… Ieri - Morfologia del territorio

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Rione “Grotte di Sant’Andrea” - Ieri

Storia e urbanistica dai documenti di archivio

Ing. Riccardo Ruotolo

1. - Morfologia del territorio

La ricerca che ho effettuato negli anni scorsi, consultando decine di faldoni di documenti dell’Archivio Storico del Comune di Andria, mi ha permesso di recuperare notizie ed immagini che per la prima volta ho il piacere di commentare e pubblicare per rinvigorire il dibattito culturale che ha bisogno di nuovi spunti.

Il mio interessamento per il rione Grotte di Sant’Andrea e le zone limitrofe, quali la depressione di Pantano e zone circostanti la Chiesa di San Nicola e la depressione di Vicolo Manfredi e zona Fravina, è partito proprio dalla particolare configurazione topografica e altimetrica di questi tre luoghi: sono zone sottoposte rispetto alla viabilità circostante. Di esse una non lo è più, è quella comunemente denominata “Grotte di Sant’Andrea” che dopo circa novecento anni non formano più una depressione rispetto alla viabilità circostante

Mi sono anche posto l’interrogativo: chi sono stati i primi i abitanti della zona di Sant’Andrea?

A questo primo quesito è difficile dare risposte certe; i documenti sono pochi, anzi pochissimi e non è stata mai fatta una ricerca sul terreno, di tipo archeologico.

Il primo studioso che ha scritto una storia abbastanza completa della Città di Andria è senza dubbio il sacerdote Giovanni Pastore, Prevosto della Chiesa di San Nicola, di cui abbiamo due manoscritti della fine del Settecento: “Memorie storiche della città di Andria” e “ Origine, erezione e stato della Colleggiata Parrocchial Chiesa di San Nicola della città di Andria”, a tutt’oggi ancora inediti, di cui però solo uno è noto, il secondo, ed è meritevole di encomio il sito culturale on-line “Andriarte” che ha effettuato e pubblicato una puntuale “traslitterazione in caratteri stampati” (trascrizione di un testo in un linguaggio diverso) in modo che tutti possano leggere senza difficoltà il lavoro dello storico Prevosto Pastore.

Tutti gli altri studiosi locali che hanno scritto di Andria, quali il D’Urso, il Borsella, il Merra, il D’Azzeo, lo Spagnoletti, l’Agresti, lo Sgarra, il Ceci, il Ruotolo, il Loconte, il Petrarolo, ecc., hanno attinto abbondantemente dai manoscritti del Pastore, anche se le notizie in essi contenute a volte sono permeate di leggenda.

Il Pastore, rifacendosi ai pochi documenti storici certi esistenti presso l’archivio della Cattedrale di Trani sotto forma di pergamene, pubblicati successivamente da Prologo nel 1880 con il titolo “Le carte della Cattedrale di Trani”, quando parla del ventennio che copre il periodo 1040-1060 in cui i Normanni conquistarono l’Italia Meridionale, a proposito della spartizione nell’anno 1042 delle terre conquistate, così si esprime:

cadde in sorte a Pietro, uno dei primi conquistatori, la contea di Trani, con tutti quelli Casali, Terre e Villaggi, che la formavano. Si estendeva ella nel suo cercuito circa miglia cinquanta, ed in tale ampiezza si vedevano eretti quattro cospicui Villaggi, abitati da numerose Genti, si chè ognuno di essi formava in se un popolo notabile. …… Il quarto cospicuo Villaggio, che componeva la Contea di Trani, …… si appellava Andria, eretto sopra un basso, ma amenissimo Colle, sull’erto del quale si ergeva una ben forte, altissima Torre, fabbricata da Longobardi….accanto della qual Torre si ergeva un Tempio proporzionato al numero degli abitanti di esso Villaggio, che andava dedicato all’Apostolo S. Andrea …… All’intorno di questi villaggi è da sapersi che si vedevano esservi moltissimi casali, Borghi, e Vichi di picciole estensioni …… ognuno dei quali distinto andava col nome di qualche Santo, di cui vantavano la protezione, e tenevano il proprio Tempio per adorarlo. Postosi Pietro in possesso della Contea di Trani, …… pose mano ad ampliare l’estensione de’ quattro principali Villaggi, e renderli in forma, e grandezza di città grandi. Il primo disegno cominciò a praticarlo nel Villaggio di Andria.

Veduta prospettica della Città di Andria - G.B. Pacichelli, Napoli 1702
Foto 1 - Veduta prospettica della Città di Andria - G.B. Pacichelli, Napoli 1702.

La raffigurazione prospettica della Città di Andria, incisa su lastra di rame da Cassiano De Silva e inserita nell’ opera dell’Abate Gio. Battista Pacichelli “IL REGNO DI NAPOLI IN PROSPETTIVA”, pubblicata in Napoli nella stamperia di Michele Luigi Muzio nel 1702 (Foto -1-), ci fornisce un’idea abbastanza veritiera di come poteva essere il circuito murario all’atto della sua costruzione, a racchiudere certamente meno edifici di quelli raffigurati nella pianta prospettica del Pacichelli e con più ampi spazi vuoti.

Il Pastore così continua parlando del Conte Pietro e della trasformazione del Villaggio Andria in luogo murato:

Circondò questo luogo di mura … d’un miglio in forma circolare; racchiuse in esse abitazioni, che lo formavano colla Torre, e coll’antico Tempio, che l’era a canto.
Dispose le strade per ricettarvi li popoli raunati da quei borghi, vichi, e piccoli casali, che ivan sparsi nello spazio del territorio. Aprì quattro porte d’intorno a queste nuove mura per l’ingresso in città …… Terminata in tal forma l’ampiezza di Andria, cominciò parimenti a popolarsi dal concorso delle Genti, che lasciando in abbandono li Borghi, e Vichi, tutti a collocarsi, e ricettarsi vennero in essa … Andria quantunque apparisca compita nell’esterior forma, al di dentro però molto spazio conteneva non ancora ingombrato di edifizi e popolazione
”.

A Pietro il Normanno, detto Petrone, nel 1061 successe suo figlio chiamato Pietrino, per distinguerlo dal padre, e poi, il primogenito di Pietrino chiamato Riccardo. Questi ultimi due Conti Normanni favorirono il trasferimento delle popolazioni dai “Borghi, Vichi e Casali” esistenti nel territorio, alla Città di Andria, occupando gli ampi spazi che erano stati inglobati nel circuito murario.

Fra questi Villaggi ve n’era uno, chiamato S. Maria di Trimoggi, distante da Andria non più, che un miglio, li cui abitatori mal sofrivano far ivi il loro domicilio, per vedersi tutto di esposti alle incursioni, e rapine di ladri, ed alle scorrerie de’ licenziosi soldati”.

Il Borgo e/o Vico e/o Casale di Santa Maria di Trimoggia doveva essere abbastanza importante perché aveva un suo nucleo di sacerdoti, un vero e proprio Capitolo.

Stralcio della "Tabula Peutingeriana", segmento sesto, riproducente il territorio della B.A.T.
Foto 2 - Stralcio della "Tabula Peutingeriana", segmento sesto, riproducente il territorio della B.A.T.

Alla fine dell’anno Mille e inizio del Dodicesimo secolo, per sfuggire alle incursioni dei ladroni ed alle scorrerie dei soldati, gli abitanti di Trimoggia con tutto il clero ivi esistente, si rifugiarono nella Città murata di Andria e fu loro assegnata la zona a valle della Chiesetta di San Nicolò, in forte pendenza verso l’antico fiume “Aveldium” (riportato nella “Tabula Peutingeriana”, (Foto -2-) mappa geografica stradale romana del quarto secolo dopo Cristo) che scorreva a poca distanza. Oggi il letto dell’antico fiume è occupato dal canalone Ciappetta - Camaggio che, come l’Aveldium, sfocia sul litorale tra Barletta (antica “Bardulos”) e Trani (antica “Turenum”). La raffigurazione del fiume che passava per Andria è con chiarezza riportata sulla prima mappa catastale della Città (Foto -3-).

R.Ruotolo: stralcio della 1.ª mappa catastale della Città di Andria - 1875
Foto 3 - R.Ruotolo: stralcio della 1.ª mappa catastale della Città di Andria - 1875

A quell’epoca nella nostra Città c’era una sola Chiesa parrocchiale, quella della Cattedrale, ed un solo Capitolo che aveva sede proprio nella Cattedrale per cui, la presenza in Città del clero di S. Maria di Trimoggia, produsse molto malumore tra i canonici del Capitolo Cattedrale. Però, dopo poco tempo, si raggiunse il seguente accordo: poiché la gente del Villaggio di Trimoggia si era stanziata nei pressi dell’attuale Chiesa di San Nicola, nella zona delle Grotte, agli ecclesiastici di Trimoggia fu assegnata come sede l’antica Chiesetta di San Nicolò e ad essi non fu permesso di chiamarsi “Capitolo” ma soltanto “Collegiata”.

Il destino di questi abitanti provenienti da Trimoggia era già segnato a partire dal Dodicesimo secolo.

In questo secolo, in tutta la Puglia, si cominciarono a costruire le Cattedrali e le grandi Chiese. Anche ad Andria si incominciarono le realizzazioni di grandi Chiesa e le prime furono la Cattedrale costruita sull’antica Cripta, la Chiesa di San Nicola realizzata nel sito dell’antica Chiesetta di San Nicolò, la Chiesa di San Francesco con il Convento e, successivamente, quelle di Sant’Agostino e, alla fine del Trecento, la Chiesa di San Domenico entrambe con il Convento.

Se guardiamo bene la mappa catastale del sito che la Città di Andria occupava nella prima metà dell’Ottocento (Foto -3-), constatiamo che la Città presenta un nuovo sviluppo su tutto il fianco Sud-Ovest del basso colle su cui è costruita.

Sappiamo tutti che la sommità del colle su cui è costruita la Città di Andria è rappresentata da Piazza Catuma, il Gelso, Piazza Vaglio, Piazza la Corte, Piazza Duomo e Piazza Municipio. Guardando la carta catastale (da me sottratta alla distruzione quando ad Andria fu soppresso l’Ufficio del Registro con annesso Ufficio del Catasto), il fianco della collina su cui sorge Andria è quello che partendo da Via Onofrio Iannuzzi e Via Orsini scende fino a Piazza Porta La Barra e, continuando per Via Manthonè e Via Porta Nuova, sale poi lungo il Pendio San Lorenzo fino a Piazza Umberto I.

Tutta questa spalla del colle è di natura calcarea e, di conseguenza, ricca di cavità naturali formatesi nel tufo da lungo tempo a causa del percolamento delle acque piovane e utilizzate da sempre dagli uomini come rifugi e abitazioni. Le zone di San Ciriaco, del Casalino, di Piazza Sant’Agostino, Via Corrado IV di Svevia, Piazza Manfredi e Via Federico II, di Pantano (Fellecchia), Via Cristoforo Colombo, Via Giannotti, Via Pendio San Lorenzo e Via San Lorenzo, Via Fornaci, sono ricche di cavità naturali, comunemente chiamate grotte. Fino alla fine dell’Ottocento nelle grotte di Via Fornaci erano ancora in funzione “le Fornaci” e, molti fornaciai abitavano nelle grotte accanto.

Tutta questa zona in declivio, esposta a SUD-OVEST, scendeva fino al “Flumen Aveldium” riportato con evidenza nella mappa catastale dell’anno 1875 con il simbolismo proprio dei fiumi: colore azzurro e freccia sinuosa ad evidenziare il senso di scorrimento dell’acqua verso il mare. A tutt’oggi l’antico andamento sinuoso dell’Aveldium è chiaramente visibile sia da terra sia dall’alto nel tratto subito a valle di Via Santa Maria dei Miracoli. (Foto -4-).

Andamento sinuoso dell'antico "Flumen Aveldium" a valle del "Gurgo Ruotolo", oggi, canale Ciappetta-Camaggio
Foto 4 - Andamento sinuoso dell'antico "Flumen Aveldium" a valle del "Gurgo Ruotolo", oggi, canale Ciappetta-Camaggio.

Da sempre, la possibilità di un alloggio, anche se in grotta, la presenza dell’acqua, la forma in pendenza del terreno esposto a SUD-OVEST e quindi soleggiato e, nel nostro caso accarezzato dal venticello fresco della Murgia, hanno favorito l’insediamento dell’uomo.

Per dare risalto alle Chiese realizzate e, soprattutto, per garantire una più agevole loro raggiungibilità a partire dal basso della Città, che era la zona più popolata, dal Trecento al Settecento furono costruite in pendenza, ma sopraelevate rispetto al piano campagna, le seguenti strade: Via Calderisi, Via Giudea e Via Cristoforo Colombo per raggiungere San Nicola, Via Federico II di Svevia e Via Corrado IV di Svevia per raggiungere San Domenico e la Cattedrale, Via Giannotti e Via Mura San Francesco per raggiungere la Chiesa di San Francesco.

Regolarizzata in questo modo la viabilità della Città, garantita una facile raggiungibilità da Sud-Ovest per le Chiese di San Nicola, San Domenico, San Francesco e Cattedrale, si vennero a formare tre “distinte” zone depresse, cioè sottoposte alla viabilità circostante, fino a quasi sette metri.

R.Ruotolo: Planimetria attuale della Città di Andria	con evidenziate le 3 zone depresse
Foto 5 - R.Ruotolo: Planimetria attuale della Città di Andria
con evidenziate le 3 zone depresse fino a tutti gli anni Cinquanta

Si vennero così a formare tre conche di terreno (Foto -5-), a cui si poteva accedere solo tramite scale (ancora ora per la zona Fellecchia, per quella di Fravina e quella di Vicolo Manfredi si continua ad accedere solo tramite scalinate), dove a causa di Vicoli stretti e ad andamento fortemente irregolare manca la ventilazione e il sole raramente fa capolino, dove le umidità risalenti invadono gli ambienti, dove solo da pochi decenni si sono potuti portare alcuni servizi essenziali per un vivere civile.

Tra le carte dell’Archivio Storico Comunale ho rintracciato una mappa degli anni Venti, redatta dall’Ufficio tecnico Comunale ed allegata ad una relazione descrittiva delle condizioni antigieniche in cui vivevano gli abitanti delle “Grotte di Sant’Andrea” e delle “Grotte di San Nicola”; in questa mappa sono riportate le quote dei vicoli di queste zone e quelle delle strade circostanti (Foto -6-). Le Grotte di Sant’Andrea avevano le stradine sottoposte fino a metri 7, 28 rispetto a Via Domenico Gentile, mentre quelle delle Grotte di San Nicola erano sottoposte di circa quattro metri rispetto al sagrato della Chiesa. C’è da tenere presente che, per le Grotte di Sant’Andrea, dallo slargo a quota meno 7,28 rispetto a Via Gentile si aprivano le porte dei tuguri che, tramite scalinate irregolari e con alzate fino a 50 centimetri conducevano ai vani in grotta, a quota meno 11-12 metri, abitati in forma promiscua da persone ed animali.

Mappa anni Venti delle Grotte S.Andrea e S.Nicola con le quote degli spazi liberi
Foto 6 - A.S.C.: Mappa anni Venti delle Grotte S.Andrea e S.Nicola con le quote degli spazi liberi.

Da questo breve excursus storico possiamo tirare alcune conclusioni: con buona approssimazione storica, possiamo affermare che gli abitanti del Rione Grotte di S. Andrea discendono dalle antiche genti del Villaggio di Santa Maria di Trimoggia; a queste genti fu assegnata la zona delle grotte sia perché ancora non abitata sia perché gli abitanti di Trimoggia già utilizzavano nel vicino Gurgo diverse grotte naturali.

Le Grotte del Rione Sant’Andrea, non potendo soddisfare tutte le esigenze di vita, a poco a poco ed in modo spontaneo e mai regolamentato indusse gli abitanti a costruire sul di esse, per elevarsi più in alto possibile, verso il sole, per vivere meglio, all’asciutto, come gli altri cittadini di Andria. Si venne così modellando una struttura urbanistica spontanea tutta particolare, fatta di vicoli a larghezza variabile, con andamento sempre contorto, con continui dislivelli superabili solo con scalini alti fino a cinquanta centimetri, con archetti rampanti che collegano le facciate quasi a darsi la mano per sostenersi a vicenda, di case senza fondamenta perché poggiate sulle grotte. Questa ragnatela di stradine, è ben rappresentata nello stralcio planimetrico dell’ipotesi di primo Piano Regolatore della Città redatto nell’anno 1895 dall’ing. Riccardo Ceci (Foto -7-).

stralcio della bozza PRG del 1895 redatto dall'ing. R.Ceci, zona Grotte di Andria
Foto 7 - A.S.C.: stralcio della bozza PRG del 1895 redatto dall'ing. R.Ceci, zona Grotte di Andria.

Nelle mie ricerche ho recuperato la più antica foto aerea di Andria (Foto -8-). È stata scattata dal concittadino capitano Sinisi nell’anno 1942 e, in primo piano, riprende una parte del quartiere Grotte in cui sulla sinistra si intravede la modesta facciata dell’antica Chiesetta di Sant’Andrea e sulla destra l’imponente sagoma della Chiesa di San Nicola che dominava su tutta la zona.

R.Ruotolo: aerofoto del rione Grotte Sant'Andrea scattata dal maresciallo Sinisi nel 1942
Foto 8 - R.Ruotolo: aerofoto del rione Grotte Sant'Andrea scattata dal maresciallo Sinisi nel 1942.