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Gli altari laterali della ex chiesa delle Benedettine
(ora altari maggiori nelle chiese del Carmine e del Sacro Cuore)
Gabriella Di Gennaro
(Architetto - Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia)
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Nella chiesa del monastero delle Benedettine erano
presenti anche due altari marmorei policromi laterali e uguali, ora
rispettivamente, dopo la demolizione della chiesa, collocati come altari
maggiori della chiesa del Sacro Cuore e della SS. Vergine del Carmelo ad
Andria. Appena menzionati con poche
righe di descrizione, in tutte le opere che trattano la storia di Andria, sono
attribuiti genericamente ad un autore ignoto e rientrano nella produzione
napoletana settecentesca. La fonte più
antica da me più volte citata, vale a dire quella del Borsella, così commenta
questi due pregevoli manufatti: «I due altari minori laterali, ambo di sculto
marmo, e di una forma convenevolmente fregiata, forniti alle spalle con ampli
panneggi aggruppati in nodo nei fianchi, di color sangue di drago con vaga
fimbria giallognola, tempestati di stelle e di piccoli cuori di nero e
giallo. Le spalliere dei medesimi
splendono di tarso con ornati vari e decenti. Dai due corni degli altari sporgono
le teste alate di due serafini. I paliotti con scudo verde nel mezzo e con
croce nel centro splendono leggiadri, aventi ai fianchi pilastrini di fascette
e di occhietti a diversi colori. Gli
specchi a fianco sono ricinti da ritorte e scanalate cornici rabbelliti da
cartocci e nocche».
Ho ritrovato
un atto notarile, datato 19 giugno 1775 che
ci permette di risalire all’autore dell’opera, al prezzo pattuito e ai marmi
utilizzati. L’artefice risulta essere
lo stesso Marino Palmieri, autore del precedente altare maggiore, anche se la
morfologia degli altari laterali e dell’altare maggiore appare completamente
diversa, ma la mano dunque è la stessa. Il maestro Marino Palmieri si impegna con giuramento dinanzi al notaio
Giuseppe Sinisi di Andria e alla Badessa e Monache del monastero, «di costruire
e formare le due Cappelle con i rispettivi due altari ai laterali dell’altare
maggiore della Chiesa di detto Venerabile Monastero di marmi, giusta il
disegno, e giusta l’infrascritta spiega da farsi, qual disegno verrà firmato
per ambe due le parti, e dopoche saranno condotto esse due Cappelle, ed altari
in questa Città d’Andria a proprie spese di detto Venerabile Monastero, che
seguir deve il mese di Novembre dell’Anno Mille Sette Cento Settantasette …».
Quindi da queste poche righe apprendiamo che il trasporto
dell’opera, eseguita sempre nella bottega di Napoli del maestro fino ad Andria
doveva avvenire a spese del monastero (a differenza di quanto pattuito per
l’altare maggiore)
e come sempre detto monastero doveva fornire al mormoraro ed ai suoi lavoranti
tutti i materiali e gli attrezzi necessari alla posa in opera degli altari,
oltre che l’alloggio ed il vitto.
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L’altare (cm. 260×400×80)
attualmente appare così come viene descritto dal documento ed i marmi
utilizzati non sono quelli più generalmente usati, ma ne troviamo anche di
nuovi: il Barolo di Francia, la pietra rossa di Venezia, il marmo di Serravezza
e i cosiddetti ‘lapislazzuli fittizi’, oltre ai comuni giallo di Siena e
broccatello di Spagna. L’altare
colpisce per la sua sobrietà e raffinata eleganza del disegno, del colore e
delle proporzioni. Ma è la bellezza del
paliotto che suscita ammirazione: un ovato centrale mistilineo impreziosito
dalla Croce con fondo di «lapislazzuli fittizio» è il fulcro della
composizione; esso poi viene racchiuso da cornici ad intaglio che creano
l’effetto di un grande medaglione centrale contornato nella parte più esterna
da cornici di bianco statuario ritmate da sottili listelli in giallo di
Siena. Ammirato a distanza il paliotto,
col suo prezioso gioco ad intaglio, suggerisce l’immagine di un’urna proiettata
nel piano di fondo, e da questo splendido lavoro ad intaglio si dipartono
lateralmente ricchi rami floreali ad intarsio. L’intaglio e l’intarsio costituiscono il binomio su cui è intessuto
tutto il disegno di questo altare, che culmina con due teste di cherubini ai
capialtare.
Ma è sempre bellissimo ed originale il dossale, con il
dipinto, che completa questo altare e che fu commissionato con lo stesso. Questo dossale «che rappresenta un panno
attaccato ad uso di padiglione» è tutto in marmo statuario «eccetto la
rovesciatura, attaccamento sia di broccato di Spagna, e colla francia d’intorno
di giallo». Tutto questo panneggio marmoreo risulta
tempestato di stelle in marmo giallo di Verona e di gocce di ardesia. «Tutti li marmi a torno del disegno disposti
siano di marmo statuario ben lustrati a specchio, e ben lavorati, secondo il
disegno e detta opera debba essere consegnata nella Bottega in Napoli, in
cassata, e trasportata a spese di detto Venerabile Monastero qui in Andria e
soltanto detto maestro Marino debba avere la cura d’incassarli, ma le casse
però, ed ogn’altra spesa andar debba a canto di detto Venerabile Monastero».
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Questi due altari uguali (che furono collocati in due
cappelle laterali all’altare maggiore nel succitato monastero delle Benedettine
sotto il titolo della SS. Trinità) sono dedicati uno alla SS. Vergine dei Sette
Dolori, di cui Aurelia De Anellis era molto devota, e l’altro alla Trinità.
Aurelia De Anellis volle che almeno un altare di nuova costruzione
venisse dedicato alla Madonna Addolorata e questo si desume da un altro atto
notarile da me trovato: «La riferita Sig.ra D. Aurelia sponte avanti
di noi, e delle suddette R.R. Badessa e Monache, ha dichiarato ed asserito,
come per sua particolare divozione verso di Maria SS.ma Addolorata, da più
tempo ha vissuta desiderosa di fondare un pio legato in beneficio di detto Venerabile
Monastero nella somma di docati cinquecento da impiegarsi per esso Venerabile
Monistero in ann. centi, o compra di Beni stabili fruttiferi, acciò col di lui
fruttato se ne celebrassero in perpetuum nella Cappella o sia altare della
Beatissima Vergine Addolorata, sita nella Chiesa del suddetto Venerabile
Monistero una messa piana in ogni venerdi dell’anno alla ragg.ne di dodeci,
sette altra se ne celebrassero nel giorno della Festa de’ dolori, …»
Questi altari furono consacrati un anno dopo la loro posa
in opera, cioè nel 1778. Ho reperito questa notizia da una Santa Visita
effetuata nel 1780: «Visitavit Altare sub Invocatione B.me Virginis Marie
Septem Dolorum etiam ex lapide marmoreo, cum mensa marmorea consacrata ab Ill.,
et Rev. Visitatores in anno 1778. Est provisum de omnibus necessariis, et
nihil injunsit.
Visitavit aliud
Altare a parte Evangeli Altaris majoris sub invocatione Si Benedicti
etiam ex lapide marmoreo cum mensa consecrata in eodem anno ab eodem Ill. et
Rev. Rn Visitatores, et est uniforme supravenipti Altari SS.me Virginis Septem.
Et est provisum pariter de omnibus necessaris, et nihil injunsit.»
Con la demolizione nel 1939 della chiesa e del monastero
delle Bendettine, fortunatamente furono salvati gli arredi marmorei, l’altare
maggiore e i due laterali che sono successivamente stati collocati con i loro
dossali nei presbiteri di due chiese andriesi: la SS. Vergine del Carmelo e il
Sacro Cuore, in qualità di altari maggiori.
[passim tratto da: Gabriella Di Gennaro,
“ALTARI POLICROMI MARMOREI DEL SETTECENTO AD ANDRIA ed altri arredi sacri”, Schena Editore, 2020, pp. 165-170.]