[Panoramica d'insieme della Colonia Agricola - Scuola Pratica di Agricoltura, inizi Novecento]
di Giuseppe Boccardi
Sommario: — Proposta della Commissione Provinciale per l’acquisto di un podere per dotare la fondazione dell’Ospizio Agricolo — L’Azienda Papparicotta-Taverna Vecchia-Papparicotticchio — Commissione di Tecnici Agricoli presenti a Bari per il Congresso sull’Agricoltura — Il Convento dei Benedettini Santa Maria dei Miracoli di Andria e la sua offerta da parte del Comune di Andria — Acquisto di Papparicotta, Taverna Vecchia e Papparicotticchio.
Per procedere al progetto della Commissione, il Presidente della Deputazione Provinciale chiese all’Intendenza di Finanze di Bari un elenco dei fondi demaniali allora esistenti nei comuni della Provincia (4). Pervenuto l’elenco, la Deputazione esaminò quelli più idonei, per estensione e convenienza economica, per impiantarvi la Colonia di circa centoventi alunni provenienti dall’Ospizio di Giovinazzo.
Le terre demaniali erano sparse nei territori di Santeramo, Altamura, Gravina, Minervino e Andria; e nel luglio 1873 il Presidente della Deputazione si rivolse ai Sindaci e ai Consiglieri Provinciali di quelle città, chiedendo le seguenti notizie (5):
Durante la lunga attesa delle notizie richieste, la Commissione studiò e propose il programma dell’Istituto nascente: «fondare insieme alla Scuola Agraria, un podere modello nel quale oltre a preparare degli ottimi agricoltori, ogni proprietario o industriale agricolo potesse vedere la pratica applicazione dei metodi razionali di coltivazione, quali le piantagioni doversi preferire, quali il modo di raccoglierla, di manifatturarne, di conservare i prodotti, come prepararli per lanciarli con migliore convenienza su i mercati pubblici, quali macchine e congegni adoperare per riuscire con maggiore profitto in tutto questo» (6).
Dopo queste premesse, la Commissione prese in esame le risposte dei Sindaci e Consiglieri Provinciali, tenendo conto delle necessità della istituenda Colonia Agricola. Diversi sopralluoghi vennero eseguiti su tutti i poderi segnalati dall’Intendenza di Finanza. Si constatò che nel territorio di Santeramo non vi era podere utile a far sorgere la Colonia Agricola; nel tenimento di Altamura funzionava già una scuola speciale di agricoltura e i terreni in vendita erano molto distanti dal paese e dalla stazione ferroviaria: vi mancavano inoltre i fabbricati, la natura dei terreni e il clima non consentivano tutte le colture della Regione. Nell’agro di Gravina molti terreni demaniali erano in vendita ma con prezzi superiori al loro valore, ubicati com’erano lontani dal paese sei o quindici chilometri; clima e natura del terreno erano simili a quelli di Altamura. A Minervino nella zona di Acquatella vi era un fondo di ettari 53 di natura erbosa e boschiva, sprovvisto di fabbricato e con clima simile a quelli dei paesi precedentemente visitati (7).
Si presero in esame, infine, i moltissimi fondi demaniali vendibili nel territorio di Andria. L’attenzione della Commissione cadde subito sui beni denominati Papparicotta, Taverna vecchia e Papparicotticchio della complessiva estensione di circa 516 ettari, distanti sette chilometri dal paese e sei dal grandioso Convento della Madonna dei Miracoli, di proprietà del Comune di Andria, e di cui riferiremo più avanti.
[Facciata della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli e del Convento (Disegno acquerellato del Deprez 1780)]
Da una pianta presentata dal Sindaco di Andria, Marchio, e dal Deputato Provinciale, Spagnoletti, era evidente che quei i terreni erano contigui, tanto da considerarsi un unico complesso. I terreni, anche se sprovvisti di fabbricati per dare l’alloggio a circa 200 persone (di cui 120 allievi provenienti dall’Ospizio, oltre al personale indispensabile al funzionamento della Colonia), rispondevano però pienamente per estensione, per la loro qualità e inoltre già in parte trasformati da fittuari con contratti di miglioria. Abbastanza mite il clima e ben serviti gli insediamenti dalla strada provinciale Andria-Canosa: una diramazione diretta portava al convento di Santa Maria dei Miracoli, eventuale sede della Colonia Agricola.
L’azienda Papparicotta si estendeva per 278 ettari. Sessanta erano utili per allevamento zootecnico, un grande palmento era idoneo per la lavorazione delle uve prodotte dai lussureggianti vigneti e la rimanente estensione era in parte lottizzata e data in affitto a diversi coloni con contratti miglioratari, e in parte impiantata a oliveto e coltivazioni di cereali e leguminose (8).
L’azienda Taverna Vecchia di ettari 228 era costituita da ottimi terreni; 132 ettari erano destinati a colture cerealicole-leguminose, i rimanenti ettari erano stati lottizzati, in fitto a molti coloni con modici contratti miglioratari. Ai suoi confini, verso la direzione dell’antica Via Appia, una sorgente con grande abbondanza di acqua era utilissima per l’irrigazione della terra (9).
L’Azienda Papparicotticchio di ettari dieci circa, di proprietà del Capitolo Cattedrale di Andria, era costituita da boschi con macchia mediterranea e querce, adibiti a pascolo per allevamento del bestiame. Tutte le locazioni scadevano tra il 1878 e il 1882. La Commissione, esaminata attentamente la necessità della nuova Colonia Agricola, confortata anche dal parere favorevole del Capo Ufficio Tecnico della Provincia, decise all’unanimità di proporre l’acquisto dei tre grandi poderi. Ma il caso volle che proprio nello stesso mese di Ottobre, data della decisione della Commissione, si riunisse a Bari il Congresso Agrario con la partecipazione di quaranta illustri agronomi di tutta Italia; la Deputazione Provinciale, per essere più convinta della soluzione che andava ad adottare, decise di chiedere il parere degli scienziati riuniti nel Congresso Agrario.
Tramite il Prefetto essa si rivolse al famoso Prof. Chizzolini che presiedeva il Congresso, pregandolo d’ispezionare, con altri scienziati da lui scelti, i poderi, il convento e tutto ciò che interessava la futura Colonia Agricola.
L’invito venne accolto e il 12 ottobre 1873, il Presidente Chizzolini nominò la Commissione costituita dal Prof. Cantoni, dall’Avv. Deputato al Parlamento Molfino, rappresentante d’agricoltura e commercio, dal colonnello Fogliari, dai Proff. Zanelli, Giordano e Caruso oltre al Prefetto e ai membri della commissione provinciale che avevano portato a termine il loro lavoro (10).
Quella Commissione di esperti, si recò sui luoghi per ispezionarli e riferirne il risultato. Esaminò la natura dei terreni, le lussureggianti coltivazioni di vigneti, oliveti, mandorleti e frutteti nonché le piantagioni di cotone e ortalizi, soffermandosi sulla sorgente di acqua.
Impressionati da quanto avevano visto, conclusero che i poderi erano quanto mai idonei alla fondazione di una scuola Agraria. Unica carenza era la mancanza di una casa colonica per ospitare i giovani. Il secondo sopralluogo fu al Convento della Madonna dei Miracoli da destinarsi, eventualmente, ad ospizio. Viva impressione suscitò la grandiosità monumentale dell’edificio, ritenuto idoneo per alloggiare, agevolmente, tutti i trovatelli del Vittorio Emanuele di Giovinazzo. Dai numerosi locali, infatti, potevano ricavarsi le camerate, le aule scolastiche e i laboratori, insieme all’oleificio e alla cantina già esistenti (11).
La Commissione concludeva proponendo alla Deputazione Provinciale l’acquisto dei tre poderi e di trasferire l’Ospizio di Giovinazzo al Convento della Madonna dei Miracoli (Madonna d’Andria). Rimaneva, per ultimo, da trovare i finanziamenti necessari alla realizzazione di un così vasto progetto. La Commissione, dopo aver fatto un accurato esame del bilancio della Provincia, previde di poter far fronte all’acquisto dei poderi e alla costruzione della casa colonica per l’alloggio a duecento persone compreso alunni, insegnanti, sorveglianti, tecnici ed altro personale.
Il Convento avrebbe ospitato la rimanente famiglia dell’Ospizio di Giovinazzo, i magazzini e le varie industrie.
La Commissione previde la spesa di lire trentatremila per la casa colonica a Papparicotta, e centoventimila per la stalla, i fienili ed altri locali. I lavori si potevano appaltare a imprenditori con contratti rateizzati per la durata di dieci-dodici anni. Il debito poteva essere fronteggiato con i sussidi statali cui la Provincia aveva diritto, come era avvenuto per altre provincie, in virtù del decreto del 14 gennaio 1872. Infatti la Provincia di Napoli, per la Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, ottenne dal Ministero dell’Agri-coltura e Commercio la somma di lire ventisettemila annue e lire settantamila per l’acquisto di suppellettili; per la creazione dell’Istituto Agrario di Caserta, lo Stato concorreva annualmente con la somma di lire ottomila per la istituenda Colonia Agricola S. Lorenzo in Padula (prov. di Salerno) e il governo avrebbe promesso lo stanziamento in bilancio di £ 30.000 offrendo anche il maestoso edificio della Certosa ivi esistente. La Commissione prese, anche in considerazione le entrate da ricavarsi dai prodotti aziendali e il risparmio per l’acquisto delle derrate per l’alimentazione di centinaia di alunni residenti nei vari ospizi a spesa della pubblica amministrazione; tutto ciò sarebbe stato fornito dall’azienda Papparicotta, condotta dagli stessi alunni e conseguendo, così, una auspicata autosufficienza prevista dai fini della Colonia Agricola per giovani operosi, avviandoli a un mestiere. La Commissione fu del parere di trasferire, gradualmente, l’intero ospizio di Giovinazzo nel Convento di Andria, separando, per prima, il gruppo di giovani avviati all’agricoltura fino alla realizzazione dei locali da costruire nei poderi della Colonia, mentre gli altri sarebbero rimasti a Giovinazzo, anche per non chiudere bruscamente quell’ospizio funzionante da cinquant’anni (12).
Gli alunni avviati alla conduzione dei campi e residenti nel Convento, dovevano trasferirsi, giornalmente, all’azienda per i lavori necessari alla conduzione dei campi. La distanza di circa sei km non era sentita come problema, in considerazione che quasi tutti gli agricoltori della regione percorrevano, allora, anche maggiori distanze, mattina e sera, per recarsi nelle campagne (13).
La Deputazione Provinciale con delibera N° 62 approvata in data 26 novembre 1872, chiedeva al Comune di Andria la concessione del Convento Santa Maria dei Miracoli da adibire a stazione agraria.
Il Comune di Andria, con a capo il sindaco Riccardo Marchio, al sentire le proposte della Commissione che aveva scelto la città come sede della Colonia Agricola, volendo concorrere all’opera altamente umanitaria, offriva alla Provincia il maestoso Convento Benedettino della Madonna dei Miracoli, aggiungendovi un sussidio annuo di lire quattromila, per un decennio. Il Consiglio Comunale adottò la deliberazione N° 617 del 14 ottobre 1872 per concorrere alle spese di adattamento dell’edificio per le esigenze della nuova Colonia Agricola.
La Deputazione Provinciale, stanca e indignata per i mali e i disordini dell’Ospizio, in data 21 Aprile 1873, facendo sua la proposta del relatore Beltrani, deliberò la creazione della Colonia Agricola con sede nel Convento S. Maria dei Miracoli.
Alla deliberazione seguì nello stesso anno, l’acquisto nell’agro di Andria dei tre latifondi denominati “Papparicotta, Papparicotticchio e Taverna Vecchia” della estensione di ettari 516 circa ed al prezzo di £ 389.650, provenienti dai beni ecclesiastici del Capitolo Cattedrale e del capitolo di S. Nicola di Andria (14).
[da “L’Istituto Tecnico Agrario Provinciale “Umberto I” — Andria”, di G. Boccardi, tip Zema, Bari, 2004, pp.17-22]
NOTE
(4) G. Beltrame, Relazione al Consiglio Provinciale intorno alle riforme da introdurre nell’Ospizio Vittorio Emanuele e ad una Colonia Agricola provinciale da impiantare, pag. 5 (Archivio Provinciale).
(5) Ivi, pag.6.
(6) Ivi, pagg. 6-7.
(7) Ivi, pagg. 6-7,84,9.
(8) Ivi, pagg. 9. Confronta anche “Relazione storica economica della Colonia del 21-2-1895”, Registro delle Deliberazioni del Consiglio (da ora i poi R.D.C.), Reg. III, pag. 50).
(9) G. Beltrame, Relazione cit. pagg. 9-11.
(10) Ivi, pagg. 12-13.
(11) Ivi, pag. 14.
(12) Ivi, pagg. 19-20.
(13) Ivi, pag. 20.
(14) Relazione storica ed economica, 21 febbraio 1895, R.D.C., Reg. III, pag. 51.