1936: il nuovo Campanile

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Nuovo Campanile di S.Agostino - cronaca del Maggio 1936

Si trascrivono i testi del giornale "Squillate, o campane! ...", numero unico, pubblicato il 31 maggio 1936, in occasione dell'inaugurazione del nuovo campanile, eretto dall'ing. Riccardo Civita, su progetto dell'ing. Giuseppe Chieppa.
Le foto inserite, originali del giornale (in verità piuttosto deteriorate!), sono di Aurelio Malgherini (come può individuarsi dal timbro a secco in basso a sinistra sulle foto); non sono state riprodotte le foto a mzzo busto di Vescovi, parroci e personalità.
Nella foto dell'altare si vede chiaramente il retrostante coro del rinomato ebanista Giuseppe Gigli, ma tale opera pregevole oggi non c'è più; esisteva ancora nel 1936: che fine ha fatto?
Il giornale riporta inoltre una foto di acquasantiera di stile bizantino riccamente scolpita, oggi posta nel cortile dell'Episcopio.

(stralcio dal giornale)

Squillate, o campane! …

A ricordo dell’inaugurazione della Torre Campanaria
della Parrocchia di Sant’Agostino


Andria, 31 Maggio 1936 - XIV
numero unico

Facciata della Chiesa di S. Agostino nel 1936

L’augurio del Vescovo

Ciò che ieri era un voto, è oggi una bella realtà! L’artistica Chiesa di S. Agostino ha il suo campanile che sorge maestoso quasi a completare il sacro edificio. Da quella sovrana altezza, le campane con la loro voce sonora e possente, ci chiamano a raccolta per ricordarci tutte le circostanze memorabili della vita.
Fate, o figliuoli, che questa voce non si perda in alto per le nubi, ma venga sempre raccolta dai cuori veramente e sinceramente cristiani. La massima delle campane è compendiata bellamente in versi dai monaci del medio Evo:
Deum colo – plebe voco – defunctos ploro – nimbos fugo – festaque honoro.
Sopra tutti i parrocchiani e benefattori, sopra il degnissimo Parroco e zelanti suoi coadiutori invoco le divine benedizioni.

†Paolo Rostagno, Vescovo


La riconoscenza del Parroco

Quanto è buono con noi il Signore! I voti ardenti di lunghi anni si sono realizzati. L’artistica, bellissima Chiesa di S. Agostino ha il suo degno campanile! Sentiamo, o fedeli, nel suono armonioso delle nostre campane, la voce del Signore che dolce, soave ma incessante ci invita a stringerci a Lui nelle sue braccia amorose.
I1 nostro campanile sia il segno della nostra fede, la sua voce sia l’eco fedele della liturgia, che ogni giorno per noi tra le sacre mura si svolge; ci dia conforto nel dolore, ci sollevi alla speranza certa e soave dell’eterna felicità. Cantate, o campane, le glorie di Dio. Questo popolo vi chiedeva su in alto in alto come l’espressione della sua continua vitalità; sembrava tutto muto intorno a lui, preparava solo con maggior ardore più potenti le sue voci di lode, di amore, di riconoscenza. Le campane realizzino l’unità di vita nella magnifica famiglia parrocchiale, le ore di gioia si spandano da per tutto perché siano moltiplicate nelle comuni gioie; le ore di dolore si allievino nel comune conforto. Il campanile segni il centro irradiatore di tutta la vita parrocchiale, il fulcro di ogni opera buona.
E cantate, o campane, la vostra riconoscenza a quanti con generosità e ardore vi vollero in alto, contribuendo all’erezione del nuovo campanile; fate giungere a tutti il grazie sincero del pastore della parrocchia, che affida a voi di esprimere a quanti lo aiutarono e lo aiuteranno la gioia del suo animo e la sua vivissima gratitudine.

Il Parroco [priore Don Riccardo Losito]


L’interno della Chiesa

Sorse la Chiesa nel sec. XIII accanto al Monastero, dove Federico II istituì l’ordine militare religioso dei Templari dotandolo di alcuni beni, come si desume da una memoria dell’avv. Tommaso M. De Liso, del 10 marzo 1792, in difesa, del monastero di S. Agostino. Ai Templari successe l’ordine Teutonico e da questo il monastero andò decaduto agli antichi dinasti di Andria, che lo cedettero agli Agostiniani Calzi nel 1387, sotto il pontificato di Urbano VI. Espulsi gli Agostiniani, il 19 settembre 1809, il Collegio dell’Annunziata ne occupò la Chiesa, nel 1803, dal suo grandioso e ricchissimo portale, vero gioiello d’arte gotica medievale. Il 1857 fu eretta a parrocchia.
altare maggiore
Nel 1770 la chiesa fu, nell’interno, del tutto rimodernata e decorata di stucchi dal P. Maestro Ricatti di Andria. Allora si trovò, nella trave maggiore, che sosteneva il comignolo del palco, la seguente iscrizione:
«Federico de Aragonia illustrissimo Principe ac Duce Andriæ imperante.»
Dopo i rifacimenti la Chiesa si presenta ad una sola nave. In fondo al presbitero sorge un magnifico altare di marmo, a’ di cui corni sorgono superbi scudi abbelliti di cartocci. Sulla mensa si alzano gradini ornati di foglie bianche, ricurve, tra fregi di marmo nero, giallo 'e cipollino. A’ fianchi sono affissi due scudi, nei quali, tra cornici ritorte, sono rilevate due aquile con gli stemmi di S. Agostino.
In questo tempio è profusa la plastica. Plastiche sono le quattro statue degli Evangelisti, con i loro simboli, del Leone dell’Aquila, del Toro e dell’Angelo, maestosamente seduti sui capitelli rispettosi, che fiancheggiano il presbitero. Tre altre statue sono accanto al muro. Una rappresenta l'eremita Gregorio de Verucolo, morto nel sec. XIII in età di 118 anni. L’altra il beato Agostino Termense, Generale dell’ordine Agostiniano, morto nel medesimo secolo; la terza rappresenta il frate Tommaso Arbuatti; piacentino, morto in odore di santità nel sec. XVII. Sei altari completano il vano di questa chiesa.
A ridosso dell’altare maggiore è situato un ottimo organo, con cantoria artisticamente lavorata. Gli stalli del coro, tutto in noce, sono opera del rinomato ebanista andriese Giuseppe Gigli. Il pergamo non è privo di fregi. Bella è la colomba fra un fascio di luce.
Molto belli sono i quattro affreschi, relativi alla vita di S. Agostino. Il primo rappresenta il Santo, ancore infedele, seduto sotto una ficaia, con lo sguardo rivolto ad un angelo, che gli porge la Bibbia, nell’atto di dirgli «Tolle et lege.» Il secondo nell’atto in cui riceve il battesimo da: S. Ambrogio; il terzo vestito dell’abito claustrale, mentre dà la regola a' suoi alunni; il quarto nell’atto di fulminare gli eretici.
Questa chiesa à molte tele degne d ammirazione. L’adorazione de' Magi e l’Ascensione di Cristo messe sul presbiterio. Buone sono le tele dei sei altari minori; l’Adorazione dei magi [?], la Madonna della Consolazione, S. Nicola Tolentino, la Madonna degli Angioli, l’Incoronata, l’Annunziata e Gesù Crocifisso, nel sesto altare. Il migliore dipinto si ammira sulla porta di questo tempio, nel quale sono rappresentati i dottori della Chiesa, che ascoltano la parola del verbo divino.

F.[rancesco] P.[apa]


Voce di speranza

Nel cielo azzurro de la primavera
l’alba ridente noi saluteremo
e nel dolce crepuscol de la sera
la preghiera de l’Angel canteremo:
Ave Maria, sui miseri discenda
ne l’ora tua la pace sacra e pia
a quei che soffron la quiete renda
la santa mia preghiera: Ave Maria!
Cade la notte, nel tugurio mesto
piange ‘l povero e triste si dispera
de l’indoman pei figli, per la sposa:
ne la materna voce mia riposa
dolce la gioia nel suo cuor ridesto,
con me nel suo dolor ei prega e sper.

Sac. D. Bruno


Il Portale

Il portale
Durante il 1.° solenne Congresso Eucaristico Diocesano, svoltosi nel maggio 1933, allora Vescovo S. E. Mons. Ferdinando Bernardi, ora Arcivescovo a Taranto, la Chiesa di Sant’Agostino fu scelta, quale degna sede per le adunanze dell’Azione Cattolica Femminile di Andria. Qui convennero vari Eccellentissimi Vescovi e l’Ordinario Militare d’Italia S.E. Mons. Bartolomasi.
La Chiesa di Sant’Agostino ha un pregevole portale (Sec. XII) in cui si ammira l’arte nei suoi dettagli veramente finissimi, difficili e svariati. L’ornato di questa mirabile porta è composto da tante lunghe fasce, l’'una s’intende differente dall’altra.
Particolarmente bella è la seconda fascia, formata da sedici quadretti, distanti circa un palmo: si notano in essi rosoni, stelle, girasoli, tulipani, garofani con foglie di vario ornamento. Anche la settima cornice, presenta sui quadretti vari fiori a chiocche, cosparsi di foglie variopinte. Tutti i lavori in pietra che si ammirano nell’artistico portale, sembrano fatti, dalla mano di un pittore, piuttosto che da quella di un paziente scalpellino, tant’è la morbidezza, che si rileva nei particolari.
Sull’architrave vi è una lunetta su cui, secondo alcuni storici, [1] sono raffigurati il Salvatore con due serafini, i quali aspergono l’incenso, che si vede uscire a globi di fumo dai turiboli. Il Salvatore è vestito alla greca, in atto di benedire. A destra vi è S. Remigio, Vescovo di Reims, a sinistra S. Leonardo, con in mano una catena che cade sino ai piedi. Secondo P. Mariano Ferriello [2] agostiniano, il quadro non rappresenterebbe lo stemma dei teutonici, che viene rappresentato da una croce bianca su manto nero, ma il Salvatore avente ai lati S. Martino di Tours, già titolare della primitiva Chiesa, e Sant’Agostino. Questo, quadro, insieme agli altri bellissimi lavori dello stesso portale, risente dell’arte bizantina, di cui Andria ha bei esemplati nella Cripta di Santa Croce (deturpati) e nella Cripta della Cattedrale, il Salvatore che benedice alla greca, anch’esso in parte scomparso!
Sia il portale di Sant’Agostino che il nostro torreggiante Castel del Monte, che domina, quest’ultimo, la Puglia ubertosa e pianeggiante, sono stati descritti ed illustrati in grande opere italiane ed estere, e particolarmente quelle che raccolgono i più insigni monumenti dell’arte medievale.
Ai lati della grande porta si vedono due leoni di pietra (quello di destra è spezzato), i quali anticamente dovevano sostenere sul dorso due colonnette ritorte; solito ornamento degli Svevi. Un esempio: la Chiesa Arcivescovile di Napoli.
Circa l’epoca della costruzione della Chiesa, bisogna riportarsi al tempo della istituzione del monastero degli Agostiniani in Andria, i quali, secondo Can. D. Michele Agresti, vennero in questa Città quando era vivente il Duca Francesco Del Balzo. Infatti come risulta dai documenti degli stessi Agostiniani il 14 febbraio 1358 il Padre Generale G. da Rimini destinava al Convento di Andria Frate Masella di Campania. Nello stesso anno e mese, il giorno 6, imponeva al padre di Napoli, Fra Paolo di Aversa, e al procuratore dello stesso Convento Fra Masella Macca di restituire a Fra Giovanni di Bisceglie, Priore di Andria, il resto di quanto gli doveva. [3].
Stabilitisi quindi gli Agostiniani in questa Città fu loro pensiero costruire la Chiesa in onore del loro grande fondatore: Sant’Agostino. Padre Bartolomeo da Venezia, infatti, il 12 aprile 1387 dava licenza al Priore dei Frati di Andria di alienare parte dei loro poderi per incominciare la costruzione dell’attuale Chiesa.

Eligio Morgigni


acquasantiera di stile bizantino lavabo posto nella sacrestia
a sinistra: la foto del giornale - a destra: oggi, nell'episcopio

Le Campane

Nell’ora che volge il desio„ un suono festoso e giulivo si levò. Sono forse le ciaramelle che il poeta udiva tra il sonno? Sono forse gli effluvii che si sprigionano dalle corolle variopinte ed imbalsano l’aria già mite? È forse un suono di ninne nanne? È forse l’inno gioioso dei ridesti nidi di pinnati cantori?
No. Sono i sonori bronzi d’una nuova torre campanaria che brilla nel bel cielo della città fedele. Sono nuove campane che squillano per l’aria serena. Un pio ed ardente desiderio di un illustre presule della diocesi, l’opera d’un zelante parroco ha avuto finalmente il suo perfetto e totale compimento. Solo alla luce della storia si può valutare l’opera della nuova torre campanaria. Solo dinanzi al vistoso numero di circa 14000 figliani si può conoscere il bisogno urgente delle nuove campane.
L’origine delle campane è remotissima. Gli egiziani ritenuti gl’inventori delle campane le usavano per annunziare le feste di Osiride. I cinesi le conoscevano già molto tempo prima della venuta del Messia. Il gran sacerdote degli Ebrei portava dei sonagli attaccati all’estremità della sua veste tanti quanti erano i giorni dell’anno presso gli Israeliti. I Romani si servivano del campanello detto «tintinnabulum» per annunziare al popolo l’ora dei bagni, del mercato e di tutti gli affari pubblici; campanelli ornavano la cupola del carro funebre di Alessandro Magno.
Le campane si cominciarono a fondere, come attesta un celebre storico, circa il secolo VII, ed il primo scrittore ecclesiastico che ci tramanda il nome di campana è il Venerabile Beda. Molti ritengono che Papa Sabiniano, successore di Gregorio Magno, salito al trono pontificio il 28 agosto 604 sia stato il primo ad usare la campana. Nei primi tempi della Chiesa, i diaconi a nome del Vescovo, comunicavano alla società dei primi credenti l’orario delle funzioni sacre. Dopo l’imperatore Costantino si usarono corni, trombe, vasi di ottone ed altri strumenti. Da principio fu usata una sola campana per ogni Chiesa, in seguito poi il numero aumentò per i diversi uffici che la Chiesa compiva.
Il suono della tromba levitica non riempiva di concerti musicali il firmamento stellato, non parlava a luoghi lontani, ma echeggiava solo sulla superficie della terra. La Chiesa alzò la campana sulla torre, e di là essa domina l’immenso orizzonte e scende a noi come una voce dall’alto; sembra un angelo che passa per l’aria, e muove gli accenti dell’annunzio a lui affidato, con fragoroso e tuonante rimbombo passa di colle in colle, di valle in valle chiamando gli uomini ad adorare, amare e lodare Dio. Dice ad ogni cattolico tre volte il giorno che alcuni secoli fa l’angelo Gabriele scese dal Cielo e annunziò a Maria che il Figlio di Dio sarebbe da Lei nato, che Maria rispose con parole di umiltà e che il Verbo di Dio s’incarnò per noi. Anche l’uomo incredulo è tratto a meditare questo solenne mistero che è il fondamento della fede cristiana.
Quando l’umile salutazione angelica ondeggia, squillando, nel roseo tramonto, i contadini si fermano un istante e si tolgono il cappello: Dante ed il Byron, curvano la fronte. E curva la fronte anche il Carducci che ripensa i versi e accoglie nell’anima commossa tutte le voci soavi e misteriose, il sospiro di passione e di religione che sale dalla terra al Cielo in quell’ora di mistero e di pace. E gli è dolce obliare la vita dolorosa e pensare sospirando all’ultima quiete; gli è dolce quel desiderio di pianto che gl’invade l’animo, mentre le ultime tinte del tramonto sfumano nella notte e tra il silenzio degli uomini e delle cose trascorre ancora pei vertici delle colline arborate, il murmure dolce: Ave Maria.
Taccion le fiere e gli uomini e le cose
roseo il tramonto nell’azzurro sfuma
mormorar gli alti vertici ondeggianti
Ave Maria.
La campana è la voce dell’angelo che ci ricorda i doveri verso Dio, la bontà e la misericordia divina, e ci apre il cuore alla speranza. Nei dì di festa la campana chiama ogni fedele alla preghiera comune nel tempio di Dio. In ogni giorno la campana ripete lontano le gioie e le tristezze dei miseri mortali, lieti annunzi di schiuse culle e di intime unioni, ferale messaggio di agonia e di morte. Con lenti rintocchi la campana fa piegare il ginocchio dell’uomo sulle meste campagne dei morti, e in armonia funebre addormenta nelle ultime tenebre le spoglie mortali:
E verrà dì che tu a me pure intuoni
la suprema partita;
e com’ora dileguano i tuoi suoni
a me così dileguerà la vita.
Gli squilli sonori di nuovi bronzi fusi agli armoniosi concerti dei piumati cantori e alle voci argentine delle nidiate di bimbi ascendono il celeste empireo come inno di gioia e di pace. E tu, o cittadino laborioso, ritornando con la vanga tra le mani callose dalle ubertose zolle della ferace terra di Puglia guarda il campanile che brilla al sole e saluta l’Amico Divino che qui ti attende.
Suonate, o campane, e portate il lieto annunzio al laborioso colono seduto tra il pallido grigiore d’ulivi e l’ombra garrula dei pini, al giovane signore vicino alla lauta mensa e al vecchio cadente che vivacchia in buchi trogloditici. Fate che al vostro annunzio i novelli Dante ed Aroldo chinano il capo e salutano il “Bel Fiore„ che il poeta invoca: “e mane e sera
Squillate per l’aria serena, o campane
Sonate la gloria del lieto dimane
Dal pian e dal ripido dormente declivo
Portate l’annuncio del giorno festivo.
Sonate festanti campane a distesa,
De l’alba nuovissima è viva l’attesa.

Sac. A. Del Giudice


Il telegramma di Sua Santità

Città del Vaticano - 19 - 5 - 936 - ore 17,38.
Eccellenza Rostagno - Andria.
Grato del devoto omaggio augurale Santo Padre benedice di tutto cuore Ecc.mi Vescovi. Autorità Parroco Sant’Agostino popolo Andria auspicando sempre più larghi salutari incrementi fede vita cristiana.

Cardinale Pacelli


Il telegramma di Sua Maestà

Real Casa - Roma.
E. E. Ill.mo et Rev.mo Monsignor Rostagno - Vescovo di Andria.
Sua Maestà contraccambia beneaugurando il saluto molto cortese e patriottico di cui Vostra Eccellenza e stato interprete.

Mattioli


Da    «L’AVVENIRE D’ITALIA»

ANDRIA, 17 – Un’altra torre campanaria si è aggiunta alle altre tale da riconfermare la definizione di Andria: la Città dei Campanili! Infatti, dopo quelli della Cattedrale, di San Francesco, di San Domenico, del Carmine, di Santa Maria Vetere, di Santa Maria dei Miracoli, dopo la torre di «Mater Gratiæ», che è arricchita da un orologio solare e da due sonore carapane che suonano per indicare le ore, suono che viene ascoltato da tutta la Città, essendo essa posta quasi al centro dell’abitato, ecco – finalmente – la Torre Campanaria della Chiesa di Sant’Agostino!
Va subito detto che durante l’episcopato di S. E. Mons. Macchi, parroco allora Don Michele Caprara, scomparso qualche anno fa, furono consacrate due bellissime campane per la nuova erigenda torre. Fu proprio Mons. Macchi che fece iniziare i lavori di essa, che doveva sorgere poco distante la Chiesa e precisamente dal lato sud-est, per indicazione delle Autorità Civili di quell’epoca. Nominato parroco di Sant’Agostino Don Riccardo Losito, già parroco dell’Immacolata, l’idea della Torre non venne abbandonata.
E la torre è sorta ed è stata inaugurata, non sappiamo come, perché Don Riccardo Losito si fidò dell’aiuto del Sacro Cuore di Gesù e dei più zelanti e volenterosi cittadini parrocchiani, che lo aiutarono nella nobile impresa. Il Campanile o torre Campanaria è stata inaugurata per fortuita coincidenza precisamente da S. E. Mons. Macchi, che aveva già consacrate le campane durante il suo illuminato Governo di questa Diocesi.

La Cerimonia

Reduce dalla Palestina, S. E. Mons. Macchi venne in Andria, invitato dal cuore paterno di S. E. Mons. Rostagno, a trascorrere qualche ora di riposo, dopo il suo lungo viaggio. La coincidenza ha voluto che proprio in questi giorni si stessero ultimando i lavori per la tanto attesa inaugurazione. Mons. Vescovo volle subito rivolgere l’invito a S. E. Mons. Macchi, perché benedicesse la nuova torre, invito che fu accettato dallo illustre Presule di Como con spontaneità e gioia insieme.
Alla cerimonia furono invitate le Autorità, il Comitato d’Onore ed esecutivo, le Dirigenti delle Associazioni femminili di A. C. e parrocchiali, quelli delle Associazioni maschili e molti Sacerdoti. Il popolo, poi, volle a qualunque costo assistere alla bella inaugurazione, che rimarrà scolpita nella mente di quanti vi assistettero. Il Commissario Prefettizio si fece rappresentare dal Segretario Comunale Balzanelli, il Segretario del Fascio dal Cav. Lorenzo Marchio. Vi presenziavano pure il Cavalier Dott. Di Donna, Commiss. di P. S., l’ing. [Riccardo] Civita che con tanto impegno e disinteresse ha diretto l’esecuzione del progetto dell’ing. Chieppa Giuseppe.

Il discorso di Mons. Macchi

Alle Ore 19, S. E. Mons. Macchi, accompagnato da S. E. Mons. Rostagno e dai Mons.ri Cannone, Papa e Capiaghi, Prevosto di Cadenabbia Griante (Como), uscì dal tempio vestito pontificalmente e seguito dalle Autorità e da parecchie spiccate personalità presenti.
Dopo la benedizione del Campanile, lo stesso Vescovo Macchi tagliò i nastri bianchi, sorretti dalla madrina Donna Natalizia De Corato e dal padrino Can. Don Giuseppe De Simone, mentre i sacri bronzi iniziavano il loro suono dolce e festevole. La commozione prese tutti; poi, tra un religioso silenzio S. E. Macchi disse queste parole:
«Mentre la Nazione Italiana è in festa per la vittoria di Addis Abeba, la parrocchia di Sant’Agostino di Andria è in festa per la inaugurazione della nuova Torre Campanaria, sulla quale è scesa, or ora, la benedizione di Dio.
Grazie al Veneratissimo Vescovo Mons. Rostagno per l’onore concessomi di benedire ed inaugurare questo nuovo monumento cittadino, mentre nella breve permanenza in Andria i suoi buoni figli lo vanno circondando di tanto affetto.
Congratulazioni vivissime al parroco di Sant’Agostino per il compimento di un’opera artistica e di grande significato religioso: egli che vuol trasformare i suoi parrocchiani per formarne altrettanti cittadini del Cielo. Ed ora squillate, squillate o campane sacre …
Le campane squilleranno per santificare le anime vostre per appagare il voto del parroco tanto buono e tanto zelante, che vuol formare voi altrettanti cittadini del Cielo».
Indi nella Chiesa, illuminata e gremita di popolo, fu cantato il «Te Deum», dopo un discorso di occasione tenuto dal Can. Teologo Don Giuseppe D’Angelo. S. E. Mons. Rostagno, alla fine, impartì col Santissimo la solenne Benedizione di chiusura, mentre le campane squillavano, squillavano! ...

E. M.


Andria – Premiato Stab. Tip. F. Matera
NOTE
[1] Andria sacra di G. BorseIla.
[2] Gli Agostiniani in Andria, di P. M.Ferriello.
[3] Idem, come la seconda nota.