frontone, ricostruzione

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frontone della cripta: ricostruzione

Frontone d'ingresso alla cripta

ricostruzione virtuale

Fin dal 1999 nel libro "La lama di Santa Margherita e il Santuario della Madonna dei Miracoli" di A.A. V.V. (edito per i tipi di Miulli, San Ferdinando di Puglia), poi nel 2007 in "Anastilosi digitale del prospetto interno del Santuario rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli in Andria", e ancora nel 2011 in "Nuove ricerche sul Santuario della Madonna d'Andria"  l'architetto Vincenzo Zito ha pubblicato una ricostruzione virtuale del frontone.

La presente ricostruzione fotografica si ispira a tale sua idea, perché, una attenta lettura del testo del di Franco (di seguito citato) e una verifica in loco della posizione delle strutture portanti all'interno della chiesa intermedia (osservazione, insieme ad altre, suggeritami dall'architetto Vincenzo Zito) la fanno ritenere la più attendibile se non l'unica possibile. Erano sì quattro le finestre a giorno del prospetto, ma non le quattro laterali simmetriche del registro dov'è l'Annunciazione (come ipotizza la Gelao nel sottostante testo), ma le due estreme e la centrale di tale piano, più l'altra centrale del registro superiore tra i dipinti di San Placido e San Mauro.

Nel 1606 il di Franco, a pag 3 e 6 del suo "Di Santa Maria de’ Miracoli d’Andria" scriveva:

... Vi sono poi incavate sopra li tre archi che soprastanno detti pilastroni, quattro finestre, nelle quali si collocano i calici, & altre argenterie, che in gran copia sono offerte da' fedeli per loro voto, ó divotione. sopra de quali fenestre, nel freggio sotto il cornicione principale, è scolpito à lettere d'oro l'Epitafio dell'inventione, ò manifestatione della miracolosa effigie della Regina del Cielo, il cui autore (come è fama fù un eccellente dottor di legge detto Antonio Mancello, & è questo PARVUM IN ABSCONDITO SACRORUM OBLIVITIONI RELICTUM, MEMORI PIETATIS VIRGINI: PIORUM AUXILIO MAGNUM REPONITUR, ET PATENS DIE PRIMI SABBATHI IVNII. ANNO SALUTIS MDLXXVI” …e, descrivendo poi la chiesa intermedia raccontava “nella parte occidentale, dove sono le sudette quattro fenestre, che corrispondeno alla sopradetta facciata da basso, dalle quali riceve il lume la capanna, & avanti à quella di mezzo alquanto maggiore, vi é una statua di Giesù Signor nostro morto di stucco, dentro un'ornatissimo sepolcro stuccato, e toccato d'oro, che oltra la grande divotione, che rende alle menti di quei che lo visitano, mostra ancora una vaga bellezza a gli occhi de' risguardanti”, statua andata distrutta in epoca imprecisabile.

"Ancora agli inizi del Seicento, quindi, le quattro finestre aperte nel prospetto della grotta erano 'a giorno' e nel vano delle due, oggi tompagnate, fiancheggianti quella centrale, non vi erano i due rozzi rilievi che compaiono attualmente, raffiguranti l'Annunziata e l'Angelo annunciante - i quali denunciano la stessa mano dei portali della facciata sulla 'lama' -, inseriti successivamente, forse nel momento in cui furono tompagnate le finestre rettangolari del registro soprastante, per affrescarvi Santi Benedettini. Quest'ultimo registro è coronato da un frontone triangolare dipinto, con piccolo rosone nel centro.
Quanto ai pilastri, essi conservano l'originale decorazione costituita da formelle scolpite con scene tratte dal Vecchio Testamento (Creazione di Eva, Il peccato originale, Caino e Abele), in uno stile sommario e arcaizzante.
"

[testo di C. Gelao, tratto da "La Madonna d'Andria" di AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2008, pagg.108-110]

Vincenzo Zito, dopo aver evidenziato le inesattezze trasmesse nei secoli sull'epigrafe presente sulla facciata della grotta, torna ad approfondire l'argomento nelle nuove ricerche sulla Basilica, pubblicate nel n.2 della "Rivista Diocesana Andriese", Maggio/Agosto 2011, dove scrive:

Assodato che l’epigrafe non rappresenta la memoria dello scoprimento dell’immagine sacra ma indica la data del completamento, quanto meno nelle parti principali, della chiesa inferiore e di quella intermedia, è possibile sciogliere alcuni dubbi sulla originaria forma della facciata della grotta che oggi si presenta mutila. ...
Il di Franco (1606, p.3) afferma che la facciata è bucata da quattro finestre, dove sono collocati i calici e le altre argenterie offerte dai fedeli al santuario. Il numero delle finestre è confermato nella descrizione della chiesa intermedia dove riferisce che «nella parte occidentale, dove sono le suddette quattro fenestre, che corrispondono alla sopradetta facciata da basso, dalle quali riceve il lume la capanna, & avanti a quella di mezzo alquanto maggiore, vi è una statua di Giesù Signor nostro…» (di Franco 1606, p. 6). Si rileva, quindi, che le finestre sono sempre quattro ma che quella di mezzo è più grande delle altre (29). Essendo le finestre in numero pari, tenuto conto delle descrizioni e del contesto, la loro disposizione più ragionevole non può che essere quella proposta nella ricostruzione virtuale di fig. 2.
In aggiunta a quanto già esposto si fa presente che alle spalle dei bassorilievi dell’annunciazione esistono due pilastri inglobati nella struttura muraria della facciata, opere che sostengono la struttura della chiesa intermedia e del coro di quella superiore (Fig. 4). Risulta quindi materialmente impossibile, per motivi meramente strutturali, la presenza di ulteriori finestre in luogo dei citati bassorilievi. Del resto, seguendo la tesi della Gelao, le finestre sarebbero state fino a otto (le quattro finestre a giorno dei calici più la finestra centrale più larga delle altre più le tre finestre del livello superiore, due delle quali sarebbero state tompagnate per dipingervi le immagini di santi benedettini (Gelao 2008, p. 109), ragion per cui alla fine i conti non tornano. Infine non si può fare a meno di rilevare che, qualora le quattro finestre e quella centrale fossero state allineate sullo stesso piano orizzontale, ciò avrebbe comportato il pressoché totale annullamento della struttura muraria creando seri problemi di stabilità.

 [estratto da “Nuove ricerche sul santuario della Madonna d’Andria” di N. Montepulciano e V. Zito, in "Rivista Diocesana Andriese" Anno LIV - n. 2 - Maggio/Agosto 2011, pag. 139]