di mons. Giuseppe Lanave (1912-1996)
La festa della Madonna del Carmine è stata per me un’occasione favorevole per un rapido ripensamento storico e artistico della chiesa, del seminario, della sua splendida facciata, della scala che sale al santuario e delle cave, sotto il seminario, aperte nel cuore della collina, che formano una fuga stupenda di arcate e di ambienti sfruttabili ai fini di manifestazioni culturali.
Rapidamente presento alcuni elementi di storia, senza la pretesa di darli per definitivi, ma solo con volontà provocatoria. Chi più sa, chi meglio sa, dica. Mettiamo insieme quello che sappiamo per il bene della città.
Nacque come monastero carmelitano per volontà di Flavio de Excelsis, che nella sua splendida casa sulla Chiancata, malato e agli estremi, fece testamento. Lasciò le sue proprietà ai Carmelitani, perché in Andria costruissero e dessero vita a un convento, accanto, forse, alla sua casa di campagna, fuori città.
La costruzione del convento e della chiesa ebbero inizio nel 1690 e fu terminata nel 1707. Maestri muratori furono Domenico Morgigno e Saverio Raimondi. Dagli stessi fu costruita la scalinata di pietra definita da mons. Merra “grandiosa, bellissima ed artistica ... cinta da superbe balaustrate”. (1773).
Il 1799 segna una fase dolorosa per il monastero. Truppe francesi occupano e devastano Andria. Entrano con violenza nel convento. Distruggono, incendiano, cacciano i monaci. Trasformano convento prima e chiesa, dopo (1806), in ospedale per tutti i militari della zona. Il 1839 re Ferdinando di Napoli chiude l’ospedale. Mons. Cosenza ne profitta. Ottiene di trasformare l’ex malandato convento in Seminario. Ripulisce, risana, ristruttura con la munificenza e il gusto che gli sono propri ["sotto la direzione dell'architetto Nicola Matera, fece abbattere dall'appaltatore Nicola Moscatelli, le celle dei frati, e formarvi sei cameroni, oltre alle tante aggiunzioni e ristauri". Ricostruisce gli interni, decora con stucchi barocchi la facciata.
Ho dato così un rapido sguardo al passato, alla storia.
Mi fermo ora un momento a vedere la costruzione, il sito e l’ambiente in cui fu collocata, la condizione attuale di degrado e mi permetto di indicare un possibile restauro che recuperi del passato dignità, rispettabilità e valore artistico.
Il convento carmelitano, poi ospedale militare, poi seminario, fu costruito su di una collinetta, proprietà degli Excelsis, che incominciava con un certo dislivello e poi lentamente digradava lontano in un certo avvallamento. Questo spiega la scala per accedere alla chiesa del Carmine e anche le cave nel tufo che hanno lasciato sotto il seminario ambienti suggestivi da sfruttare, ma anche da risanare. Il seminario staticamente è condizionato dalla stabilità delle cave. La fuga di archi e gli ambienti, da esse creati, sono belli e vanno impiegati per mostre e concerti.
[un tratto delle grotte/cave sotto il seminario (allestimento presepe) - foto S. Di Tommaso, 2011]
Questo suppone un altro problema: l’esterno che è ai piedi della collinetta, gli accessi alle cave, sono nascosti da officine o botteghe che sporcano e deturpano, a piano terra, la facciata, che dovrebbe invitare a guardare su in alto anche attraverso la balconata, la bellissima facciata del seminario.
La cosa più importante è ridare alla scala il suo vero volto. Essa non è più bella e artistica, come era decantata dagli storici che la videro nelle condizioni originali.
Cosa è che manca all’attuale? Cosa è che è stato distrutto dal vandalismo di ignoti?
Le balaustre a un lato ed all’altro hanno perduto le molte colonnine, che le ingentilivano. Furono rotte? smontate? asportate? Nella parte alta sono state sostituite da tufi e nella parte bassa da pezzi massicci di pietra. Ai lati in tre punti, vicino al pilastro, decorato da un rilievo in pietra, si nota la mezza colonna che fa un tutt’uno con il pilastro e che lascia pensare alle altre colonnine scomparse.
[residui dell'antica balaustra che limitava la scalinata al Carmine - foto di M. Monterisi, non presenti nel testo originale]
Provate ad immaginare la scala che sale con balaustre laterali rette da una serie di colonnine, che poi orizzontalmente si allineano sul pianerottolo e riprendono la fuga verso l’alto fino al largo che precede il prònao della chiesa.
La balaustrata doveva continuare anche all’affaccio sulla scala dalla piazzetta antistante il seminario. Ci sono i segni. Solo che le colonnine dovevano essere più leggere, rotonde: stile ‘800, mentre quelle delle balaustrate della scala dovevano essere quadrate, stile ‘700. Ce ne sono uguali alle balconate del campanile di S. Domenico: sono della stessa data (1773), forse dello stesso artigiano, però più piccole.
A guardare per quella scala, su in altro dove si profilavano la facciata del Carmine
ed uno scorcio del fronte del seminario, doveva essere uno spettacolo incantevole.
Perché allora non si può ridare monumentalità al complesso del Carmine e del seminario?
Bisogna ridarle maestà e grazia. Bisogna eliminare le officine, pulire e rifare sulla strada gli accessi che mentre lascino intravedere le cave invitino a guardare su in alto il volto del seminario, composto di grazia e di dignità.
[testo e immagini tratti da “Seminario in …”, numero di Settembre – Ottobre 1992, pagg. 12-13]