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Castel del Monte ai primi del Novecento

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


XXII
Castel del Monte monumento nazionale

Un giorno o l’altro Castel del Monte, martellato dal tempo e da mani vandaliche, sarebbe sciaguratamente diventato un mucchio immenso di rovine come lo sono stati tanti altri castelli medioevali; se provvidamente a tempo non fosse accorso a salvarlo dalla sua suprema rovina il governo italiano.

Fin dal 1853 il Santoro, sottointendente di Barletta, alla vista di questo monumento, che ogni dì più deperiva, scriveva: «È veramente increscevole che un’opera di tanta perfezione sia, per abbandono e per ignoranza, distrutta da vandalica mano, fino alla impudenza di strappare i pezzi di una rarità veramente storica. La sapienza del Real Governo potrebbe prescrivere che l’Amministrazione di Andria assumesse cura della conservazione di quell’antica opera». (1). In pari tempo due egregi cittadini andriesi, i signori Vincenzo Durso e Riccardo Jannuzzi, consiglieri distrettuali di allora, spinti da carità di patria, fecero eco al Santoro ed a tale scopo indirizzarono una supplica al re; ma i loro fervidi voti restarono inesauditi, ed il Colosseo delle Puglie seguitò ad essere devastato!

Spuntava il primo giorno di febbraio del 1876, ed essendo ministro della pubblica istruzione Ruggiero Bonghi; il governo italiano, rappresentato dall’onorevole comm. Antonio Mordini, prefetto della provincia di Napoli, e questi assistito dal consigliere cav. Francesco Colletta, capo dell’ufficio contrattuale della medesima prefettura, riusciva, dopo moltissime istanze, ad ottenere la cessione del Castello del Monte dal signor Ferdinando Carafa, duca di Andria e di Castel del Monte. — Il Ministero della pubblica istruzione in attestato della sua completa soddisfazione verso del Carafa per aver secondato le lodevoli premure del Governo, dirette alla conservazione dello storico Castello, e per aver consentito che il medesimo fosse mutato in un monumento nazionale; gli offriva come semplice attestato di riconoscenza lire 25.000. Il Carafa poi, cedendo al Governo Castel del Monte, non rinunziava al dritto onorifico di seguitare ad intitolarsi duca di Andria e di Castel del Monte; che anzi questo dritto rimaneva espressamente riserbato per sé e pe’ suoi discendenti (2).

Andria, cripta della Cattedrale con le tombe delle imperatrici sveve

*   *   *

Non appena il Governo italiano ottenne il possesso di questo insigne monumento svevo; spese grandi somme per restaurarlo alla meglio che si poté. I primi restauri vennero eseguiti nel 1879; ma non bastarono.

Il 24 giugno 1883 tenevano un convegno su Castel del Monte il cav. Buongiovannini, ispettore centrale dei monumenti presso il Ministero della Pubblica Istruzione, un ingegnere del Genio Civile, e l’ingegnere Francesco Sarlo di Trani, al quale fu data la direzione tecnica ed artistica per gli ulteriori lavori di restauro. Essi furono eseguiti nel 1884. Il Sarlo fece anzitutto levare i materiali in frantumi, e la terra che ingombravano quel meraviglioso monumento, ed appianare le irregolarità del piano del cortile e delle stanze, prive di pavimento. Alla prima camera del pianterreno, sul tipo originale, fece rifare una porzione della volta caduta da molti anni: i pavimenti nell’interno delle torri: parecchi gradini e diverse soglie mancanti, e non piccole porzioni di poggiuoli, che ricorrevano in giro alle camere del primo piano. A somiglianza di due portoni esterni, fatti costruire nel 1879, furono, con chiusure a due battenti, garentite le altre tre porte, che mettono nel cortile, come pure tutte le finestre, con invetriate. Nel primo piano gli stipiti delle finestre furono rivestiti di lastre di marmo, che in tempi andati, erano state strappate da mani vandaliche. Furono ripresi gli squarci del vano, che conduce nel torrino della prima stanza dell’istesso piano; come pure nella medesima stanza vennero ricostruiti gli squarci del vano della elegantissima finestra esterna, riproducendosi lateralmente le due nicchie, ove si faceva il maneggio della saracinesca, che chiudeva l’ingresso principale del Castello. Vari muri delle stanze furono rivestiti, e dove era necessario ricostruiti archi, finte, basi e cimase, con imitazione dei tipi originali. I pozzi pensili furono tutti essiccati e restaurati, e le scalinate, che internamente alle torri, menano sul terrazzo, coperto nel 1879 di pavimento calcareo, furono protette con tre casottini di ferro, dipinti a bianco sporco da imitare la pietra. Fu fatta in vari punti una muratura di rivestimento per riparare le facciate dei muri del cortile; come pure fu ricostruita la volta della cisterna in esso esistente. Finalmente le erbe e le piante, che da per ogni parte erano cresciute, vennero estirpate, e le sommità dei muri furono ben garentite dalle infiltrazioni delle piogge.

Per tutti questi restauri fu spesa nel 1882 dal Governo, con il concorso della Provincia di Bari, la somma di lire 24.000 (3).

Il medesimo ingegnere Sarlo vi fece mettere dei parafulmini, e vi fe’ destinare un custode, il quale avesse presso di sé un registro, su cui potessero scrivere il loro nome gl’innumerevoli visitatori dl questo miracolo d’arte. Promosse pure l’attuazione d’una strada nuova, che dal piede della collina arrivasse fin sopra il Castello. Il progetto venne approvato dalla Commissione provinciale; con la Provincia concorrevano i municipi di Andria e di Corato; ma la strada si desidera ancora. In questo anno altri restauri necessari si eseguiranno, sotto la direzione del bravo architetto Bernich.

In tal guisa col Castello del Monte non scomparirà dalle Puglie, e massime da Andria, il ricordo monumentale del maggior potentato del medioevo; come pure non scomparirà il più bel tesoro dell’arte, il più grande edificio in cui l’architettura profana, prima di Bramante, toccò il culmine estremo di sua mirabile e classica altezza.

[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 124-127.]


NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)

(1) Discorso al Consiglio Distrettuale di Barletta pel 1853, pag. 56.

(2) Vedi Documento XLIX.

(3) F. Sarlo, Il Castello del Monte in Puglia ecc.