Ai tempi del Borsella su questo altare, tra stucchi che simulano un'architettura a tempio,
c'era la tela che attualmente trovasi sull'altare di fronte: la Madonna della Consolazione.
Essa nascondeva l'affresco che oggi ammiriamo della Madonna Odegitria, scoperto sotto delle sovrapposizioni nel
1937 (Di tale ritrovamento ne parla l'arch. Vincenzo Zito a pag. 29 del suo lavoro
"La Guerra dei 200 anni" edito nel 2010, citando BCA, Fondo Ceci, Cart.4 f.3.6).
Scrive infatti il Borsella:
“Passiamo quindi a ravvisare le tele dei sei minori altari. Il primo appalesa la Madonna della Consolazione, avente il Bambino sulla destra cinta di Angioletti, ai di cui santi piedi stanno orando S. Monaca e S. Agostino, già vescovo. In cima dell'altare un ovato che figura la disputa di cui ragioneremo tra poco, che si ammira in sulla porta della Chiesa, ...”
[da "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.164]
Per questo antico affresco annota Niels von Holst nello studio sotto citato:
“All’interno della chiesa si trova un’opera d’arte precedentemente sconosciuta [scoperta infatti solo nel 1937 per dei restauri che la rinvennero sotto delle sovrapposizioni] che risale all’Ordine Teutonico e conferma così l’affermazione di De Liso. Quando gli Agostiniani trasformarono la chiesa in barocco intorno al 1770, la sezione centrale di un affresco tardo romanico divenne una pala d’altare (Fig. 5)
La Madonna in trono con il Bambino Gesù benedicente si adatta in modo eccellente per composizione, disegno dettagliato e carattere cromatico alla pittura murale e su tavola apula del 1260-80 circa, ma in termini di qualità supera la maggior parte delle altre opere. Le scene secondarie furono coperte nel 1770.
[In nota poi aggiunge: L’affresco non era stato ancora progettato al momento della costruzione della chiesa (1230-40). Per ottenere lo spazio necessario, una delle finestre laterali nella metà inferiore fu murata. Dalla muratura con cui fu riempita la parte superiore tra il 1770 e il 1775 risaltano nettamente i bugnati massicci del 1260 circa visibili dall'esterno.
La parte dell’affresco oggi visibile - circa 2,40 x 2,20 m - è simile ai dipinti murali conservati ad Altamura, Barletta (S. Sepolcro), Brindisi, Carpignano, Casaranello, Gravina, Massafra e Mottola, ...”]
[“La Chiesa del Salvatore del Gran Maestro Hermann Von Salza ad Andria”, tradotto dall'originale di:
Niels von Holst, “Die Salvatorkirche Des Hochmeisters Hermann von Salza in Andria”,
in “Mitteilungen Des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”,
pubblicato da: Istituto di Storia dell’Arte di Firenze “Max Planck”, vol. 20, n° 3, 1976, pp. 379–89.]
[l'affresco anterestauro (nel 2005) e dopo il restauro (2013) - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso]
[Gesù disputa coi dottori del tempio - elabor. elettr. su foto di Michele Monterisi, 2010]
La suddetta Madonna Odegitria (οδηγός = guida; che indica la via)
è infatti una raffigurazione comune della Vergine in moltissime
città del nostro meridione, che sono state per lungo tempo sotto la
dominazione bizantina. Infatti essa è anche chiamata "Madonna di
Costantinopoli", a ricordo di quella che si tramanda sia giunta a Bari
dall'oriente nell'VIII secolo, una delle numerose copie dell'icona
dipinta, secondo la leggenda, dall'evangelista San Luca.
Ma non è necessario allontanarci dalla nostra città per ritrovare la
stessa raffigurazione: è presente nella pregiatissima tavola dell'
"Icona di Andria" del XIII secolo.
In tutte queste raffigurazioni la Vergine col cercine sul capo ed il
maphorion sulle spalle, seduta in trono, cinge con il braccio sinistro
il Figlio benedicente (Pantocratore) seduto sul corrispondente ginocchio
e lo indica agli astanti con la mano destra.
L'ultimo restauro (2012) ha scoperto l'immagine di un religioso a destra della Madonna (e a sinistra di chi guarda), rimuovendo le scritte che erano state aggiunte in un precedente ritocco. C'erano le lettere ΜΡ ΘΥ, poste a sinistra e a destra presso il capo della Vergine: sono una abbreviazione (lettera iniziale e lettera finale) delle parole greche ΜΗΤΗΡ ΘΕΟΥ (= Madre di Dio).
Nell'ovato a forma di trapezio curvilineo è raffigurato Gesù dodicenne che,
sfuggito al controllo dei suoi genitori,
siede magistralmente nel tempio e discute cogli scribi
sull'interpretazione delle Sacre Scritture.
Giuseppe e Maria, tornati sui loro passi per rintracciarlo,
lo sorprendono mentre illustra i testi,
si affacciano cautamente da un accesso sulla sua sinistra
e si fermano ammirati ad ascoltarlo.
[elaborazione elettr. su foto di. Riccardo Sellitri - 2010]
L'altare in commesso di marmi policromi con due angioletti ai corni, decorato con una conchiglia circondata da volute nel paliotto, porta alla base il nome della famiglia committente "A DIVOZIONE DEI CONIUGI / VINCENZO CAPUTO E ROSA SPERONE / 1959".