prospetto - ingresso

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Esterno della Chiesa rupestre nel 1938, foto di A. Ceccato della Soprintendenza    ingresso
[L'esterno nel 1938, foto A. Ceccato della Soprintendenza - Foto del  1994 con gli alunni della Scuola "Don Bosco Santo",  archivio Sabino Di Tommaso]

In una grotta naturale presso un lagno, ampliata con mezzi rudimentali, sul finire dell'alto medioevo (forse) uno sparuto gruppo di cenobiti si riuniva per la preghiera. Nei secoli successivi, con tufi dello scavo, fu edificato all'ingresso un accesso con porta ed un ambiente di servizio, a lato.

Scrive Riccardo Ottavio Spagnoletti nelle sotto citate investigazioni:

"Santa Croce si sprofonda per circa due metri sotto alla strada vicinale de' Lagnoni. La porta, per cui discendendo, s'entra nell'ima spianata, pare costrutta nel tempo della dominazione angioina, o non molto dopo. Vi si vedono di fatto l'abuso dell'arco acuto ed altri segni caratteristici dell'arte franco-tedesca, successa a quella elegante e splendida del tempo svevo.
Per questa porta in linea retta, da mezzogiorno a settentrione, si va a passare trasversalmente dinanzi all'oratorio, che invece si stende da ponente a levante, come nei tempi di mezzo era prescritto per ogni chiesa. Questo diverso indirizzo della critta e della porta esteriore, costruita indubitatamente in seguito alla scavazione, è un argomento di più per farci giudicare, che porta e scavazione non siano coetanee all'oratorio. L'argomento principale sta nella diversità nelle fattezze architettoniche tra oratorio e porta. D'altra parte la scavazione non troverebbe alcuna ragione d'essere nella critta, o in checchesiasi altro, che non fosse il bisogno di estrarre il tufo, nel Barese, più che la pietra, adoperato nelle costruzioni urbane e rurali. Il tufo dové cominciare ad essere scavato dalla strada e dal sito più agevole, cioè il più basso: e quindi di là si procede da mezzogiorno a settentrione. Scavando, si ebbe in animo di non offendere l'oratorio di Santa Croce: e così gli fu lasciata intorno, per sua sicurezza, abbondante spessezza di masso calcareo, ed è perciò potuto sopravvivere fin oggi, non ostante l'azione nemica del tempo, la non curanza, l'abbandono e la mania sciagurata di distruggere o difformare quanto ci sia d'antico e di considerevole tra noi."

[tratto da I Lagnoni e Santa Croce - Investigazioni", di R. O. Spagnoletti, Tip.del Meridionale, Bari, 1892, pagg. 14-15]

Nella sua ricerca “ La leggenda della vera croce e la sua iconografia (VIII-XV secolo)”, pubblicata nel 2013 anche online sulla Enciclopedia Costantiniana della Treccani, Barbara Baert (docente in Storia dell'Arte nell'Università Cattolica di Leuven [Lovanio]  in Belgio) scrive:

Nella cripta rupestre di Andria la leggenda del ritrovamento della croce è collocata sulla destra della navata laterale, sul lato destro di un piano di calpestio trapezoidale. Quest’ultimo deve la sua capricciosa configurazione alle numerose alterazioni subite dall’impianto della chiesa attraverso le epoche. La chiesa rupestre fu scavata nel X secolo da eremiti greci noti come monaci basiliani, in costante movimento verso Nord dall’Est, oltre la Sicilia lungo la costa adriatica. Un adattamento morfologico dell’abside intervenne nel XIII secolo per opera di monaci benedettini. Nell’Ottocento la cripta fu portata alla luce fino al livello del suolo e furono inserite finestre [nel 1888], in questo processo distruggendo, purtroppo, parte del ciclo pittorico con la leggenda della croce.

Di seguito si pone una pianta della cripta con l'indicazione dei vari periodi di ampliamento e la collocazione degli affreschi più importanti.

La pianta della cripta con l'indicazione della collocazione degli affreschi
[La pianta della cripta con l'indicazione della collocazione degli affreschi]