L'altare della Vergine del Rosario è il secondo a sinistra dei quattro
altari laterali presenti nella navata,
sul dossale del quale fino al secolo scorso pendevano numerose lampade votive.
Così lo descrive l'Agresti nell'opera sotto citata:
[da "Chiesa di S. Domenico" in Il Capitolo Cattedrale di Andria .., di M. Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, Vol.II, pag. 91]
Come negli altri quadri presenti in Chiesa, tutti i Santi che circondano la Vergine sono raffigurati per esaltare la Famiglia Domenicana: oltre, ovviamente, a San Domenico (1170 - 1221) le tre sante Agnese (1268c - 1317) da Montepulciano in Toscana, Caterina da Siena (1347 - 1380) e Rosa da Lima (1586 - 1617).
Come scrive l'Agresti, nel cartiglio marmoreo posto nella parte superiore del dossale che abbraccia il quadro della Vergine è scritto:
D.O.M.
IN HONOREM SS. DEI GENITRICIS
SUB TITULO ROSARJ
DEUOTA EJUSDEM SODALITAS
[Quadro della Madonna del Rosario; particolare dei 5 misteri gloriosi dipinti nelle bende del Baldacchino]
Qualche notizia in più ce la fornisce il Merra:
"Il secondo altare è sacro alla Vergine del Santissimo Rosario, che col Bambino
nelle braccia sta seduta sotto un baldacchino, le di cui aste sono sostenute
da quattro angioletti, e nelle cinque bende, che si veggono pendere,
sono figurati i cinque misteri gloriosi del Rosario. A destra le stanno S. Domenico,
che inginocchiato riceve da lei il Rosario, e Sant’Agnese da Montepulciano
con un agnello in braccio; a sinistra le stanno Santa Caterina da Siena coronata
di spine e col cuore in mano, non che Santa Rosa da Lima col giglio;
mentre il Bambino le impone sul capo un serto di fresche rose.
Nell’ottobre 1896 la Vergine del Santo Rosario venne donata d’una corona di argento,
che porta sul capo, e d’un concerto d’oro, che le adorna il petto.
Nell’ovale è dipinto S. Antonio Arcivescovo di Firenze, vestito di piviale,
con la mitra sul capo, col pallio sul collo, e con nella destra una borsa,
da cui versa denaro, per esprimere la sua profusa carità verso dei poveri,
e nella sinistra tiene la croce Arcivescovile.
Questo altare con il quadro fu fatto a spese della Confraternita del SS. Rosario,
come appare dalla seguente conclusione: «A di 21 giugno 1773 fu proposto consiglio
dal P. Priore Buchicchio se si dovessero fare due altri altari di marmo,
cioè quello di S. Domenico, e quello del Rosario, pel prezzo di ducati 1200,
e due quadri nuovi per i medesimi altari, per il prezzo di duc. 110;
e perché la Congrega del Rosario, a cui spetta fare l’altare del Rosario,
è impotente a pagare il costo del medesimo al marmoraro; se si dovesse
il Convento obbligarsi a pagarlo in nome di detta Congrega col far obbligare
con publico istrumento la detta Congrega di pagare duc. 40 annuatim
al Convento intanto che estinguerà il debito tanto dell’altare,
quanto del quadro; e fu risposto affermativamente».
Infatti sopra uno scudo di marmo, posto in alto dell’altare si legge:
«D. O. M. In honorem SS. Dei Genitricis sub titolo Rosarii devota eiusdem sodalitas».
Tutti questi altari nel 1752, prima che fossero fatti di marmo, erano ornati
di fiori di seta, di carte di gloria e di candelieri di ottone".
[da "La Chiesa e il Convento di S. Domenico" in Monografie Andriesi, di E. Merra, tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol. II, pagg. 24-25]
Nell’ovato (foto a sinistra) c’è
Sant’Antonino Perozzi (1389-1459), domenicano arcivescovo di Firenze dal 1446.
Questa tela illustra l’aspetto altamente caritativo del Santo, che nel 1442 aveva fondato i “Provveditori de’ Poveri vergognosi”,
detti “Buonomini di San Martino”, allo scopo di aiutare le famiglie nobili cadute in disgrazia, i forestieri,
le gestanti senza sostentamento familiare, i malati e, in generale, tutti i poveri incapaci di elemosinare e di rendere pubblica la propria miseria.
[particolare dell'altare realizzato dai marmorari Marino e Domenico Palmieri nel 1774 - foto Sabino Di Tommaso,
02/04/2021]
Gli altari della Madonna del Rosario e di S. Domenico costarono più di quanto scrive il Merra; la spesa ammontò a 750 ducati ciascuno per un totale di 1500 ducati, versati in parte a fine lavoro, nel maggio del 1774, al marmoraro Domenico Palmieri di Napoli, come risulta dall'atto notarile redatto da Gaetano Frisardi il 16 luglio 1773, stipulato cioè circa un mese dopo la decisione presa a livello di confraternita, citata dal Merra.
"Die decimo sexto mensis iulij sexte ind.nis millesimo septingesimo septuagesimo tertio, in civitate Andrie, habita lic.a ob festum S.te Marie de’ Monte Carmelo.
Ad istanza fattaci per l’infrascritta parti, personalmente ci siamo conferiti nel Ven.le convento di S. Domenico dell’ordine de’ Predicatori di questa città d’Andria, ove abbiam rattrovato gl’infrascritti RR. Priore, e PP. del medesimo. ...
E con essi in detto luogo abbiam rattrovato il Sig.r Dominico Palmiero maestro scoltore di marmi, ed ingegniere marmoraro della città di Napoli, al presente in questa suddetta città d’Andria, aggente similmente ed interveniente alle cose infrascritte, tanto per se, suoi eredi, e successori, quanto in nome, e parte, e come procuratore specialmente costituito del Sig.r Marino Palmiero suo Padre, ...
Il suddetto Sig.r Domenico ingegnere, e scoltore ... sponte promette, e si obliga avanti di noi, e de’ sopraddetti RR. Priore, e PP. presenti formare nella chiesa dello stesso Ven.le convento situato in questo abbitato d’Andria nella strada detta la Piazzetta, giusta li suoi confini, due altari, e cappelle di marmo nella maniera, e forma stà espresso nel disegno firmato dalle parti suddette, ... quali due altari, e cappelle devono essere, cioè uno di S. Domenico, e l’altro della Vergine SS.ma del Rosario di rimpetto l’un l’altro, ove sono situati presentemente, senza punto appartarsi dal detto disegno ... ."
[particolare del ciborio dell'altare della Vergine del Rosario e angelo reggimensa nel paliotto - foto Sabino Di Tommaso, 16/03/2014]
Sotto la predella di questo altare è affissa la pietra tombale enunciante che nel sottostante sepolcreto sono inumati i fratelli della Congregazione del Rosario. Vi si legge infatti la seguente iscrizione:
SEPULCRŨ
CONGREG.[REGATIONIS] SACRAT.[ISSIMI]
ROSARII ~
1624
A destra dello stesso altare, nella rientranza di fronte all'entrata laterale, originariamente
(cioè prima dei restauri del Settecento o successivi) si apriva forse una porta che dal chiostro
permetteva l'accesso in chiesa agli ospiti della foresteria e ai frati conversi.
Ora è una ampia nicchia nella quale sono esposte le statue dalla Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina da Siena.
Sull'altro lato della navata, opposto a questo altare, è eretto quello di San Domenico, in tutto simile, in quanto ambedue così realizzati per esplicito contratto dallo stesso marmoraro, Domenico Palmieri.