la navata

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la navata vista dal presbiterio
Gesù nel tempio disputa coi dottori
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso - 10/2017]

La navata: l'ingresso in chiesa

Si è accolti, entrando, da due policrome acquasantiere solite di ogni luogo sacro; nel centro il cuore fiammeggiante trafitto da una freccia, simbolo dell'Ordine Agostiniano.


acquasantiera sinistra e lapide commemorativa del 1857

Madonna del latte
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso]
Una lapide sull'acquasantiera di sinistra ricorda l’erezione a Parrocchia da parte di Mons. Longobardi nell'Ottobre del 1857: "D.O.M. / V . IDUS . OCT . AN . MDCCCLVII / IOANNES . IOSEPHVS . LONGOBARDI / EPISCOPVS . ANDRIENSIS / HANC . ECCLESIAM . SANCTO . AVGUSTINO . DICATAM / QVOD . DIV . FVERAT . IN . VOTIS / IN . PAROECIAM . EREXIT / NE . CHRISTIFIDELES . IN . VICINIA . DECENTES / CERTI . PASTORIS . REGIMEN . PRAESENTEMQUE - OPEM / IN . SALVTIS . AETERNAE . ADEMPIONE / FRVSTRA . REQVIRERENT"

Solo uscendo si rimane incantati dal quadro che sovrasta il ligneo pronao; restaurata nel 2013 dallo "Studio d'arte e restauro di Iaccarino L.V. e Zingaro G", la tela rappresenta Il Cristo dodicenne mentre discute coi sapienti del tempio delle Sacre Scritture, stupefacendoli con la sua saggezza.
"Ma volgiamoci al più sublime ornamento, che illustra questa Chiesa. Come altissimamente sentivi nella tua grand'alma, glorioso Zingaro [Antonio Solario, 1465 circa - 1530, improbabile autore di questo quadro!], a cui l'amore come a mille altri Italiani, non fole, o vilezze, ma celesti ispirazioni e miracoli dettando, te addestrava sulle tele eternatrici del tuo nome che più dolce e più sacro vive nella mia Andria, se ti piacesti arricchirla della tua portentosa Disputa. Cose divine sono in questo dipinto che è sulla porta del Tempio. Le mosse dei dottori così confusi e stupiti udire con ardore e raccoglimento il Verbo di Dio da cui con gioviale aspetto, e con pronte labbra arringando, tu aspetti la parola ma neppur questa manca. ... Chi poi enunciar saprebbe quel beato suo volto? Vola col suo spirito sino alle regioni delle Bellezze eterne, e diventa un Genio e prende una natura celeste per riempire l'anima tua con l'idea d'un bello sovrumano, potrai fartene allora una giusta immagine ... Ma come potrò io ben disimpegnarla, e descriverla? Io avrei bisogno dell'arte medesima, che guidasse la mia mano anche ne' primi e più sensibili tratti, che ne ho abbozzati. ... E ritornando ai pregi del quadro, ti goderà l'animo ravvisare venerando vecchione con lunga barba, ben alto della persona in piedi, in zamberlucco, svolgere intentamente un volume socchiuso e poi l'altro veder che ha fatto alla guancia della sua palma sospirando letto; non saprei se stancato più dalla meraviglia che dalla sapienza del Divin Giovinetto. E l'altro ancora v'è che seggendo, consulta un libro aperto sulle ginocchia ripiegato di pagine ne' bassi e destri vivagni. E l'altro, come dalla mossa fassi intravedere, che intricato dalla larga manica nel leggere, se l'era tolta. Bello e savio è veramente quanto un tocco di pennello, o di scalpello, od una parola, o un verso, oltre a quello, che esprimono, allargano tacitamente l'intelletto a cento altri pensieri. La calca poi, che da un lato del dipinto par sovvenire desiderosa di ascoltare, la conoscenza, e la esecuzione del vestire all'Orientale, non avran da noi lode, ove pur vuole verecondia, che non s'inoltri la penna, avvegnaché ella fosse verissima, altissima."

[da "Chiesa di Sant'Agostino" in "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg.165-168]

Ho riportato quasi per intero la descrizione del Borsella, non solo perché è colorita e particolareggiata, ma soprattutto perché documento esemplare del modo di descrivere proprio del periodo storico in cui lo scrittore visse, la prima metà dell'Ottocento.
Questo quadro probabilmente è della prima metà del Seicento; è la tela che Flavio Giugno volle fosse dipinta e posta nella cappella di San Leonardo (altare esistente prima che nel Settecento la chiesa fosse ammodernata); tanto aveva chiesto nel suo testamento (22 dic. 1621 e 10 mar. 1622), perchè presso tale altare c'era la tomba di famiglia ed ivi egli sarebbe stato sepolto.

stemma della famiglia Giugni apposto al quadro
[stemma della famiglia Giugni apposto al quadro]

È da notare che la tela riporta in basso a sinistra uno stemma gentilizio: è appunto quello della famiglia Giugno. Esso è a forma di scudo francese antico troncato: la partizione inferiore colorata di rosso contiene tre zampe di bue chiare "Bubulorum pedum insignia"; la partizione superiore è gialla; l'arma nel quadro appare sormontata centralmente da un busto (con cappello accademico o elmo?).

Flavio Giugno infatti nel suo testamento aveva dettato che alla sua morte fosse eretta una cappella nella chiesa di Sant'Agostino e:

... dopo tre anni «a die obiti ... e proprie all'altare di S. Leonardo, nella quale [cappella] tra le pietre et il quatro voglio spendano docati centocinquanta una vice tantum, et nel quatro voglio si pinga la figura de Cristo, nostro Signore, disputante nel tempio, coll'inscrittione che li detterà Giov. Contento-Caputo; et nella sopradetta chiesa, nel luogo ad arbitrio dei miei eredi, intra l'istesso termine, si faccia una lapide alla memoria de mio padre, coll'inscrittione che li dirà l'istesso Giov. Contento-Caputo»”. [1]
Entrando da destra il nostro sguardo è attratto dall'antico affresco di una Madonna che allatta il piccolo Gesù: (come per l'affresco in Porta Santa e quello nella cripta di Santa Maria dei Miracoli) è una Panagia Galaktotrophusa, cioè una tutta (πάν) santa (άγιος) Madonna del latte (da γάλακτος-latte e τροφός-nutrice).
Probabilmente questo affresco appartiene alla prima epoca di costruzione della Chiesa, al periodo teutonico-svevo del XIII secolo, scoperta nel 1937 sotto delle sovrapposizioni (Di tale ritrovamento ne parla l'arch. Vincenzo Zito a pag. 29 del suo lavoro "La Guerra dei 200 anni" edito nel 2010, citando BCA, Fondo Ceci, Cart.4 f.3.6).

Tra pensieri di prece
ascolta:
l’icona sussurra un messaggio di vita.
Non siede tra gli angeli in corona
su cuspidato regal trono
un’altera Madonna Platitera
che ostenta al fedele
ad esempio e guida
l’Incarnato Signore del Mondo.
Tra putti nimbati, tu miri,
raccolta nel cercine e nel manto,
una Mamma ed un Bimbo
di cristiana famiglia
modello di vita
umìle.

NOTE
[1] Riccardo Zagaria, "Flavio Giugno", in “Iapigia, organo della R. deputazione di Storia Patria per le Puglie”, 1937, articoli, Fascicolo 2, pag.172].