di mons. Emanuele Merra
A TE
O DOLCE PATRIA MIA
Prefazione alla terza edizione di Psquale Cafaro ( pag. 5)
Prefazione ( pag. 11)
Non osate parlare di Storia, senza prima rivolgervi ai Documenti, come non deve fabbricarsi senza i materiali,
se non volete ad ogni parola avere una mentita e dar d'inciampo ad ogni passo.
Un filosofo tedesco
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I | 131 | XVIII | 145 | XXXV | 155 | ||
II | 131 | XIX | 145 | XXXVI | 155 | ||
III | 132 | XX | 146 | XXXVII | 156 | ||
IV | 135 | XXI | 147 | XXXVIII | 156 | ||
V | 135 | XXII | 147 | XXXIX | 157 | ||
VI | 136 | XXIII | 148 | XL | 157 | ||
VII | 137 | XXIV | 148 | XLI | 158 | ||
VIII | 138 | XXV | 149 | XLII | 159 | ||
IX | 138 | XXVI | 149 | XLIII | 160 | ||
X | 139 | XXVII | 150 | XLIV | 161 | ||
XI | 140 | XXVIII | 150 | XLV | 162 | ||
XII | 140 | XXIX | 150 | XLVI | 162 | ||
XIII | 141 | XXX | 151 | XLVII | 163 | ||
XIV | 142 | XXXI | 151 | XLVIII | 163 | ||
XV | 143 | XXXII | 152 | XLIX | 165 | ||
XVI | 143 | XXXIII | 154 | ||||
XVII | 144 | XXXIV | 154 |
Iniziativa felice e benemerita è questa di Mons. Vincenzo Merra, che ha voluto e curato una nuova edizione del libro Castel del Monte del suo compianto ed illustre zio Mons. Emanuele Merra, Vescovo di San Severo.
Alla prima edizione del 1889, ben presto esaurita, seguì la seconda del 1895 ormai esaurita anch’essa. La presente edizione riproduce fedelmente quella del 1895, con la sola aggiunta di alcune immagini fotografiche del monumento.
Castel del Monte di Emanuele Merra è opera anche oggi pregevole, tantoché continua ad essere citata da scrittori italiani e stranieri nella bibliografia del maniero murgese. Opera maggiormente pregevole alla data della prima pubblicazione, sullo scorcio dell’ottocento, quando gli storiografi specialmente locali restavano tenacemente ancorati al vecchio metodo tradizionalistico, accettando e tramandando senza alcun controllo critico notizie attinte comunque e dovunque in buona fede. Il Merra invece, consapevole del metodo rigorosamente critico diffuso in Italia da Benedetto Croce, dedicò al suo studio su Castel del Monte la più scrupolosa ricerca delle fonti. I documenti, pubblicati in appendice del volume e tratti per la maggior parte dal Grande Archivio di Napoli, restano una preziosa miniera d’informazioni per lo studioso moderno.
Il rinomato castello svevo del colle aprico era considerato dall’autore del libro in esame come il nume tutelare della sua e mia città, onde il dotto Prelato trattò il soggetto con vero intelletto d’amore, anzi considerò la sua nobile fatica come un devoto atto di amore verso la sua patria, alla quale infatti volle dedicare le dense pagine. Ma non solo nume tutelare di Andria il Merra considera il monumento celebrato, ma come sintesi — dice — della storia andriese. Così le vicende cittadine, anche queste rigorosamente documentate, s’intrecciano agli avvenimenti del maniero con esperta misura e con garbo magistrale.
Nei ricordi storici prevalgono, naturalmente, quelli svevi; non soltanto perché Andria fu la ridente culla di re Corrado IV, e tomba gelosa delle imperatrici Jolanda ed Isabella, ma perché resta nei secoli la fedele di Federico II.
Anche la descrizione artistica del monumento è curata e meditata; ché, se gli studi successivi specialmente in campo architettonico hanno proposto altri problemi e adottato altre soluzioni, nulla perde di valore l’opera del Merra, che settant’anni addietro fu voce autorevole ed amorevole per richiamare l’attenzione degli studiosi e dei turisti sulla costruzione — come aveva affermato il Perkins — nel suo genere unica al mondo.
Mi è personalmente gradita la circostanza di questa terza edizione di Castel del Monte di Emanuele Merra per rivolgere un reverente e grato pensiero alla memoria dell’insigne e pio concittadino. E rievoco intanto il commosso ricordo di quel giorno lontanissimo della mia prima giovinezza, quando il buon Prelato, donandomi una copia del suo libro oggi ristampato, mi disse: «Spetta a voi giovani continuare ed approfondire lo studio dei nostri monumenti, che sono la rivelazione storica e psicologica della nostra gente».
Io sarei in me stesso pago se avessi saputo adempiere, degnamente, l’esortazione di quel Maestro.
Andria, dicembre 1963.
Pasquale Cafaro
Rev.mo e carissimo Don Vincenzo,
accettate il modesto scritto come omaggio devoto alla memoria di S. E. Mons. Emanuele Merra.
Pasquale Cafaro
Ringrazio sentitamente l’Ill.mo Prof. Comm. Pasquale Cataro della preziosa prefazione fatta a questo volume che, per la terza volta, vede la luce, con l’augurio di ogni bene per Lui.
Mons. Vincenzo Merra
A Te
o dolce Patria mia
Illustrare un monumento, che da secoli ravvolge vagamente, come dentro un’atmosfera diafana di luce, la cara patria mia; ed offrire in pari tempo una guida sicura agli innumerevoli visitatori del Castello del Monte; ecco lo scopo, che mi ebbi nello scrivere con intelletto d’amore questi storici ricordi.
Intorno ad un così imponente e vetusto monumento si raggruppano mirabilmente tali e tanti avvenimenti di Andria,
da potersi a buon dritto appellare la sintesi storica di essa. Ed invero, se, al dire di Brofferio
«la storia d’un popolo è scritta su tutti i palazzi, su tutti gli archi, su tutti i monumenti,
e si direbbe che mormori nel flutto delle onde, che esali dal profumo dei fiori, che parli dalle piante, dai fiori,
dal sassi, dalle rovine, dalla polve;» quale e quanta storia patria non starà scritta sul grandioso edifizio del Castello del Monte?
Se «i monumenti, secondo Gregorovius, sono rivelazioni psicologiche della vita dell’umanità;»
(1)
sono altresì rivelazioni storiche dei punti più salienti e più luminosi d’un popolo, sono le voci venerande dei secoli che furono,
i quali con la eloquenza del silenzio ammaestrano gli uomini del presente,
e con l’ultimo dei venerandi loro ruderi non cesseranno d’ammaestrare gli uomini dell’avvenire.
— E tale è Castel del Monte. Esso è come il genio tutelare di Andria; mentre con elegante e maestoso disegno
nacque sotto gli Svevi, allorché questa città fu splendida reggia a quei famosi Monarchi, fu culla ridente a re Corrado,
e pietosamente accolse nel suo seno le ceneri lagrimate delle imperatrici Iolanda ed Isabella; mentre,
dopo tanto correre di secoli, sebbene martellato dal tempo, e devastato da mani vandaliche, resta ancora in piedi,
quasi maestoso gigante, a vegliare dall’alto della sua deliziosa collina sopra di Andria.
Nel compilare pertanto questi ricordi storici, mi sono avvalso dei dotti lavori del Troyli (2), del Forges-Davanzati (3), dello Schulz (4), del D’Urso (5), del Duca di Luynes (6), del Gregorovius (7), del Salazaro (8), del Perkins (9), e massime dell’eruditissimo e chiarissimo uomo, Giuseppe Del Giudice, primo archivista del Grande Archivio di Stato di Napoli (10). Quanto havvi di buono in questo mio libro è da attribuire a questi egregi; di mio non vi ho messo se non un lungo studio, un grande amore, ed un’accurata diligenza, affinché questo patrio monumento fosse da me illustrato, non secondo la fantasia, ma secondo la verità, non poeticamente, ma storicamente, appoggiandomi a tal uopo sopra indubitabili documenti, e sostituendo al romanzo la storia.
E poiché la prima edizione del 1889 è già esaurita; ne ho curata una seconda, qua ritoccando alcune cose, là correggendo altre, parecchie cancellando, secondo mi fu suggerito da amici, e da studi proprii, ed arricchendola di nuove notizie e di documenti nuovi, in gran parte cavati da quell’inesausto tesoro di notizie storiche ed autentiche, che è il Grande Archivio di Stato di Napoli (11). Questi nuovi documenti mi furono gentilmente favoriti dall’egregio amico Giuseppe Ceci, cultore quant’altri mai passionatissimo degli studi storici. Cosi “se nella vita dello scrittore italiano … qualche consolazione si dà, la maggiore è certamente quella di ristampare l’opera propria” (12).
In tal modo mi auguro di non aver fatto un lavoro del tutto inutile sia per la storia della patria mia, come per i visitatori di Castel del Monte, di questa splendida corona delle Puglie, di questo eloquente testimone dell’antica grandezza Sveva, di questo sublime monumento delle glorie civili di Andria.
9 Novembre 1894. [data della prefazione scritta dall'Autore alla 2ª edizione]
Emanuele Merra
[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 1-13.]
NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)
(1) Nelle Puglie - Andria.
(2) Storia del Regno di Napoli.
(3) Dissertazione sulla seconda moglie di Manfredi.
(4) I monumenti del medioevo dell’Italia meridionale.
(5) Storia della Città di Andria.
(6) Recherses sur le monuments et l’histoire des Normands, et de la Maison de Souabe, dans l’Italie méridionale.
(7) Nelle Puglie — Castel del Monte.
(8) Studi sui monumenti dell’Italia meridionale dal IV al XIII secolo.
(9) Les sculpteures italiens.
(10) La famiglia di re Manfredi — Don Arrigo di Castiglia — Codice diplomatico del Regno di Carlo e II d’Angiò — Riccardo Filangieri.
(11)
I registri del Grande Archivio di Napoli, regnando Carlo I d’Angiò, erano trasportati da una città all’altra da un certo Mattia d’Andria.
Così da Napoli, li 17 dicembre 1272, re Carlo I ordina ai Bajoli d’Aversa di prendere in fitto 18 cavalcature
per trasportarsi per mezzo di Mattia d’Andria servientis Curie in officio rationum saccos rationum Curie,
da Aversa in Napoli. Reg. 1272 c., fol. 135, n. 15.
Somigliante ordine si dà al Giustiziere di Basilicata, perché procurasse 12 cavalcature per uso di Mattia d’Andria,
incaricato di far trasportare da Melfi a Napoli i registri dell’Archivio. Il diploma è dato a Lagopesole 12 settembre 1275,
IV indizione. Reg. 1275 A, fol. 80 a t., n. 22.
Il 21 luglio 1276, IV ind., con diploma dato in Napoli, re Carlo scrive ai Bajoli di Napoli
perché procurassero 8 equitature per trasportarsi da Napoli a Bojano i registri di Curia
per mezzo dell’istesso Mattia d’Andria, proponendosi egli in breve di andare colà. Reg. detto, fol. 157 a t.
E per trasportarsi questi registri da Bojano a Sulmona. Diploma del 27 agosto 1226, dato a Bojano. Detto Reg., fol. 178.
Con diploma del 17 gennaio 1277, V ind., si ordina il pagamento per li stipendii dovuti tra gli altri ufficiali
in officio rationum, anche a Mattia d’Andria serviens ad rationem de tarenis decem et novem et grana decem per mensem.
Reg. 1278 A, fol. 231, n. 29. G. DEL GIUDICE, Cod. dipl., vol. I, pag. XIII.
(12) CANTÙ, Stor. della città e dioc. di Como, vol. I, pag. l.