civiltà rupestre, Andria - C.D.Fonseca

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“La Madonna d'Andria”

Studi sul Santuario di S. Maria dei Miracoli

La lama di Santa Margherita
nel contesto della civiltà rupestre nel Mezzogiorno d'Italia

di Cosimo Damiano Fonseca

... nel 1970 un vostro concittadino illustre, Cinzio Violante, ... a me scriveva ...
quando leggo o sento parlare di santuari scavati nel tufo, di immagini sacre dipinte sulle pareti, di cavità sotterranee, di insediamenti umani in grotte, di popolamenti delle caratteristiche gravine, rivolgo naturalmente l’animo alle immagini bizantine della Vergine dell’Altomare e dei Miracoli, care alle tradizioni religiose delle mia nativa Andria, ai resti delle chiese sotterranee nelle quali esse furono dipinte e sono conservate, alla grande basilica di Santa Croce scavata nella parete tufacea, alla chiesetta di Cristo della Misericordia, alle innumeri cavità di tutta quella zona aspra, ai dedali di grotte esplorate solo dai giochi della nostra infanzia, alla impressionante gravina detta Gurgo, la quale si apre presso quello che è forse uno dei più antichi ed importanti centri andriesi di insediamento cristiano, la basilica del SS.mo Salvatore”.
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Il primo punto lo vorrei dedicare alla facies rupestre di Andria, … . Innanzitutto va rilevato come Andria costituisca l’area più cospicua di insediamenti rupestri a Nord di Bari. A prescindere dal toponimo ..., che si è voluto riportare nell’ambito della tipologia geomorfologia della civiltà rupestre: Andria-Antrum, ottenuto con la sostituzione fonetica nd con quella nt, sta di fatto che il territorio annovera significative testimonianze di chiese e di villaggi rupestri.
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Il primo è il quartiere delle grotte, inserito nell’area marginale del centro storico intorno alla chiesa rupestre di Sant’Andrea; il secondo è l’insediamento poco distante e già citato di Santa Croce ai lagnoni con la cripta omonima. Se poi dal centro storico ci spostiamo nelle vicinanze, ci imbattiamo in un terzo insediamento, quello del Gurgo, con una chiesa dedicata verosimilmente a San Michele Arcangelo; una quarta è la lama di Santa Margherita; una quinta è il Casale di Pantano; l’altro casale, ed è il sesto, che ha un nome molto significativo, Criptae, e l’altro di Santa Maria in Chiancula, seguito dalla serie dei casali: Casale di Andrae e il Casale di S. Candido, il Casale di S. Simone, il Casale di San Martino, il Casalino, il Vicus di Tremodiae, cioè Santa Maria di Trimoggia e il Vicus di Cicalio, cioè di Cicaglia. Andria annovera, quindi, ben quattordici siti rupestri, per cui la storia della facies rupestre andriese va riscritta cominciando prima di tutto da questo underground per poi arrivare nel periodo normanno alla Andria cara alla stirpe normanna come a quella sveva.
Da questa rapida elencazione balza in ogni caso con evidenza la facies rupestre del territorio. Se poi volgiamo l’attenzione ai luoghi di culto in grotta, questa immagine diventa ancora più vivida: Santa Sofia, su cui sorse la Madonna dell’Altomare, San Vito, Cristo della Misericordia, Sant’Angelo in Gurgo, Santa Margherita in Lamis ed altre sono menzionate nei pressi della masseria Pisciullo in contrada San Nicola e nella zona di Santa Lucia sotto una casa di Piazza Catuma. Quindi, Andria è una città autenticamente rupestre; … … …
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Il secondo tema che si collega strettamente a questa ricognizione della facies rupestre è la viabilità: non può esistere una città senza ovviamente una infrastruttura viaria. Bene, se si considera il percorso della Traiana si constata che Andria ha una sua posizione di primaria importanza. Ma per tornare ai secoli medioevali veri e propri, bisognerebbe prendere in mano il trattato sulla geografia di un arabo, El Edrisi, che era il geografo di Ruggero II. Idrisi, che ricostruisce il suo itinerario all’interno della Puglia, ma altresì in gran parte dell’Italia Meridionale, dopo aver nominato Bari, Torre a Giovinazzo, Molfetta, Ruvo, Molfetta-Bisceglie, Corato-Trani, Bari-Bisceglie, Trani e Barletta, rileva: “fa riscontro -cito testualmente- a Barletta, nell’entroterra, una città grande e popolata discosta nove miglia dal mare, Andria”. Quindi esisteva un sistema di viabilità estremamente importante che non relega in una posizione marginale Andria, ma la inserisce strettamente nei grandi itinerari medioevali. Per cui, se nel periodo precedente l’arrivo dei Normanni e nei secoli dell’Alto Medioevo, Andria come tutte le città della costa, e della costa meridionale in modo particolare, hanno dovuto difendersi dalle invasioni barbariche, i centri di aggregazione erano stati, come avviene per l’arco ionico, esattamente i villaggi rupestri che dinanzi ho menzionato.
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Il terzo punto sul quale vorrei richiamare la loro cortese attenzione, è la cosiddetta tesi basiliana … .
Ad Andria e nella letteratura che ho con molta attenzione consultata e letta, si dice che qui ci sono cripte basiliane, ci sono monasteri basiliani. ….
… … … ad Andria non c’è presenza di monasteri greci, come invece si riscontra in altre parti (nell’area lucana in modo particolare ma anche nel Basso Salento). Quindi, monaci e monasteri italo-greci qui non ci sono. In secondo luogo anche, per quanto riguarda il monachesimo latino neppure ci sono monasteri; l’unico monastero menzionato -parlo di epoca medioevale- per Andria è quello femminile di San Tommaso fondato prima del 1192. Quindi un solo monastero femminile, di stampo latino perché le monache seguivano la Regola di San Benedetto. L’altro è quello di Santa Maria del Monte (dove è appunto ubicato il ben noto castello federiciano di Castel del Monte) anch’esso fondato prima del 1120. Per quello di S. Maria dei Miracoli e per quello della SS.ma Trinità o San Benedetto la data di fondazione è del periodo ducale, rispettivamente 1580 e 1563.
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L’ultimo punto è quello della lama di Santa Margherita su cui sorge il Santuario di Santa Maria dei Miracoli. Si tratta di un tipico insediamento rupestre …
… … … Vorrei ricordare l’elemento idrologico che si accompagna sempre ad un insediamento umano: dove non c’è acqua non si crea assolutamente un villaggio rupestre. E qui ne abbiamo esattamente uno. L’altro elemento che riscontriamo è quello di una frequentazione umana nel periodo medievale. Se non ci fossero altri elementi, basterebbe tenere conto delle strutture inglobate nell’underground dell’attuale basilica, dove questi elementi sono chiaramente visibili. Poi ancora le caratteristiche … che sono di carattere architettonico e di carattere pittorico. … … … A cominciare dall’affresco di San Nicola, elemento portante di quella ecumene ormai latinizzata, che attraverso la ricostituzione dell’organizzazione ecclesiastica o dell’ordinamento carismatico intervenuto con la creazione delle province metropolitiche ha trovato esiti istituzionali di significativa importanza.
Allora che cos’è Santa Maria dei Miracoli? È indubbiamente un villaggio rupestre con delle caratteristiche di tipo abitativo esattamente similari con altre strutture che noi conosciamo.
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[testo di Cosimo Damiano Fonseca, tratto da "La Madonna d'Andria" di AA.VV, Grafiche Guglielmi, 2008, pagg.11-16]

NOTA: Il grassetto non è nel testo originale, ma solo in questo stralcio per evidenziare alcuni punti.