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Francesco Durelli

“Per la Congrega de’ Bianchi del Comune di Andria
sotto il titolo del SS. Nome di Gesù”

Stab. Tip. di P. Androsio – NAPOLI
1857

trascrizione in ebook

Fia pregio delle poche parole che siam chiamati a scrivere in difesa del titolo di Arciconfraternita dovuto alla Congregazione del SS.mo Nome di Gesù eretta nella Chiesa di Porta-Santa nella Città di Andria, incominciare dalle relazioni che ne offre il Canonico teologo Riccardo d’Urso nella Storia della città di Andria pubblicata nel 1842.

«Rimirando gli Andriesi sempre con occhio di venerazione quella porta per dove erano entrati la prima volta in città que' due nunzi del Cielo S. Pietro e S. Riccardo, nell’indicato anno (l265) mandarono ad effetto un loro pio desiderio. Già ne avevano dati alcuni segni di rispetto sin dalle prime, avendo ridotte in case di pietà due osterie che guardavano i due lati di essa porta. Ma fu in certo modo pago il loro cuore quando ridussero a compimento quel magnifico Tempio che riguardiamo oggi giorno, detto di Porta-Santa. Affinché nel tratto successivo non vi fosse mancata un’assistenza ed un culto, tutti i primi del luogo distinti per nobiltà corsero a gara a dare i loro nomi, quivi istuendo la Confraternita di S. Maria della Nunziata. Essendovi poi nati de’ forti disturbi per alcune scortesie e disattenzioni dc’ fratelli a’ Cattedralisti, questi dappoi si negarono di più prestarsi nelle loro sacre funzioni. I fratelli d’altronde le ripresero con maggiore strepito e pompa, sotto la direzione del loro padre spirituale. Ma il Vescovo d’allora Matteo II, dichiarò essere sufficiente il culto che a’ predetti Santi si offeriva nella Chiesa Cattedrale, ed ordinò che dei due altari nel mezzo della Chiesa se ne fosse formato un solo e sotto altro titolo. Dispiaciuti i fratelli di questa disposizione credettero vendicarsi ritirandosi a poco a poco da’ loro soliti uffici, c la Congrega rimase chiusa.

Quando nel 1516, trovandosi un’Immagine della SS.ma Vergine, dipinta a fresco su di una parete, a causa de’ risarcimenti delle mura che sostengono detta Chiesa, e questa operando una moltiplicità di miracoli, si deliberò dall’Università che detta Immagine fosse stata venerata dentro lo stesso Tempio in altare apposito. L’istessa Università poi tenendo da tempo antico un Beneficio di patronato laicale, affisso all’altare di S. Riccardo di Porta-Santa, così in tale occasione, perché l’antico era stato demolito, lo trasferì all’altare di questa SS.ma Vergine solto il titolo della Neve di fresco eretto …

A solennizzarsi quest’atto, che potrebbe chiamarsi di nuova fondazione, troviamo un autentico documento di Monsignor Antonio Lupicino Andriese Vescovo di Bisceglie con procura speciale del Vescovo di Andria ch’era allora il Cardinale Niccolò de Flisco de’ Conti di Lavagna.

Finalmente nel 1532 essendo venuti a predicare in Andria i RR. PP. Gesuiti Mario Morselli e Fulvio Butrio, ne promossero l’apertura della dismessa Congrega con gli stessi privilegi e condizioni di prima, solto il titolo della SS.ma. VERGINE DELLA NUNZIATA E DEL GESÙ.

Stabilite così le cose, fu tale e tanta la devozione del popolo Andriese per questo Tempio, che ogni qualvolta qui si celebrava qualche sacra funzione, era di tutta necessità mettersi le guardie all’ingresso, facendovi eccezione di persone. Ad ovviare agli sconcerti che succedevano, si videro costretti i fratelli a dividersi, conferendosi una metà di essi, tirata a sorte, nella Chiesa ora di S. Sebastiano.

Andarono così le cose non a lungo, mentre incominciando quelli di Porta-Santa ad affacciare pretensione di primazia e preminenza, ne vennero delle grandi discordie tra loro. Fu allora che il ricco e pio sacerdote D. Giandonato Aybar, correndo il 1605, volendo togliere di mezzo i tumulti e gli scandali, ottenne darsi nuova forma a questa porzione o seconda Congrega del Gesù sistente nella Chiesa ora della di S. Sebastiano. Furono sostituiti i sacchi neri ai bianchi, ed i fratelli presero il titolo di Arciconfraternita della Morte, sotto la SS.ma Vergine della Natività, vivendo ad un dipresso sotto la stessa regola. Rimase intanto fra i fratelli del Gesù e quelli della Morte la convenzione, che se mai nelle rispettive adunanze nascesse talvolta parità di voti, per la deliberazione si dovesse invitare un Confrate dell’altra Arciconfraternita, e ciò in memoria del loro primiero comune stabilimento.

L’Arciconfraternita della SS.ma VERGINE DELL’ANNUNZIATA E DEL GESÙ porta per primario istituto, che tutti gl’individui ad essa appartenenti deggiono prendersi dal ceto nobile; ed in supplemento dal civile. Pe’ loro spirituali esercizi ci sono alcune regole molto utili e vantaggiose: tra gli altri privilegi havvi quello dell’assistenza a’ condannati al patibolo, coll’obbligo che i medesimi vestiti di sacco bianco deggiono, dopo l’esecuzione della giustizia, condurre processionalmente il mortorio per la tumulazione nella loro Chiesa. Le rendite sono pingui, e devolute per legge di fondazione al Pubblico sovvenimento de’ poveri, e specialmente infermi, non esclusi alcuni determinati annuali maritaggi a favore delle vergini bisognose, ec. ec.»

Da siffatto cenno storico dell’origine e delle fasi della Congrega della SS.ma Vergine dell’Annunziata e del Gesù, appare come la sua istituzione rimonti a’ primi albori del XII secolo. Che se rimase alcun tratto di anni orba di esercizio, lo fu per avventurose dissidenze, alle quali credette il Vescovo del tempo imporre silenzio col ridurre in uno i due altari della Cattedrale. Ma ella risorse più fastosa nel 1516, dopo l'invenzione della miracolosa Immagine della SS.ma Vergine dipinta a fresco in una delle pareti della Chiesa di Porta-Santa, e risorse con le stesse regole e con gli stessi privilegi di cui dapprima godeva, cosicché non essendo stata né abolita né manomessa dalla sua istituzione, ricongiunse il tempo primitivo al tempo avvenire, ed enumera perciò ben sette secoli di vita.

Ella fruì sempre del titolo di Arciconfraternita, titolo che fu trasferito a quella parte della Congrega medesima che nel 1605 passando nella Chiesa di S. Sebastiano assunse il nome di Arciconfraternita della Morte.

Né esser poteva altrimenti, imperciocché possedeva i requisiti tutti che a tal titolo le davan dritto: la vestizione de’ sacchi bianchi; l’assistenza a’ condannati al patibolo, la loro tumulazione nella propria Chiesa ed in apposito sepolcro; l’esercizio di opere di pietà ingiunte sempre ed esclusivamente alle Arciconfraternite; la precedenza tra le altre Congreghe di quella città; la pingue dotazione di cui va superba e che offre l’invariabile rendita di duc. 1400 annui, per sopperire a’ bisogni de’ poveri, al sovvenimento degl’infermi ed a’ maritaggi delle fanciulle necessitose; e così via discorrendo. Che anzi il suo stato discusso ha forma fissa ed immutabile, sia per quanto riguarda il mantenimento del Conservatorio di Orfane di quel Comune, sia per quanto conviene al mantenimento dell’Ospedale civile, sia per quanto riflette i quattro maritaggi annuali, sia in fine per quanto concerne la vestizione delle orfane bisognose. Alle quali prodigalità non va senza merito l’aggiunger quella di aver ultimamente assegnata una rendita annuale di duc. cento per dotazione delle Figlie della Carità a stabilirsi in Andria, giusta le cautele rassegnate al Consiglio Generale degli Ospizi.

«È rincrescevole, dice il citato Canonico d’Urso, che tutte le memorie in lapidi che esistevano nel Tempio di detta Porta-Santa, ora non più appaiono, perché occupate dalle spalle dell’altare maggiore da’ fratelli del Gesù edificato.»

È pur rincrescevole, aggiungiam noi, che l’incendio dell’archivio di detta Arciconfraternita, avvenuto nel 1799 per causa della famosa difesa sostenuta da quella città contro le armi straniere in favore della Dinastia felicemente regnante, abbia distrutto il documento legale che tal titolo le concedeva e che doveva senza dubbio scrupolosamente esservi conservato; documento che pur tra l’edacia e le vicende de’ secoli che d’allora trascorsero va sperduto nel Grande Archivio del Regno e nelle Reali Segreterie di Stato.

Ma pur tuttavolta se in mezzo al tempestoso mare una tavola appaia sulle onde, se in mezzo a’ burrascosi notturni nugoloni traveggasi una luccicante stella, ci è forza confessare l’esistenza di un naviglio naufragato, ci è forza richiamar la mente alla desiderata ed incantevole serenità del Cielo.

Tale è lo stato della cosa nella specie che ci occupa. Non solo la costante tradizione, non solo la ferma e non mai oscillante opinion pubblica, ma qualche documento bensì più o meno autentico ci menano alla grave induzione della esistenza legale del titolo di Arciconfraternita nella Congrega del Gesù di Andria, titolo che non avrebbe potuto essere impunemente usurpato sotto gli occhi delle Autorità chiesastiche e civili di sì lungo periodo di tempo, né abusivamente ritenuto senza la più piccola contraddizione ed osservazione delle altre Congreghe di quella Città, specialmente di quella della Morte che ne era una sezione e che ne avrebbe contrastata la precedenza.

Il primo documento ci viene da una lapide che esiste nella cennata Chiesa di S. Maria dì Porta-Santa. Esso è così scritto:

QUOD CALIGINOSUM AC DETURPATUM
TOT JAM LABENTIBUS ANNIS
MEMORANDÆ POSTERITATI
REVIVIXIT SPLENDIDISSIME
RESTAURATUM EXORNATUMQUE
AERE SUO
ARCHI-SODALITII HUJUS
SANCTISSIMO NOMINE JESU

DICATI
SACRARIUM VETUSTISSIMUM
ANNO MDCCCIII
NUNC ADMINISTRATORUM
REL1GIO PIETAS THEMIS
QUIETEM IMMUTABILEM
DEO MISERANTE
EXPECTANT

Tre altri documenti si hanno dalle conclusioni esistenti nell’Archivio della stessa Arciconfraternita.

Uno è della data del 13 luglio 1701, ed in esso più volte nominandosi quella Congrega della SS.ma Annunziata e del Gesù se le dà costantemente il titolo di Arciconfraternita, titolo che pur si riporta consegnato nel pubblico istromento stipulato nell’aprile del 1693 per notar Donato Menduto, ed in quello stipulato nel luglio 1699 tra essa Arciconfraternita e’l sig. Riccardo Daniello.

Gli altri due documenti sono degli 11 e 5 dicembre 170l, in ambedue i quali si comincia con l’usitata forma: Congregato Capitulo intus Ecclesiam Santæ Mariæ Misericordiæ de Porta Sancta, fuerunt congregati infrascripti Prior et Confratres hujus ARCICONFRATERNITATIS Sanctissimi nominis Jesus pro infrascripto actu.

I quali documenti, scritti in tempi non sospetti e rimontanti a più di un secolo e mezzo indietro, provano indubbiamente il possesso del titolo di Arciconfraternita nella Congrega del SS.mo Nome di Gesù. Se ci fosse dato di andar rifrugando tutti gli atti pubblici, semi-pubblici, ecclesiastici e civili che per gli svariati interessi della Congrega di Gesù nelle diverse epoche e nel decorso di sette secoli ebbero luogo, ben si rinverrebbe materia tale da render lucidissima la pruova del detto possesso, che ripetiamo non poteva esser usurpato o abusivamente ritenuto senza una legale concessione, ormai da’ lunghissimi anni consunta.

Né unqua mai nella riferita Storia del Can. d’Urso vien nominata quella Congrega del Gesù senza il dignitoso titolo di Arciconfraternita. Quando nel 1707 fu consagrato Vescovo di Andria Nicola Adinolfi, questo pio e santo Prelato erogò quanto aveva pel riaprimento del Conservatorio delle civili donzelle bersagliate dalla fortuna, e nel suo testamento lasciando erede universale il Monte de’ poveri vergognosi di Napoli, dispose il pagamento di un legato a pro del detto Conservatorio pel capitale di duc. 5000, «ed ordinò che detto stabilimento venisse regolato da quattro saggi governatori, cioè dal Vescovo pro tempore, da un sacerdote della Chiesa Cattedrale, da un altro del Collegio di S. Nicola, e dal Priore temporaneo dell’Arciconfraternita del Gesù. E siccome a questo stesso Educandato l’Arciconfraternita del Gesù col Monte della Pietà aveva contribuito delle somme, così ne fu chiamata sussidiaria.»

Ed in fine della detta opera: «Vi sono quattordici Confraternite laicali, le quali praticano i loro esercizi di pietà sotto la direzione di un Rettore ecclesiastico, approvato dall’Ordinario. Fra queste si distinguono due, alle quali appartengono i nobili e notabili della città; e sono l’Arciconfraternita de’ Bianchi di Porta-Santa di antichissima data, e l’altra da poco introdotta (nel 1832) sotto il titolo della SS.ma Vergine Addolorata.»

Dopo quanto finora si è detto non pare strana inchiesta quella di conservarsi alla Congrega del SS.mo Nome di Gesù il titolo di Arciconfraternita di cui per tanti secoli ha goduto costantemente il possesso. Il voler rinvenire ne’ penetrali de’ tempi che si son succeduti tra mille vicende il documento legale della di lei erezione a cotal titolo, è un pretendere cui l’umano potere non consente di adempiere. La sola forza degli argomenti può tenerne le veci, e questi argomenti non mancano nella specie, ed anzi son di tal peso che anche uno scettico più sfacciato non potrebbe ripulsarli senza far onta al proprio convincimento ed alla logica più sensata.

Noi non abbiam potuto, per le ragioni dianzi espresse, rinvenir documenti anteriori allo scorso secolo, meno le notizie che ne sono state raccolte dallo storico Can. d’Urso. Ma riunendo gli uni e le altre ed aggiungendo la farragine degli altri più spessi documenti che ebber luogo da quell’epoca fin oggi, si ha una pruova non dubbia del possesso in cui è stato la Congrega del Gesù del titolo di Arciconfraternita, possesso secolare pacifico, continuo, non interrotto, garentito dalla buona fede e dal giusto titolo.

Il tempo che senza posa e tutt’ora stabilisce e giustifica il dritto del possessore, non rispetta alcun altro mezzo che gli uomini han potuto immaginare per fermare questo dritto. Non è il deposito, non è la vigilanza, che mettono gli atti, pubblici e privati alla discrezione degli avvenimenti nei quali possono esser perduti, distrutti, alterati, falsati.

Allorché la legge, protettrice delle proprietà, vede da una parte il possessore che pacificamente ha goduto per lungo tempo di tutte le prerogative che son unite a questo dritto, e che d’altronde s’invoca un titolo in contrario di cui non si è fatto uso per lo stesso periodo di tempo, si eleva allora un dubbio che va deciso a favor del possessore — Il fatto del possesso non è meno positivo del titolo: il titolo senza il possesso non presenta più lo stesso grado di certezza; il possesso smentito dal titolo perde parte di sua forza; questi due generi di pruove rientrano nella classe delle presunzioni. Ma la presunzione favore vole al possessore si accresce col tempo, in ragione che la presunzione che nasce dal titolo diminuisce. Questa considerazione dà il solo mezzo di decidere che la ragione e l’equità possono approvare: questo mezzo consiste in ammettere la presunzione che risulta dal possesso, il quale quando ha ricevuto dal tempo una forza sufficiente, costituisce da per sé un titolo che non può più vacillare.

Nel riferire questi ragionamenti del Pothier (1) vogliamo portar riflessione ad una rilevante circostanza, a quella cioè che anche l’esistenza di un titolo contrario di proprietà cede alla forza del possesso — Nella nostra specie il possesso è scevro di ogni avverso titolo, di ogni eccezione; è invece puro, immaculato, pacifico, pubblico; è coverto dalle ali di piombo de’ tanti secoli che vi posaron sopra.

Francesco Durelli

ULTIME CURE
RISPOSTA AD UN DUBBIO ELEVATO

Essendosi per noi luminosamente dimostrato che il 1ungo, pacifico, pubblico e non mai interrotto possesso del titolo di Arciconfraternita nella Congrega del SS. Nome di Gesù di Andria, non ammette presunzione in contrario per privarnela bruscamente sol perché l’edacia del tempo distrusse il titolo della originaria sua fondazione, si fa ora sorgere un Dubbio, che cioè la detta Congrega abbia potuto da sé stessa investirsi del titolo di Arciconfraternita, ed abbia potuto abusivamente fruirne per tutto il tempo della sua esistenza.

Basterebbe per tutta risposta osservare che le leggi della prescrizione sono per lo appunto fondate sopra un possesso non sostenuto da alcun titolo, il quale possesso, sia abusivo, sia usurpato, sia in qualunque altro modo tenuto, vien legittimato dal decorso del tempo e dall’esercizio non interrotto, pubblico, pacifico. Lo stesso titolo in contrario, ove esistesse, verrebbe meno a fronte di questo possesso, perciocché la legge suppone in questo caso che colui il quale rappresenta un titolo di proprietà non ne avesse voluto far uso, o vi avesse derogato, o in fine avesse consentito che il possessore attuale gli succedesse: in somma presume che chi ha il titolo ha voluto perdere, consegnare o alienare ciò che ha lasciato prescrivere. Né perciò l’equità trovasi punto macchiata, avvegnaché la giustizia generale è resa, e da quel tempo in cui comincia l’opera della prescrizione, gl’interessi privati che possono esser lesi debbono cedere alla necessità di mantener l’ordine sociale: ond’è che Rolland de Villargues (2), sugl’insegnamenti di Grozio, di Puffendorfio e di Vatel, dichiara che la prescrizione sia di dritto naturale e delle genti, e non di dritto civile.

Noi osservazioni ancor più positive di fatto possiam dare alla soluzione del dubbio elevato.

Ma abbiam premesso nella breve nostra memoria che la pretesa usurpazione o abusivo esercizio del titolo di Arciconfraternita non poteva aver luogo così pubblicamente in tutti gli atti della Congrega, in faccia alle autorità chiesastiche e civili, in faccia ad un pubblico colto e numeroso qual è quello di Andria, in faccia allo stesso Ordinario del luogo, ed in faccia ad altre tredici Congreghe esistenti in quella città, senza una qualsiasi rimostranza, precisamente perché quella del Gesù prendeva la precedenza su tutte le altre, precedenza che, ove ella non fosse stata di titolo superiore, sarebbe stata senza dubbio contrastata. Ora aggiungiamo che in essa concorsero fin dalla sua origine e ad esuberanza tutti i requisiti onde si acquista dritto al titolo di Arciconfraternita: ricezione di soli nobili, ricchissimo patrimonio, opere esimie di carità verso i poverelli, gl’infermi, le orfane nubili, gli Educandati; assistenza a’ condannati al patibolo, accompagnamento processionale del loro feretro e sepoltura nella propria Cappella.

Ma ciò non è tutto. Se la Congrega del Gesù avesse per avventura ardito di usurpare il titolo di Arciconfraternita, questa usurpazione non avrebbe potuto verificarsi che negli atti propri della medesima, né mai alcuno glie l’avrebbe cosi gratuitamente conceduto in atti pubblici o di pubblica ragione.

Quando, come dicemmo nella memoria, Monsignor Lupicino, dietro il rinvenimento della Immagine della SS.ma Vergine in una parete della Chiesa, si degnò accogliere la deliberazione della Università perché quella Immagine fosse stata venerata dentro lo stesso Tempio di Porta-Santa in altare apposito, trasferendovi il Beneficio di jus patronato laicale che era infisso all’altare di S. Riccardo, con atto degli 8 marzo 1517 testificando la massima devozione verso la gloriosissima Immagine allora rinvenuta, dà il titolo di Arciconfraternita alla Congrega di Porta-Santa.

Quando nel 1707 Monsignor Adinolfi fece il suo testamento, istituendo i governatori del Conservatorio di Andria ne nomina uno nella persona dcl Priore temporaneo dell’Arciconfraternita del Gesù.

Il Canonico d’Urso, del quale tanto ci siam giovati, non avrebbe al certo consegnato in una storia della città di Andria asserzioni di tal fatta che g1i avessero strappato il merito di storico fedele e lo avessero posto a repentaglio di esser rifrustato delle sue menzogne. Egli anzi protesta nella prefazione degli ardui sforzi per rinvenire la verità nel silenzio de’ secoli fino al 1000 dell’era cristiana: dal qual tempo in poi, perché chiara scendea la luce, ha battuto senza palpiti il resto del cammino. l fatti dunque che egli riferisce dopo il X secolo, e molto più dopo il XII che è quello della istallazione della Congrega su cui cade l’esame, non son mica tradizionali e di dubbia indagine, ma sono verità senza eccezione, da lui con sana critica estratte da accreditali scrittori, da storici rinomati, dall’archivio del Duomo e dall’archivio Ducale, da patri codici.

Par dunque che non possa affatto reggere il dubbio della spontanea usurpazione del titolo di Arciconfraternita, il quale anzi è certamente la conseguenza della primitiva erezione della Congrega.

Ad ogni modo, se tutti i requisiti che la Congrega ab immemorabili possiede, se il possesso secolare non bastano a farla riconoscere nel titolo di Arciconfraternita, ella ben volentieri si sottopone a novelli sagrifizi, per non vedersi ingiustamente strappare una preminenza che per tutti i riguardi le si deve. Ella ha aggiunto alle tante opere di pietà un capitale di duc. 600 per la fondazione di un Monte di pegni, capitale versato al Consiglio degli Ospizi di proprio ed esclusivo peculio de’ componenti la Congrega, affinché quest’altro requisito le faciliti la strada ad esser riconosciuta nella qualità di Arciconfraternita con l’antichità della sua istituzione.

Francesco Durelli

NOTE

(1) Tom. 14 n.° 1.° dell’introduzione al Costume d’Orleans.

(2) Voc., prescrizione, n.1.

[dall'opuscolo originale di Francesco Durelli, “ Per la Congrega de’ Bianchi del Comune di Andria sotto il titolo del SS. Nome di Gesù”, Napoli, 1857, Stab. Tip. P. Androsio, 19 pagine.]