Il primo luglio del 2014 Nicola Montepulciano ha pubblicato sulla Web Tv "Videoandria.com" e sul giornale telematico "Andrialive.it" il sottostante articolo "La Baronessa di Romagnano e il Santuario della Madonna dei Miracoli d’Andria", nel quale sintetizza la sua interessante ricerca storica sull'origine dei quadri di Francesco Robortelli, presenti nella sala capitolare del Santuario.
«Nel 1843 il Santuario, allora famosissimo non solo in Italia, ebbe in donazione otto grandi quadri che rappresentano vari periodi della vita di Gesù. Ciclo pittorico eseguito dal vedutista Francesco Robortelli nel 1749, a mio avviso alquanto pregevole, che ora si trova nella Sala Capitolare. I testi di storia locale riferiscono che le otto tele furono donate da una tal baronessa Romagnosi di Napoli, dando ad intendere che si tratti di cognome. Così, infatti, G. Gildone in “La Madonna d’Andria” (Tip. Guglielmi, Andria, 1980) pag. 111, R. Loconte in “Andria la mia città” (Tip. Guglielmi, Andria,1984) p.128 e ì lo stesso riferimento è riportato a pag. 192 dell’edizione del 1992. Anche P. Petrarolo riporta lo stesso cognome nel suo libro “Il Santuario di Santa Maria dei Miracoli” (Andria 2004) p.58, come pure M. Melillo in “Il 10 Marzo 1576 e le vicende del Santuario di Andria”(2011) p. 97. In un testo scritto da Mons. E. Merra dal titolo “Monografie Andriesi” (Bologna 1906) a pag.322, nota 15, si legge che la donazione fu opera della baronessa Romagnano. Un pieghevole illustrativo, edito dal Santuario stesso nel 2008, ( a sua volta ) riferisce che la donatrice fu la baronessa Romagnosi di Pompei. In ogni caso, le identificazioni “Romagnosi” e “Romagnano”, sono riportati come cognomi. Dal “Registro degli Esiti” del 1843 (volume dove sono riportate tutte le messe da celebrare in suffragio di defunti, con relative offerte), presso l’archivio del Santuario, si apprende che dal 19 feb. di quell’anno si celebrano messe “per Romagnano”; proseguendo l’indagine si arriva a pag. 684 dove si legge che dal 22 ago 1843 si celebrano messe giornaliere “per li quadri di Romagnano” e così per tutti i mesi a venire. Negli Esiti dell’ott. 1845 si legge che le messe continuano ad essere celebrate “per la fu Baronessa Romagnano”. Ma nel Registro degli Esiti del 1855 si legge: “ANNO 1855: Pesi perpetui (messe) da soddisfarsi infra annum - Romagnano. Messe 56 secondo l’intenzione della Baronessa di Romagnano”. Qui per la prima volta si legge “ Baronessa di Romagnano” e non “ Baronessa Romagnano”. A questo punto è chiaro che il termine “Romagnano” non sta ad indicare un cognome ma una località della Campania, che dopo l’Unità d’Italia divenne Romagnano al Monte. Ed è altrettanto evidente che la baronessa Romagnosi non è mai esistita. Ma chi era allora la baronessa di Romagnano, quale la sua identità?
Proseguendo le ricerche, si viene a sapere che la baronessa di Romagnano si chiamava Maria Teresa Conoscitore e che aveva donato considerevoli somme di denaro sia a favore del convento dei PP. Minori Osservanti di S. Francesco di Andria che al Santuario della Madonna dei Miracoli di Andria, e poco dopo anche gli 8 quadri. Maria T. Conoscitore apparteneva ad una nobile famiglia di Andria, presente nella nostra città sin dai tempi del duca Del Balzo ed estintasi nell’800. Dei Conoscitore ne parla sia il D’Urso nella sua “STORIA DELLA CITTA’ DI ANDRIA”, sia il Merra nelle sue “MONOGRAFIE ANDRIESI”. Da varie ricerche nella Biblioteca Comunale di Andria si apprende che Maria T. Conoscitore nacque in Andria nel 1776, ultimogenita di quattro figlie di Federico Conoscitore [e di Catarina Griffi]. Andò sposa a Don Carlo Maria Torella, ricco barone di Romagnano e per questo poté fregiarsi del titolo di baronessa di Romagnano. Dietro consiglio dell’arch. Vincenzo Zito, si conducono altre ricerche presso l’Archivio di Stato di Trani, dove si rinvengono vari documenti relativi ai coniugi Torella. Fra questi in un certificato di morte si legge che” il 29 feb. 1841 muore nella sua propria casa sita Arco di Porta Santa D. Maria Teresa Conoscitore, moglie di Carlo Maria Torella, nata in Andria, di anni 65, di professione Gentildonna e Baronessa… “. Da un altro certificato di morte, trovato nello stesso Archivio, si apprende che “ il 5 di ott 1842 muore nella sua propria casa sita Arco Portasanta D. Carlo Maria Torella, vedovo di D. Maria Teresa Conoscitore, di professione barone di Romagnano… “. Il barone possedeva un castello [che vendette nel 1818, perdette poi la baronia nel 1819 per effetto delle leggi eversive della feudalità emanate nel 1806], terreni, opere d’arte fra le quali i quadri dipinti dal Robortelli e donati al Santuario. Per alterne vicende familiari ed economiche preferì ritirarsi in Andria, città di origine della moglie, che, a sua volta, possedeva una casa, (palazziata ?) quella sita in Arco di Porta Santa, (mai segnalata in nessuna ricerca, N. d. A.), dove vissero sino ai loro ultimi giorni. Non ebbero eredi.»
Si trascrivono qui di seguito alcuni documenti sulla Baronessa di Romagnano D. Maria Teresa Conoscitore estratti dalla “Collezione delle Leggi e de’ Decreti reali del Regno delle Due Sicilie” - Anno 1844 - semestre II, Napoli, Stamperia Reale, 1844.
“(N.° 8937) DECRETO permettente al monastero de’ PP. Agostiniani di S. Giovanni in Carbonara in Andria, provincia di Terra di Bari, di accettare il legato disposto in suo pro dalla Baronessa di Romagnano D.a Maria Teresa Conoscitore con pubblico testamento de’ 12 di giugno 1841 pel notajo Riccardo Zatilla [errore di stampa: Latilla e non Zatilla], salvo i dritti de’ terzi, e coll’obbligo di eseguirsi i pesi dalla testatrice imposti col legato di che trattasi, notandosi gli uni e l’altro nella platea della chiesa (Napoli, 22 Luglio 1844.) ”
“(N.° 9184) DECRETO autorizzante l’Ordinario della diocesi di Andria in Terra di Bari ad accettare il legato disposto dalla Baronessa di Romagnano D.a Maria Teresa Conoscitore con testamento pubblico de’ 12 di giugno 1841 pel notaio Riccardo Latilla, col quale la medesima legò al Convento de’ PP. Minori osservanti di S. Francesco un credito di ducati tremilacinquecentonovantuno e grana 60 netti, con l’obbligo di celebrazione di messe per se e pe’ suoi parenti, dovendo esattamente eseguirsi le condizioni e clausole contenute nel mentovato testamento, e delle une e dell’altro prendersi nota nella platea della chiesa vescovile, il tutto senza pregiudizio de’ diritti de’ terzi. (Napoli, 27 Settembre 1844)”