Sul finire del Quattrocento nella grande nicchia dietro l'altare della quinta cappella di sinistra della Cattedrale c'era un presepe ricco di numerosi personaggi lignei dorati, dipinti e realizzati quasi a grandezza naturale, composto pertanto non solo dalla Sacra Famiglia, ma anche da angeli, pastori e animali (tra i quali l'asino e il bue), come è testimoniato ancora nel 1644 da mons. Ascanio Cassiano nella sua relazione di visita pastorale. In essa il vescovo scrive:
trascrizione dell'originale in latino | traduzione |
---|---|
Cappella est fornicata, et fornix depictus colore cælesti cum stellis, eo et pendet Angelus ex ligno inaurato gestans in manibus Tabellam,
in qua est scripta Annuntio vobis & [gaudium magnum, … natus est vobis hodie Salvator … (dal Vangelo di Luca, 2;10-11)].
Cappella ipsa est facta ad modũ griptæ, alio fornice sup.[er]àducto adest puer Iesus reclinatus in Presepio.
À latere dextero Sanct.ma Virgo Mater. À sinistris C.[astissi]mus Ioseph.
Angeli circum circa, quorum cumq. in summitate gri[ptæ] p[redic]tæ deferunt Tabellam, in qua scriptum est Gloria in excelsis.
Adsunt Asinusq. et Bos sup.a griptam in superficie connexa.
Adsunt Pastores, et oves, et omnes statuæ sunt ex ligno vel depicto vel aurato. |
La Cappella si presenta a fornice e la volta è dipinta del colore del cielo con le stelle; là pende un Angelo di legno dorato
recante tra le mani una targa nella quale c’è il versicolo “Ecco vi annuncio [una grande gioia … oggi è nato per voi il Salvatore …]”.
La Cappella è costruita come una cripta, in una interna nicchia alta nel muro c’è Gesù bambino adagiato in una greppia.
A destra c’è la Santissima Vergine Madre, a sinistra il castissimo Giuseppe.
Tutt’intorno sulla grotta Angeli reggono un cartello con la scritta “Gloria nel più alto dei cieli”.
Stanno l’Asino ed il Bue nell’adiacente piano della grotta.
Stanno i Pastori con le pecore, e tutte le statue sono di legno, o dipinto o dorato. |
Nel fotomontaggio su illustrato sono ripodrotte le statue della "Madonna orante" e di San Giuseppe,
così come appaiono dopo l'ultimo restauro.
L'immagine del Bambinello, (che potrebbe essere quello originale del Quattrocento andato smarrito)
è invece estratta dalla foto di quel presepe qui a lato riprodotta e scattata da A. Ceccato nel luglio del 1937, pubblicata sul
sito della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici,
edita anche a pag. 50 nel Catalogo d'arte
"Sculture lignee e dipinti su tavola in Puglia. Cinque casi di studio dalla diagnosi al restauro".
[2]
Attualmente le meravigliose due statue lignee superstiti sono esposte nel
Museo Diocesano "San Riccardo" di Andria.
La foto riprodotta a lato e scattata il 1937 nella cappella della Natività della Cattedrale
mostra i personaggi collocati come forse sono sempre stati.
Infatti i due angeli in alto sembra reggano con le mani lo striscione
(mancante) indicato da mons. Cassiano nel 1644,
dove dice "Angeli circum circa, quorum cumq.[ue] in summitate gri[ptæ] p[redic]tæ deferunt Tabellam, in qua scriptum est Gloria in excelsis."
(sulla grotta Angeli reggono un cartello con la scritta “Gloria nel più alto dei cieli”.);
anche l'angelo collocato centralmente sembra reggere con le mani l'altra scritta
(anch'essa mancante) indicata dal Vescovo
"Angelus ex ligno inaurato gestans in manibus Tabellam, in qua est scripta Annuntio vobis &"
(un Angelo di legno dorato recante tra le mani una targa nella quale c’è il versicolo “Ecco vi annuncio ecc.).
Scrivono gli autori in tale Catalogo d'arte:
"Risale al 1937 la più antica e forse unica testimonianza fotografica superstite dell'originario allestimento del Presepe ligneo all'interno della cappella della Natività nella Cattedrale di Andria (fig. 1). Ambientato - sembrerebbe - tra i ruderi di un diversorium, popolato in alto da tre putti a figura intera e da altri due a mezzo busto, sospesi mediante perni alle pareti della cappella, il Presepe rispecchiava la tradizionale disposizione dei membri della Sacra Famiglia: sulla destra, San Giuseppe, in posizione genuflessa, lo sguardo rivolto verso il basso in direzione del Bambino, è colto nell'atto incipiente di levare il turbante in segno di riverenza mentre impugna, con la mano sinistra, il bastone del viandante ... . Indossa un turbante rosso, una tunica verde petrolio dalle ampie maniche, abbottonata sul davanti e stretta in vita da una cintura con fibbia. Un mantello color porpora, con i lembi chiusi insieme all'altezza del collo, scende sulle spalle in pesanti pieghe, lasciando scoperto il piede sinistro.Sulla sinistra, la Vergine, inginocchiata e con le mani giunte in atteggiamento di preghiera, indossa un lungo mantello dorato che copre una tunica rossa, dalle pieghe fitte e sottili, fermata in vita da una cintura a sciarpa annodata."
"L'iconografia della Natività conosce due distinti momenti evolutivi, il cui spartiacque è rappresentato dalla diffisione, nel corso del XIV secolo, delle Meditazioni sulla vita di Cristo dello Pseudo-Bonaventura e delle Celesti Rivelazionni di Santa Brigida, mistica svedese morta nel 1373.
Prima ... l'iconografia della Natività si era ispirata al racconto dei Vangeli apocrifi, ... in cui Giuseppe, assillato dalle preoccupazioni terrene dovute alle voci maligne sulla gravidanza di Maria ed alla dificoltà ad occuparsi, da vecchio, di una donna e di un figlio, si presta ad essere dipinto in disparte, spesso in piedi, in attegiamento sonnolento o pensoso, a crucciarsi di una circostanza che avverte più grande di lui: è il cosiddetto tema del dubbio.
Con le visioni di Santa Brigida, la raffigurazione di Giuseppse subisce una svolta radicale: il padre putativo di Gesù partecipa finalmente allo straordinario evento, inginocchiandosi insieme a Maria per adorare il Bambino, senza mostrarsi pensoso o in disparte.
La postura del nostro San Giuseppe ... sembra dunque ispirarsi a questo secondo modello iconografico. Manca tuttavia il tradizionale attributo del mantello giallo o ocra, simbolo dell'appartenenza di Giuseppe all'etnia ebraica, mentre è presente il bastone del viandante, sia pure posticcio che ha sostituito quello fiorito della foto degli anni Trenta. Inoltre, nelle rare rappresentazioni della Natività anteriori o coeve alla seconda metà del XV secolo, nelle quali San Giuseppe indossa un copricapo, esso non è solitamente un turbante come quello riprodotto nella scultura di Andria, ma spessso si tratta di un cappello di foggia contemporanea. ...
Nell'iconografia tradizionale della Natività, d'altro canto, il turbante e il berretto frigio sono i classici copricapi orientali indossati dai Magi, uno dei quali è talvolta ratfigurato in ginocchio, intento con una mano a porgere un dono e con l'altra a levare il cappello o la corona in segno di rispetto. Citiamo, a titolo di esempio, l'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, datata 1423 e conservata agli Uffizi, in cui il Mago inginocchiato al centro della triade regale, è in procinto di togliere con la mano destra la corona, mentre con l'altra sostiene una pisside a torretta o un turibolo. Il confronto tra la rappresentazione del Mago di Gentile e quella del San Giuseppe di Andria ... consente una migliore comprensione di questa analogia iconografica.""Una serie di incongruenze con l'iconografia tradizionale di San Giuseppe e le analogie con la gestualità di un Mago in adorazione hanno suggerito, insieme con altri elementi di valutazione, l'idea di una nuova lettura iconografica della scultura lignea di Andria.
L'inconsueta presenza del turbante, la mano destra colta nell'atto incipiente di sollevare il copricapo in segno di riverenza, il colore bruno dell'incarnato e la valenza posticcia del bastone, infatti, hanno insinuato il dubbio che, sotto le mentite spoglie di San Giuseppe, siano rimaste per lungo tempo celate le fattezze di un Mago, adattato ad un nuovo ruolo in occasione dell'allestimento di un presepe permanente nella cappella della Natività della Cattedrale di Andria, probabilmente negli anni dell'episcopato del vescovo Florio( 1477-1495). Si potrebbe, pertanto, pensare ad una sorta di "reimpiego" di una scultura lignea di re Mago, la cui posa appariva perfettamente compatibile con il modello iconografico di San Giuseppe inginocchiato davanti al Bambino."
[Testi stralciati dal libro "Sculture lignee e dipinti su tavola in Puglia. Cinque casi di studio dalla diagnosi al restauro" di Achille Pellerano, Fabrizio Vona, Francesca Dentamaro e Maria Marmontelli, editore C. Grenzi, Foggia, 2008, pagg.49-81]
La lettura di questo studio (a me gentilmente proposto dall'arch. Rosangela Laera)
e, quindi, la conoscenza di questa interpretazione
iconografica della scultura lignea della statua di San Giuseppe,
sono state suggerite lo scorso anno da un intervento di Don Giannicola Agresti,
direttore del Museo diocesano della nostra Città, tenuto per illustrare le opere scultoree
del Presepe quattrocentesco ad un gruppo di visitatori di "Italia Nostra"
guidati dal loro presidente Sabino Calvano.
Don Gianni, in quella sua relazione, citò infatti l'interpretazione elaborata dagli autori del qui
richiamato testo,
accompagnando la sua analitica descrizione con un ricco apparato iconografico.
Tale interpretazione, che cioè il nostro San Giuseppe possa essere il riuso di un re mago, non è a mio avviso plausibile
se si analizza il suo confronto col San Giuseppe presente nel Cappellone del Crocifisso nella chiesa di S. Domenico Maggiore a Napoli,
riportato in fondo a questa pagina.
Qui sopra, proponendo un confronto analogo a quello inserito nel testo citato, se ne evidenziano le strette somiglianze. Non appare superfluo considerare che per la chiesa della Trinità di Firenze Gentile da Fabriano dipinse su tavola "l'adorazione dei Magi" nel maggio del 1423, in un periodo cioè pressocché contemporaneo all'epoca delle nostre due statue, le quali, come già detto, furono poste in questa cappella nella seconda metà del Quattrocento. Tanto può avvalorare la somiglianza di impostazione del personaggio (il Re mago dipinto dal Gentile e il nostro S. Giuseppe in statua) nelle due opere: ambedue infatti risentono della cultura, detta, del Gotico internazionale, allora ancora dominante, più che di quella classico-rinascimentale.
In merito alla scultura lignea della statua della Madonna, Mons. Lanave in "Ho raccolto per voi", seguendo il parere di Guido Donatone (espresso in "Contributo alla storia della maiolica e della scultura lignea napoletane del secolo XV ...", Napoli, 1984) afferma che essa probabilmente fu scolpita da Giovanni Alemanno (o da un suo discepolo):
"Il gruppo ligneo e dipinto, risale al tempo di mons. Angelo Florio, di nobile famiglia andriese, e vescovo di Andria dal 1477 al 1495.
Egli conferì alla Cattedrale, rinnovata nelle forme architettoniche, magnificenza di arredi e solennità di liturgia latina.
Mentre promuoveva nel Cappellone la devozione a S. Riccardo, nella cappella vicina diede marcato risalto al Presepe e alla Natività.Fine e di sapore gotico è la Madonna. È popolare il tipo di S. Giuseppe. Sanno tutti e due degli Alamanno (Giovanni, 1449-1494) e di Laurana (Francesco, 1430-1502), che alla fine del XV secolo erano entrati nella regione come ispiratori e creatori di modelli.
[La Madonna è una] scultura lignea dorata: m. 0,83 x 0,60 x 0, 82. [S. Giuseppe è una ] scultura lignea dorata: m. 0,72 x 0,70 x 0,80 [nel citato Catalogo d'arte per San Giuseppe sono annotate le seguenti misure: 126 x 70 x 78 cm].Il Gesù Bambino dell'epoca, cioè della stessa età e bottega da cui vengono le due splendide statue della Natività, è stato invano cercato: non si è trovato. Quello che è qui riportato, anche se non è antico, né dello stesso stile delle due statue, è certamente bello.
Viene dalla Chiesa del Purgatorio o di S. Sebastiano o da quella che fu la Chiesa di S. Onofrio. [È una] scultura lignea dipinta: m.0,48 x 0,16."
[Testi stralciati dal libro "Ho raccolto per voi" di Giuseppe Lanave, edito da Grafiche Guglielmi, Andria, 1994, pagg.64-71]
Si propone qui un confronto tra la Madonna che un tempo era
nella Cappella del Presepe nella Chiesa di S. Giovanni a Carbonara (NA)
e la Madonna che un tempo era nella Cappella della Natività nella Cattedrale di Andria (ora nel museo diocesano).
La statua lignea della Madonna di S. Giovanni a Carbonara (foto a sinistra) fu realizzata nel 1478 da Pietro Alemanno
e dal figlio Giovanni in stile gotico-fiammingo, sia perché era il mezzo
espressivo in voga in quel secolo, sia perchè questi scultori provenivano da Ulm (Germania).
Attualmente (2014) questa scultura con altre dello stesso presepe è in mostra nel
Museo
della Certosa di S. Martino (NA).
Come giustamente annota Mons. Lanave (nel testo citato) evidenti sono
le affinità stilistiche e posturali tra le due opere qui poste a confronto;
si potrebbe pertanto azzardare l'ipotesi che anche la scultura appartenente al
presepe della Cattedrale di Andria possa essere stata realizzata dagli
Alemanno o da un loro allievo.
Sulla datazione e attribuzione delle due statue a pag.52 del su citato Catalogo d'arte "Sculture lignee e dipinti su tavola in Puglia. ..." troviamo scritto:
"Occorre arrivare al 1984 perché Guido Donatone, in un articolo dedicato allo studio della maiolica e della scultura lignea napoletana del XV secolo ... , assegni con molta cautela il San Giuseppe allo scultore bergamasco Pietro Belverte e la Madonna orante ad un seguace degli Alemanni, omettendo, tuttavia, le motivazioni a sostegno della sua ipotesi di attribuzione.
Nel 1989, Clara Gelao avanza l'ipotesi di una importazione del gruppo ligneo, dal momento che, nell'ambito della produzione plastica presepiale del Cinquecento in Puglia, si privilegia l'impiego della pietra calcarea locale al posto del legno."
Indi vi si ricorda sinteticamente quanto afferma in merito all'arrivo delle due statue in Andria il prof. Vincenzo Schiavone, nelle pagine 123 e 126 del testo "San Riccardo protettore di Andria ..." (pubblicato nel 1989 da Grafiche Guglielmi, Andria); questi, in dettaglio, scrive
"L' ... episcopato [di Angelo Florio] durato diciotto anni (morì nel 1495) si svolse in quel periodo storico così ricco di fermenti innovativi e di fervore artistico-culturale quale fu l'Umanesimo italiano del Quattrocento. Di quell'epoca di civiltà e di cultura Andria custodisce alcune testimonianze d'arte di alto livello e tra le maggiori, in Puglia, del nuovo linguaggio della Rinascenza. La loro committenza è legata alla figura di questo nobile Vescovo andriese del XV secolo e, in modo particolare, a Francesco II Del Balzo (1410-1482) Duca Di Andria, contemporaneo del Vescovo Florio. ... fu Vecsovo mecenate, generoso e munifico. Dotò la Cattedrale di uno sfarzoso corredo di preziosi paramenti sacri, e l'arricchì di libri corali ad uso del Capitolo. Approdarono così nella Cattedrale di Andria i codici miniati del Quattrocento, nei quali particolare risalto veniva dato al tema della Natività e al Presepe (tema caro all'ambiente rurale)[In nota lo Schiavone aggiunge:... bruciarono tutti nel violento incendio che devastò il Coro e il presbiterio tra il 17 e il 18 aprile 1916. I più preziosi erano i tre antifonari graduali e i codici membranacei in scrittura gotica calligrafica, con lettere iniziali splendidamente miniate e colorate di rosso e di azzurro. Di particolare preziosità una Epifania con lo sfondo del Presepio e una splendidissima Natività con i volti bellissimi della Vergine e di San Giuseppe che adorano il Bambino].
Due statue lignee policrome raffiguranti la Vergine e S. Giuseppe che adorano il Bambino furono destinate ad abbellire la Cappella della Natività, probabilmente parti di un presepe."
Nelle pagine 58-59 del suddetto Catalogo d'arte gli autori accennano poi ad una possibile provenienza della statua di San Giuseppe e scrivono:
"Tra gli esempi più famosi di presepi lignei coevi a quello di Andria, che potrebbero presentare risvolti interessanti per future ricerche, citiamo innanzitutto il Presepe Carafa del maestro bergamasco Pietro Belverte, realizzato nel 1507 su commissione del conte Ettore Carafa per la sua cappella all'interno del Cappellone del Crocifisso nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli; quello realizzato per il duomo di Capua, probabilmente dallo stesso Belverte, su commissione del cardinale Giordano Caetani, arcivescovo di Capua dal 1447 al 1495, ed infine quello di San Giovanni a Carbonara a Napoli, opera di Pietro e Giovanni Alamanno. ...
È possibile ipotizzare che, per motivi che si spera di vedere accertati da un ulteriore approfondimento delle indagini d'archivio, il Mago sia giunto ad Andria in seguito allo smembramento di uno dei presepi citati o di altri presepi. ...
È proprio il San Giuseppe di Napoli [del Presepe per la cappella del Crocifisso nella chiesa di San Domenico Maggiore] l'opera con cui la scultura di Andria dialoga maggiormente in relazione non solo all'iconografia ma anche al modello cui è ispirata. Numerose sono le analogie che possono essere riscontrate a livello iconografico tra le due sculture. ... il braccio destro, impegnato nel caso di Napoli a proteggere il volto dalla luce emanata dal Bambino, compie in quello di Andria un movimento simile per sollevare il turbante in segno di riverenza; la mano sinistra impugna il bastone che nella scultura andriese non è originale; il ginocchio destro, portato in avanti nella genuflessione, è coperto dalle pieghe del mantello fin sopra la caviglia; la curvatura del mantello sulla spalla sinistra è pressoché identica, così come la fermatura dei lembi del mantello sotto il collo.
La mancanza della doratura a foglia d'oro sul mantello del San Giuseppe di Andria, presente invece nella Madonna orante, potrebbe confermare l'estraneità reciproca delle due statue lignee accostate nella scena della Natività."
Qui sopra, proponendo come prima un confronto simile a quello inserito
nel testo citato, si evidenziano le strette analogie, sia nella postura che in molti tratti dell'abbigliamento,
tra il San Giuseppe del Presepe Carafa scolpito da Pietro
Belverte e presente nel Cappellone del Crocifisso nella
chiesa di S.
Domenico Maggiore a Napoli, e il San Giuseppe del presepe un
tempo presente nerlla Cappella della Natività della Cattedrale di
Andria.
Dette strette analogie tra le due sculture, come s'è sopra detto,
allontanano e fugano l'ipotesi che il nostro San Giuseppe possa essere un riuso di re mago.
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]