di mons. Emanuele Merra
Circa l’origine del grandioso ed imponente edificio di Castel del Monte, quelli che se ne occuparono, ma senza studio critico, e piuttosto fantasticando che narrando n vero, vorrebbero che le sue origini si perdessero nell’oscurità misteriosa dei tempi andati. Il Pratilli infatti scrive: «È una rocca molto antica, e di eccellente struttura; situata sul dorso di un alto monte se pure non fosse ella servita nei secoli della gentilità per uso di monumento sepolcrale, ridotta poi o dai Greci, o dai Saraceni, o dai Longobardi in fortezza: di che nulla potrei affermare di certo» (1). Per altro questo scrittore conclude bene la sua asserzione, dicendo di non poter nulla di certo affermare, mentre essa è del tutto gratuita, come quella che manca d’ogni storico fondamento, anzi è una splendida poesia.
L'Ingresso di Castel del Monte [nel 1960]
Il D’Urso, e con lui altri, vorrebbe che Castello del Monte fosse l’antico Castrum Netii, o Castello di Andria, occupato dai Saraceni nel 1000, come si legge, o Castello di Andria, occupato dai Saraceni nel 1000, come si legge nella Cronaca di S. Sofia, pubblicata dal medesimo Pratilli (2).
Ma non è vero che il Castrum Netii fosse il Castello di Andria, perché prima del 1009 questa città si chiamava Andria, non Nezia. Infatti in un istrumento notarile dell’anno 915 si dice che Adelprando, figlio di Raleprando era di Andria: «De loco Andre» (3). nel 12 febbraio del 1000, il Catapano Gregorio Tracaniota, con un suo diploma tra i possedimenti, che riconosceva e confermava a favore del Monastero di Monte Cassino, indicava In Apulia talune vigne ed oliveti, siti nella campagna di Andria: «Andre vinee deserte et olivetalie biginti septem» (4). Castel del Monte perciò non può essere il Castrum Netii del cronista di S. Sofia.
Neppure poi può essere il Castromonte della Cronaca Cavese. In esso è vero si legge come, nel 1029, Rachi Duca di Bari, dopo Datto, combatté coi Greci e li vinse presso Bitonto, e s’impadronì di questa città con Castromonte, e di Trani con Ruvo. Nella medesima Cronaca si narra pure che, nel 1055, i Normanni scacciando i Greci ed i Saraceni da Trani, da Canosa e da altre città, s’impossessarono altresì di Troja e di Castromonte. Ma disgraziatamente le cronache pubblicate dal Pratilli sono state dalla critica moderna provate false, perché interpolate (5).
Altri pensarono che i Longobardi avessero mutata questa fortezza in un osservatorio militare, dandogli il nome di Guardia Lombarda. Ma che ha che fare Castel del Monte con la Guardia Lombarda, che è una città del Principato, sebbene facesse parte del contado di Andria, e di cui s’impadronì re Manfredi con papa Alessandro IV? (6).
Né può dirsi che Castel del Monte sia stato quell’Arduum et munitissimum Castrum nomine Ausum, in cui nel 1132 Ruggiero re di Sicilia, ridisceso in Puglia con un numeroso esercito di fanti e di frecciatori Saraceni, strinse d’assedio Golfredo Conte di Andria, a lui ribelle; come narrasi nella Cronaca di Alessandro Telesino (7).
Quell’ardua e ben difesa rocca non era Castel del Monte, ma il Castello di Anzi, presso Potenza, in Basilicata, come dice il De Blasiis (8), donde Ruggiero, rapitogli il tesoro, lo condusse prigioniero con la moglie in Sicilia (9).
Finalmente Tommaso Riccardo Bellapianta, in certe sue memorie manoscritte, citate dal D’Urso, intorno alla città di Andria, sua patria, asserisce che il normanno Roberto Guiscardo, avendo distrutta l’antica fortezza longobarda ivi esistente, abbia fatto edificare, con quel ricchissimo tesoro, scoperto da uno schiavo saraceno, tra Andria e Trani, il primo giorno di maggio del 1073 (10), questo Castello, chiamandolo Bellomonte. Dice pure che sia stato di poi compito dal figlio Ruggiero, il quale vi avrebbe posto una pregevole porta di bronzo, tolta a Palermo da suo padre, e da Carlo I d’Angiò fatta mettere al Castelnuovo di Napoli (11). Tale opinione è stata pure seguita dal Perckins, il quale parla pure di questo tesoro, con cui re Roberto avrebbe costruito questo Castello (12).
Senonché questa opinione non ha in suo favore alcun documento storico, tranne la leggenda della invenzione del tesoro, che dovette essere certamente ricchissimo; mentre dicesi che il Guiscardo abbia con esso costruito nientemeno che il Duomo di Trani (13): la Cattedrale di Coutances (14): ed il Castello del Monte! ! !
Per ciò che riguarda la porta di bronzo, è pure un’altra bella poesia; perché la porta, che tuttora si vede al Castelnuovo, è a due battenti, e quindi non può essere la porta di Castel del Monte, il quale chiudevasi con la saracinesca, formata di un sol pezzo; come vedesi dalle due nicchie laterali alla grande finestra, che s’apre sulla porta maggiore d’ingresso, e dalle quali facevasi il maneggio della saracinesca. Ed anche vi fosse stato una porta di bronzo, oltre la saracinesca, non vi sono documenti per provare che fosse stata quella del Castelnuovo.
Sono queste le varie opinioni circa l’origine di Castel del Monte, che certamente non abbisogna di tavole e di poesie per cingersi la fronte della bellissima corona della più remota antichità.
Sei secoli e mezzo di vita rendono pur troppo veneranda quest’opera colossale dell’ardito ingegno del grande imperatore Svevo.
[Tratto da: Emanuele Merra, "Castel del Monte - presso Andria", 3ª edizione, Scuola Tip. Istituto Apicella per Sordomuti, Molfetta, 1964, pp. 19-23.]
NOTE - (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero capitolo)
(1) Della via Appia, lib. IV. cap. XIV, pag. 256.
(2) Storia della Città di Andria., lib. III, cap. III, pag. 51.
(3) Prologo, Le carte che si conservano neII’Arch. Metrop. di Trani, IV, pag. 26.
(4) Trinchera, Sillabus Grecorum membranarum. Dipl. XII, pag. 10.
(5) Capasso, Fonti della Storia Nap. in Arch. Stor. per le Prov. Nap., vol. I, pag. 4. — Heinrich Pertz e Rudolf Köpke, Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, p. I, 492.
(6) Muratori, Annali d’Italia, an. 1255.
(7) «Rex castra movens super arduum et munitissimum Castrum nomine Ausum, quo Gofridus Comes (Andrensis) aderat, acceleravit: illudque tamdiu obsidione sevissima circumsedit, quosque comprehensus Gofridus in Siciliam periurii culpam luiturus destinatur». Lib. II, pag. 275.
(8) L’insurrezione pugliese e la conquista normanna nel secolo XI, vol. III, pag. 231.
(9) «Goifridus de Andra cum uxore ab eodem in rupe captus est, in castello quod secus Potentiam urbem situm est … oppidum subiugavit, ibique thesaurum in quo erant XV minæ auri vel argenti cessit». Ord. Vit., XIIl, 898.
(10) Malaterra, Cronaca. — P. Cavalieri, pag. 288.
(11) D’Urso, Storia d’Andria, lib. III, cap. III, pag. 52.
(12) Hist. de la sculpture en Italie, vol. II, pag. 41.
(13) Pastore, Storia manoscritta. di Andria, parte I, pag. 65.
(14) Ronault, Vite dei vescovi di Coutances. — Orsini, Il culto alla S. Madre di Dio, cap. Il, pag. 38, nota l.