esso monitorio
al di
dẽtro = Aloysius de Aquino
Prothonotarius Apostolicus Utriusque Signa=
turæ D.N. Papæ Referendarius &&. Al di fuori. Malvetius. Longa cosa
sarebbe riferirlo,
e trascriverlo
intieram.e, potendosi leggere nell'originale, in carta
pergamena.
(a)
Pervenuto da Roma in posta del
Prep.o,
questo lo fe' notificare al Vescovo nel dì 3. di
Febraro 1677. per il Publico Notaro Apostolico Donato Menduto, come
dall'attesta=
to di esso Notaro apparisce al tergo del
pred.o
monitorio, rilasciando in mano
del Vescovo la copia, e ritenendosi l'originale, che in archivio si
conserva, inse=
rito nel libro delle Collezioni.&. Speditosi il
pred.o
Notaro da quest'atto,
immã=
tanenti conferissi al
Colleg.o,
dove, ritrovati congregati in uno tutti li collegi=
ali, ed il Preposito D. Carlo Cerullo, si die a questo come un nuovo
possesso del=
la sua sede in coro. Del che fattosi un atto, ed estrattasi di questo
una copia,
spedita venne in Roma al
pred.o
Referendario Apostolico, con un mandato
di Procura, per ciocche mai attentato si fosse dal Vescovo in proseguire
la cau=
sa. Ma il Vescovo desistè da ulterior'atto, e si pose in pace,
quantunque mal
contento, egli era intraprendente, e volentieri si mischiava in affari,
che li recaro=
no imparazzo, sotto il pretesto di ecclesiastica giurisdizzione; tale fu
l'assunto da lui
intrapreso due anni
p.a
del presente, quando, mancato di vita un cittadino facoltoso
senza figlj eredi, ed intestato, pretendeva egli disporre della quarta
parte dell'ere=
dità lasciata dal defunto, ed applicarla ad pias causas, allegando,
esser di pertinenza
del Vescovo in tali casi il così disporre delle ereditati intestate. Dal
Governadore Duca=
le se li fe' resistenza, non conoscendolo ministro legitimo di tali
affari; ma egli l'an=
nodò di censura, fulminandoli scommunica; del che il Governadore
gravatosi
n'ebbe ricorso in Napoli al Vicerè Alcalà, dalla di cui potestà restò
franto l'impeto
di tal pretenzione.
Circa l'anno 1674 il Vecchio D. Ettore Carafa, rimasto erede a iure dello
Stato de' Duchi
d'Andria per la morte de' suoi Nipoti, e considerando, che la Casa
Carafa di Andria gia
erasi estinta, pensò ravvivarla, col determinarsi in età di anni 63, a
prender moglie,
e la scielse dalla Casa de Sangro, in persona d'una brillante
giovanetta, chiamata
D. Margarita, la quale, volentieri accettò il partito, e si condusse
Sposa, e Duchessa
in Andria. Dio benedisse questa
eccellētiss.a
copia, in modo, che da essa ne discendero=
no cinque Figlj maschj, il cui P°genito fu chiamato Fabrizio, nato
nell'anno 1679.
Il Vescovo per tanto avendo dissimulato pace, ed indifferenza col Capitolo
del
Colleg.o
di S. Nicola, e della Cattedrale sulle pretenzioni delle cere, che
esiger voleva da essi
nell'esequie de' Defunti, e che gia decretate si erano dalla S. C. in
qual maniera,
e quantità esiger le dovesse, nell'anno 1680 di bel nuovo si risveglia
da tal
sonno, e comincia a ripetere l'antica pretenzione, quasi nulla deciso
fossesi
su tal materia, vessando l'intiero Clero, e forzandolo a sodisfarli
ciocche cer=
cava: e tanto importuno si rese, che astrinse il
pred.o
Clero a far nuovo ricorso
in S. C. Ecco il tenore. EE.
mi SS.
mi =
Determinò questa Sacra
Congreg.e
sotto le 15 Apri=
le 1672 diversi capi di differenze, che erano tra il Vescovo d'Andria,
ed il Clero della
Città, ed in specie il capo XI° dove tratta della porzione, che spetta
al Vescovo delle
cere nelli funerali de' Defonti, cioè, quando si fanno nella
Colleg.a
di S. Nicola, se
la cera si darà in danaro dagli eredi, allora si diano al Vescovo grana
dodeci, e
mezzo scudo; ma somministrandosi la cera, in questo caso, detratto un
cereo
prima per il Capitolo, si divida il rimanente col Vescovo, conforme
dalla congionta
copia, che si trasmette, si rileva. U.D. Die 8 aprilis 1672, ad XI.
um
servandum solitum:
videlicet