La chiesa di Mater Gratiae sorse dove c'era l'abbandonata cappella di San Giovanni Battista, di proprietà, al tempo, della famiglia De Majoribus, che aveva abitato la casa confinante; fu edificata nella prima metà del Seicento e una prima descrizione dettagliata della Chiesa ce la fornisce mons. Triveri nel 1694 .
Nella sottocitata e interessante relazione "LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA"
gli autori ci forniscono i seguenti cenni storici:
“... La parte più cospicua del nostro, pur limitato, corpus di notizie, deriva
dalla consultazione dei documenti dell’Archivio di Stato di Bari e della Soprintendenza
ai Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici della Provincia di Bari.
Nello stesso luogo in cui sorge la chiesa di Mater Gratiae esisteva un’antica cappella
dedicata a San Giovanni Battista. La chiesetta di San Giovanni Battista in Andria
era sotto il patronato di sedici tra chierici, militari e cittadini andriesi i quali
donarono successivamente la chiesa, con tutti i beni mobili ed immobili,
ai canonici Agostiniani di San Leonardo in Siponto. L’atto fu stipulato in Andria
per mano di un Guglielmo notaio, nel Maggio 1201, ed è tra le pergamene dei monasteri
soppressi (Archivio di Stato di Napoli: pergamene dei monasteri soppressi ,Vol. 427).
Dopo pochi anni l’Imperatore Federico II di Svevia confiscò ai canonici
di San Leonardo tutti i loro beni e li donò ai suoi Cavalieri Teutonici
che presero possesso della chiesetta di San Giovanni Battista;
costoro costruirono in città un Ospizio con bella Chiesa sulla quale effusero
tutto il loro talento artistico come si vede dal portale,
mai abbastanza lodato per ricchezza e finezza dei bassorilievi.
Gli Agostiniani vi si trasferirono dall’anno 1387 quando i Teutonici
scomparvero dalle loro sedi in Andria ed in Puglia.
[1]
...
La chiesetta di San Giovanni Battista, dopo i Teutonici, divenne proprietà
della famiglia De Majoribus che si estinse, nel sec. XV, con Francesco.
Questa chiesetta sarebbe stata sin da principio nota presso gli andriesi
per una sacra icona di Maria, che si ammirava dipinta sul muro.
Essendo caduta in rovina la chiesetta, con essa anche la sacra immagine
venne presto dimenticata dai cittadini. Nel 1622 Andria usciva
da un fierissimo duello tra il suo Duca Antonio Carafa
e il suo Vescovo Antonio de Franco: fino ad allora la città viveva
sotto il terrore di rappresaglie e censure.
Fu allora che avvenne un fatto prodigioso
[2]:
la visione celeste della Madonna
ad una ragazza di nome Dorotea Vangella appartenente ad una famiglia importante
in quel tempo ad Andria. In visione la Madonna disse di essere quella dipinta
nella Cappella di San Giovanni Battista, di essere dolente dell’abbandono
da parte dei cittadini e di voler ritornare ad essere venerata.
...
Demolita la secolare cappella, fu presto costruita una nuova chiesa seicentesca
in cui fu collocato il blocco tufaceo su cui era dipinta l’Immagine benedetta.
Della vecchia Chiesa non si volle perdere la memoria e si stabilì
nella nuova una confraternita dal titolo di San Giovanni Battista.
Ciò viene confermato da una lapide quivi esistente.
Il gran numero di doni votivi alla Chiesa finirono nella zecca di Napoli nel 1760.
Questo Tempio fu sempre sotto la cura dei Cappellani nominati
dal Capitolo Cattedrale ad eccezione di un breve periodo, dal 1807
al 1818 avendo Mons. Lombardi affidato la direzione di detta Chiesa ai frati Carmelitani.
Delle vicende della fabbrica nel periodo di tempo compreso tra il 1800
e il 1928 non vi sono notizie: a questa ultima data risale infatti
una richiesta di sussidio per il restauro dell’edificio.
Lo stato di conservazione della Chiesa ha conosciuto un rapido declino accelerato
dai danni alluvionali causati dalle avversità atmosferiche e testimoniato
da una fitta corrispondenza tra la Soprintendenza e l’Ufficio del Genio Civile (1982).
Lo stato di abbandono in cui versava l’edificio ha causato nel 1984
il crollo di un quinto della volta ad incannucciata che costituiva
la controsoffittatura della Chiesa: in quella occasione
fu commissionato un rilievo fotogrammetrico della parte restante della volta
allo scopo di ricostruirla, come era, dopo averla demolita poiché pericolante.”
[testo tratto da "LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA" elaborato a cura degli studenti del Laboratorio di Restauro Architettonico della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari: M. Loconte, A. Tota, L. A. Sforza e M. Tota, prof.ssa Teresa d'Avanzo, e pubblicata ne I QUADERNI della Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino", Andria, n°2, 01/2003, pagg. 59-61]