Contenuto
da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi"
di Michele Agresti (1852-1916)
Capitolo VI
"Altre Chiese figliali dipendenti dal Capitolo Cattedrale,
destinate poi alle varie case religiose della città"
1. La Chiesa di Porta Santa
La Chiesa di Porta Santa.
[1].
Essa è una delle più antiche e delle più rimarchevoli della città.
In origine questa Chiesa fu dedicata a S. Pietro e S. Riccardo, in onore dei quali
furono eretti due altari. Una Congregazione di nobili della città fu quivi istituita,
sotto il titolo di
Confraternita di S. Maria della Nunziata.
Il Capitolo della Cattedrale,
ab antiquo, interveniva in tutte
le sacre funzioni, che si praticavano in questa Chiesa, quando, nel 1265
(
secondo è narrato nel I. volume di quest’opera), nate alcune divergenze,
tra i Confratelli ed i Preti della Cattedrale, dal Vescovo del tempo
Matteo,
la Chiesa venne interdetta, ed abbattuti i due altari.
Nel 1516, nell’eseguire alcuni restauri al muro di questa Chiesa,
si scoprì un’antica Immagine della Vergine, dipinta a fresco,
la quale operava molti prodigi. Si pensò allora di trasportare quella Immagine
nell’interno della Chiesa, costruendovi un’altare, intitolato
alla
Madonna della Neve. E, siccome la Università di Andria, vantava,
anticamente, un giuspatronato sull’altare di S. Riccardo (già demolito),
pensò di far risorgere quel suo giuspatronato su questo nuovo altare
della
Madonna della Neve, promettendo di ricostruire una Chiesa
[2].
Nel 1532, crescendo la devozione alla
Madonna della Neve, essendo Vescovo di Andria Mons.
Giovan Francesco Fieschi, una nuova Congregazione venne istituita,
in questa Chiesa, surrogando la primitiva con i medesimi privilegi,
ed assumendo i titoli di
Arciconfraternita dell’Annunziala e del Gesù
[3].
I Fatebene Fratelli dell’ordine di S. Giovanni di Dio, che assistevano
lo spedale adiacente, accudivano anche alla manutenzione ed al culto in questa Chiesa.
La Chiesa di porta Santa è opera insigne del medio - evo.
La parte primitiva fu cominciata a costruire ai tempi di Corrado IV di Svevia,
e terminata ai tempi di Manfredi, come attestano le lapidi esistenti in detta Chiesa,
che,
barbaramente, furono poi murate alle spalle dell’altare maggiore,
fatto costruire dai fratelli del Gesù
[4].
Lo stile di questa Chiesa è tutto Normanno. Il frontespizio e la porta d’ingresso
quasi gareggiano con la Chiesa di S. Agostino, da noi innanzi descritta.
La facciata, tutta in pietra viva, è formata di ampie lastre quadrati.
Il portale, di stile gotico, disegna due ordini di fasce, l’uno rientrante
e l’altro sporgente, entrambi abbelliti di pilastri con basi e capitelli ed altri fregi.
L’architrave di questo portale è formato a triangolo, ben scorniciato e dentellato,
che sporgesi un palmo e mezzo dal frontespizio.
Ai lati si ergono due pilastri con basi e capitelli, nel mezzo dei quali veggonsi,
rilevati, nell’uno un’Aquila (stemma di casa Sveva) nell’altro alcuni gigli
(stemma della casa di Francia). E ciò vuol dire, che quel tempio fu iniziato
ai tempi degli Svevi, e proseguito sotto il dominio dagli Angioini.
A piè dei capitelli soggiacciono due teste di angioletti. Un leoncino,
ed una testa alata di un altro angioletto vedonsi sul termine dei suddetti due pilastri.
Alla base della seconda fascia dei pilastri si vedono poi due chiocciole dimezzate,
ed ai piedistalli gli stemmi della città di Andria, cui soggiacciono
due quadretti con nastri pendenti. Sotto il frontespizio di questo portale
corre una fascia ad arco con cornice contenente cinque rosoni a rilievo.
Un finestrone di figura rotonda, internamente scorniciato a cerchi incavati,
è sito alla punta della fasciata di un esagono di rilievo sulla porta.
Il diametro del foro è di circa tre palmi, incrociato da otto colonnette
inanellate nel mezzo, tenendo, come raggi al centro, una specie di stella.
Il diametro esterno è poi di circa palmi otto. Nel mezzo delle due fascie
dei pilastri si veggono sculti due ritratti, che par siano quelli
di Federico II e Iolanda sua moglie.
La volta di questa Chiesa, a forma esagonale ha due cupole, divise da un gran arco,
e sostenuto da colonne laterali di pietra, con basi e capitelli semplici,
sporgenti a tre tagli acuti, mirabilmente connesse fra loro.
A sinistra di chi entra vi è un altare in pietra, fiancheggiato da due colonne di marmo,
portando delle fasce spirali, su cui sono scolpiti i principali misteri del Divin Redentore,
dalla nascita alla morte sul Calvario. Sopra i capitelli di queste colonne
sono allogate due anfore striate, a forma di pera, con fiaccola in cima.
Il piedistallo della colonna a destra rappresenta una processione di confratelli,
vestiti di sacco, e preceduti da una croce. La base dell’altra rappresenta la Carità,
che copre col suo ampio manto tanti orfanelli nudi e seminudi.
Sopra il suddetto altare, come su gli altri che trovansi in questa Chiesa,
si vedono delle cornici di pietra, sporgenti a triangolo, simili a quelle che scorgonsi
sulla porta. In cima a quest’altare, che si intitola alla Madonna della Neve,
vedesi un pregevole affresco, chiuso in nicchia di cristallo, rappresentante
la Vergine che contempla il divin Pargoletto, mentre ne succhia il latte
[5].
Intorno a questa nicchia si vedono sculte su pietra alcune teste di morti,
maschere, scudi, nastri, cariatidi, frutta, rabeschi, volatili ecc. …
L’altro altare è dedicato a S. Giovanni di Dio (il quale ricorda l’antico spedale,
eretto in questa Chiesa), assistito dai fatebenefratelli. Un Immagine del Santo
spicca su quest’altare, in atto di essere inghirlandato da due Cherubini,
e circondato da tre altri Serafini, uno tenendo la regola dell’ordine fra le mani,
l’altro in atto di baciargli il lembo della tunica, ed il terzo portante un nastro,
sul quale è scritto: Charitas. In cima di questo pregevole dipinto si vedono
altre teste di angioletti, che scendono dalle nubi.
Il terzo altare è dedicato all’Addolorata, della quale si vede la immagine a pie della Croce,
sostenuta da un Serafino, mentre tre altri angeli la circondano, uno colla spada in mano,
che le trafigge il petto; un altro che raccoglie i santi chiodi, e l’altro finalmente,
che compiange lo strazio di Gesù. Due teste alate di angioletti si vedono inoltre
sul santo legno della Croce.
L’altare maggiore nulla presenta di rilevante. Tre immagini, chiuse in comici dorate,
si vedono spiccare su questo altare. La immagine di mezzo (posta in nicchia e chiusa
da cristalli) rappresenta la Vergine della Misericordia col Bambino in seno.
Questa immagine sembra di pennello greco, come lo dimostrano gli abbigliamenti
ed i ricami in punta alla greca. L’altra immagine, a dritta, rappresenta l’Annunziata,
genuflessa ad uno sgabello, meditando sulla Bibbia. La terza immagine, a sinistra,
rappresenta l’Arcangelo col giglio in mano, che dice alla Vergine:
Ave.
Questi due ultimi quadri sono più recenti del primo, e di valore inferiore
al medesimo. In cima all’altare vedesi lo Spirito Santo
[6].
Sopra due lapidi, ai lati della Chiesa, sono scolpiti due emblemi, quello della Università di Andria,
e quello di casa Dei Balzo. Sotto l’emblema della Università leggesi:
Ius patronatus Universitatis Civitatis Andriae 1571.
Sul pavimento leggesi una iscrizione lapidaria, che rimonta al 1529,
accennando a tre sepolcri fatti costruire da un tale Giovanni De Molina di Lentini
[7],
ivi sepolto:
Ioannes de Molina Lentinus fieri fecit haec tria sepulcra pro se et pauperibus.
L’altro sepolcro porta inciso un cuore con crocetta in cima, stemma dell’ordine
di S. Giovanni di Dio, ciò che vuol dire questo sepolcro serviva
per i frati dell’ordine, ivi stabilito.
Una fonte di marmo per l’acqua benedetta è degna di ammirazione. Il piede di essa
porta scolpite tre chiocciole, fra cui è indicata l’epoca cioè il 1566.
Nel mezzo della fonte vi è un gruppo di quattro piccoli delfini, messi a croce,
intorno ai quali veggonsi sculti dei pesci.
Nel 1879 questa Chiesa venne restaurata, per cura dell’Arciconfraternita;
e fu allora aggiunto un piccolo Coro e la Sacrestia.
In questa Chiesa trovasi istallata la Confraternita del Gesù, la quale nomina
il Cappellano Rettore, che ne tiene la direzione, sotto però la dipendenza della Curia Vescovile
[8].
Al presente funge da Rettore il Rev. D. Antonino Infante, Mansionario della Cattedrale.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1]
Dicesi di
Porta Santa, perchè anticamente, in quei pressi, eravi una porta, forse
l’unica della città, quando questa comprendeva il solo
Casalino, nome dato a quell’antichissimo rione.
Non sappiamo poi perchè questa porta fu detta
Santa. Il Durso,
colla sua fervida fantasia, dice che questa Porta fu chiamata
Santa,
perchè per essa transitarono S. Pietro e S. Riccardo! Anzi vi è pure
una ricevuta tradizione, che S. Riccardo, traversando per quei pressi,
vi avesse lasciata impressa
l’orma del suo piede su d’un grosso masso,
che dal volgo viene anche oggi chiamato
il chiancone di S. Riccardo!
Di simili fandonie non è serio tenerne conto. E non sappiamo poi da qual fonte
il Durso abbia appreso che S. Pietro e S. Riccardo sieno entrati
(il primo nell’anno 44) il secondo nel 492 in Andria
per questa porta!
[2]
Di qui ebbe origine il preteso giuspatronato, che il Comune di Andria ha esercitato
per tanti anni sulla Chiesa di
Porta Santa, poi sulla nomina Priore
di S. Riccardo della Cattedrale, pel semplice motivo che fu distrutto l’altare
di S. Riccardo di Porta Santa, ed il culto a S. Riccardo trasportato nella chiesa Cattedrale!
[3]
A questa Arciconfraternita non potevano appartenere se non che persone del ceto nobile e civile.
Le rendite di questa Arciconfraternita, per legge di fondazione, sono destinate
a vantaggio dei poveri, degli infermi indigenti e delle zitelle sprovviste di dote.
Fra gli altri obblighi hanno quello di assistere i condannati al patibolo e di associare i loro cadaveri.
[4]
Non sarebbe il caso di far rivivere quelle lapidi?
[5]
Su questo altare, anticamente, prendeva possesso il Priore della Cattedrale, che venne
confuso col Priore o
Rettore di Porta Santa, come è detto nel primo volume di quest’opera.
[6]
A destra ed a sinistra dei muri della Chiesa anticamente esistevano delle finestre
bislunghe ad arco a sesto acuto. Oggi son chiuse, per dar lungo alle nuove finestre,
che danno maggiore luce a questa Chiesa.
[7]
Lentini, città della Sicilia. Questo de Molina fu il primo governatore
delta città di Andria, inviato qui dal Gran Capitano Consalvo Ferdinando da Cordova.
[8]
È strano però che, mentre il Rettore di questa Chiesa, anticamente, assumeva
il titolo di
Priore (nominato dall’Università, pel voluto diritto
di giuspatronato) ora questo diritto di patronato si esercita esclusivamente
nella nomina del Priore della Cattedrale, e la Confraternita nomina poi
il suo Rettore, indipendentemente dall’Università.