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S. Maria delle Grazie ed orfanotrofio, oggi scuola dell'infanzia
[S. Maria delle Grazie ed orfanotrofio, oggi scuola dell'infanzia - foto Sabino Di Tommaso, 02/2018]

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S. Maria delle Grazie

prospetto della chiesa - foto Giuseppe D'Amdrosio
[prospetto della chiesa - elab. elettr. su foto G.D'Ambrosio, 2017]

Nel borgo fuori Porta della Barra, salendo per Santa Maria Vetere, immediatamente sulla destra sorge la chiesa intitolata a Santa Maria delle Grazie.

Dalle origini tra le più antiche di Andria, almeno dal XII secolo, come testimonia un documento pontificio del 1192 con Celestino III papa, la chiesa conserva nell'interno un bellissimo affresco di Madonna con Bambino, probabilmente dei tempi in cui era custodita dalle Benedettine, che vivevano nell'annesso monastero.

Il D'Urso poi, nella sua sotto citata "Storia della Città di Andria", scrive di aver trovato un documento notarile del 9 marzo 1345 "nel quale leggesi una donazione fatta da Bertrando del Balzo di una casa in Andria a favore del Monistero delle R.R. Monache di S. Tommaso Apostolo di Andria.".
Le monache di cui si parla in quel documento erano probabilmente dell'Ordine di S. Benedetto, come si può indirettamente evincere dal documento riferito nel paragrafo seguente.

È ancora il D'Urso ad indicarci un altro documento - bolla del 1466, firmata dal papa Paolo II (papa dal 1464 al 1471), che è riportata in un libro dell'Archivio Capitolare Lateranense; in tale libro G. Battista Corrado, visitatore delle Chiese appartenenti al Capitolo Lateranense, afferma:
la Chiesa [del monastero] di S. Tommaso, fuori ma presso le mura della Citta di Andria, dove anticamente c'era un monastero di Monache di San Basilio, e successivamente dell'Ordine di San Benedetto, ...[non essendoci più le monache] su richiesta del Capitolo Episcopale (della Cattedrale) di Andria fu aggregata con le sue rendite a tale Capitolo dal papa Paolo II nel 1466, come risulta dalla Bolla emessa in quel tempo dal suddetto Papa, a condizione che versasse un annuale censo di mezza libbra [6 once = circa 180 grammi attuali] di zafferano; e il Capitolo Cattedrale per diversi anni assolse al suo impegno ...
Questa è la traduzione del testo originale latino riportato dal D'Urso, che così scrive:

"Avvi in un libro intitolato — Liber visitationis factae a D. Joanne Baptista Corrado ab illustrissimo Capitulo lateranense deputato, questa memoria — Andrien in Apulia —. «Ecclesia Sancti Thomae extra, et prope muros Civitatis Andrien, ubi antiquitus erat Monasterium Monialium Sancti Basilii, et postremo Sancti Benedicti, etc. et ad supplicationem Capituli Episcopalis fuit unita Ecclesia ipsa cum redditibus Canonicis, et Capitulo Ecclesiae Andrien per Papam Paulum II. Anno Domini MCCCCLXVI. prout apparet per Bullam expeditam tempore praefati Pontificis, sub annua praestatione mediae Librae Croci; prout Canonici Andrien pluribus vicibus solverunt etc.»

[i testi virgolettati sono tratti da R. D'Urso, "Storia della Città di Andria", tip.Varana, Napoli,1842, lib. IV, cap. X, pag.75-76.]

L'orfanotrofio oggi scuola dell'infanzia
[L'orfanotrofio oggi scuola dell'infanzia - foto Sabino Di Tommaso, 02/2018]

In merito al su riferito censo di mezza libbra di zafferano, che il Capitolo Cattedrale di Andria pagava al Capitolo Lateranense di Roma fin dal 1466, lo storico locale Michele Agresti ci fa sapere che nel 1672 tale censo annuale fu variato in 12 Giulii (per apprezzarne il valore si consideri che il Giulio del tempo conteneva 3,85 g di argento) e che, infine, dal 1693 non esistono più documenti attestanti quel versamento; tanto scrive:

" ... nel 1672, il Capitolo Lateranense commutò quel censo in dodici Giulii (moneta Romana), da pagarsi annualmente nella vigilia di S. Giovanni Battista; ingiungendo anche l’obbligo al nostro Capitolo di apporre sulla porta della Chiesa di S. Maria delle Grazie (dove era l’antico Monastero delle Basiliane) lo stemma di quella Basilica Lateranense, consistente di un Triregno e le Somme Chiavi, stemma che già, sin dal 1564, era stato apposto sulla facciata di detta Chiesa. Però, essendo stato rifatto il prospetto di quella Chiesa, lo stemma fu sito nell’interno della Chiesa, dove attualmente si vede, a destra di chi entra, con le seguenti parole: Sacrosanctae Lateranensis Ecclesiae.
Circa l’obbligo della rinnovazione quindicennale dell’unione di quel Monistero e della relativa rendita al nostro Capitolo, non che del pagamento annuale dei dodici Giulii, troviamo, che l’ultimo istrumento fu fatto a dì 4 marzo 1693. Da quest’epoca in poi non si trova fatta più menzione alcuna, nei libri capitolari, nè della rinnovazione, nè del pagamento dei 12 Giulii.

[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.I, Cap. V, pagg. 118-120].


Dalle visite pastorali effettuate dai vescovi Andrea Ariano, Nicola Adinolfi e Cherubino Tommaso Nobilione tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento, è possibile rilevare pochi, ma comunque importanti, dati storici ed artistici su S. Maria delle Grazie;
precisamente:
- nel 1697 mons. Ariano fa demolire gli altari laterali, lasciando nei loro dossali i dipinti allora esistenti;
- nel 1711 mons. Adinolfi ci fa solo sapere che davanti all'altare maggiore dove è l'antico dipinto della Vergine Madre di Dio c'era un cancello di legno;
- nel 1738 mons. Nobilione
   ● conferma l'obbligo per questa Chiesa di versare una certa quantità di Zafferano al Capitolo Lateranense;
   ● dichiara che a questa Chiesa è accordato il privilegio di poter usufruire delle stesse indulgenze che era possibile fruire visitando la Basilica Lateranense;
   ● che sulla porta della facciata della Chiesa c'è una lapide con l'iscrizione “SACROSANCTÆ  LATERANENSIS  ECCLESIÆ”.


Stemma di Mons. Longobardi posto sull'Orfanotrofio
[foto di Vincenzo Zito]

Il suddetto Can. Michele Agresti, a pag 418 del cap. XVII dello stesso citato volume, ci ricorda poi che la struttura attuale è stata in gran parte realizzata nella ristrutturazione ed ingrandimento operati nella seconda metà dell'Ottocento, prima (intorno al 1856) ad opera di mons. Longobardi (del quale è affisso lo stemma sull'esterno dell'adiacente orfanotrofio - foto a destra), e poi ad opera di mons. Galdi e del Sig. Giovanni Iannuzzi (nel 1890), in ambedue gli interventi a servizio, soprattutto, dell'annesso orfanotrofio dato in gestione alle suore Stimmatine.

Statua di Sant'Anna con Maria bambina
[Statua di Sant'Anna con Maria bambina - foto tratta dal volume citato di mons. Lanave]

Molto probabilmente risale a quel periodo la statua di Sant'Anna con la piccola Maria che mons. Lanave negli anni Ottanta del Novecento vede in una nicchia sulla parete destra.
Scrive infatti il vescovo nel volume sotto citato:

Nella stessa chiesetta delle Stimmatine, sulla destra, imprigionata da una nicchia, e, più ancora, da una grossa vetrina, c’è una sant’Anna, che presenta la Madonna Bambina.

S. Anna ha un viso bellissimo di donna anziana. Ha anche una mano molto bella. Ha due braccia diritte, quasi rigide, che sono tese a presentare la Madonna come a dirci, in forma decisiva: è Lei. Solo da Lei viene il Salvatore.

Quasi certamente la S. Anna fu lì collocata quando il vescovo e le suore fondarono l’istituto per le orfanelle.
Però ho l’impressione che la S. Anna sia una statua più vecchia (1700) ringiovanita da pesante colore e messa in alto per dare titolo e protezione alla istituzione.

La Madonna ha sul capo una corona d’argento.
Quando la vidi la prima volta la corona era spezzata. Mancava la parte superiore. Al vertice le fu asportata la palla di ottone sormontata dalla croce di argento. Chi l’avrà portata via avrà creduto di stringere nel pugno una palla d’oro. La corona fu ricomposta a Milano e ricollocata sul capo della Madonna.

Ancora una volta: due facce nuove S. Anna e la Madonna Bambina.
Esse vengono da un passato. Sono tesori di ieri, che rifatti, raccontano a noi la bontà di una fondazione. che ancora oggi, rinnovata nei metodi e nelle forme, ha validità per la vita.

[tratto da Giuseppe Lanave, "Facce nuove di tesori antichi", Centro stampa litografica di Scardigno F. & Pansini V., Terlizzi, 1997, pp.39-42.]


Nelle suddette ristrutturazioni fu rifatta la facciata e trasferito all'interno della chiesa lo stemma pontificio della Basilica Lateranense.
A metà Ottocento, infatti, il Borsella aveva visto tale stemma sulla facciata; scrive:

"Nel mezzo della porta della chiesa è allogato un gruppo lapideo, che figura il camauro [copricapo papale] e le sante chiavi sostenute da due angioletti. Più sopra l'affresco della Vergine e poi una finestra."

[tratto da "Santa Maria delle Grazie" in "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. Rossignoli, Andria, 1918, pp.285-287]

L'affresco sulla porta della Chiesa di cui parla il Borsella, certamente non è la pittura che attualmente ivi si vede in una cornice rettangolare ad angoli smussati; quest'ultima è dipinta ad olio su lastra di zinco e quindi non è un affresco; quello, probabilmente, andò distrutto rifacendo la facciata e ponendovi un'altra Madonna delle Grazie, non l'attuale ma quella dipinta sul retro della stessa lastra di zinco.
L'immagine che oggi si vede incastonata tra la porta e il tondo della finestra è, inoltre, una copia dell'incantevole tela di Andrea Solari (1470-1524) attualmente presente al Louvre, chiamata "Madonna del cuscino verde"; è copia realizzata a metà Novecento da Carmine Conversano e ritoccata dallo stesso circa trentanni dopo.


Prima del dicembre del 1930 nella Chiesa Madonna delle Grazie fu installato un organo appartenente alla Chiesa della SS. Trinità o Benedettine in Piazzza Duomo; ciò risulta dall'inventario che viene redatto in occasione della Visita Pastorale del 1° ottobre 1930. Al n° 6 dell'elenco degli oggetti di tale inventario è scritto "Organetto del 1735, ora presso le Suore Stimatine"; l'elenco termina con "Visto: Alessandro Macchi Vescovo di Como e Amministratore di Andria."
Tale organo il 22 dicembre 1909 l'Ispettore della Soprintendenza ai Monumenti della Puglia e del Molise, nella sua Relazione sul Monastero e Chiesa di donne Monache sotto il titolo di S. Benedetto in Andria, lo aveva inserito nell'elenco dei beni "da riguardarsi e conservarsi" con queste parole "5. Organo a cassa decorato sito nel coretto, epoca 1736 dell'Organaro Tommaso De Martino Napoletano e della R.e Cappella di S.a Maestà". Qualche paragrafo prima l'ispettore così descrive tale organo "Nel coretto ... al muro a ponente è sito un organo antico, ha dicitura in caratteri romani dipinti a nero e posti sul vano dei pedali, essa dice: Thomas De Martino Neapolitanus – Regiae Cappellae Suae Maestatis Organarius, A. D. 1736. Detto organo è protetto da una cassa decorata al gusto dell’epoca, con ornati assai eleganti e dipinti su fondo bigio tirante al celeste, previa ingessatura. Gli ornati sono ad imitazione stucco con ombre calde interpolati da teste d’angeli e cartelle lumeggiate da tinte imitanti le dorature e del pari son le portelle. Il colore s’è serbato quasi integro per essere impastato con latte e colla di frumento. L’organo misura m. 1,75 x 1,39 x 1,06. Ha N° 3 scomparti di canne fra le flautate, le umane, i bassi e controbassi. I scomparti sono formati da ornati ad intaglio in legno ornati in oro zecchino. I pedali danno la compressione all’aria che viene alimentata da soffietti a mantice. Per tutto il suo insieme l’organo è opera da conservarsi."
Non avendo potuto ultimamente visitare la Chiesa, non so se tale organo è presente in essa, se sia stato trasferito altrove o sia (malauguratamente!) andato distrutto.