Il seguente stralcio di testo dal sotto citato opuscolo, che arricchisce la storia del nostro santuario di S. Maria dei Miracoli di alcune notizie sul suo arredo pittorico,
mi è stato suggerito e fornito da Nicola Montepulciano, studioso e appassionato di storia locale e dell'ambiente;
l'opuscolo originale appartiene alla biblioteca della Basilica di S. Maria de' Miracoli di Andria, gentilmente prestato per questa ricerca storica.
Le foto inserite in questa pagina, non presenti nell'opuscolo, sono state scattate da
Michele Monterisi e Nicola Montepulciano.
di F. Cosma Lo Jodice O. S. A. (1830-1908)
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La Fototipia, messa al frontespizio di questo opuscolo, è stata ricavata dal quadro degli undici Beati Martiri Agostiniani del Giappone, cinque sacerdoti e sei laici del terz’Ordine [NDR]. Il quadro fu dipinto a Roma dal valente Professore Tito Troja.
Di questo insigne artista vi sono nella Chiesa di S. Maria dei Miracoli di Andria, altri lavori. Come, S. Chiara da Montefalco, nell’atto che riceve da Gesù Cristo nel suo cuore l’impressione degli strumenti della Passione. B. Clemente, che presenta a Papa Nicolò IV ed alla Corte Pontificia il B. Agostino Novello. La Madonna della Cintura con S. Agostino e S. Monica.
Quattro pregievoli pitture che hanno dato all’artista mille e quattrocento lire [1].
Oltre di questi quadri n’esistono altri lavorati recentemente, come viene detto in prosieguo, seguendo l’ordine cronologico dei lavori.
Santa Rita da Cascia. Eseguito a Napoli l’anno 1899 dall’ottogenario Professore Vincenzo Avellino; il compenso è stato di lire duecento.
La santa, ancora giovinetta, per obbedire ai genitori andò a marito; questi di costumi feroci, fu il martirio della pia moglie;
la quale dopo aver dato alla luce due figli, non andò guari, che vestì il lutto per la violenta morte del consorte.
Di cuore ella perdonò agli uccisori, e così volle che avessero praticato i figli; il perdono: e questi motivi entrò
fra le monache Agostiniane di Cascia.
Al 1443, pregando con amore e compassione a piè d’un crocifisso, dopo aver ascoltata
una predica di S. Giacomo della Marca, sulla Passione di Gesù Cristo, una spina, miracolosamente spiccatasi
dalla corona del Redentore, le ferì la fronte. Ricca di meriti e virtù passò all’eterna beatitudine ai 22 di Maggio del 1457.
È stata canonizzata da Leone XIII ai 24 di Maggio 1900. È conosciuta dai fedeli anche con l’onorifico titolo di Santa degli impossibili.
S. Rita da Cascia - S. Nicola da Tolentino - Cuore di Gesù attuale, del 1946
S. Nicola da Tolentino. Ricevuto il quadro di S. Rita ad Ottobre 1899, subito si diede commissione alla Ditta dei Fratelli Bertarelli di Milano
per quello di S. Nicola da Tolentino. Questo è copia del dipinto del rinomato Gagliardi in S. Agostino a Roma,
eseguita da certo Carlo Wilmer. Ha costato lire trecento, e lire cento la cornice. È venuto nel Santuario a Gennaio 1900.
San Nicola da Tolentino nacque a S. Angelo in Pontano l’anno 1245, di anni dieci vestì l’abito Agostiniano nel patrio cenobio.
Sacerdote, essendo di famiglia nel romitaggio di Valmanente, vicino a Pesaro, gli apparve il defunto confratello
fra Pellegrino da Osimo, scongiurandolo a celebrare sette messe in suffragio delle anime sante del Purgatorio.
In una grave infermità sofferta dal santo, la SS.ma Vergine gli comandò di prendere un pezzetto di pane avuto per limosina,
bagnarlo nell’acqua e mangiarlo, il che fatto, il Santo venne sano. Sei mesi prima di morire, era allietato
da angeliche armonie, e nell’orazione vedeva una prodigiosa stella, che levandosi da sopra il paese natio
si fermava a Tolentino. Quivi il santo morì il giorno 10 Settembre 1305. Fu canonizzato dal Sommo Pontefice Eugenio IV al 1446 ai 5 Giugno.
Il quadro del Cuore di Gesù si trova al suo posto, nella Cappella di S. Benedetto, sin da Maggio 1900.
È bellissimo, pregievole d’assai pei ricchi intagli e dorature. È lavoro Romano, in origine fu pagato circa lire seicento. Ricomprato,
fu donato dal signor Salvatore Chieppa.
[Quello attualmente presente alla fine della navata sinistra, realizzato nel 1946 e qui sopra riprodotto, non è ovviamente quello descritto da Lo Jodice]
S. Francesco di Girolamo. La pittura è dono del P. Vincenzo Savarese di Andria, della Compagnia di Gesù.
La cornice è regalo del signor Stefano Fasoli di Riccardo. La tela è lavoro dell’egregio pittore Antonio Scotti Lachianca,
fatta a Napoli nel Dicembre 1900. Questo quadro, con gli altri tre che seguono, fu messo al suo posto e benedetto il 18 Febbraio 1901.
S. Francesco di Girolamo nacque a Grottaglie, diocesi di Taranto in provincia di Lecce, addì 17 Dicembre 1642.
Sacerdote entrò a Napoli nella Compagnia di Gesù, dove si distinse per la sua vita apostolica. L’anno 1713 predicò
la Quaresima nella Chiesa Cattedrale di Andria, e visitò più volte la Madonna dei Miracoli nella sua Chiesa.
Morì a Napoli il giorno 11 di Maggio 1716. Fu canonizzato da Papa Gregorio XVI l’anno 1839 la Domenica della Santissima Trinità.
S. Francesco Di Girolamo - S. Benedetto Giuseppe Labre - S. Giueseppe da Copertino - Beato Giovenale Ancina (foto N.Montepulciano)
S. Benedetto Giuseppe Labre. Il quadro di questo Santo è di pennello romano, eseguito in occasione della canonizzazione
di lui avvenuta li 8 Dicembre 1881, ed acquistato dal P. M. Antonino M.a di Jorio Agostiniano, nativo di Lanciano e morto in Andria.
Questo santo ammirabile nacque ai 26 di Marzo 1748 in Amettes, diocesi di Boulogne in Francia, morto a Roma li 16 Aprile 1783.
Venne in Italia nell’estate dell’anno 1770. Menando la vita di pellegrino, visitò i più celebri santuarii. L’anno 1776
[P. Antonino di Jorio scrive 1771]
visitò quello della Madonna dei Miracoli in Andria, come può riscontrarsi nella vita del Santo, scritta,
sui Processi Apostolici, dal lodato P. di Jorio.
S. Giuseppe da Copertino, così detto dal paese che lo vide nascere, diocesi di Nardò, in provincia di Lecce, il giorno 17 Giugno 1603.
Ricevuto nell’Ordine dei Minori Conventuali di S. Francesco, fu promosso al Sacerdozio ai 28 Marzo 1628. L’anno 1636,
viaggiando alla volta di Napoli, venne nel Santuario di Andria col suo compagno fra Ludovico, il quale, sentendosi morire,
si volse al Santo per aiuto, e questi, pervenuto nella grotta della taumaturga immagine, segnollo in fronte con l’olio
che ardeva nelle lampade, e fra Ludovico venne sanato. Morì S. Giuseppe ad Osimo ai 18 Settembre 1663.
Fu canonizzato ai 16 Luglio 1767.
Il quadro è stato dipinto, col seguente, per cura della Ditta Bertarelli di Milano, fabbricanti di oggetti spettanti al culto religioso.
B. Giovenale Ancina Vescovo di Saluzzo. Dono di Monsignor D. Emmanuele Merra Arcidiacono, della Cattedrale di Andria,
ed oggi degnissimo Vescovo di Crotone in Calabria. Il B. Ancina nacqne a Fossano ai 19 ottobre 1545.
Al primo ottobre 1580 entrò nella Congregazione di S. Filippo Neri e fu molto caro al santo fondatore.
Da questo l’anno 1586 fu mandato a Napoli per la fondazione della Casa dell’Oratorio, e vi dimorò dieci anni;
nel qual tempo scrisse: Il Tempio armonico, poesie in onore di varie immagini celebri della SS.ma Vergine,
e così scrisse un’Ode, alla Miracolosa Vergine d’Andria nel regno di Napoli. Addì primo di Settembre 1602
fu consacrato Vescovo di Saluzzo, e morì il 31 Agosto 1604. Fu amicissimo di S. Francesco di Sales.
Questi ultimi quattro quadri sono nella Chiesa inferiore, sull’entrata della Sacra Grotta.
I quattordici quadri della Via Crucis, alto ognuno un metro, sono degno lavoro di L. Morgari ed eseguiti artisticamente
in Oleografia nel fu Stabilimento Gualassini e Bertarelli a Milano.
Sono dono della Signora Antoniella Fabbiano vedova Squadrilli, hanno costato lire cinquecento. I bracciuoli
sotto i quattordici quadri li ha regalati il Signor Salvatore Chieppa.
La via Crucis è venuta al Santuario ad Agosto 1901 ed è stata benedetta ed eretta Canonicamente dal P. Nicola Cantore
da Andria Minore Osservante di S. Francesco d’Assisi, addì 17 Novembre 1901.
La Madonna della Consolazione o della Cintura con S. Agostino e S. Monica. La SS.ma Vergine dà la Sacra Cintura
a S. Agostino ed il Bambino Gesù a S. Monica. Questo quadro è sul tipo di Raffaello e tutta di lui sembra
la testa della Madonna. Quanto è mai caro quel gruppo di cinque angioli che le stanno ai piedi!
Che dire del numeroso coro angelico che in alto canta le glorie di Maria e del suo sacro Cingolo?
Questo quadro con quello di S. Chiara da Montefalco è arrivato a Marzo 1902.
Madonna della Cintura - S. Chiara della Croce - B. Clemente presenta B. Agostino Novello al Papa
S. Chiara della Croce di Montefalco, di pochi anni ancora entrò nel monistero, che il padre suo aveva fondato, sotto la regola di S. Agostino, nel paese natio per la figlia Giovanna. Questa santamente defunta, Chiara fu obbligata dall’ubbidienza a prendere il regime del monistero, che tenne sino alla morte con molta prudenza, saviezza ed osservanza. Essendo di anni ventisei le comparve Gesù Cristo e le impresse nel cuore gli strumenti della sua passione, e la sua immagine crocefissa, come si osservò dopo morte nel dividersi il cuore, e come tutt’ora si osserva. Allora pure furono trovati nella borsa del fiele tre globetti in forma triangolare, e questi pesati, si ebbe che uno pesava quanto tre o due, in qualsiasi combinazione; a significare il mistero della SS.ma Trinità. Morì ai 17 di Agosto 1308 di anni 40. È stata canonizzata addì otto Dicembre 1881 da Papa Leone XIII. La festa dell’impressione del Crocefisso e degli strumenti della Passione di Gesù Cristo, nel cuore della Santa, si solennizza ai 30 di Ottobre.
B. Clemente presenta a Papa Nicolò IV e alla Corte Pontificia il B. Agostino Novello. Il B. Clemente Briotti di Santelpidio,
essendo Priore Generale dell’Ordine Agostiniano, nel fare la visita al convento di Siena, intese d’un fratello converso,
scrittore d’una dotta e ben ragionata difesa, per mantenere e ‘tutelare i diritti di quel convento,
che da persona prepotente si volevano calpestare. Quella memoria tradì l’umile fraticello, perocchè venne a conoscersi,
esser egli il celebre Matteo da Termini, stato supremo e rinomato Giustiziere, per re Manfredi, nell’isola di Sicilia.
Questo avvenimento fece da per ogni dove grande rumore e sensazione. Il B. Clemente, per non tenere nascosta
sotto il moggio tanta virtù e sapienza, condusselo seco, e per indicare la dottrina di lui fu chiamato: frate Agostino Novello.
Papa Nicolò IV e la corte Pontificia volle conoscere un soggetto di tanta virtù. Il B. Clemente si prestò subito
al desiderio del Sommo Pontefice. La persona umile e penitente del B. Agostino fece profonda impressione
sull’animo del Papa e dei Cardinali. Venne designato confessore della Corte Romana e Penitenziere Maggiore.
Al 1298 fu eletto Priore Generale dell’Ordine. Il B. Clemente morì ad Orvieto l’anno 1291, ed il B. Agostino,
nel romitaggio di S. Leonardo vicino a Siena, l’anno 1309. La festa del B. Clemente è il giorno otto Aprile,
e quella del B. Agostino il giorno ventotto dello stesso mese.
Questo quadro, come quello degli Undici Martiri Agostiniani del Giappone, è un ricordo del mio Giubileo Sacerdotale.
[tratto da,“Gli undici beati martiri agostiniani del Giappone”, di F. Cosma Lo Jodice O. S. A., tip. Pont. Mareggiani, Bologna, 1904, pp. 25, 45-51]
NOTE
“Prima di metter fuoco alla stipa per ardere vivi quei tre beati servi di Dio [P. Luigi Flores, P. Pietro Zuniga e Giovacchino Firayama], gli fecero assistere, legati ai pali, alla morte dei dodici avventurosi compagni.
Questi decapitati, non si tardò un momento per dar fuoco alle legna, le quali erano disposte avvedutamente a sufficiente distanza dai pali, e questi uno lontano dall’altro, affinché i martiri non si fossero animati a vicenda. Se in alcuna parte troppo ingagliardiva la fiamma, i manigoldi, coi loro forconi sottraendone i fasci, la diminuivano per vieppiù martoriarli.
Quei tre valorosi atleti, circa due ore soffrirono pene incredibili fino a quando rendettero le loro purissime anime al Creatore; sempre immobili e con gli occhi al cielo orando ed ardendo.
Morti, per quattro giorni restarono i loro corpi genuflessi e con la faccia mirabilmente volta al cielo.”