"Quando fa freddo e stare fermi in un cantuccio non basta per sentire
meno il fresco della sera, allora, per riscaldarsi, i bambini più
piccoli fanno il gioco delle mani rosse.
Essi stringono le mani in pugno e li sovrappongono.
Uno di loro, battendo al pugno che sta alla base, dice:
Tuppę, tuppę.
Il bambino toccato chiede:
Cià ià? (Chi è?).
Il primo domanda:
Sté u monękę? (Sta il monaco?).
La risposta è:
Cčù sùsę (più sopra).
Il bambino bussa all'altro pugno, fa la stessa domanda e ottiene la stessa risposta. E così di seguito per tutti i pugni sovrapposti.
Quando arriva all'ultimo e chiede se sta il monaco, l'ultimo
risponde di sì e il bambino continua:
Cęrrò sté a fé? (Che cosa sta facendo?)
La risposta è:
A frœišę u pèšę (A friggere il pesce).
La spœinę a ččà la dé? (La spina a chi la dà?)
A la gattę (Al gatto).
I l'ùssę? (E l'osso?)
Au kœinę (Al cane).
šittę gattę, šittę kœinę (Via il gatto, via il cane)
e tutte le mani si colpiscono tra di loro fino a scaldarle"
[su testo letto in "Letteratura popolare andriese" di Antonia Musaico Guglielmi, tip. Guglielmi, Andria, 1981, pag.81]
Con gli alunni questo gioco (come gli altri) è stato preparato nel cortile della scuola e rifatto nel centro storico.