Appare evidente come l'ultimo restauro intendesse portare alla luce l'intero affresco, liberandolo dalle sovrastrutture architettoniche. Nel confronto delle due fotografie non solo emergono molte parti dell'immagine prima nascoste, ma anche la rimozione delle sovracoloriture e, purtroppo, una progressione del degrado di parti del dipinto (si osservi ad esempio il busto del Cristo).
Serenissimo è il viso di Gesù; ha compiuto la sua missione. Le sue paure di uomo, figlio di Maria, che lo aveva spinto a dire "Se è possibile allontana da me questo calice ..." sono state superate; c'è soddisfazione per la Redenzione attuata, non traspare sofferenza, nonostante sia intriso del suo sangue in ogni piega del corpo. Ispira fiducia e pace nello spirito di chi lo mira e gli si affida nelle difficoltà quotidiane.
Vicinissima al Figlio è Maria, che,
imponente nella persona, con il capo gli sfiora il braccio destro e
sembra voglia in qualche modo sorreggerlo nella sua estrema sofferenza.
La particolare posizione delle sue mani metterebbe sulle labbra del popolino andriese la sua
consueta esclamazione a un triste imprevisto "Kríst móie! Ci ué ..., cià
l'avìva dóic!".
E la stessa espressione del volto non è di grande sofferenza, ma di smarrimento e
incredulità, mentre gli occhi fissano, esterrefatti, il sangue che a fiotti
sgorga dal costato trafitto del Figlio. Neppure il pallio
scuro riesce a mascherare il movimento delle spalle mentre incassano il
capo: un chiaro segno che Maria dispera ormai per la vita di Gesù.
In verità, il gesto evidenziato dalla sinistra sollevata potrebbe anche essere interpretato come
accoglimento della volontà appena espressa dal Cristo di affidarle, in
Giovanni, la cura dell'intera umanità. Molto dipende da quale
e quanto peso il lettore intende dare a Maria mamma sconfortata di Gesù o
alla Vergine mediatrice che partecipa all'immolazione del Cristo.
San Giovanni, invece, da interventi posteriori di
riaffrescatura è stato trasformato in una Santa Cecilia, la cui figura
non può assolutamente reggere la scena;
è effigiata nell'atto di suonare con la destra una pianola, mentre nella sinistra
trattiene il rotolo di un testo (musicale?).
Si potrebbe ipotizzare che la sostituzione o trasformazione dell'immagine
dell'apostolo Giovanni in quella di Santa Cecilia sia stata realizzata
dopo
la visita pastorale di Mons. Triveri del dicembre del 1694,
quando ordinò di demolire l'altare dedicato alla Santa esistente in fondo alla chiesa e
porre il dipinto della stessa sull'altare del Crocifisso.
"Quod cũ nimis indecens sit quod unũ altare
contra aliud ex diametro opponatur, Altare S. Ceciliæ demoliatur, et lapides
in loco decenti conserventur tabula verò S. Ceciliæ ponatur ad Alt.[ar]e Crucifixi,
hoc in omnibus decentius ornetur"