[la navata osservata dal presbiterio, e dalla cantoria con inserimento tele - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso - 2020/2008]
La foto a sinistra è stata ripresa dall'abside per apprezzare a livello di immaginario officiante l'ecclesia che partecipa al rito, mentre l'altra è stata scattata dal coro per porre in risalto la fuga degli archi e capitelli sotto l'elegante e austera volta a botte, che armoniosamente rinviava sul sottostante popolo orante il dolce suono dell'organo e le argentine voci delle orfane con le loro educatrici.
Sporgono nella navata sospese alle paraste due mensole, elementi di servizio degli altari laterali, dove poggiare alcuni sussidi per la celòebrazione eucaristica, come le ampolline.
E, come già detto, in una grande nicchia presso l'ingresso principale trovava posto una statua in legno di S. Ignazio di Lojola.
"... oltre a ciò si venera in grandiosa nicchia la statua in legno del prelodato S. Ignazio collo stemma della compagnia alla destra in aspetto grande, abbigliato di pianeta fiorata, con mustacchi e becco secondo la foggia della Nazione, opera altrettanto ragguardevole quanto le tele suddescritte".
[dal libro Andria Sacra di G. Borsella, Tipi F. Rossignoli, Andria, 1918, p.289]
"... [Monsignor Adinolfi] Spese ben duemila scudi nell'acquisto dell'antico Palazzo della nobile famiglia De Excelsis, per ridurlo a Conservatorio delle giovinette povere orfane, che trovandosi in pericolo di perdere la pudicizia, intitolandolo a Maria Immacolata [1].Per la fondazione di questo Conservatorio, Mons. Adinolfi prese consiglio ed indirizzo da quel Sant'uomo il P. Francesco Di Gironimo della Compagnia di Gesù, il quale trovavasi in Andria a predicare la Quaresima dell'anno 1713. Per consiglio del medesimo P. di Geronimo il vescovo Adinolfi legò a quel Conservatorio ducati cinquemila dai suoi beni patrimoniali di famiglia, lasciati per testamento al Monte dei poveri vergognosi di Napoli, con obbligo di corrispondere annualmente la rendita, sui ducati cinquemila, al Conservatorio delle orfane di Andria. A tutelare viemeglio l'amministrazione di quell'Istituto, Mons. Adinolfi stabilì, che fossero chiamati al governo di esso quattro personaggi, indicati nella persona del Vescovo pro tempore, di un Canonico della Cattedrale, di un altro della Collegiata di S. Nicola, e del Priore dell'Arciconfraternita del Gesù."
[1] "Questo nuovo Conservatorio surrogò l'altro, messo a piè della strada Pendio, del quale abbiamo innanzi fatto parola. I due mila scudi, per l'acquisto del Palazzo De Excelsis, furono dal vescovo Adinolfi sborsati ai PP. Carmelitani, eredi di tutta la proprietà di Flavio de Excelsis, come abbiamo anche innanzi narrato".
[tratto da "Il Capitolo Cattedrale" di M. Agresti, Tip. Romagnoli, Andria, 1912, vol I, pp.281-282]
"Le due fonti dell'acqua lustrale che imitano due conche marine
sono di marmo paesano". Così il Borsella nell'opera citata,
Andria Sacra, a
pagina 289.
Altrettanto dicasi per le tre mensole di servizio agli altari, rette da una semplice voluta.