[il presbiterio: a sx nel 2015, con i vasi di fiori sei-settecenteschi - a dx dopo il restauro del 2017 - foto Sabino Di Tommaso]
"Ecco, una nave spaziosa, e lunga che si strema in degno presbiterio ampio bastantemente, con gradini marmorei; negli angoli dei quali elevansi ben quattro colonne ed in mezzo ad esso maestoso altare maggiore, di ottimi marmi costrutto ... Tralascio la grandiosa stella di marmo collocata nel mezzo del presbitero ed un'aquila a due teste di fini marmi nel mezzo della nave.
...
Plastiche sono le quattro statue colossali degli Evangelisti, co' loro simboli del Leone, dell'Aquila, del Toro e dell'Angelo maestosamente seduti sui capitelli rispettivi, che fiancheggiano il presbitero, il di cui pavimento intarsiato di marmi come il resto di tutta la Chiesa termina con gradini marmorei bellamente fasciato di zoccoli. Sicché lo sguardo dello spettatore ne rimane a sufficienza soddisfatto. ..."
Così Il Borsella, a pagina 157-158 della sua "Andria Sacra", due secoli or sono.
Le due foto d'inizio pagina mostrano il presbiterio in due momenti: a sinistra, dopo i restauri realizzati all'intero edificio sacro
tra il 1998 e il 2002, a destra, dopo quelli realizzati principalmente nel solo presbiterio nei primi mesi del 2017.
Negli ultimi lavori, effettuati grazie all'evidente amore per la sua Chiesa e all'instancabile spirito d'iniziativa del parroco, Don Vito Gaudioso,
sono state eliminate le strutture non consonanti con le pregevoli ristrutturazioni barocche settecentesche,
come la balaustra e l'altare posto in essere negli anni Sessanta del Novecento; è stata quindi realizzata una nuova pavimentazione,
rispettando la pianta circolare di stile rinascimentale, ed elevati un nuovo altare semiellissoidale e
un raffinato ambone, ambedue in masselli di legno pregiato, progettati dagli architetti Giuliana Persichilli, Riccardo e Sabina Sellitri.
Dietro l'altare maggiore, sotto la cantoria, è stata ristrutturata
la sacrestia, dividendola dal presbiterio
con un minimale divisorio in muratura.
[elaborazione elettronica su foto Sabino Di Tommaso - 2016]
Di gran pregio è l'antico organo con cantoria, sul fondo dell'abside,
realizzato nel 1777, come appare scritto al centro dell'antistante balaustra.
Lo stesso storico. infatti,
a pag. 161 scrive:
[porta che dall'armarium dava nel coro della chiesa - foto Sabino Di Tommaso - 2015 (ante-restauri 2017)]
[balaustra della cantoria (part.) con la data 1777]
"... merita pur un luogo distinto in questa Chiesa il grand'organo riccamente inaurato a smalto verde ed insieme la spaziosa orchestra, con trafori e rabescati lavori.
è situato sul coro dietro il maggiore altare.
I fregi che gli fan corona in cima, e lateralmente sono tali, che attirano l'attenzione, e l'altrui compiacenza, per quell'ornato sì luccicante, avendo in testa una gran valva do conca che tramanda splendido risalto.
Il coro di buona noce è pregevole tanto per gli stalli superiori, che inferiori, a forma di parallelogramma con cornicione, e cresta ben lavorata, che per la mano d'opera, che costruillo; il di cui nome sarà sempremai ricordato con lode dai posteri di tutte le manifatture lasciateci da quel valente nostro ebanista Giuseppe Gigli, il quale per dargli un risalto, non lasciò di ornare i sedili superiori, per ambo i lati con freggi d'oro pendenti a modo di grappoli."
Di questo pregiato coro descritto così riccamente dal Borsella,
un tempo posto dietro l'altare e sottostante la cantoria, oggi non c'è più traccia.
La superficie sottostante il pianale ligneo della settecentesca cantoria, che fungeva
da volta al coro, è totalmente dipinto: nel centro si trova
una Trinità
tra nuvole e angioletti; l'intera cantoria con il dipinto della Trinità
e stata restaurata nel 2015 dall'andriese "studio d'arte e restaurodi Valerio Iaccarino e
Giuseppe Zingaro".
Al coro si accedeva attraverso una porta che si apriva dall'ambiente attuguo (nel quale c'è la scala che conduce all'organo), pregevolmente affrescato, che probabilmente era l'armarium, dove erano riposti i libri usati quotidianamente nel coro, per le preghiere o la meditazione.
Maestoso è l'altare maggiore realizzato da Marino e Domenico Palmieri (o Palmiero) nel 1778; esso merita una pagina di approfondimento tutta sua.
[L'altare maggiore di Marino Palmieri nella settimana di Pasqua - foto Sabino Di Tommaso, 06/04/2024]
Sulle quattro colonne che racchiudono la zona presbiteriale, oltre il secondo cornicione, su un piedislallo aggettante realizzato appositamente per loro, spiccano le statue, con le relative rappresentazioni tetramorfe, dei quattro Evangelisti.
San Marco, affiancato dal leone, è seduto sul primo piedistallo di sinistra; San Luca, affiancato dal toro e con la bibbia aperta su un versicolo, sul primo di destra. Sul secondo di sinistra è seduto San Giovanni, cui sottostà l'aquila e, infine, sul secondo di destra San Matteo, a cui un angelo porge il calamaio.
Di buona fattura sono pure i dipinti della
Natività del
Signore e dell'Ascensione di
Gesù, restaurati nel 2013 dallo "Studio d'arte e restauro di
Iaccarino L.V. e Zingaro G", affissi ai due lati della zona
presbiteriale.
Così li descrive il Borsella nelle
pagine 162-163:
"... verremo a parlare dei quadri in tela più spettabili. Eccone due, splendido ornamento del presbitero ove sono affissi a riscontro. Sottoposti ai medesimi sono due abbachi di marmo, per poggiarvi i candelabri e le suppellettili sacre.
Nel primo di detti quadri è meraviglioso vedere le forme veramente celesti del Bambino, la umiltà dei Porporati, genuflessi innanzi al re dei re, la modestia della Vergine, e la santa compiacemza del Patriarca Giuseppe, trapassando l'arminia degli atteggi, la benintesa proprietà dei colori, e la proporzione delle ombre, e della luce nel seguito di quei monarchi, e dei loro cammelli, e quella pompa di vestire sulla foggia orientale, e trapassando il fulgore della stella, guidatrice, che veramente, Par nel cielo matutina stella.
Dal detto fin qui si scovre apertamente questo dipinto essere l'adorazione dei Magi, mentre l'altro contiene l'ascensione del Signore. Vedere l'aspetto del quale risplendere, come sole in piena nube, vedere i discepoli, altri travagliati dall'immensa luce, altri santamente dolorosi, altri mirabondi, altri coi lumi intenti seguir l'assenzo del Divin Maestro, vedere tanto e commosso non gridare, gloria, gloria al mirabile pennello, che pinse, manifesta cosa ella è, che l'anima del Veggente non sentasi dall'armonia del bello, e dalla possanza del bello attirata. Se detti quadri son copie, sono di quei sommi maestri le cui opere decorano le gallerie dei Grandi. In contemplarli ti sentirai l'anima presa da tanti lacci di meraviglia, e di affetto ..."