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Castel del Monte ai primi del Novecento

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


V
Federico II a Castel del Monte

In questo maestoso Castello re Federico, seguito dalla splendidissima sua corte, dai famosi Pier delle Vigne, da Taddeo da Sessa, suoi fidi consiglieri, da Riccardo Filangieri suo falconiere, intimo familiare e gran maresciallo (1), circondato di cavalieri, di baroni, di conti, di Saraceni, di odalische, di falconieri, soleva spesso venire a diporto, specie quando, dopo le fatiche delle battaglie, si recava in Puglia alla prediletta sua caccia del falcone, per rinfrancarsi un poco dalle gravi cure del regno. Né il sito poteva essere più adatto per tale nobile esercizio. Allora le deliziose colline di Castromonte erano tutte largamente rivestite d’una fitta e lussureggiante e sconfinata foresta. In quelle rigogliose boscaglie, fra gli opachi recessi di quelle verdeggianti e pittoresche convalli, sulle cime di quelle incantate colline e nei loro molli declivii, in abbondanza dovevano annidarsi e daini e caprioli e lepri e cervi e cinghiali ed istrici, che dalle foreste degli appennini Lucani quivi scendevano in frotta. Senza numero poi e svariati dovevano essere gli uccelli, che tra i folti rami di quelle selve appendevano i loro nidi, e le rallegravano con dolcissimi concenti. In fine l’aria mite, gioconda e salubre, imbalsamata dalla fragranza dell’erbe e dei fiori di quelle deliziose colline, rendeva oltre modo allettevole a re Federico una tale dimora, che poteva a ragione chiamarsi un riso della natura.

*   *   *

Lungo quelle incantate foreste, non è a dire, quante volte il monarca Svevo, vestito con un giustacuore foderato di pelliccia. in abito corto verde, con cintura di cuoio d’Irlanda, con le ghette, con coltello da caccia, arco e frecce, e corno d’avorio, sospeso ad una catena d’oro, abbia cacciato coi suoi falconi, coi girifalchi dell’Islanda e della Norvegia, coi falconetti della Scania, coi lanieri di Tunisi, e con gli aleti dell’Egitto (2). Non si può dire quante volte abbia corse quelle campagne in mezzo a cani da caccia, seguito dai grandi del Regno, da paggi e sottopaggi e valletti e governatori di valletti. Egli vi doveva spesso venire, mentre a Federico, sopra ogn’altra, fu carissima Andria, come quella che nella quasi universale ribellione delle città di Puglia, gli restò sempre fedele. Per cui nel 1229 (3), quando lo Svevo tornò da Gerusalemme, Andria in testimonio del suo amoroso attaccamento gli presentò in ostaggio cinque nobili giovanetti, che gli recitarono i seguenti esametri:

Rex felix Federice veni, Dux noster amatus,
Est tuus adventus nobis super omnia gratus.
Obses quinque tene, nostri signamina amoris,
Esse tecum volumus omnihus diebus et horis.

L’Imperatore allora altamente commosso la salutò con l’onorevole titolo di fedele, si protestò di tenerla profondamente stampata nell’intimo del suo cuore e per gratitudine le fece dono di molti privilegi, dicendole:

Andria fìdelis nostris affixa medullis,
Absit quod Federicus sit tui muneris iners.
Andria vale felix, omnisque gravaminis expers (4).

Né l’insigne Svevo poteva qui frequentemente non venire. Andria fu culla del suo prediletto figliuolo Corrado. Andria accolse pietosa le ceneri lagrimate di due sue mogli, della bella Iole, figliuola del prode Giovanni di Brenna, re di Gerusalemme, la quale nel 1228 qui dette alla luce Corrado, e qui, dopo dieci giorni, chiuse la sua mortal carriera (5); e della graziosa Isabella figlia del re d’Inghilterra, la quale, quando venne a vedere il reame, accompagnata dall’Arcivescovo di Palermo (6), s’era trattenuta breve tempo in Andria, mentre l’imperatore stava in Lombardia (7) e di poi, morta in Foggia, il primo dicembre 1241, qui fu seppellita (8). Nel 1249, Federico dava una sua figliuola bastarda per nome Violanta in isposa a Riccardo conte di Caserta; ed in Andria si fecero splendidissime feste nuziali (9). In si lieta ricorrenza il palazzo di Castel del Monte, messo elegantemente a festa, dovette accogliere l’imperatore, i giovani sposi, ed il seguito reale.

Il 27 giugno 1249 o 1250, Federico era pure in Andria, leggendosi nello Spinelli, che in tal giorno un certo messer Zaccaria, medico di Polignano, essendo qui venuto per trovare l’imperatore, morì miseramente colpito da un fulmine tra Molfetta e Giovinazzo (10); epperò senza dubbio Castel del Monte dovette esser il luogo della dimora del Re, mentre era la sua reggia favorita. Il medico Zaccaria pare sia venuto a visitare Federico infermo, il quale, come scrive Matteo Paris, in quest’anno 1250, era in Puglia infermo di malattia, detta il lupo, o il fuoco sacro (11). Fu in tale infermità, secondo il Capecelatro (12). che Pier delle Vigne, unitamente al suo medico, tentò di avvelenare Federico, il quale lo fece per ciò abbacinare e chiudere in una prigione, in cui il famoso segretario si suicidò, battendo disperatamente il capo contro una colonna di marmo. Sarà stato forse in Castel del Monte?

[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 37-40.]


NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)

(1) «Nelle cacce presso Castel del Monte, dimora favorita dell’Imperatore … certamente il Filangieri accompagnava Federico come falconiere e suo intimo familiare». G. Del Giudice, Ricc. Filangieri, pag. 16.

(2) «Ritornando Federico da Terra Santa condusse in Italia elefanti, dromedari, camelli, pantere, girafalchi, leoni, leopardi, falconi bianchi ed allocchi barbati». Collenuccio.

(3) Federico era in Barletta con R. Filangieri nel mese di luglio 1229, come appare da due Diplomi imperiali datati ivi e sottoscritti dal gran maresciallo Riccardo, come testimone. Il primo Diploma è riportato dal Bréholles, III. 152; ed il secondo dal Vinckelmann, Acta Imp., I, 274. Pare quindi più probabile che in quest’anno piuttosto che 1230, come sta scritto sulla Porta di S. Andrea, sia l’imperatore venuto in Andria, la quale, con Brindisi e con Barletta, si era mantenuta a lui fedele.

(4) D’Urso, Storia d’Andria, lib. IV, cap. IV, pagg. 66-67.

(5) «Imperatrix apud Andriam filium peperit, nomine Conradum, quæ non multo post, sicut Domino placuit ibidem. in fata concessit». Rich. De S. Germ., MCCXXVIII.

(6) «Imperatrix cum Richardo Panormitano archiep. in Regnum venit». Idem, MCCXL.

(7) Capecelatro, Istoria del Regno di Napoli, Napoli, 1724, par. II, pag. 217. — In questo frattempo, cioè l’8 marzo 1240, troviamo residente nel Castello di Andria, probabilmente nella corte dell’imperatrice Isabella, Federico d’Antiochia, figlio bastardo dell’Imperatrice, come si rileva dalla seguente lettera da lui scritta ad un altro figlio per nome Alessandro: «Fridericus ad fìlium Alexandrum. De his que fecisti in castris nostris Bari et Trani opportune sicut scripsisti et de expensis quas Castellanis novis ibidem statutis fecisti per obsentiam judicis Philippi de Aversa et provisoris Castrorum nostrorum ipsarum partium quas necessurium erat dari et fecisti fieri in castro Andrie ubi F. filius noster moratur, placet nobis quod ad curie nostre commode facere curavisti. Datum Oriæ VIII martii XII ind. 1240». Huillard-Bréholles, Hist. dipl., Friderici II, tom. V, pag. 848-849.

(8) Muratori, Ann. d’Italia, an. 1241.

(9) Spinelli, I Diurnali, difesi ed illustrati da C. Minieri-Riccio, p. 58. Cito con molta parsimonia Matteo Spinelli, dal Capasso dannato all’inferno, dal Minieri elevato al paradiso, e dal Del Giudice misericordiosamente in purgatorio, donde potrà uscire purgato di parecchie colpe commesse.

(10) Spinelli, I Diurnali, difesi ecc., pag. 156-157.

(11) «Eodem tempore in Apulia … ipsemet etiam Fredericus percussus est morbo, qui ditur Lupus vel sacer ignis». Hist. major., vol. II, p. 767.

(12) Storia del Regno di Napoli, lib. V, pag. 237.