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HISTORIA NAPOLETANA
Tomo IV - Parte I
Capitolo VIII
Dell'antiche Caccie, e regie Ville de Monarchi Napoletani
Placido Troyli (1688-1757)
(stralcio)
I. Alle tante fabbriche, ed opere magnifiche, che adornano
la Città di Napoli, ... si possono eziandio aggiungere le
Caccie, e le Regie Ville de Monarchi del nostro
Regno: le quali quantunque fuori di Città, e per varj Luoghi
delle Provincie nostrali, pure qui piucche altrove cade in
acconcio il descriverle. ... E perche talvolta abbisognava pernottare in
dette regie Caccie; perciò s'introdussero i Casini, e
si stabilirono colà le regie Ville, spezialmente in
tempo di Federigo II, che più di ogni altro Monarca fu
profuso in quelle regie Fabbriche, come poco appresso
soggiugneremo. Quindi, anderemo noi in questo Capitolo
discorrendo tanto delle Regie Caccie de nostri Monarchi
Napoletani, quanto delle loro Ville, e
Casini, dove in tempo di
Caccia, o in altra occasione, andavano a deliziare.
II. L'Autore della Storia Civile [Pietro Giannone]
... vuole che fin da tempi de Goti, de Longobardi, e de Normanni
i nostri Principi frequentassero la Caccia. ... Dalli Monarchi
Normanni noi daremo principio a questa narrativa.
III. Che quantunque questi Sovrani avessero fatto il
di loro soggiorno nell'Isola di Sicilia, e nel nostro Regno non
vi venivano, senonche in caso di bisogno, onde non si puote dar
contezza di queste loro
Caccie,
Ville, e
Casini, pure, per quanto lice cognetturare da Gio: Cristiano Lunig
[p127a], almeno il Re
Ruggiero riserbossi
appo noi la Caccia come una Regalia particolare. ...
Essendosi ancor egli ritirato per qualche giorno a diporto
in
Lago Pesile, che fin da quei tempi era in
grandissima stima; e perciò Papa
Innocenzo II., e l'Imperadore
Lotario II. vi vollero anch'essi andare, come cava
dalla
Cronaca Cassinese [p127b].
IV. Rispetto poi a Monarchi
Svevi; ancorche
niente sappiamo di
Arrigo IV. per aver egli poco
dimorato in Regno (il che possiam dire eziandio di
Corrado,
e di
Corradino); pure è certo, che
Federigo II.
Imperatore, e
Manfredi suo figliuolo, continuamente nel
mestiere della Caccia s'impiegavano, girando quasi sempre per le
Foreste, quando gli affari di Guerra altrove non li chiamavano:
siccome di
Federigo in parte lo dice
Matteo
Spinelli [p127c]
da Giovenazzo, e di
Manfredi lo rapporta
Nicolò Jansilla
[p127d].
E scrive
Gianantonio Summonte
[p127e] di amendue, che "
nel
Gennaro dell'anno seguente 1256. Manfredi venne in
Puglia a fare la Caccia dell'Incoronata, la quale eran sett'anni,
che non era stata fatta. Vi comparsero più di 1400. persone; e
volle, che chi pigliava la Caccia, ne fusse Signore: e fu preso
numero infinito di selvaggina. Il luogo di questa Caccia è quel,
che per quest'effetto per corrotto vocabolo fu detto
Precina, posto in Puglia piana alle radici del Monte
Sant'Angelo, come scrive
Fra Leandro Alberti nella Descrizione
d'Italia per testimonio del Razzani. Quivi Federico Imperatore,
padre di Manfredi, fè fare un Palagio, che ancor si vede;
perche, cacciando in questi luoghi, superò una gran Cignale, e
vi ordinò una Cena, ove fu presente con tutti i suoi Baroni. Il
che seguito, volle, che in memoria vi si fabbricasse un
Castello, e si nominasse Apricena, dal Cignale
preso, e mangiato nella Cena. Del che non avendo cognizione il
Volgo, denominò questo Castello Precina, o
Procina. E dall'ora in poi, restò sempre in uso
di fare in questi contorni ogn'anno una Caccia: la quale osservò
anche Manfredi".
V. E qui avvenne, che l'Imperatore
Federigo II.,
a cagione della Caccia, tanto de Falconi, quanto de Cinghiali,
in vari Luoghi di Puglia, e di Basilicata fece fabbricare
parecchi Casini di Campagna, ma colla sua munificenza Imperiale,
e con ispesa strabbocchevole. Ed oltre a quello dell'Apricena,
poco fa rapportato dal
Summonte, ne fabbricò un altro alle vicinanze di Minervino, detto
comunemente il
Castello del Guaragnone; Fabbricò
l'altro in Territorio di Montepiloso, chiamato il
Castello
di Monte Sirico; e si vuole Autore dall'altro detto dell'
Aquila
poco lungi da Gravina, come afferma
Tobia Almaggiore
[p128a]
Fuori scrive della Città sopra un picciol Colle è un
Castello di grande, e superba Fabbrica; Opera (secondo i Paisani)
dell'Imperadore Federigo II. mentre quivi attendeva alla Caccia
de Falconi. Essendo anche stato celebre (come l'è ancora di presente)
il
Castello di Lago Pesile in Territorio di Avigliano,
appartenente al Principe di Melfi; dove furono da lui
pubblicate quelle due Costituzioni, passate indi sotto nome di
Capitoli, del nostro Regno,
de non mittendo Ignem in Resturbijs Camporum,
colla data
apud Lacum Pensilem anno Domini 1222. Quivi
ancora si portava sovente il Re
Manfredi, secondo
Nicolò Jansilla [p128b];
e vi andava ancora il Re
Carlo I. di Angiò. ... .
VI. Quantunque però questo Casino di Lagopesile
sia ben ideato, in forma di Castello eretto, e con varj commodi
fabbricato (essendovi anche bellissimi Marmi, ed altri Monumenti,
che dimostrano la magnificenza del Principe in fondarlo,
siccome io ocularmente l'ho osservato), pure fa d'uopo, che egli ceda alla bellezza,
alla Struttura, ed alla Signoria del Casino, che è nel Territorio di Andria in Puglia,
e che Castel del Monte comunemente si chiama, comeche collocato sovra di un Monte,
da cui tutta la Puglia viene scoverta: solita Stanza dell'imperadore
Federigo II.
in tempo d'Inverno quando colà a ragione della Caccia dimenavasi;
per essere buono soltanto in tempo di State, quello di Lagopesile.
Volendo la tradizione di quei Paesani. che ivi muorisse l'imperatrice
Joela
(madre già del Re Corrado) in occasione di Parto, e che poi fusse stata trasportata
in Andria a seppellirsi, ove si è veduto per molti Secoli il di lui Avello:
ma poi, rinovatasi ùltimamente quella Chiesa Cattedrale, chi ebbe la cura del lavoro,
non badò a serbarne viva per i Posteri la memoria di questo degno Monumento.
VII. Il Casino predetto, o sia Castel del Monte
(quale io vidi nel mese di aprile del 1743. e con attenzione lo considerai,
oggidì molto dismesso, e malmenato) è designato in modo di Fortezza.
ed in forma ottangolare, con otto Torri grandissime negli otto suoi angoli,
ogni Torre di sei angoli: colle Mura larghe dodeci palmi vantaggiati,
ma tirati con una maestria nobile. ed uguale, con Pietre tutte quadrate,
che pajono di getto. non di fabbrica. Nelle Torri vi sono varie Balestriere,
con ugual simetria disposte. La Porta, che riguarda all'Oriente,
e per cui soltanto si puote alla Rocca avvicinarsi, è di superbissimi Marmi mischi lavorata,
con due bellissimi Lioni dello stesso marmo, solita Impresa della Casa Sveva.
Ha il suo Corpo di Guardia al di fuori, e la sua Ritirata al di dentro.
Il Cortile è anche ottangolato, come al di fuori, colle sue Cisterne al mezzo
per servigio delle Stalle, e dell'altre Ufficine: attesoche,
trovandosi sovra di un sasso questo grande Edificio, non puol avere Fonti per suo bisogno.
Al di sotto ritrovansi otto grandissime Stanze. giusta l'Idea ottangolare,
che ugualmente in tutta la fabbrica si ravvisa. Ciascheduna di queste Stanze
costa di un Quadro imperfetto: con avere il Muro, che corrisponde alla parte di fuori.
più largo di quello, che si ristringe nella parte di dentro: bensi con quattro grandissime
Colonne di Marmo mischio alli suoi quattro lati,
con bellissimi Capitelli intagliati, e sodissime Basi inquadrate.
E perche le Stanze sono a volta; da ciascheduna di queste Colonne si alzano
tre Cordoni di pietra liscia, a guisa di Archi maestosi, due su de Muri laterali
per sostenerne la volta. ed un altro per fare in mezzo alla Lamia la sua Croce,
inchiodata da un gran fiore di Pietra, che pende in mezzo la Stanza.
VIII. Il Quarto superiore (in cui si sale per dentro due Torri
colle Scale a chiocciola, maravigliosamente fabbricate,) anche viene ad essere
di otto bellissime Stanze, proporzionate alle otto Stanze inferiori:
con avere di vantaggio otto altri Stanzolini, dentro le otto Torri laterali fabbricati,
cadauno di essi corrispondente ad una delle otto Stanze maggiori, per cui vi si entra:
ma fabbricati a forma di Cupolini di Chiesa, e non tanto alti, quanti sono le
Stanze predette.
Di più in ciascheduna di queste otto Stanze superiori. invece delle quattro grosse
Colonne,
di Marmo mischio, che ne' sottani si veggono per ciascheduna Stanza, dodici
Colonne di Marmo bianchissimo,
a somiglianza di perfetto Alabastro si veggono trè per ciascheduno lato accozzate insieme
con un solo Capitello, ed una sola Base, da cui si alza lo stesso finimento di cordoni
inarcati,
e che formano la Croce in mezzo col Fiore di Pietra, come nelle Stanze inferiori.
Ciascheduna di queste Stanze à due Porte uguali di Marmo mischio a maraviglia lavorato,
per le quali si passa nell'altre Stanze adjacenti, e si gira intorno per tutto il
Palagio:
Essendovi stata ancora la Ringhiera di ferro, nella parte del Cortile,
per cui si girava intorno intorno del Castello. Quattro delle Stanze in croce hanno
le loro Finestre di Marmo corrispondenti nel Cortile, ed in forma di Balconi,
per i quali si esce su la Ringhiera; e quattro le hanno corrispondente al di fuori tra una
Torre, e l'altra:
però quella, che riguarda il Ponente, e l'altra corrispondente allo Scirocco,
per causa de Venti, sono più picciole dell'altre due, che mirano l'Oriente,
ed il Settentrione. Così pure gli otto Camerini delle Torri hanno li loro Finestrini corrispondenti tra loro:
e nel Muro laterale per entrarvi nella Stanza. un luogo comune per i naturali bisogni.
In ogn'una delle otto Stanze vi è il suo cammino corrispondente alla sua Finestra:
in guisataleche, quelle Stanze, che hanno le Finestre nel Cortile,
tengono il cammino nel Muro di fuori; e quelle che tengono le finestre nel Muro di fuori,
hanno il cammino nel Muro corrispondente nel Cortile. Con essere similmente in cadauna
Stanza
un Credenzone o sia Stipo in forma bislunga incavato nel Muro, e lavorato di
Porfido,
come sono lavorati eziandio i cammini: essendo state le Mura delle Stanze
tutte incrostate di Marmo bianchissimo fino all'altezza delle Colonne,
e del primo Ordine: con essere lavorate a Mosaico le volte delle Stanze.
Di più tutte le otto Stanze hanno un Cordone di fabbrica intorno, a guisa di gradino,
coverto di Marmo bianco, alto, e largo a proporzione di potervi aggiatamente sedere,
senza adoprarvi Sedie o Panche. Ancorche, alla riserva de cammini, de Stipi, delle finestre,
e delle Porte di Porfido e di altre pietre, nelle Mura, e ne Gradini poche scheggie di
Marmo oggidì si veggono,
in segno di esservi stato, per esserne stati levati, e portati via.
[I]X. Per dentro dell'otto Torri si sale sovra del Castello:
dove il Tetto scoverto si ritrova, ma lastricato di pietre ben commesse, e fatto a spina:
in guisataleche dalla parte di dentro gitta l'acque piovane nel Cortile:
le quali si raccolgono nelle Cisterne ivi esistenti; e dalla parte di fuori,
venendo ivi impedito da un muracciuolo, che colle otto Torri fa ivi il suo finimento,
per via di canaletti si uniscono l'acque, e si scaricano dentro di quattro Cisterne pensili,
che sono in quattro di quelle Torri, alte sino sovra i Cupolini, che terminano i
Stanzolini,
un poco più bassi delle camere, come nel numero 8 si disse.
Essendo queste quattro Cisterne in quattro Torri diametrali fabbricate;
ma con tanta maestria di lavoro, che anche oggigiorno dopo il decorso di cinque secoli,
rattengono perfettissimamente le acque; le quali tirate poi a mano da quelle
Conserve,
per via di una Fistola, fabbricata nel Muro, si facean passare nel Quarto di mezzo,
e nelle Ufficine inferiori. Essendo nelle altre quattro Torri (altrettante Camere per i
Soldati di guardia,
o per la Gente di servizio: ciascheduno col suo Gradino intorno da sedervi, e colla sua
Cloaca necessaria.
E da questi Camerini, (per i quali si cala con una picciola scala a chiocciola)
fino all'altura de' Stanzolini, per quanto nelle altre quattro Torri sono alte le
Cisterne;
vi sono quattro bellissimi Colombai, per nidificarvi i Piccioni.
X. Questo adunque e il Modello del nobil
Castel del Monte,
nella di cui Idea tutta l'Architettura si distrusse: nella di cui fabbrica
tesori immensi si profusero, e per renderlo comodo ad un Monarca ogni industria vi fu impiegata.
Essendosi cola dentro ritirato
Francesco Loffredo,
Capitano di
Carlo I d'Angiò
allorache la Puglia sollevossi, in tempoche veniva in Regno il picciolo
Corradino,
come abbiamo da
Matteo Spinelli
[p131a]
nel dire:
A sei Agosto Messer Francesco Loffredo
usci dal Castel del Monte, e voleva andare ad affrontare il Conte,
che stava alla Lionessa dimora.
…..
NOTE
[p127a]
Gio:Cristiano Lunig Codic. Ital. Diplomat. Tom. IV. pag.7.
Quandiù in nostra Fidelitate
permanseritis, & nostrorum hæredum; liberi, & quieti vos, & vestri hæredes ab omnibus supradictis,
maneatis, & in vestris Prædijs VENANDI, PISCANDI, AUCUPANDI liberam facultatem habeatis.
[p127b]
Cronaca Cassinese lib.4. cap.107.
Primò ad Civitatem Melfiam,
deinde ad Lacum Pensilem, ubi omnis Imperialis Exercitus cùm Papa Innocentio residebat.
[p127c]
Matteo Spinelli in Ephemeride Neapolitano:
Anno Domini 1247. Imperator Fridericus,
prælio victus in Lombardia, venit in Apuliam, ad aucupium Falconum.
[p127d]
Nicolò Jansilla in Vita Manfredi:
Anno Domini 1256. Mense Januario,
venit Rex ad Venationem, quam vocant Incoronata).
[p127e]
Gianantonio Summonte, Tom. II. pag. 147.
[p128a]
Tobia Almaggiore in Addit. ad Summontium Tom. IV. pag. 65.
[p128b]
Nicolò Jansilla in Viata Manfredi:
Anno Domini 1260. Regione ipsa Sicula disposita;
Rex ad consueta solatia Lacus Pensilis: quæ COPIOSA VENATIONIS ABILITAS,
originarium fontium amena frigiditas, & placiti estas nemerosa temperies grata reddunt,
estate succedente revertitur.
Da “Istoria generale del Reame di Napoli,
ovvero Stato antico, e moderno delle Regioni, e Luoghi, che 'l
Reame di Napoli compongono,
una colle loro prime Popolazioni, Costumi, Leggi, Polizia,
Uomini Illustri, e Monarchi.”
opera del P. Abate D. Placido Troyli, Tomo IV, Parte I, in
Napoli, 1749, Cap. VIII, pagg. 125-131