Mons. Luca Antonio Resta, nel sotto citato Direttorio della Santa Visita fornisce alcune indicazioni sulla sacrestia della Cattedrale a fine Cinquecento:
“Continuando Visitationem prędictam ipse Reverendissimus D. N. Episcopus N. una cum prędictis Coassumptis, vel plerisq.[ue] eorum, se personaliter contulit in Sacristiam ipsius Cathedralis Ecclesię, quę sita est prope Altare maius, ex Cornu dextro, habens portam versus Chorum; &, facta prius oratione more solito, accensis intortitijs, mandavit primo aperiri locum, in quo Reliquię Sanctorum reconduntur, situm in dicta Sacristia, quem reperit honorifice positum, & munde conservatum cum tribus clavibus, que detinentur per talem, & N. & c. quę bene deserviunt, & sunt firmę: & ante locum prędictum continuo ardet Lampas.”
Mons. Resta quindi, nella visita (nel testo esposta a modello) fatta alla Cattedrale nel 1586 (col protonotario apostolico e vicario generale D. Fabrizio Resta, l'arcidiacono Pietro Paolo Cognitore, l'arciprete Tarquinio Cocco, il cantore Antonio Guadagno), si reca nella sagrestia che trova a destra dell'altare maggiore, dal lato in cui si leggeva il vangelo (a sinistra guardando dalla navata), con una porta che si apriva nel Coro; in essa sagrestia fa poi aprire l'armadio delle reliquie, che era il complementare di quello posto sull'altare del cappellone di S. Riccardo.
[tratto da "Visitatio Sacristię. Cap. XLVII." in "Directorium Visitatorum, ac Visitandorum ...", di Luca Antonio Resta, - , Extypographia Guielmi Facciotti, Romę, 1593, pp.56-57.]
Ecco una descrizione di questa sacrestia capitolare come si presentava ai primi del Novecento e rilevata dal sotto citato libro dell'Agresti.
[altare col precedente sarcofago di S. Riccardo - elab. elettr. su foto di. S. Di Tommaso, 2014]
“Uscendo dal presbiterio, in cornu Evangelii si vede una gran porta, che mette nella sacrestia capitolare, fatta costruire nel 1804, quando fu riedificato il muro crollato per l’incendio dei francesi, nella infausta giornata del 23 marzo 1799. La sacrestia fu allora di molto ingrandita, avendo il Capitolo ottenuto dalla Universitą un sito adiacente, sporgente sul largo della Catuma. Ottenuto questo sito, fu scelta una Commissione capitolare, composta dell’Arcidiacono D. Giuseppe Ceci. dell’Arciprete D. Vincenzo Vespa, del Cantore D. Michele Marziani e dei Canonici D. Michele Inchingolo e D. Francesco Paolo Mita, che ne curassero la costruzione, la quale venne affidata all’architetto Michelangelo Arinelli ed al marmista Andrea Scala, ambidue di Napoli.
La sacrestia č molto spaziosa e piena di luce, riveniente da un grande finestrone, che mette sul largo Catuma. Essa č ornata da lunghi panconi di legno noce, a guisa di armadi, dove si conservano arredi sacri, suppellettili ed altri oggetti per uso della Chiesa. Cinque tavoli, equalmente di noce massiccia, quattro collocati ai lati estremi della sagrestia, ed uno in fondo, contengono pure arredi, libri capitolari ecc. In fondo, appoggiato al muro, vedesi un grande armadio, che custodisce gli arredi sacri pił ricchi, e che si usano nelle solennitą dell’anno. Varii quadri ad olio ed altri a pastello sono attaccati alle pareti, rappresentanti il sommo Pontefice, il Cardinale Gennari (protettore del Capitolo), i Vescovi concittadini Mons. Regano, Mons. Iannuzzi, e l’Uditore della Nunziatura di Lisbona, Mons. Spagnoletti, non che i Vescovi di Andria Monsignor Lombardi, Mons. Palica, Mons. Bolognese e Mons. Galdi, quest’ultimo in fotografia. Una gran tela, rappresentante S. Riccardo che dona la vista alla cieca nata, č messa sulla bussola, sita davanti la porta di detta sacrestia, ai quattro angoli della quale si vedono quattro porte di noce; quella a man destra di chi entra, chiudeva l’archivio capitolare, l’altra a man sinistra, mette nella sacrestia dei cassetti, la terza nel Sacrario e la quarta chiude la cereria.
Uscendo per la porta che mette nel sacrario, si ammira il pregevole lavamani, tutto in marmo finissimo. Esso ha una spalliera, nel cui centro porta scolpito un putto che, con una mano tiene aperta la bocca di un delfino, dalla quale scorre l’acqua contenuta nella gran vasca, mentre ai due lati sono scolpiti a basso rilievo le teste di due satiri, e camosci dalle lunghe orecchie, sostenendo sul capo una cesta piena di varie frutta. Una vasta mensa, incavata, di marmo statuario, ne raccoglie l’acqua, che va poi a scorrere nei sottoposti condotti.”
[tratto da " Il Duomo di Andria" in " Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 54-55].
Nella foto a inizio pagina č possibile vedere che molti degli arredi descritti dall'Agresti sono ancora presenti in questa elegante sacrestia: i "panconi", i tavoli e degli armadi, ma non le tele indicate.
Sulla parete di fondo della sacrestia capitolare č innalzato
l'altare che un tempo arredava il
cappellone di San Riccardo,
avente sotto la mensa la precedente arca del Patrono (foto a destra).
Ai lati del dossale sono affissi:
il verbale di ricognizione delle ossa di S.Riccardo del 2009
e il decreto di dedicazione dell'altare magg. dello stesso anno.
Č poi ancora l'Agresti a descriverci la "sacrestia dei cassetti".
“La porta, messa a man sinistra di chi entra nella Sacrestia, mena alla seconda Sacrestia dei cosģ detti Cassetti, alla quale si scende per tre gradini. Questa seconda Sacrestia, sino al 1799, era adibita a scuderia del palazzo vescovile, ed č messa a livello del Cortile di detto palazzo. Distrutta dai francesi la vecchia sacrestia capitolare, questa scuderia fu provvisoriamente adibita a sacrestia capitolare, fino alla costruzione della nuova sacrestia, innanzi descritta. Ma, essendo stati in quel frattempo costruiti i cassetti, ossia gli armadii per uso dei Canonici, continuņ quella scuderia, a servire di seconda Sacrestia, Questi armadii, in numero di 58, servono a depositare gli abiti corali di ciascun capitolare. Essi portano dipinti su ciascun sportello un vaso di fiori e frutta, l’uno diverso dall’altro, di non spregevole disegno.Questi cassetti furono costruiti a spese dei capitolari di quel tempo, E siccome di essi doveano avvantaggiarsi, in prosieguo, i successivi partecipanti, perciņ fu stabilito, che ogni nuovo beneficiato dovesse rilasciare pro una vice tantum la somma di carlini 30, da impiegarsi nella celebrazione di messe, alla ragione di carlini 3, per i defunti capitolari, che avean sopportata quella spesa.Trovandoci a parlare della Sacrestia, non sarą forse fuori posto dare un cenno ancora degli ori, argenti, arredi sacri e suppellettili, che si appartengono alla Chiesa ed al Capitolo della Cattedrale, e che si conservano in detta sacrestia ed adiacenze. … … … ”
[tratto da " Il Duomo di Andria" in " Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 55].