[La volta - elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 04/2024]
Luminosissima la volta grazie agli undici finestroni che fanno ben risaltare il
gioco degli stucchi sugli archivolti e nelle lunette e riversano copiosi
raggi nei monumentali fornici degli altari laterali e sul pregiato
altare maggiore settecentesco in marmi policromi.
Tre affreschi decorano tra gli archi la volta della navata,
uno quella del presbiterio; la volta del coro invece è decorata solo da stucchi.
Osserviamo gli affreschi (sotto riprodotti in foto) leggendo la suggestiva descrizione del Borsella:
"...volgiamoci agli affreschi, che molto più splendida rendono questa casa del Signore.
Il primo di essi mostra Agostino in abito del secolo, seduto sotto ad una ficaia, levato il viso mirabondo ad un Angelo porgendogli la sacra Bibbia col motto Tolle lege.
In seguito Agostino che riceve il lavacro di salute da Ambrogio con la maggior pompa liturgica.
Di poi l'Ipponese in abito claustrale promulgante la sua regola, che ha in mano, agli alunni, che il cerchiano con grande attenzione.
Finalmente Agostino in abito dottorale, fulminante anatemi con la brandita di Padre Eccelso della Chiesa, contro quella sacrilega setta, di cui già fu acerrimo difensore.
La innocente rozzezza della scena campestre, la magnificenza delle vesti [nel primo affresco della navata]; la grandiosa vasca dell'acqua, la solennità del battezzante, e la umiltà del battezzato [nel secondo affresco della navata]; i veraci effetti sculti nel volto dei Monaci udenti la santa regola del Magistero, l'ansia del regolatore [nel terzo affresco della navata]; la severa maestà del Padre della Chiesa ed una misteriosa paura affaticante, un gruppo di demoni, così orridi, folgorati nelle avvampate mentre avviticchiati da serpi, ed aspre ceraste, vomitanti fiamme dalle spalancate bocche con gli occhi così torvi in quei volti, tanto spaventevoli, e truci [nell'affresco del presbiterio] rendono non poco pregevoli i suddetti affreschi.
Le cornici che li ricingono di uno stile capriccioso, servono al maggior merito alla mano maestra, che le congegnò."
[da "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg.161-162]
Nell'affresco affisso sotto la volta del presbiterio (qui sopra a sinistra) Sant'Agostino mostra agli eretici donatisti quanto ha appena scritto per loro (un'affermazione di San Cipriano [vescovo di Cartagine nel 245, martirizzato nel 249] tratta dal cap. VI del "De Catholicae Ecclesiae Unitate"): "DEUM NON HABET PATREM QUI ECCLESIAM NON HABET MATREM", cioè "NON PUÒ AVERE DIO COME PADRE CHI NON HA LA CHIESA COME MADRE".
Sul grande arco tra la navata e il presbiterio [foto a destra, a inizio
pagina] risalta scolpito
lo stemma degli Agostiniani (uno scudo con l'aquila a due teste
incoronata nel cui centro è dipinto il cuore trafitto poggiante sulla
regola e circondato dai simboli episcopali) mostrato ai fedeli da due
angioletti. Sull'altro lato dello stesso arco è fissato un grande
cartiglio con la scritta: FORTITUDO MEA ET LAUS MEA DOMINUS / PSA.
117.V.16.
Sull'altro arco tra la volta del presbiterio e quella del coro
altri due cartigli; quello verso la navata porta la scritta: SOLI DEO HONOR ET GLORIA,
quello verso il coro: EXALTABO TE DOMINE / QUONIAM SUSCEPISTI ME,
NEC DELECTASTI INIMICOS MEOS SUPER ME / PSAL. 29 VI / 1774.
La data ivi affissa si riferisce al termine dei lavori del periodo barocco,
ai tempi del P. Maestro Ricatti.