Dagli studi condotti da vari autori, di seguito riportati in stralcio, e in base agli scarsi documenti da essi ricercati e consultati, si può affermare che Flavio Giugno, sia nato intorno al 1560; indi morto certamente dopo il 1622, anno del codicillo al testamento, e prima del 1645, data di stampa della 2a edizione delle sue "Centum Veneres, seu Lepores ...", in quanto dalla dedica, e dalle altre note ed epigrammi introduttivi si evince la già avvenuta scomparsa dell'autore. Se ipotizziamo che le date indicate da Don Giovanni Pastore (prevosto di San Nicola nel Settecento) nella sua "Istoria di Andria" (vedi le annotazioni seguenti) siano esattamente anticipate di un secolo, avremo come periodo di vita del Giugni 1568-1640, termini rientranti nei limiti documentati.
Se come medico non ci è pervenuta alcuna sua eccellenza documentata (a parte gli elogi rinvenuti nelle introduzioni alla sua opera, come la seguente di Carlo Ciccarello, artium Medicinæ Professore, dell'Accademia dei Volubili, nell'edizione del 1645 "Flavius Iunius Andriensis, viroptimus Musis gratissimus, & Medicus celeberrimus quo familiarissimé utebar"), come poeta il Giugno fu molto apprezzato nelle accademie del suo tempo; egli fece parte dell' Accademia degli Uniti (sezione di Firenze), dell'Accademia dei Trasformati (sezione di Lecce) ed anche dell'Accademia dei Volubili (di Foggia).
Un'unica sua opera poetica è pervenuta a noi, le "Centum Veneres, seu Lepores ...", stampata in quattro edizioni, dal 1603 al 1714. Essa si compone di cento epigrammi in latino, di 6-8 versi ciascuno, pudicamente inneggianti a cento leggiadre donzelle o grazie, sia reali che della mitologia.
Nelle pagine introduttive alle "Centum Veneres, seu Lepores ...", tra i diversi epigrammi di prologo composti da vari letterati e accademici, è presente il seguente del poeta fiorentino Orazio Calandrio (accademico degli Uniti), componimento che qui si riporta perché mirabilmente sintetizza la figura di Flavio Giugno.
i cui versi potrebbero essere così tradotti
[Si tenga presente che quanto scritto tra parentesi quadre non è nelle citazioni ma è una precisazione o approfondimento del redattore della presente pagina.]
Parlando dei letterati andriesi illustri Riccardo D'Urso nel 1841 scrive:
"Nel 1468.[?] nacque qui anche da illustre Famiglia il celebre Medico Flavio Giugno. Questi profittò tanto nell’arte oscura della Medicina, che giovane ancora fu chiamato, dietro la rinomanza del suo nome, dal Gran Lorenzo de Medici, che reggeva lo stato di Firenze e fu nominato per primo Medico della sua Corte. Ingenti furono le ricchezze, e molti i titoli di onoranza, che ne riportò. Delle sue opere sono a nostra conoscenza solo alcune composizioni latine, intitolate «Centum Veneres, seu Lepores» che sono cento epigrammi di un gusto squisito, stampati in Firenze in un vol. in 4. di poi in Venezia, e quindi in Napoli. Egli nella sua età avanzata cercò in grazia da quella Corte rivedere la sua Patria, e gli fu concesso.Il suo palazzo è stato qui ora demolito dal signor Porro, rifabbricandosi un altro di nuovo disegno. Sull’antico stemma erano queste parole:Flavius Junius
Nec sibi nec suis
Sed cui Deus, et dies.Egli mori nel 1550.[?] ed il suo sarcofago è nel Convento di S. Agostino con questa muta Epigrafe:Ossa et cineres Flavii Junii 1550"
[tratto da "Storia della Città di Andria ...", di R. D'Urso, Tipografia Varana, Napoli, 1842, pag. 195]
Michele Agresti nel 1912 scrive (riprendendo i dati dal D'Urso):
"Flavio Giugno, nacque in Andria nel 1468 [?]. Fu medico alla Corte di Lorenzo de Medici in Firenze. Pubblicò varie opere, fra le quali cento epigrammi in lingua latina, dal titolo: Centum Veneres, seu Lepores: stampati in Firenze: una 2. edizione stampata in Venezia; ed una 3. in Napoli.
Questo celebre medico morì in Andria nel 1550 [?], e fu tumulato nel Convento di S. Agostino, dove leggesi la seguente epigrafe: Ossua et cineres Flavii Iunii 1550.
Il suo palazzo passò ai conti Marulli, indi al Conte Aggiutorio, finalmente al Sig. Riccardo Porro (alias Impicciatore). Oggi è proprietà del Cav. Riccardo Ceci fu Diodato.
Non avendo eredi, cui assegnare il suo palazzo, il Medico Flavio Giugno, nel suo stemma, fece scolpire queste parole: Flavius Iunius nec sibi, nec suis, sed cui Deus, et dies."
[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 214].
Nel 1937 Riccardo Zagaria, dopo aver condotto ricerche in collaborazione con Giuseppe Ceci, scrive:
“… Rimane ignoto il tempo, il come e il perché la famiglia Giugni si trapiantò in Andria; ma, ammessa l'ipotesi che da quella di Firenze derivassero i Giugni di Andria, essi dovevano essere già stabiliti da molto tempo in questa città, quando, nel 1621, il nostro poeta [Flavio Giugno] disponeva nel suo testamento di essere seppellito nella tomba di famiglia, nella chiesa di Sant’Agostino, che era stata costruita dai cavalieri Teutonici ed allora era officiata dagli Agostiniani, attigua «ad suas domos», le quali vennero demolite circa la metà del sec. XIX da un ricco signore andriese, Riccardo Porro, per sostituirvi, su disegno dell'architetto Luigi Castellucci, il palazzo ora [1937] appartenente agli eredi di sua moglie, Maddalena Ceci. Sotto l’antico stemma [1] di famiglia, sovrastante alla porta d'ingresso, erano incise le parole: «Flavius Iunius - Nec sibi nec suis - Sed cui Deus et dies» [Flavio Giugno non per sé, né per i suoi ma per chi Dio designerà], che ci sembrano improntate da un amaro scetticismo o sconforto di vecchio celibe.
Intorno a lui non conosciamo nulla di più che quanto risulta dal suo testamento (22 dic. 1621) col relativo codicillo (10 marzo 1622) [2] e dalle pagine, più volte citate, che precedono i versi nella ediz. 1685. Soltanto una vaga memoria, mista di dati erronei, era rimasta nella tradizione cittadina, raccolta dal prevosto Giovanni Pastore [1715-1806] nella sua Istoria di Andria, rimasta manoscritta [3], e che noi compendieremo in poche linee. – Egli sarebbe nato in Andria nel 1468 da nobile famiglia, e, dopo avere studiato medicina, si sarebbe trasferito in Firenze, dove trovavasi nel 1500 quando fu nominato medico del Gran Duca. Tornato nella nativa Andria nel 1520, vi sarebbe morto nel 1540. –
Il Pastore, pur errando nella trascrizione delle date, anticipandole d’un secolo, è per altro benemerito per averci conservato le epigrafi che erano all’ingresso del palazzo e sulla tomba gentilizia nella cappella di San Leonardo della suddetta chiesa di S. Agostino.Con amplificazioni ed altri errori le notizie del Pastore passarono nella Storia del Durso [4] nonché nelle compilazioni dell’Agresti [5] e dello Spagnoletti [6]. Tra gli eruditi napoletani del Sei e del Settecento, lo ricordano soltanto Niccolò Toppi [7] e il Chioccarelli [8] ma senza aggiungere nulla di nuovo o di più, a quanto già sappiamo in quelle loro sì scarne indicazioni bibliografiche. …
Accingendoci adunque a ricostruire, per quanto è possibile, la biografia di Flavio Giugno troviamo la prima notizia sicura in un registro dei giuramenti dei dottori dell’Archivio di Stato di Napoli. Per ottenere la laurea in medicina, nello studio napoletano, il Giugno, tra gli anni 1588 – 1590 prestò il suo giuramento con la solita formula: «Ego Flavius Iunius andriensis, spondeo, voveo, et juro, sic me Deus adiuvet, et … sancta Dei Evangelia» [9]. Sventuratamente per quegli anni mancano gli atti di laurea, ai quali andava congiunta la fede di nascita. Ma se ci manca la precisa indicazione dell’anno, non si può supporre che fosse di molto anteriore ad un venticinquennio, e si può pertanto arguire che il Giugno nascesse intorno al 1560, e cioè un buon secolo dopo il tempo [1468] affermato dagli eruditi locali.
Parecchie altre notizie risultano dal suo testamento e dal codicillo … Da esse Flavio ci appare come il primogenito, per l’autorità che spiega nel comandare ai fratelli e nel disporre dei beni acquistati da lui e di quelli ereditati dal padre. Aveva una sorella … di nome Claudia … Vi troviamo, inoltre, nominati due fratelli, il dottor Lelio e Decio. Il testatore loda il primo per «frugalità, parsimonia e sobrietà» ed affida a lui l’adempimento delle sue ultime volontà, la preminenza nell’amministrazione dei beni di lui. … La testa matta di famiglia ci sembra che fosse l’altro fratello, Decio, che amiamo credere il minore. … egli venne presto a morte, perché ci è rimasto anche il suo testamento [10] dettato in Andria a dì 5 giugno 1625, nel quale egli lascia il fratello Lelio erede universale e chiede la propria sepoltura nella cappella di S. Leonardo nella suddetta chiesa di S. Agostino. …
Lascia inoltre Flavio due figliuoli naturali, Giov. Battista e Flavio [nominati nel frontespizio delle “Cenum Veneres” del 1685 «Io: Baptistae Iunij Flaui Filij I. C.»], avuti da due madri diverse, entrambe nubili, o, come egli si esprime, «ex feminis solutis» …
[Il quadro della "Disputa" realizzato su volontà testamentaria di F. Giugno (col suo stemma in basso a sinistra)]In quanto al resto il testatore [Flavio Giugno] aggiungeva che dopo tre anni «a die obiti (sic)» il dottor Lelio [suo fratello] gli facesse costruire una cappella nella chiesa di S. Agostino, «e proprie all'altare di S. Leonardo, nella quale tra le pietre et il quatro voglio spendano docati centocinquanta una vice tantum, et nel quatro voglio si pinga la figura de Cristo, nostro Signore, disputante nel tempio, coll’inscrittione che li detterà Giov. Contento-Caputo; et nella sopradetta chiesa, nel luogo ad arbitrio dei miei eredi, intra l’istesso termine, si faccia una lapide alla memoria de mio padre, coll’inscrittione che li dirà l’istesso Giov. Contento-Caputo». …
Sulla tomba del Giugno furono incise le parole da lui dettate ante mortem: «Ossa et cineres Flavii Iunii». Proprio? [11]
Non sappiamo qual grido raggiungesse il Giugno nella medicina; certo, nella poesia godette buon nome e numerose amicizie, le amicizie di molti fra quei tanti verseggiatori che nel Seicento gremivano le Accademie, … Egli appartenne anche all’Accademia dei Trasformati di Lecce, … Dalla edizione fiorentina dei suoi versi risulta che il Giugno fece parte anche dell’Accademia degli Uniti di Firenze, …"
[1] «Bubulorum pedum insignia» scrive l’anonimo autore della introduzione all’edizione leccese del 1685; ed aggiunge che era uno stemma comune e ai Giugni di Firenze e a quelli abitanti nel Reame.
[“L’arme di casa Giugni sono tre zampe di bue indorate” (immagine a destra, ad inizio pagina), scrive Filippo Cherubini in “Cronologia degli uomini insigni che sono usciti dall’Antica, e Nobile Famiglia de’ Giugni di Firenze, …”, in Lucca, MDCCXXIII, pag.7-14][2] Arch. Notarile di Trani, scheda dal not. C. Desso: Testamenti, p. 227 e seg.[3] Parte II, paragrafo 309.[4] Storia della città di Andria dalla sua origine sino al corrente anno 1841, Napoli, dalla Tipografia Varana, 1842, p. 195.[5] Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi, dalla origine fino all’anno 1911. Andria, Tip. Rossignoli, 1911-12, vol. II, pag. 214.[6] Flavio Giugno, in Gli andriesi illustri. Cenni scritti per le scuole di Andria da R. O. Spagnoletti, Trani, V. Vecchi, 1891, pp. 38-39: un cenno bibliografico su di esso in Archivio Stor. per le Provincie Nap., vol. XVII, pag. 200.[7] Biblioteca napoletana et apparato agli homini illustri in lettere di Napoli e del Regno, delle famiglie, terre, città e religioni che sono nello stesso Regno, dalle loro origini per tutto l’anno 1678, Napoli, A. Bulifon, 1678, p. 87.[8] De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis ad orbe condito ad annum usque 1646 floruerunt, Napoli, Vincenzo Orsini, 1780, p. 16-9.[9] R. Archivio di Stato in Napoli: Sez. Amministrativa: Giuramenti dati da’ dottori; Fascio 170, anni 1588 – 1590, p. 44.[10] Scheda del notar Carlo de Adesso: Testamenti, 1625, 5 giugno.[11] Dal capitolo concernente la chiesa di S. Agostino nel libro intitolato Andria Sacra del concittadino Giacinto Borsella (1770-1867) pp. 171-172, non è dato ricavare alcun lume in proposito.
[tratto da "Flavio Giugno", di Riccardo Zagaria (a cura di Giuseppe Ceci), in “Iapigia, organo della R. deputazione di Storia Patria per le Puglie”, 1937, articoli, Fascicolo 2, pag.167-177].