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Castel del Monte ai primi del Novecento

Castel del Monte

presso Andria

di mons. Emanuele Merra


X
Castel del Monte unito all’onore di Monte Sant’Angelo

Agli 11 di giugno 1271, re Carlo scriveva al segretario di Puglia come volendo egli conferire i primi onori militari al suo carissimo primogenito Carlo e suoi eredi in perpetuo; donavagli, per pura liberalità e grazia speciale, il principato di Salerno, il contado di Lesina con l’onore di Monte S. Angelo ed altre terre. Di più concedevagli Andria con il Castello di Santa Maria del Monte e la foresta, sebbene non fossero del predetto onore e principato. Gliene dava l’investitura col diadema d’oro di esso principato, col vessillo della contea e con l’anello dell’onore (1). In virtù di tale investitura il principe di Salerno ed il suo vicario s’intromisero nel regime del detto Castello.

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Senonché mentre i castelli di Santa Maria del Monte e di Monte Sant’Angelo appartenevano al principe di Salerno; un bel giorno re Carlo I per ragioni di Stato, s’immise nel loro possesso. Il 20 dicembre 1272 scrisse da Napoli al segretario di Puglia di aver egli ordinato ai giustizieri di Terra di Bari e di Capitanata, che in nome suo e secondo la formula loro trasmessa, avessero preso il giuramento dal castellani e dai servienti dei castelli di Santa Maria del Monte e di Monte Sant’Angelo, ed a richiesta del viceprovisore Teodino da Cuneo, avessero presentato l’elenco dei nomi e cognomi dei castellani e dei servi, non che la data del giorno, in cui avevano prestato il giuramento e l’assicurazione della loro continua dimora in detti castelli, e quindi senz’altro si fosse dato loro il dovuto mensile (2).

Inoltre il 26 gennaio 1273 Carlo così scriveva da S. Germano al vicario del principe: «Avendo poco fa richiamati alla nostra curia i castelli di S. Maria del Monte e di Monte Sant’Angelo, perché a nostro nome venissero custoditi; col tenore delle presenti lettere fermamente ed espressamente comandiamo alla fedeltà tua che, per quanto hai cara la nostra grazia, non presumerai senza nostro speciale mandato, d’intrometterti in qualunque cosa potesse riguardare la custodia di quei castelli, i castellani ed i servienti». (3).

Ed in fatti i castellani ed i servi delle due fortezze, avendo avanzate querele a re Carlo, perché non erano stati soddisfatti degli stipendi loro dovuti, al 1° giugno sino a tutto febbraio 1273; il re, il 5 maggio del medesimo anno, ordinò da Trani al segretario di Puglia d’informarsi dal giustiziere di Bari e da quello di Capitanata se ciò fosse vero, ed in pari tempo comandò che prontamente quelli fossero pagati; mentre neppure dal suo primogenito Carlo erano stati soddisfatti (4). Castel del Monte dunque era ritornato sotto la giurisdizione di Carlo I, il quale in questo carcere teneva segretamente e senza pietà prigionieri i piccoli figli di Manfredi, e non voleva che lo sapesse alcuno!

E per lunghi anni non si conobbe che queste sventuratissime creature stessero miseramente incatenate in Castel del Monte!

E quando, ai 9 di febbraio del 1274, re Carlo venne in Andria (5); chi sa non siasi egli portato per feroce consolazione in Castel del Monte, per assicurarsi che quelle sue innocenti vittime languissero veramente tra le catene?

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Anzi perché i poveri figli di Manfredi fossero più sicuramente guardati; a castellano di Santa Maria del Monte re Carlo trascelse un francese dei suoi domini del ducato d’Angiò, un certo Golardo de Saumeri, di grande ed illustre famiglia, milite e fedele (6). In un decreto del 12 luglio 1267, datato da Lagopesole, si legge che l’Angioino affidava a Filippo, Pietro, Ugone, Enrico, Stefano ed Odone Gaumelio Saumerito la custodia delle selve e della difesa del Castello di Santa Maria del Monte, fidando sulla loro provata fedeltà e prudenza (7). I servitori erano pure francesi, e persone scelte tra le più fedeli ed idonee, tanto che un documento del 1284 ci mostra come un barone volendo chiamare al suo servizio un tale Lu1lois, servo addetto alla guardia dei prigionieri di Castel del Monte; il principe di Salerno, che per l’assenza del padre era allora vicario generale del regno, glielo concesse a stenti, e dopo essersi scelto altro idoneo e fedele, che lo potesse surrogare nel medesimo ufficio (8).

Sotto il regno di Carlo II fino al 1299 si scorgono dai diplomi parecchi nomi di castellani, ai quali fu affidata la custodia di quel castello, e pare siano tutti francesi; cioè Stormito di Guagnonville, Giovanni di Belloloco, e Giovanni Picicco.

Oltre del castellano dell’ordine militare (9), stavano a guardia di questa rocca altri trenta servi, come si rileva dallo elenco dei castelli di Puglia (10).

[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 51-54.]


NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)

(1) Vedi Documento VI.

(2) Vedi Documento VII.

(3) Vedi Documento VIII.

(4) Vedi Documento IX.

(5) Minieri-Riccio, I notamenti di M. Spinelli difesi ed illustrati, p. 17, nota L

(6) Nel 26 novembre 1268 re Carlo nominava per Castellano del Castello di Andria un certo Adamo di Pozzuoli: «Karolus etc. Ado de Putheolis sub eadem forma. Cum nos etc. te Castellanum Castri de Andria etc. sicut in alia. Datum Neapoli XXVI novembris (1266)». Reg. 1278 C, fol. 13. – Del Giudice, Cod. Dipl., vol. I, p. 213.

(7) Vedi Documento X.

(8) Vedi Documento XI.

(9) I militi erano figli di conti, di baroni ed anche di ricchi borghesi. che il re cingeva del cingolo militare. Al tempo degli Angioini i castelli del reame erano comandati da un castellano milite o da un castellano scutifero, o da un contergio, secondo la loro diversa importanza. Il milite aveva non meno di trenta serventi, e percepiva lo stipendio di due tarì d'oro al giorno, non possedendo terra; avendo terra, un sol tarì. Lo scutifero ed il contergio senza terra, un tarì d’oro e quattro grana al giorno; con terra, grana dieci. Il servente aveva grana otto, come pure otto grana aveva il cappellano ed alle volte grana sedici. Reg. 1269 B, fol. a t. Reg. 1326 A, n. 262, fol. 94 e 261 t. Reg. 1278 D, n. 32, fol. 174 t.

(10) Vedi Documento XII.