Il secondo fornice di sinistra ospita sull'altare una tela raffigurante San Nicola Tolentino.
La composizione architettonica degli stucchi per questo altare centrale,
come per il suo dirimpettaio, è più imponente e ricercata.
Questa una prima descrizione del Borsella:
"Nel secondo altare si adora S. Nicola Tolentino dell’Ordine Eremitico, con tunica stellata, emblema di quelle sante virtù che fregiavano la sua bell’anima; nel cui seno splende acceso il sole della carità, che infiammavalo. È risaputo che i genitori l’imposero tal nome per effetto del voto a S. Nicola di Bari, ove si condussero colla promessa, che dato avrebbero il Santo suo nome alla prole nascitura. Nell’ovato vi è S. Gregorio Magno, ispirato dal Paracleto nell’udito, mentre francamente affermava che le sue opere venivangli infuse dallo Spirito settiforme. Su questo altare è esposto un quadro della Vergine del buon Consiglio."
[da "Chiesa di Sant'Agostino" in "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.164]
Nell'ovato della lunetta è dipinto San Gregorio, detto Magno, papa nel VI secolo, padre e dottore della Chiesa. Suo emblema è la colomba, qui ritratta presso il suo orecchio destro, simbolo della sua ispirazione ad opera della Spirito Santo nell'elaborare le norme della liturgia e del canto sacro (detto appunto gregoriano), nello scrivere il Sacramentario del Messale Romano, numerosi libri di morale e di pastorale.
Il grande dipinto sull'altare raffigura San Nicola di Tolentino, ultima sua sede di religioso,
grande predicatore agostiniano del XIII secolo.
È raffigurato sorridente, con un cuore ardente di grande carità,
per la sua capacità di portare l'allegria dove c'era disperazione,
amore dove soprusi e misfatti.
Gli angeli alla sua sinistra reggono un nastro che riporta il suo impegno di eremita
seguace di Sant'Agostino: «PRÆCEPTA PATRIS MEI SEMPER SERVAVI»
Anche questo quadro, come altri in questa chiesa,
è opera di Gian Battista Calò, come può leggersi nella firma posta in calce:
«Joans Bapt.s Calò Tran.s P. 1781».
Studiamo ora un attimo le sculture di questo fornice, sia quelle in stucchi che in commesso di marmi policromi.
Sull'arco del fornice grandeggia un cartiglio sostenuto da due angioletti sbalzati dalla parete, nel quale è scolpita Giuditta che mostra alla sua ancella la testa di Oloferne, generale assiro da lei decapitato nella sua tenda (riprodotta a sinistra), dopo averlo sedotto e addormentato; a destra è sbalzata la città isdraeliana di Betalia (o Betel?), salvata dal suo coraggio.
Il Borsella, qualche pagina prima del testo succitato, scrive:
"Plastici pur sono i sei altari a stucco, gli Angioli nei corni, le modenature a sghembo, i gradini di marmo, con ornati, né troppo, nè vili. Plastiche le due eroine in cima ai medii altari, Giaele e Giuditta, rilevate dentro due scudi; quella chiodante l’empie tempia di Tisara e questa con la fida ancella tornar vittoriosa dal campo nemico coll’orrido teschio di Oloferne. Nulla parola di lode spendiamo circa le due magnanime, trepidi nell’aguzzare troppo gli occhi e l’ingegno a vedere troppo fino e sottile."
[da "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.159]
L'altare in marmi policromi è una realizzazione di fine Ottocento,
sovvenzionata dal Canonico Priore Francesco De Ferdinando,
che lo commissionò insieme a quello gemello della parete opposta.
Ai lati del paliotto gli stemmi della famiglia De Ferdinando; alla base
la targa indicante il devoto committente e la data, MDCCCLXXVII (1877).
Attualmente (2015) sull'altare davanti al finto ciborio è posta alla
venerazione dei fedeli l'immagine della
Madonna del Buon Consiglio che si
trovava su questo altare anche a fine Ottocento; infatti in una foto di quel
tempo inserita nella descrizione sintetica della navata si è potuto osservare che
sull'altare c'era questo piccolo quadro riccamente ornato e
per il quale in alto era posto un supporto in ferro battuto atto a reggere una mantovana
di lampade sospese (come quelle allora esistenti
in S. Domenico davanti alla Madonna del Rosario).
La chiesa inoltre possiede ed espone nella relativa festività una
statua settecentesca
della Madonna del Buon Consiglio, restaurata nel 2015 dal laboratorio andriese di Valerio Iaccarino e Giuseppe Zingaro.