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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 131-134
Libro SETTIMO
Capitolo I.
L’Imperadore Carlo V. Re di Napoli.
Il Conte di Ruvo Fabrizio Caraffa primo Duca di Andria.
Riforma di questo Palazzo Ducale. Cenno sul Beato Carlo Carafa.
Morte di Consalvo Ernandez de Torres, e disposizione de’ suoi beni.
Progetto, ed esecuzione pel rintroducimento delle sacre Monache Benedettine.
Vescovo Giovanni Francesco de Fisco.
Anni 1118.
L’Illustre Conte Fabrizio avendo ottenuta la investitura di questa Duchea graziosamente,
pel suo fedele attaccamento alla corona, dall’Imperadore Carlo V. Re di Napoli;
tosto ne stipulò l’atto di compra col magnifico Giovanni Ramirez Napolitano,
costituito procuratore generale dall’Illustre Duca Consalvo de Cordova.
Ma non subito quà venne a fare la sua residenza; perchè l’antico Palazzo Ducale
trovavasi deteriorato. Fu questo interamente rinnovato, soprattutto nel suo esteriore apparato.
Vi occupò la somma di circa cento ventimila ducati, avendolo riformato su quel gigantesco disegno,
che al presente vediamo. Solo per la sala furono spesi ducati ventottomila,
a motivo delle tante catene di ferro, che ne sostengono la volta. Quando nel 1556.
non essendo questo ancora all’intutto terminato, si vide il Duca Fabrizio obbligato,
a tenore dei patti dell’Istrumento a passare in Andria colla famiglia per fissarvi
la sua permanenza. Egli non sapendo più resistere alle affettuose impazienze
degli Andriesi si ritirò in questa sua Duchea colla moglie Porzia Carafa,
e co’ suoi quattro figli Antonio, Vincenzo, Francesco, ed Orazio.
Mi conviene prendere in considerazione questo Francesco, figlio terzogenito
del Duca Fabrizio I. perchè fu Padre di un Santo, o sia del Beato Carlo Carafa.
Su di costui è corso un anacronismo, forse per mancanza delle notizie genuine.
Gli alunni del suo pio istituto ed in origine il Padre D. Pietro Gisolfo,
lo hanno considerato figlio di Fabrizio primo Duca di Andria, e Conte di Ruvo,
e della Duchessa Caterina de Sangro. Questo errore rimane dileguato dall’albero
della genealogia di essa casa, che tuttavia conservasi in questo Palazzo Ducale.
Quivi appare Fabrizio I. Duca di Andria marito di Porzia Carafa, e non di Caterina de Sangro,
e Padre di Antonio, Vincenzo, Francesco, ed Orazio, ma non di Carlo.
Troviamo questo Francesco congiunto in matrimonio in primo letto con D. Eleonora Carafa,
dalla quale non ebbe figli. Essendo poi passato a seconde nozze con D. Giovanna de Cardines,
con lei generò quattro figli Antonio, Vincenzo, Federico, e questo Carlo Istitutore
dei pii Operarii. Pare su di ciò non cadervi dubbio; poiché il Beato Carlo nacque nel 1561.
ed il Duca Fabrizio era morto nel 1557. ed è notizia autentica. Aggiungete
che i nomi de’ tre fratelli a lui attribuiti, cioè Giacomo, Marcantonio, e Decio,
sono nomi poco conosciuti nella casa Carafa. Dunque dobbiamo dire piuttosto,
che questo Beato Carlo fu nipote del Duca Fabrizio, e non già figlio; nato da Francesco,
e dalla Principessa Donna Giovanna de Cardines.
In questo anno lo Spagnuolo Consalvo Ernandez de Torres, ch’era stato Vicario generale
del Duca Aloisio de Cordova in questa Duchea, e che avea ottenuta questa cittadinanza,
pervenne a morte. Dando l’ultimo attestato del suo cuore a pro della classe bisognosa,
fece il suo testamento rogato dal Regio Notaro Fabio Brudaglio; e costituì erede di tutti i suoi beni,
qui acquistati, il Monte della Pietà. Questo pubblico e pietoso confugio de’ miseri
era stato già aperto in Andria fin dal 1542. dal magnifico, e nobile cittadino Federico Tommasini.
Ora dietro il nuovo accrescimento si dilatò vie più il comune vantaggio.
Correndo l’anno 1557. dietro la morte del Duca Fabrizio
[1],
come testé ho detto, a lui successe Antonio suo primogenito. Questo secondo Duca prese per moglie D. Andriana Carafa
nel 1559.; ma colpito dalla morte, dopo un anno di matrimonio, emigrò dai viventi:
lasciando incinta la Consorte, la quale a suo tempo diede alla luce un pargolo,
che fu chiamato Fabrizio, come l’avo estinto.
Monache Benedettine
Dissi dinanzi nel Lib. 4. Cap. XII. che cinque famiglie Patrizie di questa Città
[2]
avevano fondati dai loro particolari patrimonii quattro spedali sotto i titoli della Santissima Trinità,
di S. Riccardo, di S. Maria della Misericordia, e di S. Bartolomeo; ma con patto espresso ch’esse,
ed i loro discendenti potevano col pubblico Magistrato, o sia Sindaco, nominare gli amministratori
e fare innovazioni. Quando nel 1562. gli eredi delle cinque prelodate famiglie si avvidero,
che per loro incuria le rendite di questi luoghi pii per lo più non si dirigevano
all’uso determinato; ma venivano abusivamente ripartite a genio degli Amministratori.
Incominciarono essi a reclamare e presso del Sindaco
[3],
e presso del Vescovo D. Giovanni Francesco de Flisco, finché si venne alla determinazione di tenersi
un abboccamento nella casa Vescovile, per risolversi il convenevole. In questa sessione i Magnifici
eredi furono di avviso sopprimerli e formarne un solo sotto il titolo della Misericordia.
Il Sindaco soggiunse, Serbarne almeno due. Monsignor Vescovo in fine gittò in campo una terza idea;
cioè di richiamarsi qui una Clausura per le Sacre Vergini mentre ciò e promuoverebbe
il vantaggio spirituale; ed anche ridonderebbe ad ornamento della Città. Riflettendo questi
su tale progetto, si avvisarono esservene tutta la necessità; poichè da qualche tempo
non più esistevano gli antichi Monisteri e delle Benedettine in S. Maria della Grazia,
e delle Chiariste distrutte dalla peste del 1528. Si convenne quindi tra loro lasciarsi
in vigore due Spedali, quello della Misericordia, e quello di S. Bartolomeo; ed invertire
gli altri due, cioè quello della Santissima Trinità e di S. Riccardo, in Clausura
per le figlie di S. Benedetto. Riguardo al denaro che bisognava per effettuare tale progetto,
si pensò impiegare le rendite de’ due Ospedali da sopprimersi, come anche i ducati
mille lasciati dal Vescovo Monsignor Florio per risarcire e dilatare un lato dello Spedale
di S. Riccardo e qualche altro amminicolo, e prestazione della Città.
Pubblicata questa determinazione tutti gli Andriesi applaudirono; e principalmente i nobili,
ai quali si apriva una via per collocare con decenza, e cristianamente le loro figlie.
Quinci il Vescovo inviò subito un rapporto al Sommo Pontefice Pio 1V., il quale con sua Bolla
spedita in Roma nel dì 4. Maggio del 1563. approvò quanto gli si era esposto, e facoltò
l’istesso Vescovo a tutta il di più. Questa Università altresì somministrò alcune somme,
e così si mise mano all’opera. Si tenne un’altra sessione, anco in casa del Vescovo,
coll’intervento del Sindaco, e di altri pubblici Uffiziali , nonachè di molti nobili;
ed in essa si compilarono alcuni statuti; tra i quali si associò per canone che ogni Vergine
del ceto nobile, o civile che volesse entrare a formar parte di questa Comunità,
dovesse portare la dote di ducati seicento, se forestiera; di quattrocento se Andriese:
e questa lasciarsi a beneficio del Monistero; finchè questo non sarebbe pervenuto
all’assodamento di alcune rendite stabili, e sufficienti pel comune e decente mantenimento.
Quando poi il Monistero avesse assicurata la sua decorosa sussistenza, le sole forestiere
dovevano lasciarvi la dote di quattrocento ducati, e le Andriesi godere
delle antiche patrie prestazioni: offrendovi solo nell’ingresso il dritto del calpestio.
Tutti i Cittadini concorsero con qualche contribuzione a quest’opera di cristiana pietà;
e stabilite alcune rendite annuali, se ne venne al compimento
[4].
Ma per terminarsi interamente la fabbrica col Campanile passò qualche anno.
Quindi elle noi troviamo essere entrate la prima volta le Vergini nel Chiostro nel 1582.
nella Vigilia del S. Natale. Per dare poi un regolamento a tante giovanette ignare
di questa disciplina, si fece venire dalla Clausura di Barletta una vecchia religiosa,
chiamata Suora Geronima. Era allora Vescovo di Andria D. Luca Antonio Resta e questo
pio e dotto Pastore ai loro statuti aggiunse altri saggi regolamenti; e ne impose la esatta
osservanza, come si rileva da un Capitolo delle sue costituzioni Sinodali Diocesane.
Questo sacro ritiro, dovrò dirlo per non far onta al vero, è stato sempre in tutti i tempi
l’asilo della vera perfetta santità. La regola del glorioso Patriarca S. Benedetto
non mai declinò dal suo pieno vigore; ed al presente queste intemerate colombe,
non mica macchiate dalle sozzure del Secolo, serbano viva ognora quella fiamma
a lustro della Città, ed a gloria del loro Mesto Sposo.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1]
Fabrizio fu il primo Duca di Andria; ma di Ruvo contavasi III. Conte. Quella Contea era stata comprata
dal Cardinale Olivieri Carafa da Calzerano Raquesens, quando Carlo VIII.
di Francia venne in Napoli nel 1495. Parlo di quel Cardinale, che fondò il Soccorpo
della Chiesa Arcivescovile di Napoli.
[2]
Cioè, Quarti, Marulli, Fanelli Madia, Superbo, e Gammarota.
[3]
Era Sindaco allora il Magnifico Gilberto Tommasini.