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L'antico sepolcreto
[mappatura del sepolcreto realizzata dall'arch. Rosa Angela Laera, con la collaborazione di Agata D'Ercole, nei lavori di restauro del 2012-2014]
[struture tombarie sotto il pavimento e i muri della navata - (le foto non sono riprodotte nella stessa scala) - 01/2012]
[sepolcreto sotto la navata - foto dell'arch. Rosa Angela Laera]
Il 27 gennaio del 2012 Don Giannicola Agresti, a nome della Diocesi di Andria,
e il Sindaco Avv. Nicola Giorgino, per l'Amministrazione Comunale, annunziarono
che a breve sarebbero iniziati i lavori di ristrutturazione della Chiesa di San Domenico
grazie alla possibilità di finanziarli con i proventi dell'8 ‰ (otto per mille).
In quell'occasione fu possibile alle autorità e ad alcuni mezzi di informazione
locali, quali "videoandria.com" e
"domaniandriese.it",
di prendere visione delle allora precarie condizioni in cui versava la pregevole
struttura religiosa, storica ed artistica. Le due immagini soprastanti provengono
da quella visita al complesso conventuale di San Domenico.
Nei precedenti lavori di restauro, eseguiti tra il 1988 ed il 1991, sospesi e non
più proseguiti per varie cause
tra le quali la mancanza di fondi, l'impiantito della
navata della Chiesa
fu lasciato senza pavimento, con il sottostante complesso sepolcreto scoperchiato.
Quei restauri erano diretti dall'arch. Fernando Palladino il quale,
a proposito delle tombe presenti in San Domenico nella sua relazione
al termine di quella fase di consolidamento della struttura, scrisse:
"... Sono stati scoperti vuoti sotto la muratura stessa, con espansioni sotto il portico e sotto il pavimento della Chiesa;
poiché i vuoti contenevano scheletri e resti umani è stata data comunicazione alla Soprintendenza,
al Sindaco ed alla polizia; la Soprintendenza ci ha messo in guardia circa l’esistenza di un più ampio impianto tombale,
con l’Ufficio Comunale di Igiene e con la locale Stazione di Polizia abbiamo concordato il da fare circa i resti umani.
... è continuato il lavoro
di direzione dello scavo nel pavimento della Chiesa.
E veramente è venuto fuori un impianto tombale completo, come avrete potuto vedere in video cassetta,
composto da un sistema di sepolture singole e da altro sistema di vani voltati e pozzi a campana
ripieni di resti umani. Con molta cura e il rispetto che si deve ai defunti è stato selezionato
ogni resto dal terriccio, vagliando ogni mastella di scavo ed al termine si sono riempiti
circa 450 sacchi di ossa, che sono state trasferite all’Ossario del Cimitero Comunale.
Si è rilevato quindi, ancora con grande difficoltà, l’impianto tombale e si è riconosciuta in esso la causa
di quella che si credeva una risalita di umidità di altro tipo specialmente attraverso le murature perimetrali."
[testo tratto dalla
relazione sui lavori di consolidamento dell'arch. Fernando Palladino, presentata in pubblica assemblea al termine di quella prima fase di lavori]
L'architetto Maria Palladino così relazionò in merito all'analisi storico -
artistica del complesso
al termine di quella prima fase di lavori:
"
La ... scoperta infine, che forse rappresenta un punto nodale per la
comprensione degli altri enigni [la datazione e una effettiva riconoscibilità
dell'
impianto chiesastico e conventuale],
è quella del sepolcreto che occupa tutta la
parte sottostante al pavimento della chiesa.
Tale scoperta è stata originata da saggi sistematici fatti a livello di
pavimentazione, inizialmente allo scopo di identificare le cause di una
notevole risalita di umidità dal sottosuolo sulle pareti interne della
chiesa.
... Nella
Bolla papale di Bonifacio IX, indirizzata ai Padri Domenicani, si legge che
Donna Sveva Orsini domandava con la sua supplica che in quel luogo della
città di Andria sorgesse
«... unum locum pro usu et habitatione Fratrum
Ordinis vestri cum Ecclesia, campanili, campana, coemeterio, claustro,
dormitorio, refectorio, domibus, et aliis necessariis officinis ...» e che
tutto ciò fu concesso.
Non è dato sapere se il cimitero dei monaci sia poi stato ricavato
all'interno della Chiesa o in altro luogo interno alle mura del convento.
Certo è comunque che al di sotto del pavimento della Chiesa è stato
rinvenuto un impianto tombale complesso e ordinato, un cimitero vero e
propri dunque, con i sepolcri posti quasi ortogonalmente all'asse della
chiesa per tutta la sua lunghezza. Tale sepolcreto non è stato ancora
rilevato con precisione dall'interno, ma la sua planimetria risponde più o
meno allo schema seguente: [disegno riprodotto a lato]
Il problema è dunque questo: il cimitero preesisteva alla chiesa e la chiesa
vi è stata costruita sopra, oppure è successivo alla chiesa e dunque
vi è stato scavato all’interno?
I dati a nostra disposizione sono contrastanti:
-
In nessuna storia locale si parla di tombe sotto il pavimento della chiesa, anche se si parla di un cimitero dei monaci all’interno del complesso conventuale.
-
Sono state rinvenute alcune lapidi al di sopra del piano tombale e al di sotto del pavimento della chiesa ... .
Il testo di tali lapidi è il seguente:
-
SEPULCRV / CONGREG. SAGRAT. / ROSARII / 1624
-
HIC JACET OSSA SILVVII MA / RANTA VENUSINI QVINT0 / AUDITORIS REGNI NOVISS / IME DESTINATI IN ADVOC / ATUM FISCALEM PROVIN / TIAE PRINCIPATUS ULTRA / ORATE PRO EO
Come si vede, la datazione di tali lapidi arriva fino al 1624,
cosa che farebbe pensare a un impianto tombale successivo quantomeno alla fondazione
della chiesa originaria, sempreché le lapidi siano strettamente inerenti
alle tombe sottostanti, e non aggiunte in seguito.
A questo proposito è bene ricordare che, mentre è noto che al di sotto dei primi
due altari alla destra di chi entra vi fossero i sepolcri di due famiglie gentilizie
(quello degli Spagnoletti sotto l’altare di S. Vincenzo, e quello della famiglia Tupputi
sotto l’altare di S. Domenico), non si sa nulla circa l’eventuale esistenza di tombe
al di sotto dei tredici altari originari, e in ogni caso ciò non spiegherebbe
del tutto l’impianto di tombe oggi scoperto, che non sembra essere affatto attinente
a nessuna posizione di altare, né nuovo né antico, dato che come si è detto esso
si sviluppa in posizione centrale rispetto alla navata, e che la sua orditura
trasversale è anche leggermente rotata rispetto all’asse della navata stessa.
-
L’impianto tombale si può sommariamente sudividere in due parti, una anteriore,
più prossima all’ingresso, e una posteriore, più prossima alla zona presbiteriale.
A prescindere da questa netta diversità planimetrica, i cavi si succedono però con continuità,
né tale ideale linea di separazione sembra riferirsi, stando alle evidenze attuali, ad alcunché.
-
È stata rilevata anche la presenza di 3 pozzi e 2 fosse comuni di una certa profondità,
sempre interni alle mura della chiesa. ... .
-
All’interno della fossa comune “p4” sono stati rinvenuti esclusivamente
scheletri di donne, con le capigliature spesso intatte e numerosi tacchi di scarpe in legno,
tutte cose che farebbero pensare ad una datazione abbastanza vicina al 1624.
Quindi, a questo proposito, due sono le ipotesi: o non si trattava di un cimitero esclusivamente
di monaci, oppure questa fossa è stata scavata in epoca nettamente successiva alle altre tombe.
-
L’impianto tombale continua, da quello che è possibile vedere, al di sotto del presbiterio
(probabilmente con le tombe dei monaci) e al di sotto delle murature della chiesa,
cosa che indicherebbe non solo la sua preesistenza rispetto alla chiesa, ma anche che
la costruzione della chiesa soprastante non ha rispettato minimamente il perimetro
dell’impianto tombale, quasi che esso risultasse sconosciuto, tanto vero che in zona “A”
la muratura portante dalla chiesa alla base dell’arco presbiteriale si fonda
su di un’esigua voltina del cunicolo sotterraneo."
[testo tratto dall'analisi storico - artistica dell'arch. Anna Maria Palladino, presentata in pubblica assemblea al termine di quella prima fase di lavori]
Nelle immagini seguenti [in parte rielaborate elettronicamente per una
migliore lettura] è possibile
osservare e leggere le lapidi
trovate nel pavimento durante i restauri del 1988-1991 e ora rimesse al loro
posto, la prima davanti all'altare di san Tommaso d'Aquino, la seconda
davanti a quello della Vergine del Rosario.
[le immagini non sono riprodotte nella stessa scala - foto Sabino Di Tommaso del 02/04/2021]
[iscrizione sulla soglia della nicchia della Madonna di Costantinopoli]
I lavori di restauro avviati nel 2012, diretti dall'arch. Rosa Angela Laera,
hanno rifatto il pavimento sul sepolcreto (portato alla luce dai precedenti lavori all'inizio degli anni Novanta),
dopo aver accuratamente mappato tutte le tombe, come può vedersi dall'immagine
d'inizio pagina e in quelle sottostanti.
Oltre a numerose piccole tombe sotto la pavimentazione sono apparsi
una decina di ambienti di varia grandezza, di cui uno molto ampio sotto l'altare della Madonna del Rosario,
riservato certamente alla relativa Congregazione.
Qui sotto si illustra (come esempio) la sepoltura mappata come "B8" - "T8" (forse della
famiglia di Sebastiano Tupputi o,
più probabilmente, di quella la cui iscrizione è sulla soglia della nicchia
superiore), tomba localizzata nell'angolo a destra entrando
sotto la cona dell'affresco della "Madonna di Costantinopoli". Come si legge
nei rilievi dell'arch. Laera,
è un ambiente sotterraneo rettangolare largo oltre 2 m e lungo più di 3 m,
con volta a botte e profondo 3,44 m; vi si accede per una botola e una rampa di scalini
al termine dei quali si apre un pozzo a imboccatura cilindrica.
[foto e disegni del sepolcro "B8", a destra dell'ingresso, realizzati dall'arch. Rosa Angela Laera, con la collaborazione di Agata D'Ercole]