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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 31-33
Libro Secondo
Capitolo VIII.
Confutazione della mal fondata congettura di Bollando.
Bollando
[1]
dopo avere registrata la commissione Pontificia in virtù della quale il nostro S. Riccardo,
e gli altri Vescovi si erano conferiti sul Gargano per la dedica della Chiesa di S. Michele,
secondo le notizie genuine; indi poi, dando luogo ai suoi dubbii, cade nelle incongruenze.
Ed affinché non si creda voler io alterare la cosa, trascrivo fedelmente le sue parole
«
Andrium, vel Andria Apuliæ Peucetiæ Civitas, ab anno circiter 1350, multo etiam citius Episcopali
dignitate fuit ornata, fortassis a Gelasio Papa II: etc. Scio Andrienses initium suæ provectionis
ad eam dignitatem Gelasio I adscribere: sed cum ipsiusmet Urbis exordium lateat,
vel ex antiquitate, vel ex scriptorum silentio, uti faretur Ughellus; sicut recentiori
cuidam visum est, exordium profanæ rei a Diomede adductm etc. sed fortuna regni varie mutata,
anno denique 1345 concussa vehementer (Civitas Andriæ)
fuit per mortem Andreæ Regis,
uxori ejus Ioannæ imputatam; quam ulturus defuncti frater Ludovicus Hungariæ Rex,
universum regnum ferro flammaque vastavit. Eo tempore contigit, Andriam quoque everti ac spoliari:
prudens autem sacrista, S. Richardi, Episcopi et Patroni Andriensis corpus sic abscondit,
ut ignotum latuerit usque ad annum 1434.
Quando repertum denuo est juxta historiam ab oculato teste, ipso Andriæ Duce Francisco de Baucio,
sive Balzio etc. Scripsit autem anno post rem gestam septimo, interim accurate scrutatus
quidquid ad illustrandam Sancti a se inventi memoriam faciebat; reperisse vero se, ait,
primum Kalendaria tria etc. Denique inventum est in vestibulo folium Missalis,
ubi oratio et secreta propria, et post communio ipsius Sancti legebatur etc.
Quamquam autem ejusmodi Officium proprium de S. Richardo lectum sibi meminissent Presbyteri
aliqui, tamen amissis exemplis omnibus, totus exoleverat cultus in Clero;
sed non prorsus omnis recordatio in Populo etc.»
Or mi si permettano poche riflessioni sulle testè trascritte parole di Bollando.
Egli dice che la Città di Andria sia stata fregiata del titolo di Sede Vescovile
«ab anno circiter 1350.» Soggiugne dopo alcuni righi, che nell’incursione degli Ungari
in questo paese, un sagrestano «S. Richardi Episcopi et Patroni Andriensis corpus abscondit»
e questo si avverò, come anch’egli dice «anno denique 1345.» Notate la contraddizione:
dunque esistette un Vescovo e Patrono della Città di Andria molti anni prima,
che detta Città fosse stata decorata della Sede Vescovile. Gli Andriesi,
a suo sentimento, nascosero nel 1345. il venerabile corpo di S. Riccardo,
ch’era stato Vescovo di Andria, e poi vuole che Andria avesse ricevuto la prima volta
il Vescovado nel 1350. Vedete in faccia a quali assurdi urtano coloro,
che vogliono appartarsi dalla veracità de’ fatti! Né può salvarlo ciò che aggiunge
dopo «multo etiam citius dignitate Episcopali fuit ornata» vale a dire,
se non nel 1350. forse in qualche anno, e se volete, anche secolo prima.
Neppure ci troviamo, poiché è da supporsi primieramente essere passati anni 47.
come vuole la tradizione del suo corso di vita nel Vescovado: né poi cosi subito
poteva essere elevato come Santo in sugli altari; ma dovevano raccogliersi i suoi miracoli,
e questi esporsi allo scandaglio, autenticarsi, e dopo dichiararsi la Beatificazione.
Oltracciò egli stesso dice aver ricevuto Riccardo prima di questa invenzione l’officio proprio, e che poi,
«amissis exemplis omnibus, totus exoleverat cultus in Clero, sed non prorsus omnis recordatio in Populo»
e questo non dinota esser passato un tempo lunghissimo anteriormente a quest’epoca?
Aggiungete che i cento miracoli da lui operati in vita, e questi contestati
nella sua Beatificazione, nel 1434. s’ignoravano totalmente dagli Andriesi,
ad eccezione del cieco illuminato nell’ingresso della porta, e della donna paralitica risanata,
come registra egli stesso. Vedete dunque essersi estinte anche le famiglie
favorite dal Santo, presso le quali poteva mantenersi viva la ricordanza.
Ma sentiamo almeno le ragioni, in forza delle quali egli non sa indursi a credere,
che questo santo Vescovo Riccardo sia stato sotto Gelasio I. a cui come dice
«scio Andrienses adscribere» le sue valide ragioni sono queste «Sed cum ipsiusmet
urbis exordium lateat vel ex antiquitate, vel ex scriptorum silentio etc.»
Buon Dio! Quanto è vero, che delle volte serve la luce istessa ad abbagliare la pupilla!
Ciò che dovrebbe indurlo a persuadersi, lo dissuade. Se questa Città sarebbe stata
di fresca data, allora poteva egli oppugnare la pretensione degli Andriesi; ma s’è vero,
ch’essa perdesi nel bujo de’ secoli, come poter togliere loro l’arma più poderosa
in sostegno della verità? Né poi gli Andriesi, profittando della rimota origine della loro città,
hanno cercato impunemente far risalire il loro Vescovado dal secondo al primo Gelasio;
mentre come ho accennato di sopra, sono stati due i Vescovi di Andria con questo nome Riccardo,
sotto epoche rispettive, ciò che maggiormente si chiarirà in appresso.
E quale poteva esserne l’impegno a sconvolgere l’ordine delle cose?
Forse dall’antichità del Vescovado emergeva la vetusta origine del Paese,
il quale salutò molti secoli, prima dell’era Cristiana? Ma non perdiamo di vista il resto
delle sue difficoltà. Parlando del nostro Duca Francesco del Balso, dice
«Scripsit autem anno post rem gestam septimo, interim accurate scrutatus
quidquid ad illustrandam Sancti a se inventi memoriam faciebat».
Osservate quest’altra imperdonabile sconnessione! Come? Egli confessa,
di avere usata Francesco tutta la diligenza, ed impegno nel tessere la storia del nostro Santo,
lo dichiara oculare ed accurato Scrittore; e poi presta più credito ai suoi sogni,
che alle genuine notizie di costui? Né poi il nostro Duca meritava quest’oltraggio:
chi mai ignora essere egli stato versatissimo nelle cognizioni istoriche,
e nelle belle lettere? Il suo opuscolo da quanti scrittori non è citato come sacro intorno
l’assodamento di qualche articolo controverso d’Istoria? Finalmente costui non scrisse
qualche secolo dopo questa invenzione «sed anno post rem gestam septimo»
dunque non potè fare a meno di tenere presenti gli elementi trovati nell’urna,
e di consultare la tradizione. Né questa storia da lui compilata guardò
per qualche tempo il silenzio, ma venne tosto colle stampe pubblicata vendendosi
di dritto comune e nella Provincia, e nel Regno.
Or se Andria sarebbe stata decorata del Vescovado «ab anno circiter 1350.»
come poteva tollerarsi nel 1451. questo sconvolgimento di epoche se non da altri,
dalle città limitrofe? A suo smacco l’erudito Pompeo Sarnelli, Vescovo di Bisceglie,
rispettò quanto era stato dal nostro Duca compilato, non potendosi opporre alle pruove
di autenticità. A maggior conferma di quanto ho detto, conviene conoscere
non essere stata questa la prima volta, che fosse stato nascosto il corpo del nostro Santo:
l’istesso avvenne anche a tempo de’ Longobardi, ed il Clero solennizzava la prima,
anteriormente alla seconda invenzione.
Ma per finirla, mi contento condannare Bollando con l’istesse sue parole.
«
Quid certum, ac securum homini esse potest, qui absque ulla causa fraudem suspicatur»
[2]?
Servirebbe solo l’Istoria in tal caso per tormentare le menti; quando si vorrebbe dar luogo
ad un illimitato pirronismo, ed al sistema di scettici capricciosi.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[2]
Boll. Vit. Sanc. Pag. 35.