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[manoscritto - foglio 51, verso]
[traslitterazione in caratteri stampati]






















corrente 1705. invitato dall'Illuss.o Monsig.r Arcivescovo di Trani a condursi
in Corato per la Vestizione dell'abito monacale di cinque Civili Donzelle,
nel dì di tal funzione, per una mano secreta li pervenne un biglietto, in cui
veniva avvertito di astenersi dal pranzo preparatoli, per mettersi in sicuro
che li venian'
dalle insidie preparateli     ordite, in tal tenore: Illuss.e et Reverēdiss.e Domine.
Iniquitas te persequitur: Deus autem, ne dispergantur oves, stat a dextris
tuis. Cave ergo Zelantissime Pater, cave a prandeo, in quo mors tua est &
die 2.a augusti 1705. Il buon Prelato, letta tal carta, prudentem.e si astende,
e nella fine del giorno, fu di ritorno in Andria, inserendo quel biglietto in un
libro di memorie, che lasciò a posteri, e suoi successori: il detto biglietto ancor'
oggi esiste. Se vero, o falso fosse tall'avviso, nol saprei, ben'è noto però, che nel dì
29 Giugno dell'anno vegnente 1706, avendo egli celebrato Pontificalm.e la sollē=
nità
di S. Pietro, e preso il Corpo, e Sangue di Gesù Cristo nella messa, incontanē=
te
sopra il medesimo altare sentissi un conato a vomitare, ma per rispetto del
Sagratiss.o Cibo, e Sangue, fatta violenza a se stesso, si astenne dal buttarlo via. Da
quel giorno in poi, sempre si vide, ed intese mall'accetto: e crescendo nella sua
indisposizione, alla perfine nel dì 17 agosto 1706 passò all'eternità beata, col pian=
to universale de' buoni. Fu egli deposito nel tumulo da se fabricato nel pavimē=
to
della Cappella del SS.o Sagramento della Cattedrale, ove si vede col rilievo della
sua effiggie, e della scrizione.
  La mancanza della vita di questo Prelato portata a notizia del Sommo Re=
gnante Pontefice Clemente XI, fu da questo ristaurata colla provista d'un'
altro degniss.o ecclesiastico Napolitano, chiamato D. Nicola Adinolfi, che nel me=
desimo anno venne eletto per Vescovo d'Andria, dove si conferì nella fine di
esso, con gradimento universale del Clero, e del Popolo. Nell'anno seguente av=
venne, che le armi Imperiali, tenendo occupata la Lombardia sotto il comando
del Conte Daun, questo ebbe l'opportunità d'introdurle nel Regno, e felicem.e
nel dì 7. luglio 1707 se ne impossessò, ed entrato in Napoli, si dichiarò Vice Re per
parte dell'Imperador Carlo VI°  Le fazioni de' Baroni era divise fra di loro, altri
pendenti alla parte di esso Imperadore, ed altri a quella di Carlo Quinto Monar=
ca delle Spagne, ed attual Signore delle due Sicilie. Fabrizio Duca d'Andria molto
era portato all'ubbidienza di Carlo V, e molto si affatigò a sostener le sue parti;
ma poiche il Conte Daun già se n'era impossessato, fu da questo immediatam.e spe=
dito ordine a tutti li predetti Baroni di conferirsi nella Capitale a prestarli ubbi=
dienza. Fabrizio, che resideva in Andria, fu nella necessità di portarsi colà in tē=
po
mal sano per tal viaggio, appunto nel seguente mese d'agosto; Ivi giunto, co=
minciò a sentirsi gravato d'un lento dolor di capo, effetto del contratto veleno del=
l'aere insalubre per strada; qual dolore avanzandosi nel suo grado da dì in dì,
con aumenti febrili, alla per fine nel giorno 17 7brē 1707, terminò da sua vita
nell'anno trentesimo di sua età. La Duchessa sua moglie D. Aurelia Impe=
riale, rimasta in Andria incinta, diè alla luce l'ultimo suo Figlio fra pochi al=
tri mesi, il quale, per esser postumo, appellato venne Fabrizio. Il Vescovo D. Ni=
cola Adinolfi, soggetto dotto, e zelante, molto godeva in vedere il suo Clero esatto
osservatore della disciplina ecclesiastica, ed avanzato nell'erudizione delle scienze,
che nel Seminario, eretto dal suo antecessore, venivano insegnate: quindi anch'
egli visse in una diligente cura di mantenerlo in vigore, ed in accrescimento.
Fece anch'