Fra Pietro da Andria

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Monografie Andriesi

di Emmanuele Merra, Tipografia e Libreria Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol II, pagg. 185-200

Campanile S.Domenico - il sapere

IX.
Di Fra Pietro da Andria Domenicano e Vescovo di Vico Equense


Tra gli uomini illustri, che meritamente vanta la diletta patria mia, è da annoverare in primo luogo Frate Pietro da Andria dell’Ordine dei Predicatori. Quando sia nato, ad a quale famiglia Andriese appartenuto, non si sa. Il D’Urso lo vorrebbe della nobile famiglia Marulli [1]; ma la sua è una pura supposizione. Egli fiori tra il secolo XIII ed il secolo XIV, e fu sua principale gloria l’essere stato discepolo dell’Angelo delle Scuole, nel tempo, che in Parigi, o più veramente in Napoli interpretava da par suo i Libri Santi.
Gli antichi critici delle opere dell’Aquinate, scrive l’Echard [2], affermano come talune cose, sentite dalle labbra del Santo Dottore, sieno state di poi raccolte e scritte da Frate Pietro di Andria. Bartolomeo, Logoteta del Regno di Sicilia, il quale fu udito come testimone nel processo di canonizzazione dell’Angelico, e può leggersi presso il Baluzio, dice così: Se a lui, cioè a S. Tommaso, si attribuiscono talune opere; non le scrisse, o le notò egli; ma le raccolsero altri da lui, mentre o insegnava o predicava; tra questi furono fra Pietro da Andria, ed uno scolaro Parigino [3].

Le opere che si attribuiscono a Frate Pietro sono le seguenti:
  1. Lectura super Mathiam (Mattheum).
  2. Collationes de decem praeceptis.
  3. Tractatus de vita spirituali.
  4. Collationes dominicales festivae.
Bernardo de Rubeis, discorrendo intorno alle opere di S. Tommaso, parla di Fra Pietro da Andria, ed a proposito del Commentario sull’Evangelo di S. Matteo, ritiene, secondo il surriferito Baluzio, che esso sia stato esposto dall’Angelico Dottore, e raccolto da Pietro, e da un altro discepolo di Parigi [4]. Senonchè Bernardo di Guidone Domenicano Francese, il quale morì nel 1331, nel dare l’elenco delle opere di S. Tommaso, pubblicato da Audin, non assegna a Pietro da Andria alcun compagno nel raccogliere l’esposizione dell’Aquinate sopra l’Evangelo di S. Matteo [5]. Nicolò Treveth, nato in Inghilterra nel 1328, nell’Indice delle opere dell’Angelico, che dà nel suo Chronicon, inserito dal D’Acheus nel suo Spicilegio, chiama completo questo Commentario, che il Logoteta ed altri dicono imperfetto [6].
Il medesimo Treveth attribuisce a Fra Pietro da Andria un’altra opera, cioè il Commentario sui dieci precetti del Decalogo: Collationes de decem praeceptis, quas collegit Frater Petrus de Andria. Il De Rubeis a proposito di questo Commentario riporta l’autorità di Bartolomeo Logoteta, secondo il quale anche quest’opera sarebbe stata raccolta da Fra Pietro d’Andria dalle labbra dell’Aquinate [7]. Negli opuscoli di San Tommaso, stampati in Napoli, nel 1849, questo Commentario è denominato: Opusculum quartum, De duobus praeceptis charitatis, et decem legis praeceptis; e nell’ultima edizione italiana di Parma, esso è compreso col seguente titolo: In duo praecepta charitatis et in decem legis praecepta expositio [8].
Inoltre l’Echard ricorda che da più autori all’istesso Frate Pietro di Andria si attribuisce un trattato sulla vita spirituale: Tractatus de vita spirituali [9]. Il Possevino osserva che Alberto Veneto, ove parla del Sesto Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori, dice che da Pietro di Andria fu scritto il Trattato della vita spirituale [10]. Ambrogio d’Altamura chiama Pietro autore di uno scritto sulla perfezione della vita spirituale: De perfectione vitae spiritualis [11]. Michele Cavalieri ancora [12], Audin [13] e Pio Giovanni Michele [14] fanno Fra Pietro di Andria autore d’un libro sulla perfezione della vita spirituale. Finalmente il De Rubeis, sull’autorità di Bartolomeo Logoteta e di Niccolò Treveth, vorrebbe che i Discorsi di S. Tommaso sulle feste e sulla quadragesima fossero stati raccolti ancora da Frate Pietro di Andria. Ma se accuratamente si esaminano i testi di Bartolomeo nel Baluzio e di Treveth nel D’Acheus, si vedrà che non corrispondono alle parole che da loro riporta il De Rubeis, cioè non dice che Fra Pietro sia stato anche il raccoglitore dei Discorsi dell’Angelico. Finalmente tra i biografi di Pietro non avvi alcuno, che gli attribuisca la raccolta di questi Discorsi. Tutte queste opere furono un tempo riputate dello stesso S. Tommaso, ma in prosieguo furono rivendicate al loro vero autore [15].
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Fra Pietro da Andria fu assai autorevole nel suo Ordine Monastico, come pure presso il Pontefice, e la Corte di Napoli. Papa Celestino V, ad istanza di Re Carlo II D’Angiò distaccò dalla provincia monastica Romana la provincia del Regno di Sicilia, mediante la Bolla: Clara Ordinis Praedicatorum del 1.° settembre 1294, datata da Aquila econfermata poi da Papa Bonifacio VIII con la Bolla Attendentes ad olim del 1.° marzo 1295, e denunziata nel Capitolo Generale, tenuto in Arienzo. La Bolla di Celestino V ordina che la provincia Romana sia così divisa, cioè che l’una comprenda tutto il Regno di Sicilia al di là ed al di qua del Faro; e l’altra la Campania, Roma e tutta la Toscana, e sia chiamata Provincia Romana [16]. Fatta l’erezione della Provincia del Regno, il Sommo Pontefice ne costituì primo Vicario Generale e capo e presidente del Capitolo, in cui dovevasi eleggere il Priore di questa nuova Provincia, il Padre Fra Pietro di Andria, con una sua Bolla del 14 settembre 1294, a lui diretta. In questa Bolla San Celestino V, dopo di aver accennato alla divisione da lui fatta della Provincia Romana dalla Provincia Napoletana; lo eleggeva Vicario in luogo del Priore Provinciale, nella stessa Provincia di esso Regno, perché avesse diligente cura dei Frati Predicatori di detto Regno, fino a che nel Capitolo Provinciale, che si sarebbe celebrato in Arienzo, nel giorno della Esaltazione della S. Croce, non si fosse scelto il Padre Provinciale.
Finalmente con apostolica autorità gli comandava che secondo l’uso ed i modi dell’istesso Ordine istituisse e ponesse il Priore ed il Convento nel luogo di S. Pietro Martire Napolitano dall’illustre Carlo Re di Sicilia, all’istesso Ordine di bel nuovo concesso. Questa bolla fu datata in Aquila ai 5 di settembre, l’anno primo del suo pontificato [17].
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Fra Pietro di Andria fu anche sommamente caro a Re Carlo II d’Angiò. Infatti quando questi ai 26 aprile 1300 scrisse ai Prelati, ai Baroni, alle Università ed a tutti i nobili di Ungheria, come egli inerendo alle loro fervide richieste, gli prometteva di mandare in Ungheria Caroberto suo nipote, e futuro loro Sovrano; lo affidava a Fra Pietro di Andria, Priore dei Frati Predicatori di Bari [18]. Questi alla sua volta, sarebbe stato in tale viaggio accompagnato dai militi Nicola di Lupara, Nicola Caracciolo, e Pietro di Cortupasso, maestro dell’Ospizio del fanciullo Carlo [19].
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Per le moltissime sue benemerenze religiose e civili, Fra Pietro, ai 13 agosto 1306, venne dal Sommo Pontefice Clemente V elevato alla Cattedra Episcopale di Vico Equense, suffraganea dell’Arcivescovado di Sorrento. Nel tempo del suo Vescovado Monsignor Pietro dovette quistionare intorno alle decime col Conte di Vico, che il Parascandalo crede sia stato Nardo Signore del luogo [20]. Il Conte fu costretto a pagarle, perchè la causa delle decime, osserva l’Ughellio, era causa spirituale [21]. Dopo di avere per circa dieci anni saviamente retta quella Diocesi, ed avere ben esercitate le parti di buon pastore con l’amato suo gregge, Monsignor Pietro, benemerito di Dio e degli uomini, se ne volò al premio dei giusti, verso gli anni del Signore 1316 [22].

Documenti.

I.

Coelestinus Episcopus, Servus Servorum Dei diletto Filio Fratri Petro de Andria, Ord. Pred. salutem et Apostolicam Benedictionem.
Cum nos ex certis causis Provinciam tui Ordinis, quae secundum distinctionem Provinciarum in eodem Ordine dudum factam, totum Regnum Siciliae continebat, in duas Provincias duxerimus auctoritate Apostolica dividendam, statuentes ut earum altera Regnum ipsum tantum, reliqua vero loca, quae erant eiusdem Provinciae eadem comprehendat, prout in litteris nostris super huiusmodi divisione confectis, plenius continetur: Nos, de tua circumspectione plenam in Domino fiduciam obtinentes, Te Vicarium loco Prioris Provincialis in eadem ipsius regni Provincia tenore praesentium deputamus, discretioni tuae per Apostolica scripta mandantes, quatenus curam Fratrum eiusdem Ordinis ditti Regni tamdiu gerere studeas diligenter, prout ad Vicarii Prioris Provincialis officium, secundum constitutiones dicti Ordinis noscitur pertinere, donec Prior Provincialis in ipsa Provincia dicti Regni, per Provinciale Capitulum ipsius Ordinis, quod in proximo imminet celebrandum, electus, confirmatus et etiam praesens extiterit in memorata Provincia dicti Regni. Capitulum praedictum Aziolze in Festo Exaltationis S. Crucis proximo venturae celebres, juxta morem ipsius Ordinis, cum illis Fratribus de Regno ipso, qui ad Capitulum Romanae Provinciae pertinebant, per quos volumus electionem fieri Prioris Provincialis Regni eiusdem, secundum constitutiones Ordinis memorati. Ad hoc, tibi in virtute sanctae obedientiae districte praecipimus, quod ipsius Oriundos in ditto Regno per dictam Romanam Provinciam dispersos, ad ipsius Regni Provinciam dispersos, ad ipsius Regni Provinciam revocare, omnes autem studentes Neapoli, qui de Regno ipso originem non duxerunt, ad Romanam Provinciam, ubi generale ponimus studium destinare, nec non et alios de Regno oriundos eodem, de quibus videris expedire, ad loca unde traxerunt originem, rimettere non posponas. Insuper Apostolica tibi auctoritate commitimus, ut iuxta ipsius ordinis mores, et modos, Priorem et Conventum in loco Sancti Petri Martyris Neapolitani, per carissimum in Christo filium Carolum Siciliae Regem illustrem, ut asseritur, eidem Ordini denuo concesso instituas, atque ponas, non abstantibus dicti Ordinis in contrarium editis constitutionibus et statutis.
Datum Aquilae. III Nonas Septembris. Pontificatus nostri anno primo.
(Bullarium Ord. Praed. T. VII, p. 50).

II.

Scriptum est, Ecclesiarum prelatis Comitibus Baronibus Universitatibus ceterisque per Regnum Ungarie ac partes Sclavonie et Dalmatie constitutis presentes licteras inspecturis dilectis fidelibus et devotis suis gratiam suam etc.
Desideratum vobis et cum infrascripta postulatum nepotem nostrum carissimum Karolum filium bone memorie Regis Ungarie nati nostri ad vos ecce transmittimus e vestigio accessurum. Et quia predestinamus illuc Religiosum virum fratrem Petrum priorem de Caffa (?) ordinis predicatorum dilectum et devotum nostrum presentium portitorem relaturum nobis de dicto accessu qui imminet. Fidelitatem et sinceritatem vestram rogamus ut eidem fratri Petro que nobis horetenus in hac parte retulerit credatis indubie et efficaciter impleatis. Vos autem puerum ipsum Karolum postquam ad partes ipsas pervenerit suscipite honoranter ut decet eique tanquam futuro Regi vestro et capiti favete propitii assisite fideles consiliis ausiliis et favoribus oportunis, dicto insuper fratre Petro de securo conductu si expedit nostro introytui liberaliter providete.
Datum Neapoli per Bartolomeum de Capua militem. Etc. Die XXVI. Aprilis XIII Ind. (1300).
(Reg. Ang. n. 97, f. 248.

III.

Scriptum est Nicolao de Luparia Nicolao Caracciolo Petro Curtupasso militibus magistris hospitii Karoli de Ungaria nepotis nostri familiaribus et fidelibus suis etc.
Religiosus vir frater Petrus de Andria de ordine predicatorum prior in Baro presens coram nobis exposuit, quod non sine ammiratione accepimus eundem nepotem nostrum non abere destrerium nec curserium aut robam de seta pro persona sua prout extitit ordinatum. Nostis enim vos Nicolaum de Luparia et Petrus et si bene recolitis in nostri presentia actum fuit quod magistri Johanni Thesaureo deputato apud eundem nepotem nostrum inter alia exibite fuerunt uncie auri sexaginta pro emendo destrerio et curserio et uncie auri quindecim pro quatuor guarnimentis robe de seta ad opus eiusdem Caroli circa quod nullum credidimus nec voluimus imminere defectum. Cumque id non immerito moleste feramus fidelitati vestre firmiter et expressa quatenus ad commissam nobis curam et regimen eiusdem Karoli et hospitii sui continuis studiis sicut de vobis confidimus intendentes et negocium huiusmodi nullatenus sub silencio transeuntes dictam pecuniam tam videlicet uncias sexaginta quam alias quindecim procuretis inveniri et haberi per eumdem Thesaurarium qui est exinde rationabiliter arguendum si dictam pecuniam taliter occultatam tenebat et facta de dictis unciis quindecim roba eidem nepoti nostro prout ordinatum fuit et alias uncias auri sexaginta quia jam diebus non longe preteritis equum ad arma pro dicto nepoti nostro transmisimus convertatis in usus hospitii Karoli supradicti. Significaturi statim nobis processum quem habueritis in premissis. Super aliis vero de quibus Religiosus ipse nostram excellentiam consultavit informatus a nobis oretenus respondebit ad certificandum normam que vos plenius de exhibita predicta pecunia eidem Thesauriario pro servitiis antedictis inspiciatis quaternum qui penes eumdem Thesaurarium de hiis et aliis esse debet cuius consiliis in nostra Curia conservatur. Et ecce Francisco de Ebulo Militi justitiario Terre Bari per licteras nostras iniungimus ut ad requisitionem vestram uncias auri Centum pro usu dicti hospitio dicto Thesaurario statico debeat exhibere.
Datum Neapoli per magistrum etc die 2 Iulii XIII Ind. (1300).
(Reg. Ang. idem.
NOTE

[1] R. D’Urso, Storia d’Andria; lib. VIII, cap. VI, pag. 194.

[2] Antiqui operum B. Thomae de Aquino Censores quaedam ex eius ore excerpta reportasse testantur: quorum haec recenset Bartholomeus Logotheta Regni Siciliae, testis auditus in processu canonizationis S. Doctoris. Script. Ord. Praed. Lutetiae Parisiorum, vol. I, p. 532.

[3] Si autem sibi (S. Thomae scilicet) aliae adscribantur, non ipse scripsit et notavit, sed alii recollegerunt post eum legentem vel praedicantem, puta: Collectiones de decem praeceptis F. Petrus de Andria. Lecturam super Mathiam (lege Mattheum), idem F. Petrus et quidam scholaris Parisiensis, quae defectiva est. Tractatus de vita spirituali, ei tribuitur a Pio P. II, lib. I, p. 83. BALUTIUS, Pap. aven., t. II, col. 9.

[4] Lecturam super Mathiam (Mattheum) idem Frater Petrus et quidam scholaris Parisiensis, quae defectiva est. DE RUBEIS BERNARDUS, De gestis et scriptis ac doctrina. S. Th. Aq., Venetiis. 1750.

[5] AUDIN CASIMIRUS, Comen. de Script. Eccles., volume III, p. 272.

[6] D’ACHEUS LUCAS, Spicilegium, Parisiis, 1743, volume III, p. 205.

[7] BERNARDUS DE RUBEIS, De gestis et Scriptis ac doctr. S. Thmae Aq., Venetiis, 1750.

[8] Vol. XVI, 1865, p. 96, 114.

[9] ECHARD IACOBUS, Script. Ord. Praed. Lutetiae, Paris, 1719, 1721, vol. I, p. 532.

[10] POSSEVINUS ANTONIUS, Apparatus Sacer., Venetiis, 1606, vol. III, p. 33.

[11] DE ALTAMURA AMBROSIUS, Bibl. Neapolitana, Romae, 1677, p. 56, ad an. 1280.

[12] CAVALIERI MICHELE, Galleria dei SS. Pont. Patr. Arciv. e Vesc. dell’Ord. dei Pred., Benevento, 1696, vol. I, p. 77-78.

[13] AUDIN CASIMIRUS, Comm. de Scrip. Eccl. Franco-furti ad Moenum, 1722, vol. III, p. 583.

[14] PIO GIOVANNI MICHELE, Degli uomini illustri di S. Domenico, Pavia; 1613, P. II, p. 83.

[15] Cronica dei PP. Domenicani, vol. II, p. 51. Conf. D’URSO, Storia d' Andria, p. 194.
LOGOTHETA, Domenicales aliquas (collationes) et Festivas, et quadragesmales post eum praedicantem recollegit Frater Petrus de Andria.

[16] Bullarium Ord. Praed., vol. VII, p. 49-50.

[17] Vedi documento I.

[18] Vedi documento II.

[19] Vedi documento III.

[20] Monografia di Vico Equense, Napoli, 1858, p. 119.

[21] Italia Sacra, seconda ediz. Coleti. Venetii. 1717, 1722, vol. VI, p. 632.

[22] UGHELLI FERDINANDUS, Italia Sacra, etc.