Emergono, nella veduta della parete destra, gli archi a tutto sesto e i relativi doppi
semipilastri in stile neoclassico costruiti dall'architetto Federico
Santacroce tra il 1875 e il 1877.
Tali strutture furono create dopo aver demolito gran parte del masso tufaceo
per allargare la chiesa, sì che potesse ospitare il numero sempre
crescente di fedeli, per le ripetute grazie che
la Madonna concedeva.
Nella foto a sinistra si vede come si presenta attualmente
la nicchia dove originariamente si trovava l'affresco della
Madonna dell'Alto mare (Santa Sofia). Si rileva facilmente lo scavo
centrale, dal quale fu estratto - segato l'affresco con il suo supporto
in calcarenile.
Le suddette sovrastrutture in stile
neoclassico aggiunte dal Santacroce, nel restauro della fine
dell'ottocento, appaino notevolmente decentrate rispetto all'asse della
nicchia.
Immaginiamo di giungere alla cripta col popolo dei devoti accorsi nei
giorni successivi il miracolo e scendere per i trenta gradini della
scala appena aperta (1598) in un lato della cisterna (tale scala
restaurata, ora è usata essenzialmente come uscita di sicurezza).
In una nicchia della parete di fronte,
tra altri affreschi (cancellati dal tempo), maestosa emerge su uno
sfondo verde scuro una figura femminile in abito monacale, con il capo
nimbato, regola nella mano sinistra e pastorale nella destra. (simulazione nella 2ª foto a sinistra)
Sulle pareti e sull'affresco le tracce evidenti dell'acqua che fino a
qualche giorno prima occupava gran parte della cripta ridotta a
cisterna. L'effetto che l'immagine della Vergine emerga dalle onde del
mare è reale; spontaneo e immediato appare a tutti il titolo di Madonna
dell'Alto mare.
Poco importa se l'effigie nelle intenzioni del pittore e dei suoi
committenti non rappresenti la Vergine Maria, la Madre di Gesù;
l'entusiasmo del miracolo e la perduta devozione per Santa Sofia fanno
sì che sia acclamata, appunto, SS.
Vergine dell'Altomare.
Diverso è lo stato
attuale della nicchia (foto in alto); perduto ogni incanto d'immagini sacre,
indifferente negli intonaci bianchi e negli archi neoclassici (eleganti
senz'altro per armonia di forme e linee), abnormi in altezza per una
cripta scavata per lo sparuto gruppo dei primi fedeli oranti,
che abitavano le adiacenti grotte prospicienti il sottostante rivo, da
tempo immemore detto Aveldio.
Sul pilastro, a destra di chi guarda
la nicchia, emerge un frammento piuttosto grande di affresco;
di fronte si vede una lapide del 1924 (foto in basso).
Il frammento appare composto da due
affreschi affiancati, incorniciati da una fascia gialla e separati da
un'altra più sottile rossa.
L'immagine di sinistra è illeggibile, l'altra, su uno sfondo azzurro,
sembra una figura di santa; presenta il capo nimbato di
giallo, tunica di colore chiaro indefinibile ornata al bordo del collo,
mantello rosso, nella mano sinistra qualcosa di lungo e voluminoso: una
palma, simbolo del martirio?
Altri frammenti d'affresco sono sparsi un po' in tutta la
chiesa. I più rilevanti, oltre quello sopra descritto, si rinvengono
nelle prime due nicchie entrando,
oltre ad un reperto
rinvenuto nei restauri del 1986-1989