Scrive Riccardo Ottavio Spagnoletti nelle sotto citate investigazioni:
Santa Croce si sprofonda per circa due metri sotto alla strada vicinale de' Lagnoni. La porta, per cui discendendo, s'entra nell'ima spianata, pare costrutta nel tempo della dominazione angioina, o non molto dopo. Vi si vedono di fatto l'abuso dell'arco acuto ed altri segni caratteristici dell'arte franco-tedesca, successa a quella elegante e splendida del tempo svevo.Per questa porta in linea retta, da mezzogiorno a settentrione, si va a passare trasversalmente dinanzi all'oratorio, che invece si stende da ponente a levante, come nei tempi di mezzo era prescritto per ogni chiesa. Questo diverso indirizzo della critta e della porta esteriore, costruita indubitatamente in seguito alla scavazione, è un argomento di più per farci giudicare, che porta e scavazione non siano coetanee all'oratorio. L'argomento principale sta nella diversità nelle fattezze architettoniche tra oratorio e porta. D'altra parte la scavazione non troverebbe alcuna ragione d'essere nella critta, o in checchesiasi altro, che non fosse il bisogno di estrarre il tufo, nel Barese, più che la pietra, adoperato nelle costruzioni urbane e rurali. Il tufo dové cominciare ad essere scavato dalla strada e dal sito più agevole, cioè il più basso: e quindi di là si procede da mezzogiorno a settentrione. Scavando, si ebbe in animo di non offendere l'oratorio di Santa Croce: e così gli fu lasciata intorno, per sua sicurezza, abbondante spessezza di masso calcareo, ed è perciò potuto sopravvivere fin oggi, non ostante l'azione nemica del tempo, la non curanza, l'abbandono e la mania sciagurata di distruggere o difformare quanto ci sia d'antico e di considerevole tra noi.
[tratto da I Lagnoni e Santa Croce - Investigazioni", di R. O. Spagnoletti, Tip.del Meridionale, Bari, 1892, pagg. 14-15]
Nella sua ricerca “La leggenda della vera croce e la sua iconografia (VIII-XV secolo)”, pubblicata online da “Lirias” della “Katholieke Universiteit Leuven”, Paesi Bassi, ed. IRSA, 2012, e pubblicata anche in italiano nel 2013 sulla Enciclopedia Costantiniana della Treccani, Barbara Baert (docente in Storia dell'Arte nell'Università Cattolica di Leuven [Lovanio] in Belgio) scrive:
[trascrizione del testo originale in inglese] | [traduzione riportata in "Treccani"] |
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The Legend of the Finding of the Cross in the grotto church of Andria is located
to the right of the side aisle on a trapezoid ground plan.
The ground plan owes its capriciousness to the numerous alterations to the church’s structure throughout the ages.
The grotto church was hollowed out in the tenth century by Greek hermits, the so-called Basilian monks, who were continuously moving northward from the East over Sicily along the Adriatic coast. There was a morphological adaptation of the choir by Benedictine monks in the thirteenth century. In the nineteenth century, the crypt was dug out to above ground level and windows were inserted, unfortunately destroying parts of the Cross legend cycle in the process. |
Nella cripta rupestre di Andria la leggenda del ritrovamento della croce è collocata sulla destra
della navata laterale, sul lato destro di un piano di calpestio trapezoidale. Quest’ultimo deve
la sua capricciosa configurazione alle numerose alterazioni subite dall’impianto della chiesa attraverso le epoche.
La chiesa rupestre fu scavata nel X secolo da eremiti greci noti come monaci basiliani, in costante movimento verso Nord dall’Est, oltre la Sicilia lungo la costa adriatica. Un adattamento morfologico dell’abside intervenne nel XIII secolo per opera di monaci benedettini. Nell’Ottocento la cripta fu portata alla luce fino al livello del suolo e furono inserite finestre [nel 1888], in questo processo distruggendo, purtroppo, parte del ciclo pittorico con la leggenda della croce. |
Di seguito si pone una pianta della cripta con l'indicazione dei vari periodi di ampliamento e la collocazione degli affreschi più importanti.
[La pianta della cripta con l'indicazione della collocazione degli affreschi (rielaborata su disegno originale di A. Giorgio, F. Nicolamarino)]
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]