Famiglie illustri di Andria

Contenuto

da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"

Capitolo VIX.

di Michele Agresti (1852-1916)

Famiglie illustri di Andria

   

Sommario:
- Famiglie patrizie, già estinte o traslocatesi altrove.
- Famiglie nobili tuttora esistenti.


Troppo arduo sarebbe il nostro compito se tutte volessimo qui enumerare, e parlare delle moltissime famiglie andriesi, distinte per nobiltà di casato e per dovizia di censo. Ci limiteremo ad accennare sommariamente quelle famiglie andriesi, che, lungo il corso dei secoli, appartennero al ceto del patriziato e della nobiltà, per quanto abbiamo potuto riscontrare nel nostro Archivio Capitolare, ed in altri scritti di storici paesani e forestieri.

Famiglie Patrizie estinte o traslocatesi altrove

1. Leopardi. Antichissima famiglia patrizia andriese, da lungo tempo estinta. Essa aveva il suo palazzo sulla via detta Montarone (oggi via Leopardi). Parecchi discendenti di questa famiglia si sono distinti nelle armi, come Giovanni e Federico. Il primo, Cavaliere Gerosolimitano, combatté con Alfonzo di Araguez, secondo leggesi sulla sua tomba, messa nella Chiesa di S. Agostino. Il secondo, Cavaliere di Malta, combatté contro i Turchi nelle acque di Lepanto, in unione del nostro prode Vincenzo Carafa nel 1571.

Bartolomeo Leopardi, nel 1517 apparteneva all’amministrazione della città, e fu uno dei convenuti nella Bolla data da Mons. Lupicino, a nome del Cardinal De Flisco. Giammarco Leopardi fu uno dei patrizi andriesi firmati nell’istrumento d'investitura del Ducato d'Andria al Conte Carafa, col quale furono stipulate le condizioni di quella investitura per Notar Nicolangelo Facinio.

2. Lupis o Lupicini. Antica famiglia patrizia di Andria, decorata del titolo della Contea di Canosa. Il suo palazzo era nei pressi della Chiesa di S. Domenico, e propriamente in quel larghetto, che da Ponte Giulio va a via Calderisi. Una targhetta dà il nome di Lupicino a questa via. La famiglia Lupis o Lupicini aveva la Cappella gentilizia nel nostro Duomo, e, propriamente, quella intitolata al Crocifisso, dove tuttora, sull’architrave, si legge un’epigrafe latina colla data del 1646 (da noi riportata la dove parlammo del Duomo). La famiglia Lupis era imparentata all’altra famiglia patrizia Conoscitore, della quale diremo in seguito. Lo stemma della famiglia Lupis o Lupicini, porta scolpito due lupi e due lupicini, tre stelle e due crocette, con due Angioli che sostengono lo stemma. D. Antonio Lupicini fu Canonico della Cattedrale, e poscia Vescovo di Bisceglie nella prima metà del secolo XVI. Morì nel 1545.

Vari altri discendenti di questa famiglia abbiamo riscontrati in varie scritture capitolari, come Luigi, faciente parte dell’amministrazione comunale nel 1517. Questa famiglia da lungo tempo si è estinta.

3. Conoscitore. Questa antica famiglia patrizia si è pure estinta, coll’ultimo suo rampollo Federico, che fu letterato e poeta esimio. Questa famiglia abitava in origine il grandioso palazzo, adiacente al Convento e Chiesa di S. Agostino, riedificato poscia dal Sig. Riccardo Porro (Impicciatore) su disegno dell’Architetto Castellucci di Napoli. Indi passò al signor Deodato Ceci.

La famiglia Conoscitore era imparentata all’altra nobile famiglia Lupicini, avendo Antonio Lupicini sposata Ioannella Conoscitore, ricordata nelle due lapidi, messe nella Cappella del Crocefisso nel nostro Duomo. Marino Conoscitore contribuì alla fondazione dei due ospedali, quello della Trinità e l’altro di S. Bartolomeo nel 1226. D. Pietro Paolo Conoscitore, dottore in utroque, e D. Antonio furono, il primo Arcidiacono, il secondo Arciprete del nostro Capitolo Cattedrale. Alfonso Conoscitore fu celebre medico sulla fine del secolo XVI e principio del secolo XVII. Parecchi di Casa Conoscitore furono pure Canonici della Cattedrale e di S. Nicola. Alla famiglia Conoscitore si apparteneva quel fondo detto Parco di Pisano.

4. Tesoriere. Antica e patrizia famiglia di Andria, estintasi sul principio del secolo XVIII. Prese il nome di Tesoriere dal suo antenato Tommaso Conoscitore, che fu tesoriere del Duca Francesco II Del Balzo. Sicché la famiglia Tesoriere è un ramo della famiglia Conoscitore. Questa famiglia aveva la sua Cappella gentilizia nel nostro Duomo, e propriamente quella ora intitolata a S. Giuseppe, dove ultimamente, nel rifare l’altare, furono rinvenute due lapidi, dalle quali risulta che la famiglia Tesoriere fu assai benemerita del nostro Capitolo, cui assegnò non pochi legati. Sergio Tesoriere fu Sindaco di Andria nel 1517, e sottoscrisse nella famosa Bolla di Mons. Lupicini, che, a nome del Cardinal De Flisco (amministratore della Diocesi andriese) concedeva alla Università di Andria il giuspatronato della nuova Chiesa da costruirsi accanto a quella già esistente in Porta Santa, Tommaso Tesoriere, nel 1577, faceva parte della Università. Riccardo, nel 1590, era Dottore in legge. Parecchi di Casa Tesoriere furono Canonici della Cattedrale.

5. Marulli. Antichissima famiglia patrizia andriese, che occupò, in tutto il tempo di sua dimora in Andria, i più importanti uffici. La famiglia Marulli, nel 1226, contribuì alla fondazione dei due antichissimi ospedali, quello della Trinità e di S. Bartolomeo. Leone Marulli fu uno dei patrizi di Andria, che recossi a Napoli ad ossequiare la Contessa Beatrice d’Angiò, andata sposa a Bertrando del Balzo, ed indurla a prender stanza in Andria nel 1308. Antonio Marulli lo troviamo Notajo nel 1493, come rilevasi dalla iscrizione incisa sulla trave maestra della Chiesa di S. Agostino, appartenuta ai Teutonici. Bartolomeo Marulli lo troviamo faciente parte della Università nel 1517. Cesare Marulli fu uno dei quattro cavalieri andriesi, che si recarono con Vincenzo Carafa nel 1566 a combattere contro i Turchi, e venne decorato, da Re Filippo, della Croce di Malta. La famiglia Marulli, sulla seconda metà del secolo XVI, si trasferì in Barletta, allora città regia, (forse per sottrarsi alla prepotenza feudale dei Carafa), dove venne decorato col titolo di Conte.

6. Quarti. La famiglia patrizia Quarti è antichissima quanto quella dei Marulli. Essa concorse pure, nel 1226, alla fondazione dei due sopradetti ospedali (la Trinità e S. Bartolomeo). La famiglia Quarti aveva un giuspatronato laicale sulla Cappella di S. Ciro, nel nostro Duomo, dove leggesi una epigrafe (da noi innanzi riportata a pagina 17), che ricordava Bartolomeo Quarti, morto nel 1469.

Baldassarre Quarti nel 1308, insieme a Leone Marulli, recossi a Napoli a ricevere la Contessa Beatrice d’Angiò, Cesare Marulli fu l’altro cavaliere, che, nel 1566, combatté a fianco di Vincenzo Carafa contro i turchi, e venne decorato dal Re Filippo di Spagna della Croce di Malta. D. Fabio Quarti fu Arciprete della Cattedrale nel 1581. Fra Paolo Maria Quarti (del quale è fatto sopra parola) fu Sacerdote tra i Barnabiti di Napoli. Parecchi altri membri di questa nobile famiglia appartennero al nostro Capitolo Cattedrale. Questa famiglia, per sottrarsi alle vessazioni del Duca Carafa, sulla fine del secolo XVI, si trasferì a Barletta, e poscia a Napoli, ove ora va sotto il nome di Belgioioso. D. Lorenzo, Canonico della nostra Cattedrale, prese residenza in Napoli, dove morì.

7. Fanelli - Madia. Questa antica famiglia di Andria, anche da lungo tempo estinta, concorse colle famiglie Gammarota, Quarti, Marulli e Superbo, alla fondazione dei due ospedali (quello della Trinità e di S. Bartolomeo) nel 1226. Ponponio Madia fu pure fra i notabili Baldassarre Quarti, Leone Marulli, e Cesare Bonelli, che recaronsi in Napoli, a fare ossequio a Bertrando Del Balzo e Beatrice d’Angiò nel 1308.

8. De Robertis. Questa antichissima famiglia patrizia Andriese pur si è estinta da lungo tempo. Aveva la sua sepoltura gentilizia nel nostro Duomo, dove, tra gl’intercolunnii della nave sinistra, si leggeva la seguente iscrizione «Hoc est sepulcrum Richardi De Robertis et hæredum eius 1540». Nicola De Robertis è firmato, come rappresentante dell’Università, nella sopradetta Bolla di Mons. Lupicini del 1517. Mariano fu Sindaco nel 1576.

9. Gammarota. L’antichissima famiglia patrizia Gammarota fu la prima a cedere parte del suo palazzo (sito dove ora sorge il monistero delle Benedettine) per costruirvi lo spedale di S. Riccardo. Il Signor Iacobo Gammarota serbò a sé una parte di questo palazzo finché visse. In seguito questo palazzo fu abitato dalla nobile famiglia andriese Friuli, da circa un secolo domiciliatasi in Corato, dove aveva estesi tenimenti. Varie famiglie andriesi portano ancor oggi il nome dei Giammarota. Non sappiamo se originate da questa antica famiglia patrizia, o da altra famiglia più modesta.

10. De Majoribus. Questa antichissima famiglia patrizia andriese si estinse fin dal principio del XVI secolo. Aveva il suo palagio dove ora sorge la Chiesa di Mater Gratiæ. Accanto al palagio dei De Majoribus eravi una Cappella, di giuspatronato di detta famiglia, intitolata a S. Giovanni Battista. Estinta questa famiglia, la Cappella restò abbandonata. Nel Capo IV di questo volume (pag. 64) abbiamo narrato come questa Cappella fu sostituita poi dalla Chiesa Mater Gratiæ.

11. Sabalice. Antichissima famiglia patrizia andriese, che va sotto il nome di Melillo, da Emilio, che fu Vescovo di Andria dal 1399 al 1428. Il suo palazzo era sulla via detta anticamente Fravina, e propriamente dove sorge oggi il grandioso palagio, costruito dal Sig. Nicola Porro. Il Signor Giuseppe Sebalice, padre del Vescovo, era addottorato in leggi. Questa famiglia si è da lungo tempo estinta.

12. De Pellegrinis. Questa antichissima famiglia andriese è pure, da lungo tempo, estinta. Aveva il suo palazzo sull’angolo in via Calderisi, dove tuttora ammirasi il frontale d’un antichissimo portone in pietra, avendo in cima uno scudo ben scolpito, e lo stemma gentilizio, formato da tre chiocciole, Il palazzo è costruito per una metà, in pietra (come costruivansi tutti i palazzi antichi) e per l’altra metà (che sembra di più recente costruzione) in tufi nostrali, formati a bozzetti e a punta di diamante. Il medesimo stemma gentilizio si riscontra nei piedistalli dei pilastri, che sostengono il bellissimo frontale, che metteva nella Cappella, una volta dedicata alla nascita del Messia nel nostro Duomo, poscia murata, ed appropriatasi dai Duchi Carafa. Ciò dimostra che quella Cappella era di giuspatronato della famiglia De Pellegrinis. Un De Pellegrinis fu Arcidiacono della Cattedrale nella prima metà del secolo XVI.

12. Giannotti. Antica famiglia patrizia andriese, già da lungo tempo estinta. Fra Antonio Giannotti, dell’Ordine Domenicano, fu Vescovo di Andria dal 1458 al 1463. Ricchissimo di famiglia, a sue spese rifece il Duomo. A Lui devesi la pace conchiusa fra il crudele Principe Orsini, che cinse d’assedio la nostra città, ed il Duca Francesco II del Balzo, il quale energicamente la difendeva. Questo Vescovo fu tumulato nel nostro Duomo, dove, sul pavimento, che guarda il Pergamo, si leggeva la seguente iscrizione:

Hic jacet
Fr. Antonius De Iannocto
Nobilis Civis Andriensis
Eiusdem Civitatis Episcapus, ac Montis Pilosii
Cujus industria
Hæc Ecclesia refecta est
MCCCCLXIII
――――――

13. Vitaliano. Nobile famiglia andriese, imparentata con altre famiglie patrizie antiche della città. D. Aurelio fu Canonico Teologo della nostra Cattedrale, (1609), cui lasciò alcuni legati. Lorenzo (1605) fu medico assai distinto. Vincenzo fu Alfiere nel Reggimento Borgona, morto sulla forca nel 1794 per le sue aspirazioni liberali. Il Canonico Ponza della Chiesa Palatina di Bari fu figlio di una Vitaliano; perciò lasciò i suoi beni materni di Andria (fra i quali la masseria Taverna Vecchia) al Capitolo di S. Nicola di Andria. Non sappiamo se questa famiglia siasi estinta, o traslocatasi a Portalongone, dove nacque nel 1794 Vincenzo, morto sul patibolo.

14. Vulpone. Questa antica e nobile famiglia, da lungo tempo estinta, aveva il suo palazzo, dove ora trovasi lo spedale civico. Questo palazzo fu acquistato dal Vescovo Ariano, ed adibito a Seminario. Traslocatosi il Seminario accanto al Palazzo Vescovile, questo palazzo passò in proprietà dei Signori Marchio, poscia ad Ospedale Civico. D. Tarquinio fu Arciprete della Cattedrale nel 1605.

15. De Excelsis. Questa nobile famiglia andriese, estinta, aveva il suo palazzo dove ora ha sede il Conservatorio delle povere civili donzelle, bersagliate dalla fortuna. Flavio De Excelsis nel 1681, non avendo eredi, lasciò tutti i suoi beni (fra i quali la vastissima Masseria Petrone) per la fondazione di un Convento di Carmelitani in Andria. Il palazzo venne poi acquistato dal Vescovo Adinolfi, per istallarvi il Conservatorio, versando ai PP. Carmelitani la somma di due mila Ducati.

16. De Anellis. Antica famiglia patrizia andriese, estinta nella seconda metà del secolo XVIII, con la morte dell’unica erede Suora Benedettina. Il palazzo di questa nobile e doviziosa famiglia è sito sulla via omonima detta anticamente via Fravina), e propriamente quello, oggi, di proprietà dei Signori Squadrilli [1]. D. Domenico De Anellis fu Canonico Priore della nostra Cattedrale, e poscia Vescovo di Acerno ed indi di Andria.

Lo zio del Vescovo fu pure Canonico della Cattedrale, morto in Roma, dove faceva residenza. La sorella Monaca Benedettina ereditò tutto il ricco patrimonio, spendendolo nella rifazione della Chiesa e dell’annesso Monistero. Riccardo, padre del Vescovo e della Monaca Benedettina, era Dottore in legge. Morì nel 1843. Molti legati lasciò a vantaggio del Capitolo e dei poveri della città.

17. Curtopassi. Nobile ed antica famiglia andriese, decorata del titolo di Marchese. Di questa famiglia si hanno notizie sin dal secolo XI. Parecchi discendenti di questa famiglia appartennero al Capitolo Cattedrale ed alla Collegiata di S. Nicola. Giovanni Curtopassi fu tra i rappresentanti della Università nella Bolla di Mons. Lupicino, secondo è detto sopra. Flavio lo troviamo fra i componenti della Università nello stabilire i patti e le condizioni col Conte Fabrizio Carafa nel prender possesso della Duchea di Andria. Gianantonio, sul principio del secolo XVII, fu celebre medico. Giuseppe Domenico fu dottore in legge. Questa famiglia aveva estesi possedimenti nel territorio di Andria, fra i quali la masseria di Lama di Mucci. Nel secolo XVIII si trasferì in Bisceglie, dove tuttora signoreggia.

18. Tupputi. Questa illustre famiglia, oriunda della città di Piacenza, si trasferì in Andria, imparentatasi colla nobile famiglia Tesoriere. Nella chiesa di S. Domenico, e propriamente all’altare intitolato a S. Domenico, esiste la tomba gentilizia di questa famiglia, fatta costruire da Riccardo Tupputi nel 1637. Parecchi discendenti di questa famiglia appartennero al Capitolo della Cattedrale ed alla Collegiata di S. Nicola.

Un Riccardo Tupputi fu Sindaco di Andria nel 1754, e fece ricostruire la base del Campanile dell’Orologio (fatto costruire da Francesco II Del Balzo), aggiungendovi una seconda campana che indicasse i quarti d’ora, mentre prima ve n’era una sola per indicare le ore. Domenico Antonio Tupputi fece erigere l’altare di S. Anna nella Chiesa del Carmine, offrendo anche a quei Padri Carmelitani la somma di ducati 200, per farne celebrare messe, su quell’altare, dopo sua morte. La famiglia Tupputi aveva grandi possedimenti nell’agro andriese, fra i quali la Masseria di Bosco di Spirito. Sulla fine del Secolo XVIII questa famiglia si trasferì in Bisceglie, ove tuttora signoreggia.

Famiglie nobili tuttora esistenti

19. Accetta. Di questa nobile ed antica famiglia troviamo memorie fin dal secolo XIV, avendo i suoi discendenti occupate varie cariche civili ed ecclesiastiche. Molti di casa Accetta appartennero al Capitolo Cattedrale. Nella Chiesa di S. Maria Vetere si vede la tomba gentilizia di casa Accetta. Una iscrizione ricorda i due Baldassarre Accetta, il primo dei quali fu Cavaliere di Malta. Sulla pietra sepolcrale vedesi lo stemma gentilizio, consistente in un elmo sostenuto da due Genii, un Leone, e la croce dell’ordine di Malta. La lapide, che copre questa tomba, porta scolpiti un orologio, un teschio di morte, e varie rose, con la seguente iscrizione:

Baldassar Senior De Accetto
Ac Junior
Condit ille sibi, hic posuitque suis
Anno 1702
――――

Il Padre Fra Giuseppe Accetta (del quale abbiamo sopra parlato) appartenne a questa nobile famiglia. Nicola fu Sindaco di Andria sulla fine del XVII secolo. Tommaso era Sindaco nei primi anni del 1800, ed ottenne dalla Università il sito adiacente al Duomo, per ricostruire la Sacrestia ed allargare la Cappella del Crocefisso, dopo l’incendio dei Francesi del 1899. Ora di questa famiglia Accetta non rimangono che tre Signore, l’una maritata al nobiluomo Sig. Francesco Schettini di Molfetta, l’altra al nobiluomo Sig. Gioacchino Poli della medesima città, la terza al nobiluomo Sig. Benedetto Durso di Andria. Colla morte di queste tre distinte Signore, il Casato Accetta verrà ad estinguersi, dopo parecchi secoli di vita onorata.

20. Marziani. Questa famiglia è un ramo della nobile e patrizia famiglia oriunda dalla Sicilia. Altri rami si stabilirono in Bitonto e Giovinazzo. Sul principio del 1500 alcuni di questa nobile famiglia portavano il titolo di Baroni, come Ascanio, il quale costruì a sue spese un grande Ospedale in Teormina, dotandolo di ricche possessioni. Giovan Battista, nato nel 1598, edificò in Bitonto una Chiesa, intitolata a S. Maria delle Grazie (via delle Matine). D. Francesco Andrea, Canonico dignitario di Bitonto, (1621) edificò nella medesima Bitonto una Cappella (ora diruta), intitolata al SS. Crocefisso. Padre Cola Donato (1625) fu certosino, e Visitatore Generale dell’Ordine, assai versato nella storia e nella poesia. Donò tutte le sue ingenti ricchezze all’Ordine cui apparteneva, e specialmente a S. Martino di Napoli. Il Padre Casanova, Certosino Napolitano, scrisse la vita di questo dotto e santo uomo. D. Domenico (1630) fu Governatore e Consultore in Molfetta, Gravina, Bitonto e Giovinazzo. Era costui laureato in utroque e uomo di grande dottrina e pietà. Una lapide nella. Chiesa dei Carmelitani in Bitonto lo ricorda qual Avvocato dei poveri. D. Giambattista Tommaso (1658) fu Assessore del Vescovo di Giovinazzo, Mons. Alfieri; Vicario Generale di Gravina, ed Amministratore dell’Abbadia della Maddalena in Barletta per l’Eminentissimo Cardinal Orsini. D. Nicola Domenico (1695), dottore in utroque, fu Preposto nullius della Insigne Collegiata dello Spirito Santo in Giovinazzo. D. Michele (1706), dottore in Teologia, fu Parroco di S. Felice. Molti di questo nobile casato si distinsero pure nelle armi, specialmente i tre Cadetti Nicola Domenico, Michele e Francesco Giacomo, tutti e tre del secolo XVIII. Francesco fu notaio in Ruvo, e poscia Cassiere Generale del Duca Ettore Carafa di Andria (1739). Fu questo Francesco, che prese domicilio in Andria, dal quale ebbe origine la famiglia Marziani, (tuttora esistente nella nostra città), divisa in altri due rami. L’uno tuttora esistente in Andria, l’altro traslocatosi in Napoli. Al primo ramo appartenne il Canonico Primicerio D. Giuseppe Marziani, del quale è fatto sopra parola; al secondo ramo appartenne il Cantore D. Carlo Marziani, ambedue del Capitolo Cattedrale. Vive al presente il Sig. Francesco (fratello minore del Primicerio D. Giuseppe) con tre figli; l’unico maschio, per nome Michele, è ancora studente.

21. Spagnoletti. Questa doviziosa e nobile famiglia è, al presente, una delle più cospicue della città. Benché di non vetusta data, come è detto delle precedenti famiglie patrizie di Andria, pure la famiglia Spagnoletti è stata tenuta in grande considerazione sin dai tempi dei Duchi Carafa. La famiglia Spagnoletti ha il suo sepolcro gentilizio nella Chiesa di S. Domenico, come appare dallo stemma di famiglia, scolpito sulla copertura di marmo (consistente in un braccio con spada e una stella al di sopra di uno scudo, sormontato da corona), e dalla seguente iscrizione: Sebastianus Spagnoletti, Andriæ ac Iuvenacii patritius, juris consultissimus, qui christiana pietate ac morum probitate insignis, pubblicus, amicus, carus suis, certum pauperibus præsidium, ut una urna sui cineres matrisque, quam vivens coluit, tegeret, heic cum majoribus situs est, vixit annos 55, menses quatuor, dies 9, obiit die XXIV Novembris anno 1783. Nella medesima Chiesa, sin dal 1756, il signor Sebastiano Spagnoletti Seniore, fece erigere l’altare in onore di S. Vincenzo, come risulta dal testamento del 14 novembre 1756 per Notar Giuseppe Antolini.

Il signor Sebastiano Spagnoletti, Iuniore, nel 1772, rifece questo altare in marmo, secondo risulta dalla seguente iscrizione ivi scolpita Sebastianu Spagnoletti Innior sui patris pia vota persolvit anno salutis nostræ 1772.

La famiglia Spagnoletti va divisa in parecchi rami. Uno, faciente capo al Sig. Sebastiano (valente dilettante e maestro di musica), l’altro al signor Ottavio, il terzo ai signori fratelli Onofrio e Pasquale. Il ramo riferentesi al signor Sebastiano si è estinto colla morte dell’unico figlio Riccardo. Il ramo, riferentesi al signor Ottavio, produsse due figli maschi (oltre a due femmine, disposatesi a Bisceglie), cioè Riccardo (del quale abbiamo sopra parlato) e Marco, nubile. Dei figli maschi di Riccardo (Ottavio, Orazio e Marco), il primo (testé defunto) prese domicilio in Bari; il secondo (già Deputato al Parlamento Italiano e valoroso letterato e poeta) prese domicilio in Roma; il terzo (da qualche anno defunto) lascia un solo figlio. Il terzo ramo, riferentesi ai due fratelli Cav. Onofrio e Pasquale, formano oggi le due principali famiglie di questo nobile casato, che fanno capo a Ferdinando e Mariangela Zeuli, per la quale queste due nobili famiglie prendono il nome di Spagnoletti - Zeuli. Il ramo riferentesi al Cav. Onofrio porta il titolo di Conte, (concesso al Cav. Onofrio per le sue benemerenze e per la costruzione del gran Cappellone, messo nella Chiesa di S. Francesco, come innanzi è detto) e domicilia in Andria. L’altro ramo, riferentesi al signor Pasquale, prese domicilio in Napoli, dopo che il signor Emmanuele (figlio del signor Pasquale) sposò la Baronessa Donna Isabella Sezze. L’una e l’altra famiglia hanno vastissimi territori in Andria e fuori. Il palazzo Ducale, acquistato dai fratelli Onofrio e Pasquale dai Duchi Carafa, è ripartito fra queste due nobili famiglie, che ora primeggiano nella città.

22. Ceci. Se non di data antica, come le precedenti famiglie, certamente di eguale splendore, nobiltà e dovizia è la famiglia Ceci, imparentata alla famiglia Spagnoletti - Zeuli. I grandiosi e principeschi palazzi di Andria ricordano i vari rami di questa nobile e doviziosissima famiglia, che fan capo a Riccardo e Mariolinda Barone del secolo XVIII. Il grandioso palazzo, messo in piazza Vittorio Emanuele (già Catuma), ricorda i germani Nicola e Francecso (tuttora vivente, e più che ottantenne); quello splendidissimo, accanto alla Chiesa e Convento di S. Agostino, ricorda Diodato; l’altro non meno splendido, ricorda Consalvo. A questi tre principeschi palagi di città è da aggiungersi un quarto, egualmente ammirevole, costruito recentemente dal Cav. Pietro del fu Nicola. L’artistico e splendidissimo palagio (costruito su disegno del palazzo Pitti di Firenze), messo nei pressi della città, sul territorio detto Barbadangelo, ricorda l’illustre Giuseppe Ceci, del quale abbiamo parlato sopra fra le biografie degli uomini illustri. Gran parte del territorio andriese si appartiene a questa doviziosissima famiglia, dove pur sorgono splendidi fabbricati, che sono altrettanti splendidissimi palagi. Il Canonico Don Giuseppe Ceci, nel 1788, fu Arciprete della Cattedrale; e, nel 1800, Arcidiacono, prima dignità del nostro Capitolo.

La famiglia Ceci ha sempre contribuito, e tuttora contribuisce, al bene pubblico, in ogni ramo di beneficenze. E la cittadinanza andriese ha sempre avuto fiducia in questa benemerita famiglia, affidando ai membri di essa, in ogni tempo, le più onorifiche cariche. Oltre all’insigne Giuseppe Ceci, anche altri di questa illustre famiglia hanno coperta la carica di Sindaco, di amministratori del Comune, di Consiglieri Provinciali, di Presidenti delle opere pie ecc. ecc. Ed, al presente, non v’ha opera benemerita, sacra o civile, dove non si trovi l’ingegnere Cav. Riccardo Ceci di Francesco, il quale, sempre gratuitamente, presta l’opera sua. Il Cav. Riccardo Ceci fu Consalvo, il Cav. Riccardo fu Deodato, ed il signor Giuseppe di Francesco (valoroso archeologo e storico) sono al presente anche fra i più benemeriti della città nostra.

23. Iannuzzi. La famiglia Iannuzzi è una delle più illustri della città, sia per nobiltà di casato, sia per i molti uomini segnalatisi nel ramo civile ed in quello ecclesiastico.

Nel ramo ecclesiastico possiamo annoverare D. Riccardo, il quale ottenne da Papa Clemente XIII, con Bolla del 7 Settembre 1759, il beneficio di S. Giacomo nella Chiesa Collegiale di S. Nicola [2]. Questo D. Riccardo era diplomato in Filosofia e Teologia, come risulta da detta Bolla. D. Giuseppe fu prima sacerdote della Cattedrale, e poscia, morto il fratello D. Riccardo, con decreto del Vescovo Ferrante, nel 1761, passò ad occupare il medesimo Beneficio di S. Giacomo nella Chiesa di S. Nicola. D. Giuseppe Iuniore, nel 1850, fu benemerito Canonico Priore della Cattedrale. D. Giuseppe Iannuzzi (nipote del Priore e figlio del Sig. Stefano ed Antonia Ceci) fu prima Canonico della Cattedrale, e poscia Vescovo di Lucera. Nel ramo civile, maggiormente si distinsero il Sig. Agostino Iannuzzi, che studiò nell’Ateneo di Napoli, ed ivi ottenne il diploma in Legge. Con privilegio del 1727, dal Vicerè Cardinale d’Altan, fu nominato Giudice dei Contratti, e poi, con altro privilegio del 20 Maggio 1730, dal Vicerè conte di Hanach, R. Notaro, con facoltà di riassumere e pubblicare atti di altri notari del Regno. Giovanni Iannuzzi (Seniore), figlio del nobile Stefano e di Donna Giovanna Aiello [3], fu Dottore in utrogue jure, ed esercitò la magistratura in Napoli. Era Uditore, quando Re Carlo, chiamato al regno di Spagna, abbandonò Napoli. Morto il padre, Giovanni tornò in Andria, dedicandosi ad accrescere il patrimonio di famiglia, ed al bene della sua città natale, dove occupò le più importanti cariche e godé la più illimitata fiducia dei suoi concittadini. Detto Giovanni fu vittima delle soldatesche francesi nel saccheggio del 23 Marzo 1799, mentre egli tanto si adoperava nel tenere a freno i suoi concittadini e metter pace nella feroce lotta di quella infausta giornata. Il Sig. Cav. Giovanni Iaunuzzi (luniore) fu anche addottorato in legge, e uomo assai benemerito della nostra città, della quale fu più volte Sindaco. Sposò la nobil Donna Anna Maria Spagnoletti, dalla quale ebbe sette figli maschi, Nicola, Ferdinando Stefano, Giuseppe, Emmanuele, Sebastiano e Riccardo, cinque dei quali (Nicola e Ferdinando morirono giovani) hanno costituite altrettante famiglie, distinte per censo, nobiltà e magnanimità.

Di questi cinque fratelli vive al presente il solo Riccardo, uomo di alta coltura, addottrinato in legge, e decorato del titolo di Commendatore del Militare Ordine Gerosolimitano del S. Sepolcro, onorificenza che vien concessa solamente ai nobili ed a chi si rende benemerito della Religione a della Patria. Nella sua gioventù Riccardo fu Sindaco di Andria ed occupò le più onorifiche cariche. Perduta la sua diletta compagna Camilla Spagnoletti-Zeuli, donna d’impareggiabile virtù e saggezza, il povero Commendatore si ritirò a vita privata. E benché ora sofferente e quasi privo della vista, è sempre il buon Consigliere di tutti, e da tutti grandemente amato e stimato. Stefano, già console, fu uomo di una bontà eccezionale e molto benefico. Giuseppe fu valente letterato ed addottrinato in legge. Abbandonato il Foro, dove riusciva ammiratissimo, dietro splendido concorso, fu ascritto all’alunnato della Consulta di Stato in Napoli e, con decreto del 9 Novembre 1854, venne eletto Relatore della medesima Consulta (ora abolita). Dietro splendide prove date in questo onorevole ufficio, Giuseppe Iannuzzi venne promosso a Giudice del Tribunale di Aquila. Fu anche giudice e Vice - Presidente del Tribunale di Potenza. Venuti i nuovi tempi colla rivoluzione del 1860, si ritirò a vita privata in Napoli, dedicandosi alla educazione della sua prole e fra gli studi delle amene lettere e delle giuridiche discipline. Negli ultimi tempi, affranto da morali sofferenze, si ritirò in Andria nella sua splendida villa, dove chiuse i suoi occhi alla terra, per riaprirli al Cielo.

Emmanuele prese domicilio in Bari, dove esercitò il fiducioso ufficio di cassiere del Banco di Napoli, e la sua famiglia è tanto stimata e beneamata.

Sebastiano, ultimo dei fratelli, va decorato dal titolo di Conte. Egli nacque il 2 novembre 1840, morì il 12 giugno 1905. Abbastanza colto in lettere ed in giurisprudenza, molto si dedicò all’ azienda domestica, per cui divenne un savio amministratore, ed accrebbe di molto il suo patrimonio paterno. Compagna di sua vita fu la impareggiabile Signora Mariangela Spagnoletti - Zeuli, donna di grandi e singolari virtù. Sebastiano fu schietto cristiano, e fervente cattolico, per cui fu Presidente del Comitato Cattolico. Andriese, pur non rifiutando di prender parte ai pubblici uffici. Fu più volte Consigliere ed Assessore comunale di Andria, e Consigliere Provinciale di Bari. Fu membro del Consiglio Direttivo della Colonia Agricola Umberto I; Amministratore del Cumulo di S. Riccardo; Presidente del Monte di Pietà. ecc.

Di famiglia Iannuzzi non meno cospicui ed illustri sono i figli di Riccardo e di Nicola (fratelli del Cav. Giovanni); e se il timore di esserci troppo estesi nel parlare di questa nobile famiglia non ce lo vietasse, daremmo anche di essi un cenno. Del Professore Stefano abbiamo già parlato sopra, nel Capo degli uomini illustri. La famiglia Iannuzzi aveva anticamente il suo sepolcro gentilizio sul presbiterio della Cattedrale, ora coperto   dal nuovo pavimento.

  

Potremmo parlare di altre famiglie nobili andriesi tuttora esistenti, ma, per non abusare della pazienza del lettore, e per non suscitare facili gelosie, ci limiteremo a dare un elenco sommario delle sole famiglie nobili antiche, le quali o sono già estinte, o si sono trasferite in altre città, o vivono, al presente, in condizione meno agiata.

Esse sono:
Florio, Mione, Malex, Paradies, Scesa, Morselli, Mita, Tafuri, Albanese, Petusi, Campanile, Aybar, Colavecchia, Tommasini, Remontizzi, Cocco, Tota, Vespa, Martinez, Chio, Oliva, Aggiutorio, Addati, De Angelis, Cipriani, De Meli, Piciocco, Tutino, Gentile, Ciappetta, Samele ecc.

Nel 1550, quando il Duca Ernandez da Cordova si decise a vendere il Ducato di Andria, ben ventisei famiglie patrizie di Andria si presentarono (collegate insieme) per quell’acquisto, che fu contrastato dai civili e plebei della città, per non cadere sotto il gioco degli aristocratici. Ad evitare una guerra civile, che stava per nascere, il Capitolo e la Università cercarono di allontanare gli aristocratici da quell’acquisto, e così la Duchea d’Andria venne nelle mani di Fabrizio Carafa coadiuvato, anche finanziariamente, dalla Università, collo sborso dei 15 mila ducati, a completare i centomila richiesti, secondo è detto nel I. volume di quest’opera.

NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)

[1] Per un errore involontario, nel I. volume, parlando del Vescovo De Anellis, dicemmo che il suo palazzo era quello dei Marziani (messo sulla medesima via), laddove avremmo dovuto dire dirimpetto al palazzo dei Signori Marziani.
[2] Ora quel Beneficio non esiste più.
[3] Aiello, famiglia originaria di Sorrento, trasferitasi in Puglia nel secolo XVI.

 [testo tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi" di Michele Agresti, tipi Rossignoli, Andria, 1912, Vol II, pag. 221-232]