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Un falso storico
La chiesa di San Francesco non è del 1230
testo di Pietro Petrarolo (1927-2007)
Mi pare doveroso ristabilire, oltre un secolo e mezzo dopo, la verità sulla data
di costruzione della Chiesa e del Convento di S. Francesco in Andria,
in occasione dell’VIII Centenario della nascita del Santo di Assisi.
Durante alcune ricerche da me compiute alcuni mesi fa intorno al Convento di S. Francesco
e alla sua trasformazione in Palazzo comuale (vi sarà, sull’argomento,
una prossima pubblicazione), ho consultato alcuni testi di Storia locale
che trattavano dell’argomento e in cui balza, suggestivo, l’anno 1230 come quello
dell’inizio della costruzione dell’Opera. Devo confessare che, di fronte a tanta autorità
del passato, e in special modo all’affermazione di Mons. Riccardo D’Urso
e di Mons. Emanuele Merra, seguita da tutti gli altri, anche io avevo accettato
l’affascinante data del 1230.
Ma, offertami la possibilità, come a chiunque altro, di verificare uno dei pochissimi
documenti certi della nostra Città, volli di persona (con scala e torcia tascabile)
leggere l’epigrafe, tante volte riportata e ora, affermo, altrettante volte «non letta».
Il mio stupore e la mia incredulità furono enormi: l’epigrafe (che ogni cittadino potrà verificare)
è incisa sulla cimasa (o bordo superiore) di una porta, dallo stipite in pietra finemente scolpito,
e murata, senz’altro di comunicazione tra la Chiesa e il Convento.
La si trova, entrando nel Chiostro di S. Francesco, sulla omonima via, in fondo al portico
che fiancheggia la Chiesa. Per individuarla facilmente, si tenga presente che sulla porta
vi è il busto del Teologo fra’ Giovanni Porziotto, con relativa epigrafe, e al centro
della cimasa vi è sospeso lo stemma in pietra della famiglia Porziotto,
che nasconde parte dell’epigrafe «incriminata», annerita dal tempo.
«Intorno alla fondazione de’ Francescani Conventuali incontriamo notizie più precise.
Leggesi a caratteri gotici intorno al lembo di quella porta del Convento sita nel primo suo Chiostro,
questa iscrizione “Hoc opus factum est in anno Domini 1230. Ed appresso anche con gotici caratteri — 1346 —
Sub Pontificatum Domini, Domini nostri Clementis VI Papae, per magistrum Bonannum de Barulo”.
Questa contraddizione di epoche — dice ancora il D’Urso —
pare a prima fronte volere spargere
una qualche confusione» (e che confusione, considerato che la prima data non esiste!).
Sempre il D’Urso dice in quella pagina: «Ora quella fabbrica qui incominciata nel 1230,
per indignazione di Federico lasciò sospesa. Ma dopo cambiate le cose, e richiamate queste Religioni
al loro pristino vigore, se ne riprese il travaglio, che fu terminato nel 1346,
sotto il Pontificato di Clemente VI. Ed ecco il perchè nella stessa iscrizione
pel medesimo indicamento si trovano due epoche differenti di 116 anni tra loro».
E così è bell’è spiegato un falso storico!
Mons. Emanuele Merra, poi, «
Monografie andriesi» vol. I — Tip. e libreria Pont. Mareggiani,
Bologna 1906, — perfeziona il falso, trascrivendo la data in numeri romani.
Egli dice a
pagg. 338-39: «
Infatti nel chiostro, sul lembo superiore d’una bellissima porta,
che metteva nella chiesa, a caratteri gotici si legge: “Hoc opus factum est in anno Domini MCCXXX”
Questo edificio però non ebbe il suo compimento se non dopo centosedici anni!
La causa di così lungo interrompimento pare sia stata la persecuzione selvaggia mossa,
nel 1240, dall’imperatore ai Frati minori... Con la morte dello Svevo, cessata
tale inumana e sacrilega persecuzione, la fabbrica fu intrapresa, e nell’anno 1346,
sotto il Pontificato di Clemente VI, si ebbe il compimento per opera del maestro Bonanno
da Barletta, come a caratteri gotici si vede inciso sulla medesima porta:
“MCCCXLVI. Sub Pontificatu Domini, Domini nostri Clementis VI. Papae per Magistrum
Bonannum de Barulo”». E così, anche il Merra, seguendo il D’Urso,
confermava la inesistente data del 1230!
Per non annoiare il lettore, cito appena Giacinto Borsella, autore di «
Andria sacra» —
Bibliot. comun. Andria — il quale afferma [
a
pagg. 172-177] che: «
Volgendo l’aprile del 1230 …
eressero ad onor suo (S. Francesco) due case di Conventuali la prima,
l’altra degli Osservanti, concedendolo Federico II profondo ammiratore del Patriarca»;
dimostrando, il Borsella, di non sapere che la divisione tra conventuali e spirituali
avviene nella seconda metà del ‘200, e non certo era avvenuta appena dopo la morte
di S. Francesco (1226). Ma sorprende la conclusione del Borsella, il quale,
copiando male le epigrafi precedenti, afferma candidamente: «
COSI NELLA STORIA D’URSO»,
e se ne lava le mani.
Per amor di patria non cito altri scrittori, tra cui alcuni viventi, che hanno con sicura
(o cieca) fiducia riportato la data del 1230 come quella certa, senza essere stati sfiorati,
non dico dal dubbio, ma almeno dalla curiosità e dal piacere della verifica.
L’epigrafe «vera», invece, è la seguente:
ҠHOC OPUS FACTUM EST IN ANNO DOMINI MILLE CCC XLVI SUB PONTIFICATU
DNI DNI
CLEMENTIS PP VI Px MAGRM BONANNUξ DE BARULO”
[elaborazione elettr. su foto di. S. Di Tommaso - 2012]
(Questa opera fu compiuta nell’anno del Signore 1346 sotto il Pontificato del Signor nostro Papa Clemente VI per mezzo del maestro Bonanno da Barletta).
Dove, dunque, la data del 1230? È tempo che la Storia di Andria sia ristudiata
sulla base di documenti e non di plagi e supposizioni, perchè la società contemporanea
ha ormai superato tanti pregiudizi, per cui la verità non le nuoce, anzi!
Infatti, è mio parere che il D’Urso, o chi prima di lui, non abbia commesso la leggerezza
di «non leggere», ma dati i tempi e le circostanze, non gli fu difficile inventare
la data del 1230 per dimostrare una tesi che allora aveva grande efficacia
sull’anima popolare cristiana.
Grande fascino avrebbe creato il dire che S. Francesco era passato da Andria (è possibile),
e che ad appena quattro anni dalla Sua morte, Andria, sempre legata alle devozioni ecclesiali,
abbia visto mettere la prima pietra dell’Edificio dedicato al Santo d’Assisi!
E di quale effetto, in epoca in cui l’anticlericalesimo era feroce e irriducibile,
affermare che lo stesso Federico II, che aveva patrocinato l’opera,
indignato contro i frati conventuali minori (erano già conventuali?) ne sospese la prosecuzione!
Vi era ancora la grave ipoteca villaniana sul grande Federico e certamente,
attraverso la sua condanna, si condannavano tutti coloro (specialmente i Napoleonidi)
che nei primi dell’ ‘800 avevano affermato la laicità dello Stato, confiscando
i beni ecclesiastici, abolendo i conventi e dissacrando le Chiese!
Dunque, un falso storico, in cui sono caduti ingenuamente tanti altri, compresi, s’intende, il Merra e il Borsella.
In conclusione, non vedo che danno possa riceverne la Storia di Andria se la Chiesa
e il Convento di S. Francesco furono costruiti in altro tempo, e, comunque, nel sec. XIV,
avendo l’anno 1346 come data inconfutabile del compimento dell’opera!
Quel che importa, invece, è la testimonianza della presenza dell’arte gotica nella nostra Città.
[tratto dal giornale cittadino "ANDRIA"
del 1982, pag.17.
Le foto qui proposte non sono quelle del giornale]