In questa pagina la ninna nanna è canticchiata da una vecchietta andriese negli anni Sessanta del Novecento, registrata sul nastro di un piccolo "Geloso" portatile da un gruppo di ricerca delle tradizioni, il CRSAFA (Centro Ricerche Storiche Artistiche Folkloristiche di Andria) [1].
Talvolta al religioso si unisce il profano e alcune ninne nanne ricordano la ferocia del lupo che mangia la pecorella o riportano invocazioni al sonno liberatore per la mamma che, mentre il figlio dorme, potrà sbrigare più in fretta le sue faccende domestiche.
Ninna nannę i ninnarèllę,
u lupę s’à mangœitę la pikurèllę.
La pekra piccęlę i la pekra grossę,
u lupę s’è mangœitę la megghia kòssę.
Pikurella mię, kummę facístę
kwannę mbaccę au lupę tę vędístę?
Ninna nannę i ninnarèllę,
u lupę s’à mangœitę la pikurèllę.
Sę l’à mangœitę pę tęttę la lœinę,
povra pikurèllę senzę attœinę.
Marię dę la Kappèllę,
ammínnę l’akwę
k’avva lavà li pannę la zingarella;
l’avva fé bianghę kumma rę lattę, Marię dę la Kappèllę,
ammínnę l’akwę.
La mammę dę la zitę a scíutę fóurę,
a scíutę a fé nu sakkę de capparœinę;
ninnaredda ninnareddę
u lupę s’à mangœitę la pękęrèddę.
Sunnę ngannatourę, ngannaggèndę,
na nzi ngannannę a kęssę figghię ka ià nucèndę.
Sunnę sunnę, kummę na ngęvìnnę,
vinnę all’aurę ka męnìstę airę.
I kwannę lu pastóurę scènnę a la grotte,
dinnillę a mamma tuę: Mangę rękottę.
I kwannę lu pastóurę mettę mbrìsckę,
dinnillę a mamma tuę: Mangę męscisckę.
Ninna nanna e ninnarella,
il lupo si è mangiata la pecorella.
Della pecora piccola e della pecora grossa,
il lupo si è mangiata la miglior coscia.
Pecorella mia, come facesti
quando di fronte al lupo ti vedesti?
Ninna nanna e ninnarella,
il lupo si è mangiata la pecorella.
Se l’è mangiata con tutta la lana
povera pecorella senza padre.
Maria della Cappella,
fa piovere
perchè deve lavare i panni la zingarella;
li deve fare bianchi come il latte,
Maria della Cappella, fa piovere.
La mamma della sposa è andata in campagna,
è andata a raccogliere un sacco di capperi;
ninnarella nannarella,
il lupo si è mangiata la pecorella.
Sonno ingannatore, ingannagente,
non ingannare questo figlio che è innocente.
Sonno sonno, perchè non vieni?
Vieni all’ora in cui venisti ieri.
E quando il pastore scende alla grotta,
dì a mamma tua: Mangia la ricotta.
E quando il pastore mette in fresco (il vino)
dì a mamma tua: Mangia carne affumicata.
[1]
La registrazione del canto realizzata dal Centro Ricerche Storico-Folkloristiche mi è stata gentilmente fornita
da uno dei componenti il gruppo in quel tempo, il prof. Dino Di Leo.
Nel testo dialettale il simbolo fonetico della "ę" sta ad indicare una "e" muta.
La Musaico, nel libro su citato usa una notazione fonetica più precisa di quella qui trascritta.