annotato che il sistema di rifinitura utilizzato nella parte alta rientrante della stessa facciata (intonacata in bianco e fornita di ringhiere moderne) contribuisce a creare una sensazione di disagio visivo che dovrebbe essere in qualche modo sanato."

[testo tratto da " Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero", di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 66]

Nella pregevole nicchia di marmo posta sull'altare è attualmente (2012) esposta una statua lignea della Vergine Addolorata, fatta realizzare nel 1961 da un valente artigiano di Ortisei in Val Gardena (BZ).
È vestita a lutto col caratteristico abito nero, riccamente decorato con fregi in oro e tiene nella mano destra il tradizionale fazzoletto.
Sulla nicchia è fregiato un cuore trafitto da sette spade, simbolo dei sette dolori della Vergine (culto permesso e diffuso a partire dal 1668).

"I Sette Dolori di Maria corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. – 2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”. – 3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. – 4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario. – 5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente. – 6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce. – 7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione."

(testo tratto dal sito http://www.santiebeati.it)

L'altra statua dell'Addolorata è quella più antica, di fine Ottocento. È in legno policromo; è corredata di tre abiti diversi realizzati in filo d’oro, d’argento e seta nera, che vengono indossati a seconda della occasione liturgica (nella immagine in alto appare con una spada che le trafigge il cuore). Nei riti della Passione è portata due volte in processione: il venerdì della prima settimana di passione viene portata dall'Oratorio di San Francesco alla Chiesa di San Sebastiano; il Venerdì Santo, poi, sfila al seguito delle altre statue rappresentanti i vari misteri della Passione. Nella foto in alto è ripresa mentre si allontana da San Francesco per intraprendere la strada che conduce a San Sebastiano (Purgatorio).

l'Annunziata appare ai sette santi fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria
Ferdinando II re di Napoli e lapide commemorativa del benefattore O.Spagnoletti-Zeuli
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 2012]
l'Immacolata tra San Tommaso, S. Filippo Neri e Sant'Antonio
Sant'Onofrio eremita
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 2012]

Un quadro, realizzato da Domenico Carbone nel 1894 e attualmente posto nel vano a sinistra (entrando dalla navata), ricorda che l'Oratorio è sede dell'Arciconfraternita dei Servi di Maria SS. Addolorata.
In esso figura l'Annunziata apparsa nel Trecento a sette nobili fiorentini (Bonifacio Bonaldi, Bonagiunta Manetti, Manetto Dell’Antella, Amodio Amidei, Sostegno Sostegni, Uguggione Uguggioni e Alessio Falcinieri) per invitarli a vestirsi con un saio nero (in memoria della sua vedovanza e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio) e intraprendere la vita contemplativa; la Vergine è dipinta tra una schiera di angioletti nell'atto di consegnare uno scapolare ai quei sette santi fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria.

Sulla parete a fronte di questo quadro è affissa una Immacolata avente ai suoi piedi tre eccellenti Dottori della Chiesa: San Tommaso d'Aquino con la sua Summa, San Filippo Neri col Vangelo aperto su un versetto di Matteo «SERVATE ET FACITE», quale semplice regola per la sua Congregazione dell'Oratorio, e Sant'Antonio di Padova, anch'egli con il libro dei suoi dotti sermoni.

Nel vano a destra (sempre entrando dalla navata) vi sono due quadri che intendono ricordare il benefattore che con i suoi fondi rese possibile la realizzazione di questo grande Oratorio: Onofrio Spagnoletti Zeuli.
Da un lato, infatti troviamo il dipinto rappresentante Sant'Onofrio eremita, che rinunziando alla vita regale (simboleggiata dalla corona e dallo scettro abbandonati ai suoi piedi) conduce una vita di penitenza e preghiera nel deserto.

Sull'altro lato leggiamo una lapide commemorativa dell'erezione dell'Oratorio grazie alla suddetta generosità del Conte Onofrio Spagnolettio Zeuli.
Su tale lapide è affisso un quadro rappresentante Ferdinando II di Borbone, perché il sovrano nel 1854 approvò l'elevazione della Confraternita ad Arciconfraternita e l'istituzione caritativa del Monte dei Pegni.

A fianco della porta che immette nei locali dell'Arciconfraternita è affisso un quadro raffigurante l'Ecce Homo - Gesù flagellato alla colonna, dipinto nel XX secolo da Carmine Conversano (1923-2008).

Hecce Homo, di Conversano