Riportiamo la descrizione che della volta ne fa l'Agresti.
"Quattro grandiosi archi, fregiati di rosoni e foglie nel mezzo, sostengono la volta della Chiesa, tutta ornata di finissimo stucco.
Nel mezzo di essa si vedono dei grandi dipinti, chiusi in cornici dorate;
- il primo [sulla calotta del presbiterio] rappresenta la SS.ma Trinità, cui la Chiesa è dedicata [nella foto il primo in basso con panneggi di stucco];
gli altri rappresentano
- il Patriarca S. Benedetto [centrale nella volta, firmato “Vitus Calò inv. et pinx. 1774”], pontificalmente vestito nell’atto di celebrare il sacrificio della messa; di dispensare la Eucaristia ai suoi discepoli [nella foto il più grande in alto];
- d’insegnare la regola ai medesimi;
- e finalmente nell’atto di sedere al desco con la diletta sorella Scolastica, assistita da un’altra monaca, e da due fraticelli dell’ordine benedettino."
[tratto da "La Chiesa delle Benedettine", in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di M. Agresti, tipi Rosignoli, Andria, 1912, Vol.II pag.107-109]
Più romantica e direi un po' barocca la descrizione del Borsella.
"... Alzando quindi lo sguardo ai dipinti dell'eccelsa volta,
ti si para primieramente la Triade, con panneggio di stucco e con fimbrie e con fiocchi pendenti.
In secondo luogo un gran quadro in cui il gran Divo di Norcia, pontificalmente vestito nel sacrificio della Messa, che celebra in gran pompa, ciba dell'eucaristico pane i suoi discepoli.
In terzo mentre insegna agli alunni le regole da professare.
Infine quando siede con la diletta di lui sorella Scolastica a parco desco, assistiti da altra monacella, compagna della medesima, e da due fraticelli, uno dei quali con brocca fra le mani.Tutti i suddetti dipinti forniti di cornici dorate, vengono recinti da graziosi ornamenti di stucco, che coloriti a verdognolo, e piombino danno piacevole risalto a quei quadri"
[tratto da Andria Sacra, di G.Borsella, Tip.Rossignoli, Andria, 1918, pp.230]
Una descrizione ancora diversa che aggiunge alle prime altri dettagli la scrive il citato ispettore della Sovraintendenza Pantaleo nella sua relazione del 1909:
"Le volte sono a cannucce, riquadrate in vario senso da cornici a fogliame e cartocci; sugli archi vi sono cartelle con putti. Questa decorazione in stucco è assai bene condotta, concepita con larghezza e fine gusto.
Sull’asse della volta vi sono numero quattro pitture riguardanti la vita di S.° Benedetto. Quella centrale porta l’iscrizione: Calò 1822, [1] pittore Molfettese ch’ebbe grido di buon artefice ed infatti i dipinti hanno eccellenti qualità pittoriche, di disegno e di composizione, e mostrano tutte le qualità ed i caratteri di quella schiera di pittori pugliesi, che con il Nicola Porta, il Giaquinto ecc, si accostarono alla pittura spagnola, divenuta italiana in Napoli, a cagione di quelle tinte a contrasto, di forti chiari, e di forti scuri, ossia luce ed ombre tangenti, che conferiscono ai dipinti energia e mistero che tanto predilessero il Ribera, il Fracanzano, il Caravaggio, Paolo de Matteis, Mattia Prete ed il Finoglia."
NOTE