di mons. Emanuele Merra
Il 21 maggio 1254. Corrado, figlio della bella Iole, nella fresca età di anni ventisei moriva nei campi presso Lavello (1), lasciando in Germania un figliuolo di due anni. In tale circostanza Manfredi, figlio di Bianca Lancia (2), bel giovane dai biondi capelli dal gentile aspetto, pieno di spiriti cavallereschi e d’ambizione, prudente, discreto, accorto, persuaso dai baroni accettò il baliato di Corradino, a cui per dritto di successione spettava il regno di Puglia e di Sicilia.
Ai 27 luglio del medesimo anno, egli si portò in Napoli a prestare giuramento di fedeltà e di obbedienza al legato del papa. Al pontefice Innocenzo IV spedì in Anagni, tra gli altri suoi nunzii, Galvano Lancia e Riccardo Filangieri. Il papa li accolse con grande delizia (3); indi con bolla del 27 settembre 1254 datata da Anagni, dopo di avere ricolmato Manfredi di molte lodi, gli confermò le concessioni fattegli da Federico II, cioè il principato di Taranto, le contee di Gravina e di Tricarico, l’onore di Monte Sant’Angelo, e la contea di Andria, invece di quella di Montescaglioso, che in allora si possedeva dal nobile uomo Bertoldo, marchese di Hohenbruch; con l’obbligo egli ed i suoi eredi, sempre che la Chiesa romana mettesse in armi tutto l’esercito per la difesa del regno, di dare ad ogni richiesta cinquanta cavalieri ben armati per quaranta giorni. E nell’istesso tempo creò Manfredi vicario generale del regno a vita (4). Se non che nell’anno 1255, avendo Manfredi ricusato l’omaggio del papa Alessandro IV, questi nominò suo legato apostolico il cardinale Ottaviano Ubaldino, che, ai 15 maggio del medesimo anno, spedì in Puglia Bertoldo marchese di Hohenbruch, il quale, avanzandosi con grande armata, s’impadronì di Trani, di Barletta e di tutte le città della Terra di Bari, ad eccezione di Andria, che non gli volle obbedire, perché era occupata dai Tedeschi (5), e perché il suo conte virilmente la difendeva. Tra Andria e Barletta essendovi talune antiche inimicizie; il marchese di Hohenbruch con le sue truppe e con tutti i Barlettani s’avanzò contro la città, minacciandola. Ma non potettero soggiogarla, perché il detto conte ed i propri cittadini, assai coraggiosamente loro resistevano, e valorosamente difendevano la città; sicché Bertoldo ed i Barlettani non senza vergogna se ne ritornarono vinti! (6). Intanto fatta spargere ad arte da Manfredi la falsa voce della morte di Corrado; i baroni ed i vescovi di Puglia, contro la volontà del papa, che li scomunicò tutti, concordemente lo elessero e lo coronarono re (7).
Andria, cripta della Cattedrale con le tombe delle imperatrici sveve - (foto Malgherini - Attimonelli)
Il novello monarca, come il padre, godeva moltissimo della caccia, e sebbene fra tutti i castelli prediligesse quello di Lagopesole, pure dovette fare frequente dimora in Castel del Monte (8); massime in tempo, che fu conte di Andria, e per due mesi si trattenne a Barletta, cioè dai 2 febbraio 1256, quando vi tenne la curia generale (9), e fu accolto processionalmente da settecento persone, con le palme in mano, cantando il Benedictus qui venit in nomine Domini, sino ad aprile, allorché si portò a disegnare le strade e le mura della nuova Siponto, che dal suo nome chiamò Manfredonia. Si dovette ancora portare al Castello imperiale, quando, ai 2 dicembre 1257, venne un’altra volta a Barletta, e vi si trattenne per molti mesi; amando egli, ad imitazione del padre, tenere di preferenza la sua corte nella città delle Puglie (10).
* * *
In tempo di re Manfredi, Castel del Monte non solamente servì per luogo di divertimento agli Svevi; ma anche di carcere ai delinquenti. Infatti si legge nello Spinelli, come ai 2 settembre 1256, essendo venuti a parole in Barletta il giustiziere Lionello Faiella col portolano Raiel saraceno, e dalle parole passando ai fatti, il Faiella restò ferito nella guancia, ed il Raiel ebbe una coltellata nella testa. Allora il giustiziere mandò il portolano, così com’era ferito, prigioniero al Castello del Monte; donde, dopo qualche tempo, lo fece uscire Taddeo da Sessa (11), perché si curasse la ferita. Lo ritenne però prigioniero in Barletta fino a tanto, che per ordine di re Manfredi non si rappaciò col giustiziere, che dimorava in Andria (12).
[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 44-47.]
NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)
(1) «Reversus … in Apuliam in hyeme sequenti, mortuoque Henrico minore fratre suo, disponebat Rex versus partes imperiales procedere; et cum circa veris initium ordinato exercitu processurus castramentari coepisset, in campis prope Lavellum infìrmitate correptus, cum essct circa annos ætatis viginti sex in triumphorum suorum primordiis acerbo mortis fato succumbuit. Mortuus est autem idem Rex die 21 nensis maji anno Domini 1254, duodecimæ Indictionis». De Jamsilla, Hist. de rebus gestis Friderici II ecc., pag. 23. - Il 25 aprile 1889 nei campi presso Lavello fu trovato un ricco tesoro da alquanti contadini andriesi. Erano monete d’oro di re Federico II. Sarà appartenuto forse a re Corrado?
(2) Bréholles, Raumer e Cherrier credono che Bianca Lancia, dopo la morte d’Isabella d’Inghilterra, fosse stata sposata in estremis da Federico. E l’argomentano dalle parole di Jamsilla, che accanto alla madre di Corrado e di Arrigo pone quella di Manfredi, e dal vedere concessa a questa l’Honorem montis sancti Angeli, che soleva assegnarsi propter nuptias alle regine di Sicilia.
(3) «Manfredus … missis suis ambaxiatoribus apud Anagniam domino Galvano Lancea, et domino Riccardo Filangerio ac aliis quoque pluribus, ante pedes summi Pontifìcis, præsentibus fratribus ven. cardinalibus populoque clero astante in palatio d . Matthiæ mandata ipsius PP. et Ecclesiæ, necessariis cunctis adiectis conditionibus ad hoc, per eos plenarie jurarunt». N. De Curbio, n. 40.
(4) Vedi Documento III.
(5) Per interpolazione o errore del copista leggesi Ostuni, dove deve stare Andria. Minieri-Riccio, I Notamenti di M. Spinelli difesi ed illustrati, pag. 106.
(6) «Marchio in duplicitate ambulans, primo civitatem Trani, deinde civitatem Baroli, et subsequenter omnes alias civitates maritimæ Terræ Bari ad partem Ecclesiæ rcvocavit, præter civitatem Andrensem, quæ sibi obedire noluit: nam Comes civitatem ipsam contra Marchionem viriliter defendebat. Cum enim inter civitatem ipsam, et Barolum quædam antiquæ inimicitiæ essent, Marchio cum militibus suis, et Barolitanis omnibus per commnationem contra civitatem ipsam processit, et cum nihil facere posset propter defensionem prædicti Comitis, et civium civitatis ipsius, qui satis animose resistebant eis, et civitatem ipsam viriliter tuebantur, Marchio, et Barolitani non sine vcrecundia expugnati inde rccesserunt». De Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II etc., pag. 113.
(7) «Apuliæ prælati et magnates, contra voluntatem Papæ elegerunt sibi in Regem et coronari fecerunt Manfredum». M. Paris.
(8) Gregorovius, Nelle Puglie – Andria, pag. 252.
(9) De Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II etc., pag. 578.
(10) Manfredi, come il padre, stava di continuo in Puglia e specialmente in Barletta. Minieri-Riccio, I Notamenti di M. Spinelli difesi ed illustrati, pag. 119.
(11) Non prima dell’anno 1272, nei documenti dell’Archivio Angioino di Napoli, le figliuole di Taddeo si trovano in possesso de’ feudi paterni, e la vedova di Giovanna di Maranola non prima del 2 giugno dell’anno 1279, ottenne da Carlo I d’Angiò di poter essere assicurata ai suoi vassalli; perciò credo che circa il 1270 si morisse Taddeo De Matricio generalmente conosciuto col nome di Taddeo da Sessa. Minieri-Riccio, I Notamenti di M. Spinelli difesi ed illustrati, pag. 55 e 56.
(12) Spinelli, I diurnali, pag. 103, Bari, 1865.