Contenuto

Castel del Monte ai primi del Novecento

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


XXI
L’abbandono di Castel del Monte

Indicare il tempo preciso del totale abbandono di Castel del Monte e della sua lagrimevole devastazione senza pietà e riguardo, non è possibile.

Il Pacichelli, che nell’aprile 1686 viaggiò nelle Pugile e fu in Andria, dice che sin dal cadere del secolo XVII questo Castello, che era disabitato ed aperto, rapiva la curiosità degli uomini di buon gusto (1).

I marmi preziosi, che elegantemente e lussuosamente vestivano le pareti interne delle sale, furono da mani vandaliche brutalmente strappati, manomessi, e ridotti in lagrimevoli frantumi! Le colonnine delle finestre, divelte e menate altrove (2). La maggior parte delle aeree sue volte, per barbara voluttà di distruzione, furono sfondate: come pure furono spezzate le magnifiche sue scale! La corte e le stanze più e più volte vennero pessimamente rovistate e messe sossopra, per avara cupidigia di favolosi tesori ivi nascosti!

Da tanta altezza Castello del Monte, caduto in sì basso e lagrimevole loco, servi di ricovero agli armenti ed ai pastori: fu nido di famigerati briganti. specie dei Valdarelli: fu asilo ai profughi Andriesi nell’eccidio della loro città, avvenuto nel 1799; e finalmente fu nascondiglio ai latitanti politici nelle varie rivoluzioni.

*   *   *

Il vasto territorio, che faceva parte del Castello venne in varie epoche dalla famiglia Carafa alienato. - Al tempo della reazione, dopo il 1799, al famoso uffiziale Anglo-Corso, Giovanni De Cesare, fu dal governo borbonico assegnato un vitalizio sui beni di Casa Carafa in Castel del Monte; perché Ettore Carafa, conte di Ruvo e duca di Andria, morto sul patibolo, aveva unitamente al fratello Carlo, favorito i repubblicani (3).

Se questo grande monumento medievale non fu ridotto in un monte di macerie, fu unicamente perché proprietà dei duchi di Andria; mentre il primogenito dell’illustre casa Carafa porta il titolo di duca d’Andria e di Castel del Monte. Ma ancorché di tanta magnificenza non rimanga se non uno scheletro lagrimevole; pur tuttavia questo scheletro è cosi grandioso, che bisogna per forza arrestarsi estatico dinanzi e con stupore nuovo contemplarlo con altissima meraviglia.

[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 122-124.]

Andria, cripta della Cattedrale con le tombe delle imperatrici sveve


NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)

(1) Memorie novelle dei viaggi per l’Europa cristiana, Napoli, 1690, parte II, pag. 53.

(2) Due di queste colonnine si veggono nel giardino dietroposto al palazzo del fu D. Tommaso Accetta, sulla via di Barletta.

(3) Riccardo Carafa D’Andria, Ettore Carafa conte di Ruvo, Grande Arch. di Napoli, Minist. delle Finanze, fasc. 2675. — Giuseppe Ceci di Francesco, Ettore Carafa, Trani, V. Vecchi, 1889.