"Talvolta, quando i ragazzini sono in cerchio, un compagno si pone al
centro e cerca di far uscire dal gruppo qualche amico facendo il
gioco del sorriso.
Infatti quello del centro si avvicina al primo
ragazzo e, accompagnandosi con un gesto buffo delle braccia, gli
canta sul viso:
Varvaredda, varvareddę
kęddę čę röęitę vé all'imbčrnę
kęddę či na röęitę vé a u paravöęisę
a sęndě l'addaurę du pröęisę.
Barbetta, barbetta
chi ride va all'inferno
chi non ride va in paradiso
a sentire l'odore del [priso] pitale.
Se il compagno ride, perde e va fuori, altrimenti rimane e il canto si ripete davanti ad un altro ragazzo."
[su testo letto in "Letteratura popolare andriese" di Antonia Musaico Guglielmi, tip. Guglielmi, Andria, 1981, pag.80]